DA QUALCHE PARTE VERSO LA FINE di Diana Athill

pubblicato da: admin - 1 Aprile, 2011 @ 4:26 pm

Dopo la divertente e amara lettura del libro “Questa casa non è un ospizio”  dove si parla di estrema vecchiaia sono stata spinta a leggere ancora qualcosa a proposito. Il tempo fugge velocemente ed in alcuni momenti giunge la prospettiva del nostro futuro. Timori? Panico? Serena accettazione? Giorno per giorno ci siamo costruiti ed ancora “i lavori sono in corso”. Ben vengano perciò racconti di esperienze autobiografiche.

E Diana Athill, classe 1917, ci offre  con garbo deciso e senza troppa retorica sulla bellezza della vecchiaia, sede di saggezza e illuminazione, questo libretto autobiografico premiato nel 2009.

Trovo le sue pagine quasi un “manuale” pieno di spunti e riflessioni obiettive. Diana Athill lo scrive a 89 anni iniziando con realismo sorridente  a dire che sarebbe inutile prendere dei cagnolini che senz’altro le sopravvivrebbero o l’amata felce arborea che forse non riuscirà  a veder crescere. Non ha preso i cani, ma ha deciso ugualmente di piantare una felce arborea e nel post scriptum  sappiamo che essa ha già  nove fronde di trenta centimetri l’una.

 “Avevo ragione quando dicevo che non la vedrò mai diventare una pianta di grandi dimensioni, ma non credevo che avrei provato tanta gioia nell’osservarla per quello che è ora, una semplice felce. E’ valsa la pena comprarla.”

Ecco gran parte della sua filosofia, del suo affrontare e godere giorno dopo giorno il dono della vita. Prende ad esempio da Jean Rhis che evitava il pensiero della vecchiaia  per non entrare nel panico e che teneva una scorta di sonniferi come eventuale kit del suicidio…ma che non usa.

“Altrettanto esemplare è stato Elias Canetti il cui sprezzo per la morte era più assurdo dello sgomento di Jean.” Ne parla con l’ amante del grande scittore ,  Marie Louise Motesizky, leggiadra ottantenne che dipinge meravigliosamente la quale dice che il diprezzo di Canetti verso la morte l’aveva quasi convinta che forse lui sarebbe riuscito a non morire!

Poi Diana Athill ci parla di lei, della sua gratitudine di discendere da una famiglia longeva e sana e dalla”morte veloce”,  analizza i suoi anni passati e presenti con la lucidità  di un chirurgo. Sembra sezionare con  il bisturi ogni aspetto o passaggio della sua vita. Come una scienziata parla della sua vita sessuale e quando  essa è¨ finita spiegando che è¨ inutuile sentirsi frustrati per  qualcosa che ormai non si desidera più.

Accettare la vita nella sua crudezza e mistero. E Diana lo fa con consapevolezza, buon senso inglese ed elasticità  mentale per cui ci suggerisce, suo malgrado, di  rivolgersi a progetti che si possono realizzare mentre è¨ più saggio lasciar perdere ciò che non si riesce più¹ a fare.

Ha lavorato nel mondo dell’editoria ed è¨ andata in pensione a 75 anni. Ma il vuoto non è¨ mai “entrato” in lei. Eppure è¨ una donna senza fede, non è¨ mai stata sposata, non ha figli, ma nuove passioni le riempiono la vita. La scrittura autobiografica, anche come “sistemazione di s訔, autocoscienza ¨ una grande risorsa, le nascono  nuovi gusti letterari, ora meno romanzi, ma più¹ saggi, anche la rilettura dei libri preferiti, ed ancora  un po’ di giardinaggio, ceramica…da non dimenticare ovviamente buone ed affettuose relazioni sociali.

E’ anche una persona sensibile e calda.

Insomma la Athill  sembra dirci che occorre sa combattere contro il soma che invecchia , cambiare gusti, attività  , …darsi anche un po’ meno rossetto (verso i novanta forse)…ma è¨ anche e soprattutto sentirsi liberi di essere solo se stessi “Da giovani molto di ciò che si è¨ dipende da come ci vedono gli altri, e spesso si continua così¬ fino alla mezza età.” Ora finalmente si può² vivere più¹ liberamente e sinceramente.

