LA GIRANDOLA DEGLI INSONNI

pubblicato da: Mirna - 15 Giugno, 2024 @ 11:59 am

Quanto tempo che non apro il Blog.

Eppure scrivere è da sempre per me un allungamento sospiroso di vita. Certo, scrivo a mano sul mio piccolo diario, ma il Blog era diventato una finestra aperta sugli altri e mi ha riempito a lungo di consonanze e gioie. Scrivere di libri è scrivere anche di noi, di ciò che siamo, dei nostri gusti, dei nostri accadimenti, è condivisione.

Ed oggi 15 giugno sono sollecitata a parlare dell’ultimo libro che sto leggendo La girandola degli insonni di Arianna Cecconi , un’antropologa che vive a Marsiglia.

Io sono un’insonne cronica per cui mi sono riconosciuta nella protagonista che non riesce a chiudere occhio durante le notti marsigliesi per vari motivi. Ma io mi chiedo che a volte non volersi abbandonare alla profondità del buio , e come dicono alcuni della “piccola morte”, è come temere di perdere il controllo o di non vivere abbastanza. Certo io mi prendo le goccine e dormo ugualmente, ma la mia protagonista, Aurora, vuole capire perchè , così va al Centro del Sonno della città per cercare una cura.

Ma incontra altri insonni , ognuno con la sua storia di vita. Interessantissimo. Ed intorno ad essi una Marsiglia vivace,viscerale, magica che io conosco dato che l’ho visitata con mio marito nel nostro ultimo anno insieme.

Una città profonda, multiculturale, dalla luce implacabile e dall ‘odore unico di mare, di bassifondi, di alture, di misconosciuto.

E di rimescolamento di sentimenti e vibrazioni forti.

E queste emozioni lontane si sono riaccese in questi ultimi giorni di un “giugno beffardo” quando amici cari si sono avvicendati dentro la mia piccola vita che conduco in questa bella algida città.

Caffè vari, una pizza con un amico, le consonanze e la complicità con Stefania lontana – per ora-, una collana azzurra in dono e soprattutto una statuetta in ceramica di Mimilla, il mio lare indimenticabile, la mia compagna di vita per 15 anni.

Un’emozione vera ricevere questo regalo pregno di attenzione affettuosa dall’amico Gianni, testimone della tranche de vie più spensierata vissuta insieme a Giuliana, la “protomamma” di Mimilla.

Necessito però esseri viventi, anche non necessariamenti umani , nella mia casa colorata. Nutro i picccoli passeri sul davanzale. Ma la zanzara e qualche tarma che svolazza (forse il tappeto?) non sono abbastanza.

Sono felice anyway che questi avvenimnenti e questo libro mi abbiano dato la voglia di riprendere in mano il Blog.

In realtà dovrei anche scrivere dell’ultimo LibrIncontri con i miei cari amici Lucatti, e Ivana, e Giovanni e la gioiosa e bella Maria Grazia, e Marisa e il grande Alfonso, i quali oltre a parlare delle ultime letture hanno voluto festeggiarmi ancora per il mio compleanno importante.

Grazie, amici.

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I consigli di lettura di Maria Grazia

pubblicato da: Mirna - 31 Marzo, 2024 @ 3:44 pm

Il romanzo “ La benda al cuore” dello scrittore G.F. Sorrentino si presenta agli occhi del lettore come una tessitura fitta in cui ogni pagina pare convergere nell’unità di una narrazione appassionante, incentrata sul
valore della libertà dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e sugli eventi legati agli ultimi tre giorni di vita del maresciallo U. Cavallero, Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Italiane durante la Seconda Guerra
Mondiale.
Come Courbet che all’età di 50 anni affermo’ “ l’unica cosa a cui sono appartenuto è stata la libertà, cosi’ avrebbe voluto affermare il generale Cavallero, vittima di un ordito drammatico permeato di guerra,
atrocità, disperazione legate all’ascesa del fascismo nel cammino di transizione verso la democrazia.
L’essenza enigmatica della realtà storica che l’autore ci invita a cogliere in tutte le sue sfumature mette in risalto la figura del maresciallo nella sua sanguinosa lacerazione che dilania la sua anima fino a farla diventare teatro di lotta violenta tra desideri contrapposti. La condizione del generale non è quella di trincerarsi dietro il riparo offerto dalle sue mura, dalla sua identità individuale e collettiva ma egli appare proteso oltre il tepore dolce della sua zona di conforto verso un futuro imprevedibile, unica terra ove
sentirsi a casa e godere della libertà in una fase tra le piu’atroci della storia italiana segnata da aberrazione.
Ho letto con grande interesse ed attenzione questo romanzo la cui lievità di narrazione, accuratezza di immagini e profondità umana lo rendono un diadema nel panorama storico-letterario contemporaneo.

