ARIA CHE ALLENTA I NODI di Nadia Ioriatti
pubblicato da: Mirna - 29 Giugno, 2016 @ 5:58 pmARIA CHE ALLENTA I NODI di Nadia Ioriatti
Sogno Nadia sorridente e so che qui nel silenzio ritrovato posso scrivere del suo libro dal titolo suggestivo e ammaliatore. ARIA CHE ALLENTA I NODI
L’ho letto appena avuto tra le mani e l’ho “bevuto†d’un fiato. Perché le parole scritte di Nadia avvincono con il suo significato profondo e allo stesso tempo scivolano fluide per dirimere i nodi e  i  suoi  tormenti e  per regalarci stupori epifanici.
La bellissima introduzione di don Marcello Farina ci prepara a ciò che Nadia-Speranza (il significato del nome russo Nadia è speranza) ci racconta di sé e del mondo che la circonda.
Ciò che emerge è certamente la “sua caparbia volontà di resistenzaâ€
Una guerriera, una principessa in corazza che travalica i confini e i limiti che la malattia le impone.
E così con semplice maestria  condivide con noi lettori i suoi pensieri, le sue paure, la sua vita,  senza troppe reticenze, ma con quel vessillo di libertà orgogliosa che le brilla spesso nello sguardo. Tante parole infilate in una collana di aneddoti: ricordi personali, considerazioni su ciò che ci circonda, speculazioni.
Racconti di vita che diventano letteratura grazie alla scrittura incisiva e alla poesia sua reticente.
Dentro di sé  sta costruendo un rifugio antiatomico  ed ora, grazie alla scrittura può “urlare†le sue sofferenze, mentre all’inizio della malattia “extrastrongâ€come la chiama lei  con la sua acuta e amara ironia, rimaneva attonita dall’incredulità e dal tentativo di negarla.
“All’inizio non conosci nemmeno le parole giuste con cui spiegare il dolore. Perché il dolore fisico non resiste al linguaggio, lo distrugge e riporta a uno stadio anteriore, fatto di suoni e gemiti che un essere umano emette prima di apprenderlo†così scrive Nadia e si confronta con Frida Khalo e con i suoi dipinti che urlano anch’essi la sofferenza fisica
“Il dolore non è parte della vita, può diventare la vita stessa†commentava la pittrice messicana.
Ogni capitolo una scoperta, ho detto, devi leggerli uno dopo l’altro.
“Profiliâ€Â :dove il profilo di un monte che vede dal suo balconcino le ricorda il profilo dell’amato padre.
Ha un cassetto pieno di incertezze ma anche di desideri, come quello di danzare. Ha ballato con la sua carrozzina con l’Associazione Equilibrialtri tanto da farle pensare che forse è un peccato morire fino a quando lo stupore sarà indulgente.
Questo secondo libro di Nadia Ioriatti si trova già in vendita presso le librerie Artigianelli e Ubik, ma anche la scrittrice stessa ne ha copie a casa sua.
Un abbraccio carissima Nadia!
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BORZONASCA…La musica del silenzio
pubblicato da: Mirna - 27 Giugno, 2016 @ 11:47 amLa musica del silenzio
L’essere tende a ciò di cui ha bisogno. Armonia ed equilibrio innanzitutto. Le strade sono tante per giungervi: amore, bellezza, meditazione,affidamento alla vita.
Necessità per me della parentesi del silenzio dopo un anno di piacevoli attività cittadine: di un silenzio verde, profumato, percorso da piccoli brividi di lucciole notturne.
Borzonasca, insomma, e il mio giardinetto antico.
Non sempre è facile giungere al porto agognato: o è il maltempo o una stupida bronchite che frenano l’immersione totale nell’estate placida.
Finalmente sto meglio e la consapevolezza di essere dentro la vita  si espande.
Sicurezza della casa accogliente, sorrisi dei vicini e non solo.
Immediatamente arrivano sul tavolo della cucina biete, fiori di zucca appena raccolti (decimetro …zero) zucchine, prugne.
E’ un’altra dimensione: quella del villaggio un po’ monotono, ma rassicurante. Forse hanno cambiato i due tavolini della pasticceria Macera e introdotto un nuovo articolo fatto con il mitico lievito madre: il ciambellone soffice alle amarene o alle gocce di cioccolata.