La sua invidiabile sicurezza è¨ genetica o è¨ maturata con l’età?  A me è¨ simpatica e mi ha fatto sentire “giovanissima”ed ancora piena di progetti, grandi e piccoli.

Tutti ne abbiamo, non è¨ vero?

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  1. Sto lontana qualche giorno dal mio caro blog per problemini al computer e straordinari a scuola… trovo ben due nuovi post…Me li gusterò con calma stasera, dopo 4 ore filate di udienze generali… Che sono stancanti ma sempre fonte di nuovi spunti sui miei amati ragazzi… Che bello l’abbraccio di una mamma che mi ringraziava di essere stata vicina alla figlia anche via email quando era gravemente malata ( ora sembra meglio, ma quando una bambina si ammala ad 11 anni e sta mesi e mesi in ospedale, tu non puoi non arrabbiarti con il mondo), che tristi i problemi di genitori separati che vengono separati ai colloqui, che divertente raccontare ai genitori lo scherzo d’aprile che mi hanno fatto stamane i loro figli…
    Sì, Camilla, ricordo che anche a te succedeva che sparissero i post… Bè, ti sono affine anche in questo… Avevo raccontato un pò le mie impressioni, molto positive sulla Veladiano e come , come te, avevo colto il messaggio universale sul diverso e le barriere che noi creiamo…Bè, magari riproverò. Un saluto a tutti

  2. Cara Mirna, credo proprio che la Athill abbia un carattere particolare ma soprattutto ,abbia avuto un tipo di educazione e una cultura e un ambiente non comuni, anticonformisti e colti. e tutto questo aiuta. Mi chiedo però se il fatto di non avere avuto figli , determinante nella metamorfosi di quasi tutte le donne, quale che siano carattere e cultura, possa averla preservata da quel costante senso di colpa, di dover essere, di inadeguatezza che corrode le anime delle madri. Che , tuttavia, maturano esperienze altrimenti impensabili, qualunque sia il loro impegno umano nella vita. La maternità , in qualche modo, rompe l’ego intatto dell’adolescente che è in noi. Infatti gli uomini somigliano assai di più alla Athill nella quarta età. Il libro non mi ha incantata.Ma mi è piaciuto.
    Carissima Raffaella, parlaci della vita accanto. Mi interessa moltissimo il tuo pensiero in merito.

  3. Sì, la Athill assomiglia nella sua lineare razionalità più a un uomo che a una donna.Lei stessa nel capitoletto dedicato alla maternità mancata analizza che il non avere figli le ha permesso il consolidamento e la crescita della propria identità in modo più semplice e attento alle proprie esigenze. Le madri hanno dovuto, nel loro percorso esistenziale, cambiare spesso traiettoria come se nell’alveo di un fiume che scorre diritto verso la foce si formassero anse improvvise. Però, alla luce anche della vita e della letteratura che la rappresenta, ci sono madri e madri, donne e donne.
    E a proposito di letteratura, @ cara Camilla, ho scritto a Miki che avresti fatto non so cosa per partecipare al Festival romano e incontrare Peter Cameron…e leggi, leggete, che cosa ha risposto:
    “Stamattina con mio padre stavo parlando del festival della Letteratura che si tiene all’ Auditorium di Roma in questi giorni e ho palesato tutto il mio entusiasmo. Poi arrivi tu…Il 3-04 c’e’ Cameron, ho appena controllato, e cosi con te e Camilla “virtuale” ci saro’.
    …. Poi immagino di essere li con voi per un attimo..
    Miki”

    @Cara Miki, sarai la nostra inviata speciale?
    Ti aspettiamo a Trento. Anche Raffaella vuole conoscerti.
    @Cara Raffa, scrivi un piccolo post sulla Veladiano. Lo sto terminando di leggere anch’io.