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QUESTI FANTASMI

pubblicato da: Mirna - 19 Febbraio, 2024 @ 11:55 am

Soprattutto durante le mie notti seminsonni, quindi tra veglia e sonno, ritornano i miei amati.

La scorsa notte quella che strema la domenica per immettersi in un nuovo lunedì, verso le 4.00 sento Mimilla impaziente di svegliarmi.

Il suo miagolio, la sua voce, le sue inflessioni. Mi sveglio o ero già sveglia? La chiamo ma so che lei non c’è. Mi riaddormento piangendo,ma alle sei nuovamente Mimilla mi sveglia con il miagolio più accondiscendente perchè sa che quella è l’ora del mio caffè e del suo latte. Quindi mi alzo con le lacrime agli occhi. Bevo il caffè e ripenso a quando Mimilla all’improvviso si fermava e osservava o ascoltava qualcosa o qualcuno, sempre in un punto preciso dove Piero si siedeva .

Sono troppo razionale per credere ma non abbastanza per negare.

E i tuffi al cuore continuano quando vorrei dire a mio fratello qualcosa di Carpi o un commento su un film o ciò che fa Stefania. Mi sentirà ancora?

Questo vuoto che si amplia intorno a me, intorno a noi è soltanto un deserto o quell’oasi piena di fiori e verde dove l’anima sta in pace? Ma l’amore ci tiene legati per sempre? L’amore, l’amicizia, la stima , l’empatia.

Ho sempre pensato a Nadia Ioriatti, mancata da poco, pensavo al suo calvario, alla sua intelligenza fulgida come un diamante, pensavo al suo scivolare dalla vita terrena trattenendo le stelle che aveva conquistato con il suo pensiero.

E penso che il tempo terreno davanti a noi è poco ora, quindi sento la necessità di soffermarsi più a lungo sulle nostre sensazioni, sui nostri incontri arricchenti, sugli amici veri e attenti.

Sul cercare le sintonie e quella dolce accoglienza fra persone che portano alla serenità.

Il pranzo da Maria Teresa e Riccardo con Rosetta e ….don Farina. Spiragli di attenzione e tentazione di essere se stessi fino in fondo.

Sfoltire forse i fiori secchi, seppur utili anch’essi, ma predilezione per i germogli freschi che crescono.

Come il nostro ultimo incontro di lettura: poesie e sorrisi, gioia nel ritrovare amici , intenzione di continuare. Per poterci meravigliare ancora perchè come scriveva Nadia Ioriatti finchè c’è lo stupore si ha voglia di vivere.

E se non potremo vedere le balenottere del Maine, come le protagoniste quasi ottuagenarie dell’ultimo bel libro che sto leggendo “Fellowship Point” di Alice Elliot Dark potremo osservare un cardellino sull’albero che sta fiorendo, e persino alcuni corvi che a sera, nel rettangolo di cielo del mio condominio urlano neri e prepotenti. Ma a me piacciono anche loro!

Anche ciò che scrivo è un piccolo racconto: i miei fantasmi vivi, i miei amici, gli animali che vorrei. Stamani ho contattato un altro gattile.

E come intuivano Magris e LLosa in un libretto interessante “La letteratura è la mia vendetta”.

