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GLI EBREI E L’ANTISEMITISMO ALL’EST

Mercoledì 14 giugno 2006, alle 17,30, a Trento, nella “Sala Rosa” della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige (Piazza Dante), il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale organizza la nona conferenza del ciclo "Un mondo scomparso: l’ebraismo dell’Europa centro-orientale". Fernando Orlandi interviene su "Gli ebrei e l’antisemitismo all’Est". Introduce Massimo Libardi.

10 luglio 1941 il massacro di Jedwabne; 4 luglio 1946 il pogrom di Kielce. Questi due eventi costituiscono due pagine tragiche della storia polacca del Novecento. Questi due eventi, il primo nella Polonia da poco occupata dai nazisti, il secondo nella Polonia Popolare in corso di sovietizzazione, sono legati da un filo conduttore: l’antisemitismo.

Nella Russia zarista, fin dalla fine del Diciottesimo secolo, gli ebrei furono costretti a risiedere in una ben precisa zona (parte della Polonia russa, della Bielorussia, della Crimea, della Bessarabia e dell’Ucraina). Gli ebrei erano sottoposti anche a restrizioni di vario genere e spesso divenivano vittime di pogrom. Fuori dalla Russia si alimentava il mito di una cospirazione ebraica, e sarà proprio la polizia segreta zarista ad aiutare a confezionare in Francia, durante l’affare Dreyfus, quel falso che così a lungo ha avvelenato il Novecento: i Protocolli dei Savi Anziani di Sion.

L’antisemitismo è il suo uso politico si sono affacciati in modo prepotente sulla scena politica dell’Europa del blocco comunista (si pensi dell’antisemitismo di stato nell’Unione Sovietica dell’inizio degli anni Cinquanta culminato con il complotto degli "assassini in camice bianco" e alla lotta contro il "cosmopolitismo", o all’ondata antisemita della fine degli anni Sessanta in Polonia, grottescamente in una Polonia pressochA� priva di ebrei).

In Unione Sovietica lo sterminio degli ebrei fu ignorato fino alla fine deli anni Ottanta (si iniziò a parlarne, ma sottovoce, solo negli ultimi anni di Gorbachev): gli ebrei ammazzati dai nazisti durante l’occupazione tedesca dell’Urss venivano citati semplicemente come russi caduti. Gli scrittori Vassilij Grossman e Ilija Ehrenburg compilarono il libro nero sullo sterminio, ma non riuscirono a pubblicarlo, perchA� non se ne doveva parlare. Persino la liberazione di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa fu sottaciuta.

Il silenzio sullo sterminio degli ebrei ha avuto come suo contraltare il silenzio sul collaborazionismo e sulle motivazioni dei complici. Da sotto le macerie del comunismo, nel vuoto di valori, oggi troviamo anche un risorgente antisemitismo.

Attorno a questi eventi della storia del Novecento discute Fernando Orlandi (presidente del Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale), nella conferenza "Gli ebrei e l’antisemitismo all’Est".

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