Mimilla ha ripreso immediatamente le sue abitudine campagnole: ogni giorno porta in casa una lucertola senza coda, ma ora queste soggiornano almeno una notte  sotto l’armadio o sotto il frigorifero. Che fare? Devo nutrirle?
Naturalmente sono ripresi gli incontri con Grazia sulla mia terrazza ancora spoglia di fiori ma preparata ad accoglierli come noi siamo preparate ad accogliere una nuova estate spero colma della musica del silenzio per ritrovare noi stessi.
Tubare di tortore, lontano abbaiare di cani, fruscio di lucertole, battito d’ali di…farfalle….brezza di salvia, menta e rosmarino. Sospiri lievi del cuore.
AMARCORD nella rosea Carpi
pubblicato da: Mirna - 13 Giugno, 2016 @ 8:38 am
Carpi mi appariva nei sogni, da molto tempo, da quando ragazzina la lasciai per intraprendere la mia vita di viaggiatrice
e poi di trentina.
Il luogo dorato dell’infanzia e prima adolescenza era però la via dei giochi, delle corse, delle lucciole d’estate, dei desideri  e della leggera nebbia che entrava nelle logge delle nostre case.
“Cantarana” il soprannome rimasto per via del fatto che anticamente questa via confinava con le mura e poi con l’aperta campagna. Da
piccola con nonna e gli amichetti si andava di sera a catturare le lucciole che splendevano a centinaia tra i campi di grano maturo .
Ciò che fa sì che Cantarana rimanga sempre un sogno persistente  per me  è la particolare  sensazione sinestetica  che provo, fatta di suoni di voci:  i venditori di rane o  di stracci, della musica che usciva d’estate dalle finestre aperte,  dei colori rosati del lento  tramonto, del profumo dei tigli, del sapore del gnoc frit o delle fragole nel lambrusco come preparava la nonna Bianca.
Carpi è una città sanguigna perchè nelle persone scorre vitalità e allegria.
Le ferite del terremoto sono state rimarginate in fretta. Il Duomo
risplende ancor più luminoso sulla grande piazza rinascimentale.
Si può dunque rivivere il sogno.
Con organizzazioni pregresse  iniziate  tra me, che abitavo al n.3  e Vincenzo che abitava al n.5 abbiamo agganciato  Brunella che  abitava nella casa di fronte, poi  Claudia del numero 13.
Stefania dunque  mi accompagna  ed appena entrata nella cittadina calorosa e colorata è un tuffo nel passato. Incontriamo subito Vincenzo e suo figlio Federico (anch’egli rassegnato ad accompagnare un genitore nell’Amarcord), profumi intensi, estate in agguato.
La vecchia chiesa di San Nicolò e poi verso il parco dove abita Brunella che ci fa salire nel suo bellissimo appartamento al settimo piano.
Carpi davanti a noi con le sue cupole e le torri e quella distesa dell’orizzonte color pastello che avevo dimenticato, ora che vivo tra le montagne.
Ognuno di noi recepisce e percepisce i momenti: io continuo immersa in una dimensione onirica e piacevole. C’è anche Gabriella Leporati mia compagna di classe come Brunella. Mi regala foto di noi tredicenni. Emozione. Non le avevo mai viste. Momenti dimenticati. Uno squarcio sulla mia antica vita.
Ma non tutti sono “sognanti” per fortuna perciò presto andiamo  sotto il primo portico a bere l’aperitivo  e poi salutata Gabriella, noi
“Cantaranesi” Â ci avviamo verso il luogo dell’infanzia.
Ma è magia il fatto che la nostra stradina che iniziamo dal fondo sia deserta? ( O è perchè è ora di pranzo?) Mentre rievochiamo i vari personaggi da Radames alla Palamede  ( questi i nomi emiliani del tempo!) ecco apparire ad una finestra  una signora (come la servetta della Fata Turchina che apriva a Pinocchio) che si mette ad aggiornarci sugli abitanti del passato remoto, prossimo e del  presente.
Che emozione poi giungere davanti alla casa della mia infanzia. E grazie a Brunella riusciamo ad entrare: rivedo la loggia dove la nonna metteva piante di aspidistre, la piccola rientranza  per la statua della madonna, la mia vecchia cucina…chissà quanto sognerò.!!!
E’ tutto un po’ diverso, anche nel giardinetto manca il pozzo e tanto spazio, ma resiste il muretto che divide la mia casa da quella di Vincenzo. Lui
si affaccia per osservare il suo “passato” . Ah, quel muretto  come era importante per parlare fra di noi, scambiarci figurine, ridere e scherzare.