Scrivere anche per esorcizzare i nostri timori, per ricordare tutto ciò che la vita ci ha fatto attraversare, e poi leggere per riposarci, quietare. Bello sarebbe farlo accanto a un fiume calmo tra erba fresca e giunchiglie.

Per ora mi accontento del divano e del rettangolo di cielo perchè sarà la narrazione a portarmi nel Maine, o in Inghilterra o davanti alla siepe di Leopardi.

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LA CERIMONIA DELL’ADDIO

pubblicato da: Mirna - 7 Febbraio, 2024 @ 11:51 am

di Roberto Cotroneo

Mi piacciono molto i romanzi di Cotroneo, scrittore e lettore di vita.

Mi piace la sua esigenza di scrivere e vivere in modo intrecciato. Vita:letteratura. Letteratura:vita.

Da tempo ho abbandonato il mio fluire sulla carta, ma stamattina osservando i segni del carnevale sul pavè del piccolo parco: coriandoli multicolori disposti a strisce, mulinelli, ghirigori ho sentito l’esigenza di scrivere.

Sono corsa a casa e ho aperto questo diabolico PC.

Sono scissa nel buttarmi a capofitto tra gli amici, quindi nella vita fluente e lieta e nel rimanere in attesa malinconica di ciò che non tornerà.

Sono imbevuta di assenze. Mi sento “smarginata”.

I sogni del mattino di questi ultimi mesi sono o grigi e ansiogeni e chissà perchè ciò che vivo in sogno si svolge sempre a pianterreno dove prima del risveglio vedo il fantasma di Mimilla che scivola via e mi fa svegliare.

Così è scivolato via mio fratello il giorno dell’ultimo dell’anno nel suo modo elegante e solitario, come è sempre stato.

Un principe elegante e solo.

Eugenio se n’è andato, come se n’è andato il protagonista di questo romanzo che lascia la moglie in attesa per decenni.

Perchè lui era scomparso un giorno a Roma e non era più tornato. Ma la moglie decide ugualmente, al di là di ogni ragionevolezza, di aspettarlo. Perchè ci dice Cotroneo, in un capitolo avulso dalla narrazione in cui lo scrittore appare, la vita è sempre un’attesa.

L’attesa sembra un lento rito per prepararsi all’addio, è una negazione dell’assenza.

Questo romanzo mi ha fatto riflettere sul nostro dolore delle assenze che non possiamo negare, sul nostro afferrarci alle zattere della consolazione, su quella caparbietà occidentale di dover essere sempre lieti a costo di sentire in sordina mancarci il cuore.

Allora cantiamo con piacere e consolazione, come fossimo mille specchi di un caleidoscopio.

La protagonista del libro, Anna, fa durare il “lutto” tutta la vita. Perchè? E’ come se fosse imprigionata e protetta da questo abbandono di cui non conosce la causa. Sta assolvendo ad una cerimonia. La cerimonia degli addii. Che forse noi, figli ansiosi di decenni egocentrici, non riusciamo a superare.

Perchè chi ci lascia ci lede. Offende il nostro Io, ma non la Vita che indifferente gira e ci regala dolori, ma anche bellezze.

Ben venga dunque il film di Wim Wenders “Giorni Perfetti” che ci spiega un altro approccio alla nostra piccola esistenza.

Essere qui, ora.

Così la vostra book blogger è riapparsa con due consigli. Libro e film.

In attesa di rivederci mercoledì 14 febbraio 2024 per recitare poesie.

In un Bar.

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NICOLETTA , LA MIA AMICA ROMANA

pubblicato da: Mirna - 17 Gennaio, 2024 @ 1:21 pm

Posso dire che Roma, misconosciuta per me fino all’incontro con Nicoletta, ho imparato a vederla ed amarla , grazie a lei che mi ha accolto parecchie volte in quel suo appartamento magico nel cuore della città accanto al BRAMANTE, a PIAZZA NAVONA e con i suoi terrazzini alti e leggeri colmi i di limoni e fiori. Per me Roma era lei che con nonchalance mi trascinava a Trastevere, su per le scale dove avevano girato Vacanze Romane, all’Isola Tiberina, a mangiare nel ghetto ebraico (i famosi carciofi alla giudìa), alle mostre di Modigliani della Khalo, dell’Artemisia e tantissimo altro. Sempre alla ricerca del cuore pulsante della città che si mescolava al suo. Mi portava alla pizzeria accanto casa sua, dove ci servivavo quella con i fiori di zucca e mi parlava della nobildonna del palazzo accanto….quella di 500 anni fa come di una sua conoscente.