  4. Carissimi domani sarò la vostra inviata speciale “Romana” all’incontro con lo scrittore Peter Cameron. Sarà per me una golosa novità, ne sono sicura. Ci terremo per mano e vi racconterò tutto tutto.
    Verrò tra voi… ma devo attendere ancora un pò.
    Sto leggendo “Vita Accanto” sono all’inizio, c’è tanta bruttezza vera che si interfaccia costantemente con una Bellezza esagerata, ma procede, facendomi cadere talvolta, come una favola bellissima. Grazie Camilla!
    Anch’io Raffa!
    Vi abbraccio

  5. Peter Cameron è uno scrittore come pochi. I suoi personaggi maschili sono sempre di una pasta rara, fatta di intelligenza e estrema non violenza. Quella profonda, quella che è raro trovare se non in dichiarazioni fatte di parole. Purtroppo ci sono solo tre titoli di P.C. tradotti in italiano : Quella sera dorata, Un giorno questo dolore ti sarà utile, e un libro di stupendi racconti. Cara Miki, che meraviglia ascoltare i grandi scrittori…faccia a faccia. Se sono grandi sono anche estremamente interessanti e non si danno arie. Grazie se potrai raccontarci qualcosa.

  6. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO:
    Vi comunico che la Banca del Tempo alla quale sono iscritta ha il suo sito
    http://www.bancatempotrento.it
    E dirvi che la parte introduttiva, cioè la nostra Filosofia, l’ho scritta io…prendendo spunto da un personaggio letterario : il Bianconiglio di Alice nel paese delle meraviglie.
    Leggere serve sempre…

  7. Cosa fai, Mirna, nella banca del tempo? Intendo dire che cosa offri, per esempio? E che cosa chiedi? E’ il funzionamento reale che non sono mai riuscita a capire se non in termini di volontariato, che ho praticato a lungo. Sono curiosa.Grazie per le eventuali spiegazioni.
    Nel frattempo ho finito con soddisfazione, che soddisfazione, che piacere ineguagliabile, un bel libro. E’ il quarto romanzo pubblicato in Italia di Paul Torday, uno scrittore tuttto speciale, inglese, maestro di sarcasmo e ironia ma anche di tenera comprensione della vicenda e dei sentimenti umani. Il titolo : VITA AVVENTUROSA DI CHARLIE SUMMERS elliot edizioni. Un romanzo sorprendente, divertente, pieno di tragedie e di umorismo. E di bolle speculative e di avventure. Un romanzo che dovrebbe piacere molto anche agli uomini: penso che al mio amico Riccardo potrebbe piacere parecchio. Io lo sottoporrò a Dario ma sono quasi sicura che gli “gusterà“. Il fatto è che tempo libero, anche se sono pensionata e non faccio niente o quasi, tempo libero, dicevo, non ne ho mai. Devo leggere e riempio tutto.Ahimè.

  8. Mirna, Raffaella, Miki, Camilla .. ed io fui quinto fra cotanto senno. Da qualche tempo sono in pensione. Passeggiando per strada vedo uomini più giovani di me, giacca e “croata”, 24 ore in una mano, telefonino nell’altra, cipiglio indaffarato, sguardo concentrato e intelligente (ma sarà poi vero?). Che buffi! Ma ero anch’io così? Ma ne valeva e ne vale la pena? Quale spazio rimane per Maria Teresa, per gli amici del blog di Mirna, dell’Accademia delle Muse di Cristina, degli Amici della Musica di Ruggero? E quale spazio per le montagne, la vela, la bicicletta e last but not least la mia adorata primonipotina Sara? Altro che avvicinarsi alla fine! Io sto “continuando a rinascere, continuando a venire alla luce”, come ha detto Don Marcello Farina nella predica di ieri pomeriggio a proposito del cieco nato guarito da Gesù. Sto attraversando nuovi spazi illuminati da nuove luci. Tuttavia Marcello ha anche citato alcune parole da un testo di Bruno Lauzi: “Troppo sole fa male, acceca”. E’ vero, ed allora, di fronte ad alcuni nostri guru attuali, (troppo) illuminati e (troppo) illuminanti di luce “divina” (tale sarebbe , a sentir loro …), occorre indossare un bel paio di Rayban e non lasciarsi abbacinare. Chiudo qui, scusate, ma corro a comperarmene un paio …

  9. “Domenica è sempre domenica…Si sveglia la città con le campane…Al primo din don del Gianicolo Sant’Angelo risponde din don dan”
    Ah , Roma una domenica di primavera! Che invidia, cara Miki, ed in più un festival letterario!
    Ma anche Trento splende nella sua piazza o lungo il fiume dove spesso ci incontriamo.