Riprendiamo il cammino tra le vecchie vie ricordando tutto ciò che si faceva a quel tempo: l’acquisto della merenda per
la scuola: la stria o la chizzola, (salati) Â o il belson (dolce) ecc.
Nel cuore della cittadina c’è il ristorante STUBAI dove mangiamo benissimo antipasti di salumi vari, con pane caldo e poi tortelloni alla zucca, zuppa inglese, il tutto innaffiato da un delizioso lambrusco che scivola allegramente come “le parole fra noi leggere” e i nostri ricordi. Nel frattempo ci hannoi raggiunto
Gianni Bonasi amico di tutti, molto allegro ed estroverso, sua moglie e la nostra “cantaranese” Claudia con figlia.
L’incontro è stato perfetto. C’eravamo tutti, e tutti propensi al riallacciare quel filo lontano ma ancora forte per poter continuare non solo a rievocare ma anche a conoscere meglio  le persone che siamo diventate.
IL MAGICO MONDO DI NYU nella Sala Rosa della Regione. Con Francesca Patton
pubblicato da: Mirna - 9 Giugno, 2016 @ 5:05 pm
Come ultimo incontro del nostro gruppo-lettura cosa c’è di meglio che entrare in una bella Sala confortevole e ascoltare giovani artisti?
Francesca Patton dunque ieri ci ha parlato del suo romanzo Fantasy (vedi mio precedente post) Il magico mondo di Nyu  leggendoci brani, raccontando come è sorto il primo seme della sua creazione, svelandoci intimi  pensieri.
La stesura della storia ha preso sette  dei suoi anni:  iniziato con un’ispirazione giunta di notte  quando  era appena adolescente e terminato  da poco tempo. Ma nel percorso quanti cambiamenti felici, dolorosi, inattesi.
Le parole e lo stile che si  arricchiscono e si modificano  man mano che la scrittrice  entra nella Vita.
Una storia complessa ed evocativa, immaginifica e ricca di spunti per riflettere su di noi che sempre cerchiamo di
“crescere” (migliorare) e su ciò che ci circonda, sia l’ambiente fisico che l’ambiente umano.
Le relazioni importantissime “che salveranno il mondo” come auspicava anche Maria Pia Veladiano in un intervento al
Festival dell’economia. E come ha apprezzato Riccardo sottolineando il fatto delle diverse  generazioni…al tavolo della presentazione.
Io, ex-orgogliosa prof di Francesca “diversamente-giovane” , Francesca diventata a sua volta insegnante e i suoi allievi, giovanissimi artisti che hanno suonato e cantato e disegnato .
Nello specifico, pur affrontando la rottura di una corda della chitarra, Leonardo Dezulian ha suonato benissimo e ha accompagnato la voce deliziosa di Federica Vanzetta.
E il talentuoso Filippo Vinante ha disegnato “in diretta” uno dei suoi alberi magici che illustrano il testo, raccontandoci poi come il disegnare lo fa sentire vicino a suo padre, scomparso troppo presto, e come riesce a colorargli la vita e i ricordi.
Energie fresche, energetiche, positive ci hanno dunque fatto intuire la gioia dell’andare avanti, dello sperare, della bellezza della Vita. Percebile
tra il pubblico un afflato  di condivisione e  di apprezzamento.
Francesca che interpretava i personaggi del suo magico mondo, Federica che cantava senza accompagnamento, Â Filippo che poi mi donava il disegno del “mio” albero , antica icona della mia infanzia.
Au revoir les enfants:
sono felice di aver rivisto Francesca e vedere la sua “allure” di giovane scrittrice motivata, di aver parlato con sua mamma (che si ricordava che
alle udienze le dicevo che poteva anche non fermarsi perchè Francesca era bravissima), di aver stretto la mano al suo famoso papà , di aver riunito i miei cari amici con i quali  in settembre organizzerò altri  LibrIncontri, perchè lettura e scrittura sono gioie da gustare anche insieme.
ESSERCI… TRA FIRENZE E COMPLEANNO
pubblicato da: Mirna - 31 Maggio, 2016 @ 8:55 am
Il DASEIN… l’ esserCi  di Heidegger mi ha accompagnato in questa metà di maggio così piovosa e strana dove le rose profumano ma poi si accasciano sotto la pioggia.  Ma a Firenze nei due giorni di sole prima del crollo del pezzo di Lung’Arno io c’ero e mi sentivo dentro la bellezza dell’esterno e delle mie sensazioni.
