Ricordando Gabriel Garcia Marquez

pubblicato da: Mirna - 18 Aprile, 2014 @ 6:08 pm

 2170902[1]DODICI RACCONTI RAMINGHI

Questo libro di Marquez, Oscar Mondadori, stampato nel 2005 ,ha una lucida copertina con bellissimi fiori colorati. 220px-Gabriel_Garcia_Marquez,_2009[1]

Qualche volta, mi piacciono i racconti, anche se io tendo ad amare i  romanzi che mi tengono legata per giorni e giorni. Ma di questi “raminghi” mi piace parlarne per la loro particolarità. Lo stesso Garcia Marquez confessa che essi sono stati scritti per raccontare delle cose strane che succedono ai latino-americani in Europa, soffermandosi sugli eterni temi del sogno, della solitudine , della magia, dell’amore e della morte.  Sembra che per l’arte di Marquez  “il mondo non sia altro che un immenso giocattolo a molla con cui si inventa la vita”.

Gli spaventi d’agosto” mi ricordano un po’ Poe per il fantasma sanguinario che si aggira nel castello rinascimentale di Arezzo dove una famigliola sudamericana viene ospitata dal proprietario, lo scrittore venezuelano Otero Silva. Nessuno crede che il fantasma del folle Lodovico che pugnalò la moglie dopo una notte d’amore  e che poi si fece sbranare dai suoi cani da guerra, sia veramente presente nelle ottanta stanze.  Tranquillamente i due ospiti accettano di passare la notte nel castello…ma al mattino si risveglieranno nella stanza nuziale di Ludovico, l’unica a non essere stata ristrutturata,…e nello stesso letto ancora impregnato dell’odore di sangue dell’uxoricidio..

Ed ancora sangue nel delicatssino ultimo racconto che parla della sposa che si è ferita un dito con una rosa. Proprio il dito con l’anello matrimoniale. E’ Nena Daconte ancora una bambina”con certi occhi da uccello felice e una pelle di melassa che irraggiava ancora il solleone dei Caraibi nel lugubre imbrunire di gennaio“. Siamo in Francia, ma nessuno riesce a frenare questo sangue che continua a sgorgare e a lasciare tracce sulla neve. “A Parigi, il dito era una sorgente incontenibile, e lei sentì davvero che l’anima stava uscendole dalla ferita”.

Gabriel Garcia Marquez nell’introduzione ci spiega la genesi dei suoi dodici racconti raminghi: ricordi, notizie lette sui giornali, sogni, argomenti per sceneggiature…tutti “redenti dalla loro condizione mortale grazie alle astuzie della poesia“.

Racconti raminghi perchè nella mente e sulla scrivania dello scrittore andavano e venivano, ma poi tutto viene risolto. Il rarefatto capovolgimento stupefacente di antiche suggestioni, i fantasmi della memoria, diventano il puro piacere della narrazione, che “è forse la condizione umana che più somiglia alla levitazione.”

Chi li leggerà saprà cosa farne” conclude Garcia Marques, e noi lettori golosi lo sappiamo…per essere più felici.

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1 commento
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  1. Buona Pasqua a tutti i lettori del blog e soprattutto all’anima di questo , Mirna 🙂 Adoro Marquez e ho letto Cent’anni di solitudine in seconda media. L’ho poi riletto altre tre volte, in italiano, in spagnolo , in inglese. E’ il romanzo che mi ha formata con il suo realismo magico. Di Marquez ho letto tutto, proprio tutto anche se l’ultima produzione non mi ha convinto. Credo fosse stanco e quasi costretto a produrre…
    Ho finito Salter e mi piacerebbe parlarne con la carissima Camilla, e ho iniziato un romanzo di Jumpha Lahiri, la conoscete ? Ve ne parlerò, un abbraccio e auguri!!!