    @Cara Camilla, nella Banca del tempo perlopiù io sono addetta allle PR (eh, il mio passato di hostess sulle navi da crociera mi hanno specializzato!) per cui dedico alcune ore alla segreteria o durante la Fiera di Fa’ la cosa giusta dove illustro appunto che cos’è questa associazione, che non è di volontariato. E’, come ho scritto, uno scambio di attività. Al bisogno mi sono offerta di guardare qualche gattino in assenza dei padroni, di impartire ripetizioni di italiano, potrei leggere a qualche persona anziana, o parlare di libri …In cambio io ho già avuto da un bravissimo S. un paralume aggiustato, da un altro la sistemazionde del digitale, di un’anta dell’armadio e recentemente una gonna accorciata.Ah, anche una boccetta di fiori di Bach che dovrebbero aiutarmi in questo anno di decisioni.
    Il bello è che si diventa amici. Un po’ come la filosofia del Blog che non voleva essere semplicemente un resoconto di letture ma un allargarsi delle proprie esperienze di lettore e soprattutto di essere umano E mi sembra che ci stiamo riuscendo.
    Ieri ho incontrato Rina e ci siamo bevute un caffè conversando piacevolmente ed intensamente grazie sia alla Banca del Tempo sia al Blog.

    Ormai la parte dei commenti sta diventando interessantissima ed importante perchè,oltre ad aggiungere notizie e pareri sul libro presentato, emerge a volte evidente, a volte velata, una parte di noi.
    E questo mi piace. Mi piace. La Lettura non solo dei Libri, ma di Noi. Amicizia, condivisione, camminare insieme?

    @Suggerisco di leggere anche i commenti del post precedente perchè spesso arrivano ulteriori pensieri. A “Il caso Maurizius” si sono aggiunte le righe di Cristina V. e di Riccardo, proprio stamattina.

  10. http://nuke.bancatempotrento.it/
    Ecco il link esatto per entrare nel sito banca del tempo

  11. Carissimi, oggi 03-04 ho assistito all’incontro con l’autore Peter Cameron all’Auditorium Parco della Musica in occasione della Festa del libro e della lettura.
    P.Cameron ha parlato della lettura/scrittura attraverso i suoi libri, rivelandone la Bellezza con ardore.
    In “Quella sera dorata” dice di essere partito con l’idea di esplorare col romanzo il concetto di biografia, ma diventa poi un luogo di persone che s’inamorano.
    Approdare al romanzo è stato per lui approdo, dopo essersi a lungo occupato di short stories; determinato dalla complessità delle proprie idee oltreché dalla lentezza con cui queste nascono.
    Confida che i suoi scrittori modello sono: Carver, Foster, W.Maxwell. Come loro, infatti, vuole cercare di capire i propri personaggi nell’interazione con altri.
    In “Un giorno questo dolore sarà utile” rivela attraverso il protagonista- James un po’ se stesso. Come lui, dice di aver letto Proust solo dopo essersi innamorato e disinnamorato. Inoltre, come James crede nell’importanza dell’utilizzo corretto del linguaggio, pur esasperandone l’uso”possessivo” . Durante la stesura si è lasciato contaminare dagli eventi, ricordando volutamente senza averla approfondita la tragicità dell’11-09.
    Riguardo al rapporto tra cinema ed i suoi libri si dice soddisfatto; trovando nella trasposizione cinematografica una certa similarità delle ambientazioni. E’ però infastidito dai film capaci di oscurare i libri, che devono rimanere fedele a loro stessi.
    Il suo nuovo libro, prossimo all’uscita in Italia, è ambientato in Inghilterra e comincia con un matrimonio che poi si scioglie…ma non del tutto.
    “Scrivo per uscire dalla mia vita ed abitare in un’altra”. “Quando termino un libro mi spavento perché mi sento di non poterne scrivere altri”. “Per me aspettare e non scrivere fa parte della scrittura”.
    P.S: al termine dell’incontro mi sono fatta autografare i suoi libri, inebriata da pensieri e parole. Troppa Bellezza, grazie Camilla per avermi incitata…
    Vi abbraccio forte!