Mi sembrava di andare verso aperte possibilità  mentre
mi perdevo nella bellezza
del Duomo e di Santa Croce, e poi nel Giardino dei Boboli , verso una novità di accadimenti che sembrano permettere all’esistenza di mutare nel corso del Tempo , delle Ore.
Un caffè in Piazza Duomo, una fiorentina da Coco Lezzone con finali cantucci nel vin santo per iniziare i festeggiamenti del mio…ennesimo compleanno.  Un’estasi improvvisa nell’alzare lo sguardo verso la sommità del Campanile di Giotto. Declamare alcuni versi di Foscolo davanti alla sua tomba in Santa Croce.
C’ero nel Tempo immediato e mi sembrava di tendere verso una nuova sistemazione dell’esistenza sempre  variabile nel suo corso. Il Concerto di Stefania alla Pergola con il suo  strepitoso Beethoven,  il  mio sorridente vagolare solitario sul Ponte Vecchio,  poi insieme davanti alla Porta del Paradiso, nel viale dei cipressi e nella limonaia del Giardino di palazzo Pitti. Un airone cinerino sulla statua del Nettuno, noi ferme sotto il sole a calpestare quel tratto di lung’Arno che il giorno
dopo si sarebbe divelto.
DASEIN , c’eravamo in quel momento quasi immemori e vuote di presagi, ma intensamente presenti.
Intanto il mio compleanno si avvicinava e intorno  si avvicendavano  affettuosi intrecci. E fiori profumati, e dolci e amici.
Così ieri, questo ormai fatidico 30 maggio (per me!) c’ero proprio …al ristorante con i nostri splendidi Maria Teresa Ellen e Riccardo, e con Stefania, Enza e Miki arivata da Roma .
Allegria dello stare bene insieme, del lasciar andare il tempo e i pensieri senza fatica perchè avvolti da affetto e stesso approccio alla vita. Senso di beatitudine e gratitudine, un Dasein semplice che fluiva leggero come lo spumante e il buon cibo da gustare.
Giorni speciali e qui mi discosto da Heidegger per ripensare a Charlotte Bronte e Katherine Mansfield che adoravano le giornate speciali in contrasto con quelle “dalla stessa fisionomia pesante e priva di vita” (Â Bronte).
Mentre la Mansfield  non poteva sopportare “i giorni che non valgono la pena di essere vissuti” i giorni calmi, lisci, grigi, sempre
eguali a se stessi ( i giorni “flinghe” avrebbe detto mia nonna, come le carte che a Briscola non valgono nulla).
Bene questi miei giorni di Firenze e compleanno sono stati vivi, intensi…però devo aggiungere che proprio per aver raggiunto un certo numero di anni …per me ormai ogni giorno val la pena di essere vissuto e talvolta mi piacciono proprio quelli monotoni, calmi, lisci perchè posso con più facilità entrare in me stessa e riassaporare gli accadimenti!
LIBRI DI DONNE. DONNE E LIBRI…E il nuovo romanzo di Beatrice Masini
pubblicato da: Mirna - 18 Maggio, 2016 @ 6:58 am
Come scrive Maria Teresa il nostro incontro con Paola Azzolini e Maria Cannata, le amiche scrittrici di Verona, è stato
all’insegna della spontaneità e dello stare insieme con simpatia e piacere. Abbiamo ascoltato con interesse la spiegazione del lavoro compiuto da Paola  tra una biblioteca e un archivio per regalarci un epistolario interessante. Tutti
siamo “entrati” in quegli anni del nostro Risorgimento, i fatidici 1848- 1849 e allo stesso tempo ci siamo avvicinati a questa giovane donna, Ottavia Arici, moderna, appassionata, viva.  E perchè non ricordare il poeta Aleardo Aleardi che qualcuno di noi ha anche incontrato su qualche lontana antologia scolastica?
Insomma mi ritrovo, come spesso mi accade, a leggere libri di donne che parlano di donne. Letture sempre per me avvincenti e naturalmente confacenti alle mie aspettative.
Ieri ho visto in libreria  una nuova biografia di Lyndall Gordon che insegna letteratura  inglese a Oxford “Charlotte Bronte” Una vita
appassionata”.