Parlavamo d’arte, della vita, di sua sorella Giuliana che amava e stimava moltissino.

Poi nel suo salotto ci sedevamo a sera, ah, quei tramonti romani, con un gin tonic a ricordare i suoi begli abiti firmarti quando bellissima giovinetta rideva della vita. Ed io me la immagino perchè è sempre stata bella e alta e altera e ilare. La vedevo a Filicudi insieme a Giuliana tra fichì d’India e mare e sole. E primavera,

Perchè in Nicoletta io ho sempre intravvisto un’eterna primavera scorrerle dentro.

Abbiamo riso parecchio, il suo modo di guidare era al limite dell’operetta, beh, si girava sempre in tondo, ma prima o poi si arrivava a destinazione. A Tivoli. A villa Adriana. Un ricordo per me unIco, speciale, irripetibile perchè vissuto con lei. Lei e Adriano, due vecchi amici!!!

Noi due e il sole caldo di giugno. Lei si toglie i collant. Io rido e penso che soltanto con lei avrei gioito quell’atmosfera di abbandono alla vita così spensieratamente giovane.

Mi manca.

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31 dicembre 2023 Come un principe in esilio

pubblicato da: Mirna - 13 Gennaio, 2024 @ 1:19 pm

Tua sorella, una “vecchia” Jo March che deve scrivere per salvarsi ti ha visto così nel tuo ultimo giorno di vita.

Elegante , sul tuo letto bianco e lindo, misurato persino nei tuoi ultimi respiri, attento alle luci ed alle ombre, alla musica del vento e del freddo. Impeccabile nel tuo voler rimanere solo nel tuo mondo ma , crediamo, addolcito dalle nostre carezze di vicinanza, amore ed accompagnamento..

Fratelli ritrovati dopo anni di peripezie e viaggi, di difficoltà e

ed epifanie.

Stessi desideri, stesse illusioni, stesso sangue.

Le future estati senza di te saranno vuote perchè te ne sei voluto andare a modo tuo, senza compromessi, senza pseudo rimedi, senza palliativi.

Hai deciso così.

Ci hai accompagnato con la tua chitarra negli ultimi giorni, ci hai guardato con quegli occhi malinconici che nascondevano i segreti, come faceva nostra madre, i segreti di ciò che avresti voluto, ma forse non sapevi neppure che cosa desiderare, perchè la vita è spesso matrigna e non ti lascia essere ciò che sei.

Ed ora il vuoto di pietra intorno a me, neppure Mimilla che tu hai onorato con i fiori sulla sua piccola tomba in giardino c’è a consolarmi.

Morte contro vita?

Assenza immensa, Geny.

Piccolo principe da sempre.

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NOVEMBER, SWEET NOVEMBER

pubblicato da: Mirna - 16 Novembre, 2023 @ 1:43 pm

Ma non questa volta per me. Un mese che tutto sommato amavo perchè pur bistrattato in parte da molti come il mese delle nebbie, dei defunti, della malinconia a me sembrava il mese della sospensione, dell’ultima accensione di colori delle foglie, del desiderio di Venezia e della laguna. Insomma un mese quieto e avvolgente.

Invece è un mese di dolore, malinconia, nostalgia per quella creaturina che mi ha fatto compagnia per 16 anni. “A tutto c’è rimedio, tranne che alla morte” diceva la nonna Bianca che riusciva a risolvere e dipanare problemi e problemini.

Certo lo sappiamo tutti. I lutti ci sono e ci saranno sempre.

Le assenze.

Piero se n’è andato da 20 anni quasi. Ed io ricordo il “pugnale” che mi trafiggeva il cuore.

