I FATTI di Philip Roth, ed. Einaudi

pubblicato da: Mirna - 22 Aprile, 2014 @ 5:12 pm

Io adoro le autobiografie, specialmente quelle degli scrittori in crisi perchè riescono a dare al lettore lo sprone dell’autoanalisi, della riflessione, di mille Roth[1]scoperte dell’animo umano. E come nel libro di  Paul Auster ” Diario d’inverno” nelle pagine di Roth troviamo un uomo in crisi.

A 55 anni dopo un intervento chirurgico e un grave esurimento nervoso anche Philip Roth, vincitore del Pulitzer per Pastorale americana, ha bisogno di mettersi a nudo per capire e rigenerarsi.

Pur ritenendo che uno scrittore dovrebbe rimanere nell’ombra, ora a 55 anni, ( siamo nel 1988) vuole rendersi più visibile e cercare di rispondere alle domade esistenziali. Perchè scrivo?  Perchè ho sposato Josie?

Occorre ovviamente tornare indietro, tornare al puno zero quando tutto era iniziato.  Così nella solitudine di scrittore , che percepiamo nella bellissima foto della copertina , Roth decide di scrivere una lettera a Zuckerman, il suo alter ego, il protagonista di molti suoi romanzi. La sua vita prestata a Zuckerman sembra essersi consumata senza alcun divertimento, ma soltanto davanti alla macchina da scrivere.

Stanco delle maschere che ha indossato attraverso i suoi protagonisti, stanco delle esperienze personali che aveva abbellito e mitizzato, ora vuole smitizzare se stesso, dire le cose come stanno. Ridursi all’essenziale per guarire e recuperare la forza di scrivere.

Vuole aggredire il mito per distruggere la patologia.

L’approccio non romanzesco gli fa sentire l’esperienza più profonda.

Ed ecco naturalmente i genitori, l’infanzia nel quartiere ebraico di Newwark nel New Jersey, il conflitto con l’ebraismno e il suo sentirsi  soprattutto cittadino americano. Il college, i primi amori, il desiderio di diventare scrittore.

E poi – ed ecco l’anello debole della sua vita – la scelta di Josie, la tipica ragazza americana indipendente, così gli sembra. Invece Josie altro non è che una “vittima del mondo americano gentile”, è  disturbata , un’alcolista, una donna che diventerà per anni il suo peggior nemico. Si fa sposare con l’inganno, lo tormenta, finchè non morirà  in un incidente automobilistico lasciando Roth in uno stato di sgomento e sollievo. Troviamo la sua storia in “Quando lei era buona

images[7]Roth si chiede se l’attrazione per Josie con la sua forza autodistruttiva non fosse stata un inconscio riconoscimento della sua stessa aggressività. Ne aveva forse bisogno per scrivere?

La bravura dello scrittore risalta in questa incredibile confessione dove alla fine lo stesso Zucherman e quindi sempre se stesso, si risponde.

Da leggere soprattutto dagli amanti di questo scrittore.

 

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3 commenti
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  1. C’è stato un momento della mia vita di lettrice – si procede spesso per filoni – in cui mi sono dedicata alla lettura di Philip Roth, grande scrittore.
    Per primo Il teatro di Sabbath, che rimane in assoluto il mio preferito. A seguire: Everyman, Inganno, Lo scrittore fantasma, in cui appare per la prima volta Zuckerman, Pastorale americana, Lamento di Portnoy.
    E poi L’animale morente, bellissimo, in cui, in modo imprevedibile, vittima è la giovane donna invece del vecchio professore. Ho tenuto a lungo con me la fotocopia di una frase, sottolineata nel libro, che termina così: “… si è immortali per tutto il tempo che si è al mondo”.
    Aggiungerò alle mie letture anche “I fatti”, l’autobiografia, ma ho già avuto l’impressione, leggendo i romanzi, di sentirlo parlare di sé.

  2. Di Roth ho letto Everyman ,Pastorale Americana e Il Teatro di Sabbath e concordo con Grazia, Il teatro di Sabbath è un capolavoro e anche per me il preferito! Un gran libro che consiglio a tutti, la figura di Drenka rimane vivida nella mia memoria anche dopo qualche anno che l’ho letto . E poi Sabbath , ancora una volta l’alter ego di Roth,… Un abbraccio a tutti

  3. Penso che I MELROSE di St. Aubin, sia il vero e straordinario evento letterario degli ultimi anni, almeno per quanto riguarda la letteratura inglese.Compongono la saga 5 romanzi, non 4. L’ultimo è solo legato allo straordinario addio della madre Eleanor e s’intitola LIETO FINE.. Io vorrei proprio parlarne, cara Mirna, ci sono tante cose da dire e l’aristocarazia inglese è la stessa che traspare nettamente dai saggi/romanzi bellissimi di Hilary Mantel , pluripremiata con Boocker Prize,specialmente dall’ ultimo possente affresco storico, che parte dal 1535 dedicato all’epoca Tudor, ANNA BOLENA, UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA. La ferocia e assieme l’idiozia gratuita di questa classe sociale, ancora superstite,è la stessa. Sono solo passati tanti secoli e il potere assoluto è diventato ora quasi inesistente, per fortuna, salvo che nelle anime belle di molti aristocratici soppravissuti, tra i quali tuttavia, ci sono anche personaggi magnifici anche se “feriti a morte” come il nostro grande scrittore Edward St Aubin. Ora non ho tempo ma se vorrai, mi piacerà molto parlare di questi 5 stupendi capitoli della Saga dei MELROSE, imperdibile pietra miliare per gli amanti della vera letteratura. @Maria Teresa : è molto piaciuto anche a me il sereno e americanissimo romanzo TUTTO QUELLO CHE è LA VITA. ciao a tutti