Potevo non appropriarmene?  Quando giovanissima  mi ero identificata ( e non solo io)  con la sua eroina Jane Eyre ?  Già dalle prime pagine so che è un altro mio libro, perchè anche nella vittoriana Charlotte c’era il desiderio di “crescere”. E il desiderio di dar voce alle sue esperienze interiori. Grazie alla scrittura Charlotte riesce a dare un’immagine completa di sè, anzi quasi ribaltata: non era  l’insipida ragazza vittoriana , ruolo al quale doveva attenersi, ma una donna ,  oggi diremmo proto- femminista, intelligentissima, focosa e lucida.
La scrittura dunque, le parole scritte per ampliare e svelare le nostre vite. Quanta importanza  dobbiamo dare a lettere, diari, racconti per capire la vita particolare e generale.
Anche Beatrice Masini, l’autrice di ” Tentativi di botanica degli affetti”sa che ogni parola pesa.
Nel suo ultimo romanzo ” I nomi che diamo alle cose” propone personaggi
che scrivono e che desiderano tornare alla parole semplici, elementari, vere. Ci vuole  coraggio per dire le cose come stanno.Per ritrovarsi in una storia basta un pensiero condiviso come quello del Tempo da dilatare, assaporare;  festeggiare anche i giorni comuni, lasciare libero il Tempo. Dunque anche questo è un libro mio
Ma non solo perchè in queste pagine, mentre si racconta la storia di tante donne, c’è il rapporto con la Natura, una natura che, come dice la Masini, è lo specchio dell’uomo, il suo riverbero, bensì anche perchè c’è il desiderio di conoscersi e capire fino in fondo gli accadimenti.
Che piacere lasciare la città caotica e ritrovarsi in una casa cantoniera accanto al lago.  Questo succede ad Anna, scrittrice, che riceve in eredità questa piccola casa dalla famosa scrittrice per l’infanzia Iride Baldini. Lei la accetta, l’ha conosciuta appena, ha scritto su di lei, ma ha proprio bisogno di un angolo lontano da tutto, da un amore tormentato, dalla perdita di un figlio. Rinascere nel silenzio, nel verde, nel luccicchio dell’acqua.
Ricominciare in una dimensione a sè più congeniale. Ma nuovi legami si impongono: i vicini, il figlio della Baldini che ha accettato con disinteresse il fatto che la madre abbia lasciato in eredità ad Anna la casa del custode. Perchè lui ha soltanto del rancore verso la madre, una madre anafettiva, sempre lontana.
Così Anna nel risolvere i nodi della sua vita riesce a districare quella degli altri in un dare e ricevere che nasce con più facilità in un luogo che permette di fermarsi e riflettere seguendo un ritmo naturale.
Dunque “Un romanzo che parla della cura degli altri e delle cose, di madri buone e figli cattivi o viceversa, di vino, cani e fantasmi. del peso da dare a ciò che si fa e alle parole che si scelgono per definirlo.”
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L’AMORE AL TEMPO DELLA GUERRA, a cura di Paola Azzolini, ed.Il Poligrafo
pubblicato da: Mirna - 8 Maggio, 2016 @ 7:39 am
Sono onorata e felice che Paola Azzolini sia ospite  del  nostro gruppo di lettura “Il LibrIncontri del Caffè Galileo” e de Il
Giardino delle Arti per presentare  questo suo bellissimo ed impegnativo  lavoro.
La scrittrice da molto tempo si interessa dei grandi  della letteratura del Novecento sia in ambito veronese che nazionale. Ha pubblicato una serie di studi su Manzoni, Alfieri, Capuana e tra i  tanti argomenti affrontati  ha scritto Di silenzio e d’Ombra. Scrittura e identità femminile del Novecento italiano .
Cura antologie, scrive saggi, insomma è una persona curiosa, amante della letteratura e della “scrittura” in generale.
E’ amica di Maria Cannata, l’autrice de” La luna e la figlia cambiata” già presentato in questa sede.
L’amore al tempo della guerra è un epistolario. Lettere di Ottavia Arici ad Aleardo Aleardi.
Si intuisce subito che il lavoro di Paola Azzolini è stato impegnativo, ma anche di grande soddisfazione e gioia. Riunire tutte le lettere che questa  giovane signora trentenne, abbandonata dal marito e con tre figli piccoli, scrive ad Aleardo Aleardi allora noto e amato poeta veronese, sicuramente ha contribuito a far  entrare autrice e lettori  in un mondo sia  intimo che storico.