Poi il Tempo seda ma non fa dimenticare. E i nostri amori diventeranno parte essenziale di noi.

La mia gattina nera si era proposta – e ci era riuscita – di consolarmi dell’assenza di mio marito. Di amarmi appassionatamente nonostante la sua “gattità”. E questo non lo dimenticherò mai. Mi ha “avvolto” in dolcezze d’amore per tanti anni.

Ora devo nuovamente reinventarmni in Quel che resta del giorno.

Non è un caso che io stia leggendo proprio il romanzo di Kazuo Ishiguro mentre faccio gli aerosol per sconfiggere questa lunga influenza.

Certamente le riflessiioni di un maggiordomo inglese della metà del Novecento sono diverse dalle mie: Lui ingabbiato nel suo ruolo confortante e “prestigioso” del suo lavoro non si lascia tangere dai sentimenti o dal semplice corso della storia che corre drammaticamente senza curarsi di chiccchessia.

Io, noi, i famosi Boomer, figli del progresso del dopoguerra siamo più liberi e proprio per questo più trafitti.

Mentre scrivo – e lo faccio come atto di consolazione come suggeritomi da un altro libro iniziato da poco (Teoria e pratica di ogni cosa di Marisha Pessl) sento e partecipo a queste guerre cruente, alla disperazione di migliaia di persone che fuggono, ai lutti e tragedie di tanti.

Il dolore è dolore. E stamattina tra le amiche al bar – benedette amiche – una mi diceva del dolore alla morte del suo canarino. Si può pesare il dolore, come si pesava il cuore nell’al di là dell”antico Egitto?

Ha una forma il dolore, un colore, una essenza’?

Ma fa parte della vita come la morte. Laudata sia Sorella Morte diceva San Francesco e lui sapeva che occorre accettarla. Io, pur agnostica, sono una gran fan di San Francesco sia perchè amava la vita, gli animali e pochissimo, anzi niente il possesso .

Novembre, dicevo, mese difficile quest’anno: la casa vuota, l’assenza, gli acciacchi dell’età che tendo ad accantonare, ma forse sarebbe meglio di no!?

Parlare ed anche piangere un po’ con gli amici cari, stare vicine anche se ,lontane con la diletta figlia, e naturalmente…LEGGERE.

Leggere di Paolo Nori e della sua poetessa Anna Achmatova “Vi avverto che vivo per l’ultima volta”

La poesia che salva.

E della quale vorrei parlare presto nel nostro LibrIncontri anche con nuovi Lettori. Ivana Casetti, sarà dei nostri, visto che il mi ha consigliato lei il libro di Nori? Ma non so ancora quando. Il Tempo del recupero Vitalità è soggettivo e ambiguo.

Nel frattempo ho letto un delizioso libro Clara legge Proust. Lo riporterò presto in Biblioteca.,

Una ragazza giovane che vive nella provincia francese dove fa la pettinatrice e scopre per caso quanto può darle la Recherche di Proust.

Stéphane Carlier firma un’ode incantevole alla letteratura e alle “vite minuscole.”

Vita minuscola come la mia ma che si amplia e si consola con la lettura.