  12. Grazie Mirna per le notizie sulla banca del tempo, ne terrò conto. Ieri , alle 18.00, ho acceso la radio (zittendo per 10 minuti i miei nipoti che erano qui, uno per “farmi il poggiolo” e cosa non ha fatto questo ragazzo , sacchi di terra, vasi, sementi, piantine…insomma una roba mai vista e l’altra tornava da non so cosa e ci raccontava una mare di onde,). tutti zitti: parlava Peter Cameron.E io pensavo a Miki che, forse, era proprio lì che si godeva questo tipo di confidenze, in alcuni casi diventa davvero un’esperienza unica ascoltare gli autori di opere che ci hanno arredato l’anima per sempre, e sarebbe belllissimo se ci potesse raccontare qualcosa. Peter Cameron parlava del suo Pantheon letterario e io mi ci sono talmente identificata in questo ampio e variegatissimo esercito di grandi autori di luoghi e tempi tanto diversi tra loro.a tutti un saluto affettuoso.

  13. @CC, Cara Camilla, riscrivo il post perchè il computer se lo era mangiato … va a sapere … dunque, grazie della segnalazione. Sai è un po’ che non compero libri perhè insieme a MT-Maria Teresa ci siamo messi a riordinare quelli che abbiamo, ed allora ecco che devo creare dei rialzi negli scaffali per i libri della seconda fila, altrimenti i libri “siori” delle poltronissime della prima fila li nascondono. Salta fuori di tutto: libri creduti persi, libri letti ma di cui non ricordi molto, ed allora eccomi a rileggerli. In che ordine li metto? I libri “plurimi (ad esempio, i Camilleri, i Pansa, i Terzani, i Simenon, gli Sciascia, gli Alliende, i gialli Ambler, etc.) tutti insieme, ovviamente. Gli altri in “ordine di desiderio”, cioè di quanto desidero averli sottomano. Infatti ora io mi soffermo dinanzi agli scaffali, guardo le mie creature, faccio loro compagnia e loro a me, altro che TV e libri elettronici! People love paper, è proprio vero! L’altra sera MT ed io eravamo al “Papiro” per acquistare un libro da regalare ad un nostro quasi nipote tredicenne. Eravamo un po’ di fretta, nell’orario di chiusura … tuttavia l’occhio mi è caduto su un Adelphi di Irene Nemorowski, quella di Suite Francaise … tornerò a cercarlo e lo acquisterò insieme alla tua Vita avventurosa di Charly Summers.
    Buona lettura a tutti!
    Riccardo

  14. GRAZIE CARISSIMA MIKI, NOSTRA PREZIOSA INVIATA SPECIALE CHE CI HAI PARLATO DI CAMERON DEL QUALE ANDRò A CERCARE “UN GIORNO QUESTO DOLORE SARA’ UTILE”.

    Ieri invece mi sono guardata il film di Ivory tratto dal suo romanzo “Quella sera dorata”.(prestatomi da Camilla).
    Che piacere “essere in Uruguay” con i suoi personaggi ed osservare con attenzione la vita come fa il protagonista maschile interpretato spietatamente bene da Antony Hopkins. E’ stata anche una risposta alle mie domande giornaliere, come quella di trovare e conservare Scopi nella vita, quel suo sguardo che immagino Cameron gli avrà dato scrivendo, e cioè una disincantata ma lieta visione del mondo fatta di ricordi preziosi, interesse per gli altri e voglia di vivere la Vita.
    Avrei voluto essere nel patio a parlare con loro bevendo qualcosa e lasciarmi trasportare dal tempo. Ma in un certo senso la nostra immaginazione ci porta e nel film bello e nel libro.

    Ho finito intanto la Veladiano e domani spedirò il post.

    Che bravo Riccardo che sta sistemando i suoi libri in ordine. I miei stanno uscendo dagli scaffali come le statue sporgenti di Notre Dame. Anch’essi non sanno più con precisione dove andranno a finire, sanno solo che saranno con me.
    Intanto ho dovuto chiedere a Stefania (all’aeroporto di Madrid in attesa del volo per gli USA) dove potevo trovare un’Odissea – domani voglio seguire la lettura che ne farà Maria Pia Guardini in Biblioteca – e meno male che lei – ordinatina e un po’ pignola come mio marito – mi ha detto dove rintracciarlo!