Siamo negli anni 1848-1849 quando l’Italia vuole risorgere e liberarsi definitivamente dagli Austriaci.
Ottavia vive a Padova dove affitta camere per aumentare il suo reddito. Una sera d’inverno del 1846 si presenta Aleardi che ha lasciato la sua natia Verona.  E’ biondo alto e bello… (è un tombeur de femmes!).  E’ un poeta romantico, amico di Giovanni Prati insieme al quale lavorò per riviste letterarie venete. Nei suoi canti egli narra vicende storiche remote (v.Corradino di Svevia, ecc.) , evocando nei suoi versi sentimentali i temi della patria, dell’amore e  avanzando  talvolta istanze politiche e sociali.  Declama sovente i suoi  versi patriottici  in alcuni  salotti veronesi di amiche anti-austriache .
Questo ci ricorda l’importanza  che ebbero le donne colte in questo momento storico ( come il salotto di Clara Maffei a Milano).
Come può la trentenne Ottavia non innamorarsi di Aleardo?
Per alcuni anni il suo amore è ricambiato, seppur non sempre totalmente, anche perchè lui deve fuggire in varie città .
In nostro possesso abbiamo soltanto le lettere di Ottavia; quelle di Aleardio si sono smarrite, ma ugualmente dall’intensità di questi scritti si possono evincere le risposte . Sono tantissime lettere intrise di resoconti politici, militari e…passione.
Ottavia scrive soprattutto di notte con tutta la suggestione che ciò può portare all’anelito amoroso e al desiderio di Aleardo. Spesso viene nominata “Maria” una desiderata ma inesistente loro bambina.
“Mio angiolo, mia necessità , mia creatura! scrive Ottavia. Intreccia la sua passione amorosa con la compassione patriottica. Lo ama tanto che accetta e appoggia la sua relazione con Maria Hermann.
Paola Azzolini ci racconterà anche della prima lontana edizione di questo epistolario quando non tutte le lettere furono pubblicate perchè ritenute troppe osé...a pag. 89, una bellissima lettera
“…Angiolo, è dal 19 maggio che non ci baciamo  e la mia bocca si sente umida di quell’ultimo bacio che mi desti…”
Tante lettere, mai ripetitive perchè in questi due anni cruciali  c’è un crescendo sia di un amore, sia  della cronaca risorgimentale.
Una lettura avvincente.
I MIEI PICCOLI DISPIACERI di Miriam Toews, Marcos y Marcos ed.
pubblicato da: Mirna - 6 Maggio, 2016 @ 7:03 am
Per la lettrice che sono diventata questo è uno dei più bei libri letti ultimamente.
Perchè?
Perchè viene raccontata LA VITA. Non solo una vita particolare come è quella di Yoli, ma la vita umana nella  sua misteriosa complessità . Con le gioie e i dispiaceri. Che in questo romanzo sono proprio grandi, altro che piccoli!
La storia che attinge all’esperienza dell’autrice si snoda tra il Minnesota e Toronto e ci racconta di una famiglia moderatamente mennonita sebbene ancora un po’ condizionata dalle norme religiose imposte.
E’ la storia sì di due sorelle Yoli e Elfie, ma anche  di una grande famiglia fuggita  da tanto tempo dalla Russia che la perseguitava. Rimane in questi discendenti il ricordo dell’orrore subito? Sembrerebbe di sì.
Lo sguardo del padre di Yoli ed Elfie mostrava  sempre nel profondo  la visione dei nonni massacrati nella campagna russa. E’ forse  per questo che egli non riesce a superare questo ricordo  e a lasciarsi vivere con leggerezza?
Eppure sua moglie, la piccola deliziosa madre di Yoli ed Elfie ha subito dolori e lutti, ma la sua capacità di godere la vita in ogni momento è strabiliante. La sua forza, il suo amore per gli altri è contagioso. Le figlie l’adorano e sarà lei infine, pur malmessa come salute, ad aiutare Yoli  a sistemare  la sua vita sconclusionata.
Yoli ha sempre ammirato e invidiato la sorella maggiore Elfie: bellissima, intelligentissima, pianista di talento. La ama come suo punto di riferimento. Lei  invece  “incasina” la sua vita con facilità . Ha due figli da due padri diversi, vuol fare la scrittrice, ma ha scritto soltanto romanzetti per adolescenti, non sa come arrivare alla fine del mese.