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Maria Grazia consiglia

pubblicato da: Mirna - 11 Novembre, 2023 @ 4:07 pm

La scoperta della verità e della bellezza richiedono un lungo apprendistato di studio e ricerca che spesse
volte recandomi in libreria o in biblioteca mi piace perseguire, scossa dal ricciolo del punto interrogativo e
dalle parole di Balzac che affermava che la chiave di tutte le scienze è indiscutibilmente il punto di
domanda.
Un grande libro che mi ha permesso di decifrare la profondità della scrittura quasi come un pittogramma di
grande valore è stato “Un artista in fuga” di F. Freedland , un’ammirevole ricostruzione della vita intera di
due giovani slovacchi Rudolf e Fred che nel 1944 riuscirono con grande perspicacia a scappare da
Auschwitz con l’obiettivo di non salvare solo se stessi ma di mettere in guardia il mondo dell’orrore ed in
particolare fare capire agli ebrei d’Europa cosa significasse finire in quel campo di concentramento. Una
biografia appassionante che ho letto con partecipazione crescente pagina dopo pagina e che fa di Rudi un
uomo in eterna fuga, incapace di sfuggire le ombre di Auschwitz. Secondo il loro rapporto, i due giovani
salvarono ben duecentomila ebrei di Budapest dall’immediata deportazione ad Auschwitz.
Un’altra opera di sublime bellezza è stato “ Requiem” di K.A. Lὂser, ambientato in Vestfalia negli anni
Trenta che mette al centro della narrazione un violoncellista eccezionale, ben consapevole che le conquiste
civili costituiscano l’essenza della condizione umana difronte alla barbaria. Proprio l’odio razziale verso il
musicista ebreo spinge Eberle a prenderne in qualità di musicista dilettante il suo posto e di scaraventare il
violoncellista Krakau nel vortice delle nefandezze naziste.
A destare in me interesse e curiosità è stata anche una raccolta di saggi scritta da S. Drakulic dal titolo “
Ritorno al Caffè Europa”, un vero affresco dell’ Europa centro-orientale che presenta spicchi di vita sotto il
Comunismo e toccanti esempi di civiltà. Un frutto di amore per lo studio e per la ricerca della verità
condotto dalla scrittrice con passione ed acume che io ho apprezzato come splendida testimonianza della
grandezza autentica di una persona in grado di conservare l’animo di un bambino, capace sempre di
cercare e di stupirsi.

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MIMILLA

pubblicato da: Mirna - 11 Ottobre, 2023 @ 12:14 pm

Il dolore

Il dolore non ha cornice. L’assenza di una parte di te può essere umano, animale, metafisico o perdita di parti importanti del tuo “credo”.

Per me in questo momento il dolore è la morte di Mimilla, il mio alter ego.

Non era un gatto.

Era un’essenza. Intrecciata al mio sentire da sedici anni, mi capiva e si faceva capire quasi fino in fondo, perchè, sapete i gatti non si svelano mai interamente a chi non è degno .

Io lo ero diventata per lei perchè si affidava quasi completamente a me. Par contre io mi affidavo completamente a lei perchè aveva assorbito il mio dolore per le assenze in un globo ermetico che lei sapeva conservare strenuamente per non farmi sentire che la mia vita stava affievolendosi.

Credo , lo spero, di avele evitato sofferenze umilianti che lei non avrebbe sopportato.

Era molto dignitosa e orgogliosa, ma il suo andare ha rotto quel globo dei miei dolori che lei teneva per sé per difendermi (i gatti sono magici e possono farlo senza soffrire come noi umani sfilacciati e impreparati), ma ora tutto è deflagrato ed io, senza di lei, mi sento meno protetta. Perchè, sapete, i gatti o anche altri esseri umani o no, ma soprattutto i gatti sanno protreggerti in modo a noi , forse, sconosciuto. La loro capacità di essere in contatto con il Cosmo e il Respiro del mondo li fa sentire nel giusto. E loro non sbagliano.

Ci siamo amate molto con rispetto e consapevolezza delle nostra differenze, soprattutto rendendomi conto della sua superiorità verso questa passeggiata terrena che noi umani sbrindelliamo, scarabocchiamo e modifichiamo a seconda del nostro ego ego ego egocentrista.

Solo noi…al mondo!

Ci sopravvalutiamo e pensiamo di essere al centro dell’universo.

Sedici anni con una gattina speciale sono stati ricchi per me e per Stefania. Ci ha donato quelle meraviglie che i gatti posseggono e non donano a chicchessia. Noi, forse, ce le siamo meritate.

La scrittura che sto abbandonando mi aiuta un po’, ma ormai mi sembra che scrivere troppo sia sopravvalutato: Mimilla mi ha insegnato, da vera Zen a fermarmi e meditare e guardare il mondo senza bisogno di descriverlo in continuazione. Tutto è, c’è, si siamo, respiriamo e il nostro sguardo attento agli altri è il nostro libro.

