venerdì , 3 Maggio 2024

IL TEATRO DI STRINDERG ALLa��AUDITORIUM
la Stagione di Prosa con lo Stabile di Bolzano

Paolo Bonacelli in Danza di Morte - fonte Teatro Stabile di BolzanoUn testo considerato un’icona della drammaturgia del novecento e un testo chiave per capire il teatro moderno: così viene definito “Danza di morte” di Augst Strindberg proposto per la Stagione di Prosa del Centro S.Chiara (Auditorium giovedì 14, venerdì 15, sabato 16 alle ore 20.30, domenica ore 16.00). In questa edizione il regista Marco Bernardi, alle prese per la prima volta con il grande scrittore svedese, ha voluto riunire dopo le prove straordinarie de "La brigata dei cacciatori" di Bernhard e de "La pulce nell’orecchio" di Feydeau, i tre primi attori dello Stabile: Paolo Bonacelli, Patrizia Milani e Carlo Simoni. Danza di morte (o Danza macabra). Il titolo è un chiaro riferimento all’archetipo figurativo medievale e rinascimentale così presente anche nella nostra tradizione, ma Strindberg stravolge la citazione storica per raccontarci una storia di "inferno coniugale" assolutamente moderna, tanto da diventare la matrice di gran parte del teatro del novecento dedicato all’analisi spietata del tema della coppia. Da Sartre ad Albee, da O’Neil a Dürrenmatt, da Bernhard al cinema di Bergman, tutto ha inizio nella tarda estate del 1900 quando il grande scrittore e drammaturgo svedese, eclettico, profondo e anticonformista scrisse Danza di morte. Che oltre ad essere una riflessione sulla morte è soprattutto una riflessione sulla vita, sul matrimonio, sullo scontro titanico tra i sessi, su ateismo e religiosità, con un orizzonte che supera i confini angusti del naturalismo e della rappresentazione emblematica della vita per aprirsi ad una prospettiva fondamentale per lo Strindberg di quei mesi. Due coniugi di mezza età si torturano da venticinque anni nello spazio claustrofobico di una casa borghese. Lui è un proletario che è riuscito a diventare capitano ma non maggiore, un self-made man dimezzato; lei una ex attrice che ha sacrificato alle aspettative di una scalata sociale (che non c’è stata) una carriera artistica luminosa (che forse non ci sarebbe stata). Lo strindberghiano inferno coniugale esplode con l’arrivo di un terzo elemento.

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