  15. Cara miki grazie a te per la cronaca appassionata – mi pareva di vedere il dolce peter Cameron che raccontava il suo modo di scrivere e di vivere: questo è il segreto del fascino dei suoi libri, questa assoluta devozione alla scritttura e alla propria esistenza, senza scinderle mai del tutto . Pochi scrittori ne sono capaci, Pensiamo a Proust! Ti sono tanto grata perchè mi è parso di condividere con te, una simile personcina luminosa che sei, di condividere, dicevo, un pensiero, delle sensazioni, anche una piccola gioia , ma è mai piccola la gioia? E perciò mi hai donato un bel momento felice.
    @ Mirna: bello il film vero? Bravi gli attori, dolcemente affascinanti tutti i protagonisti ( meno le due befanotte, ma alla fine anche loro sono simpatiche. Ciao ciao.
    @ Riccardo : sempre pieno di cose da fare, e di sentimenti splendidi. Ciao a tutti.

  16. Che ricco di commenti questo blog… Che stimolanti… Ho appena preso in biblioteca Quella sera dorata. Non l’ho mai letto ma mi avete incuriosita… Grazie anche alla nostra inviata speciale Miki ,poi!
    Aspetto anche io il post di Mirna per poi fare il mio commento come d’accordo.Magari lo scriverò prima in word così stavolta non andrà perso. Un abbraccio a tutti, davvero di cuore.

  17. “Quella sera dorata” … parole un po’ scontate, poeticamente parlando, s’intende, come “la cerulea Dora” o una “dolce alba” … e invece, guarda un po’ dietro quello strato retorico … due modi (modi, non mondi) diversi, cioè, “come si può essere diversi nello stesso tempo ed in luoghi diversi” e “cosa può succedere quando i due modi si incontrano”. Dico “modi” e non mondi perchè essi possono esistere, come esistono, anche nello stesso unico mondo.
    Ognuno dei due modi “si stupisce” dell’altro, Il modo moderno, di come possa sopravvivere quello antico e non si lasci invece convincere a cambiare, vieni che ti dico come si fa ad essere felici (anche nell’eternità, a mo’ di … lasciamo perdere) ed il modo antico di come quello moderno non capisca che invece si vive bene anche così, ricercando la felicità e trovandola anche solo nella sua stessa ricerca.
    Io ho studiato legge. fra le tante materie c’era Filosofia del Diritto. Forse per questo che mi piace fare Filosofia della Lettura.
    Ho visto il film, non credo che leggerò il libro. Sono troppo curioso della novità, della scoperta, di andare correndo a vedere come andrà a finire. Anche per questa ragione non ho finito di leggere La versione di Barney.

  18. Ciao a tutti – che soddisfazione leggervi in sequenza di argomenti appassionanti! La “puntata” di questo post mi ha ricordato – forse per la prima volta – gli scambi del “Potato Peel Society,” ve la ricordate? All’inizio tutti partono con lettere univoche, si spiegano le ragioni, i gusti, le personalita’; dopo qualche tempo ecco il miracolo: i soggetti della Fuga formano i Divertimenti, ovvero c’e’ interazione, dialogo, anche se non aiutato dalla presenza verbale. Siete (siamo) a questo punto: una sinfonia di strumenti diversi che cercano un’amalgama, e’ da festeggiare.

    A proposito del libro trattato qui, solo un piccolo commento che riporta una “perla” di saggezza del mio maestro MB che ho visto ieri (eh gia’, sono negli States….). Lui e’ un ragazzo del ’35 e, altro che rinunciare!! Va avanti come un carro armato. Stavamo prendendo un cappuccino a casa sua e il discorso ha preso questa piega: “a una certa eta’ uno non ha piu’ paura di fare cose poco ortodosse, o di ‘offendere’ gli ascoltatori (lui e’ un grande artista), ma fa esattamente cio’ che vuole e che si sente in quel momento.” Ai nostri sguardi di “neonati” un po’ ottusi, ha aggiunto: “beh, deve esserci pure qualcosa di buono nell’invecchiare!” Humor inglese e un po’ yiddish, quale e’ lui.