Sto rileggendo alcuni miei vecchi diari, ma credo che li brucerò, come ha fatto Taino, il maestro Zen di Stefania.

Tutto ciò che è stato è dentro di noi, ciò che ricordiamo, ciò che siamo è ora.

Mimilla sul divano mi aspettava e mi guardava e mi faceva capire di stare.

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Le Letture di Maria Grazia

pubblicato da: Mirna - 19 Agosto, 2023 @ 11:34 am

Nell’oasi di silenzio che ogni estate cerco di creare intorno e dentro di me per interrogare la mia coscienza e scavare nel groviglio dei sentimenti ho trovato qualche lettura che ha fatto da smeriglio ad alcuni pensieri…

Leggendo le prime pagine de “I violini di Saint- Jacques” di Fermor ho pensato all’avvio delle “Elegie duinesi” di Rilke in cui si afferma che “ il bello è solo l’inizio del tremendo”. Durante il ballo di carnevale del Martedì Grasso sull’isola di Saint-Jacques nelle Antille francesi, da un’esplosione di colori, di sfarzo e allegria verranno pian piano a galla tanti imminenti disastriavvolti da una minaccia di proporzioni bibliche che nessuno riesce a prevedere e che porterà all’inabissamento dell’isola nell’oceano. Il finale della novella è un vortice di grande pathos e tragedia, raccontato sempre con una dovizia di particolari; sembra di essere davvero in quel ballo di carnevale, di danzare con gli ospiti, di assistere alla frenesia delle percussioni, di provare reale timore per il destino dell’isola e di tutti i suoi abitanti.

Un libro che ha ulteriormente elargito bellezza è stato “ Il cercatore di luce”di C.Abate in cui lo scrittore indaga la vita del pittore arcense G. Segantini con una prosa lieve e luminosa ove l’eleganza interiore cerca pienezza di fonti e testimonianze per levare lo sguardo verso la natura e da lassù planare con una apertura panoramica sugli oggetti e le situazioni descritte nel testo.

“La nipote” di B. Schlink mi ha offerto invece pagini sferzanti di intrighi e segreti tra i due giovani protagonisti, Kaspar e Birgit nella Berlino degli anni Sessanta. L’aura di mistero in realtà è già palpabile dalle prime pagine che aprono la storia, in quanto troviamo Kaspar in lutto per la moglie, Birgit, alle prese con la causa della sua misteriosa morte. Per trovare una risposta, Kaspar inizia ad indagare sul passato e sul presente di Birgit, e pagina dopo pagina Kaspar scopre i segreti della vita della moglie, che tra la dipendenza dall’alcool e la figlia avuta da un altro uomo, lasciata nella Berlino Est al momento della fuga, lo portano a rifugiarsi nuovamente nel passato andando alla ricerca di Svenja, la figlia abbandonata. In questa ricerca Kaspar incontra anche Sigrun, la nipote. Da questo incontro Kaspar scopre che Svenja e Sigrun sono rinchiuse in una bolla politicamente estremista, dal quale vuole salvarle. I temi del riconoscimento, della colpa, della negazione del passato nazista della Germania son qui declinati nella ricerca ossessiva di una verità attraverso la lenta conoscenza della nipote ritrovata.

Un romanzo che esalta il primato dell’attesa sulla conquista, del futuro sul presente, della speranza sul possesso è proprio “Leggere Lolita a Teheran”di Azar Nafisi. Attraverso questo libro l’autrice descrive come da una serie di incontri semiclandestini tenutisi a casa della stessa (dal 1995 al 1997) con sette delle sue migliori studentesse emerga una visione personale della storia dell’Iran post rivoluzione. Gli incontri rappresentano un’ occasione di fuga e tutto il libro è un susseguirsi di descrizioni su come queste donne analizzando e discutendo di testi letterari abbiamo cercato di comprendere ed in un certo senso accettare la realtà del presente. Questo avviene leggendo e riportando passi letterari di quattro autori (Nabokov, Austen, James, Fitzgerald) che lasciano intravedere somiglianze ed elementi in comune proprio con le donne.

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