lunedì , 29 Aprile 2024

La ricerca ritrovata
La musica popolare ladina e sudtirolese

biblio.JPGOggi pomeriggio, mercoledi 3 dicembre, alle 17.30, a Trento, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale, il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale organizza l’incontro-dibattito “La ricerca ritrovata. La musica popolare ladina e sudtirolese�. Intervengono Renato Morelli e Fabio Chiocchetti. Introduce Massimo Libardi.

Due monumentali e fondamentali ricerche sulla musica popolare nella nostra regione sono state attivate nella prima metà del secolo scorso da istituti scientifici austriaci e tedeschi, a Vienna e Berlino. Entrambe sono state interrotte tragicamente dagli eventi bellici rispettivamente della Prima e della Seconda guerra mondiale, andando in seguito disperse. Entrambe sono state recentemente ritrovate, ricostruite, restaurate ed infine – quest’anno – ripubblicate.

La prima – avviata nel 1904 da Theodor Gartner (glottologo e ladinista dell’Università di Innsbruck) nel quadro dell’inchiesta “Das Volkslied in Österreichâ€? promossa dal Ministero per la Cultura austriaco presso tutte le regioni e le nazionalità dell’Impero asburgico – può essere considerata a pieno titolo come la più ampia e sistematica ricerca etnomusicologica sul canto popolare ladino (più di 4200 canti, con circa 740 trascrizioni musicali) finora attivata in Europa. Un tesoro sepolto, che ora – a distanza di un secolo – viene riportato alla luce grazie ad un mirato lavoro decennale condotto dall’Istitut Cultural Ladin “majon di fascegnâ€?. Un tesoro articolato in tre volumi, dedicati rispettivamente all’area Dolomitica, alla Val di Non, al Friuli orientale, con l’edizione integrale di tutto il relativo fondo archivistico, pubblicati per i tipi della Grafo (Brescia).

La seconda fa parte della più grande ed estesa ricerca etnografica sul campo, attivata dalla Forschungs- und Lehrgemeinschaft “Das Ahnenerbe� della SS (presidente Heinrich Himmler), sugli optanti sudtirolesi (1939-1942). Era articolata in 15 gruppi di ricerca, definiti da rigorosi criteri etnografici e assegnati a studiosi altamente qualificati, incaricati della documentazione scientifica di tutti i vari aspetti della cultura sudtirolese di etnia tedesca e ladina. Il settore della musica popolare fu affidato ad Alfred Quellmalz, direttore del dipartimento di musica popolare dello Staatliches Institut für Deutsche Musikforschung a Berlino.

Quellmalz utilizzò per la prima volta i nuovissimi (e pesantissimi) registratori K4 su nastro magnetico prodotti dalla AEG di Berlino, trasportati sui masi a dorso di mulo, registrando in questo modo 3000 documenti sonori su 420 nastri audio. Tutto questo materiale riuscì in circostanze avventurose ad essere salvato dalle distruzioni belliche. Lo scorso anno, grazie ad un progetto europeo, è stato restaurato e digitalizzato dall’Accademia delle Scienze di Vienna. Una selezione mirata è stata pubblicata quest’anno, con doppio CD allegato.

Inizialmente, nella sfera di validità dell’accordo Hitler-Mussolini sulle Opzioni non figuravano le due isole linguistiche germanofone trentine di Luserna e Val dei Mòcheni, che vennero inserite solo più tardi e su precisa richiesta dei rappresentanti delle due comunità. Fu proprio l’alta percentuale di optanti di Palù che convinse un collega di Quellmalz, Richard Wolfram, ad un vero e proprio intervento di “urgent anthropology� che lo portò a documentare sul campo e “a futura memoria� il ciclo dell’anno e della vita a Palù e a Fierozzo.

Fabio Chiocchetti è direttore dell’Istitut Cultural Ladin “majon di fascegn� di Vigo di Fassa. 

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