Ma poi succede che Elfie comincia a soffrire: non ama più la vita. Vuole morire. E tenta più volte il suicidio. Eppure è amatissima da tutti, da un dolcissimo marito, dai suoi ammiratori, dalla famiglia e soprattutto da Yoli che ha bisogno di questa super sorella.  Elfie ormai non riesce più a superare le ore di piombo e implora la sorella di portarla in Svizzera per morire assistita.
Argomento forte, toccante ma il dramma di questa sorella minore che si  macera nell’ardua decisione da prendere  mentre il fiume ghiacciato lentamente si scioglie con scricchiolii violenti, e il secondo marito le chiede il divorzio,  e una zia venuta ad aiutarle si ammala, e i figli sono
lontani e ne combinano di tutti i colori, ebbene  tutto questo ci è raccontato con intelligenza, calore e comicità .
Perchè la vita è così, una miscela di lacrime e sorrisi.
Miriam Toews è una grandissima scrittrice e in questo romanzo attinto da un suo vero dolore ha messo tutta se stessa: testa, anima , cuore.
Da leggere assolutamente.
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INCIDENTE NOTTURNO di Patrick Modiano, Einaudi
pubblicato da: Mirna - 2 Maggio, 2016 @ 4:29 pm
Che cos’ha di magico Modiano che mi cattura immediatamente nei suoi labirinti notturni? Certamente la Parigi deserta sotto la luna, i bistrot e i caffè quasi deformati dalle luci al neon. E naturalmente quell’andare in bilico tra realtà e sogno tipico delle ore notturne. Il protagonista va avanti e indietro nella sua vita come fa ogni giorno e ogni notte per certi quartieri parigini e osserva tutto e tutti  per poter alfine capire se stesso.
All’inizio è un incidente automobilistico che lo ferma e lo aiuta a riflettere e a cercare il perchè dei suoi ricordi così nebulosi: ha conosciuto sua madre? Perchè suo padre gli sfuggiva e lo incontrava soltanto nelle hall degli alberghi?
E Bouvier che sembra un guru un po’ malandato, lo aiuterà ad orientare la propria vita? E saranno quelle due giovani donne ad  aiutarlo a superare quella universale solitudine che sente?
Il suo è un mondo al di fuori del tempo che si snoda parallelo a quello della gente  che noi riteniamo  normale.
Ma è lui un visionario’ O è soltanto più attento e sensibile a notare che “le domeniche sera lasciano strani ricordi, come piccole
parentesi di nulla nella vita”
Le sue pagine sono una malìa. Non ci resta che “camminare ” con lui seppure con un mocassino tagliato per cercare, capire e alfine ad avere risposte, seppure sempre poche.
Patrick Modiano, premio Nobel per la Letteratura 2014
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IL MAGICO MONDO DI NYU di Francesca Patton, europa edizioni
pubblicato da: Mirna - 24 Aprile, 2016 @ 4:45 pm
Immaginazione e fantasia: istanze fondamentali per la vita di tutti noi.
I sogni ad occhi aperti, l’invenzione di favole, quindi l’mmaginazione  sono i principali strumenti di adattamento dell’umanità .
E Francesca Patton  con questo suo romanzo fantasy ci fa entrare in un mondo incantato in cui possiamo tentare di immedesimarci e salvarci un poco, nonostante l’aridità dei tempi correnti.
Ci riporta alla magia delle lontane fiabe della nostra infanzia quando nel nostro immaginario si mescolavano confuse aspirazioni, angosce, paure e desiderio di verità .
Nyu rappresenta ognuno di noi quando eravamo innocenti e alla ricerca di noi stessi.
E’ un romanzo dalla trama molto ricca e intricata come può essere l’oscuro bosco del nostro inconscio nel quale dobbiamo farci strada per
conoscere ciò che siamo e ciò che vogliamo essere e per trovare infine la verità .
E’ dunque un racconto di iniziazione inserito nella cornice di una Natura che grida a gran voce di essere rispettata per donarci le meraviglie dell’antico giardino dell’Eden.
Nyu che significa piccola scintilla di calore e serenità è abituata ad ascoltare le fiabe di nonna Tresy, la più saggia del villaggio.
Sappiamo l’importanza delle fiabe di cui ci parla in un noto saggio Bruno Bettelheim: esse possono esprimere conflitti interiori in forma simbolica e suggerire come possono essere risolti. Sappiamo che la la fiaba rassicura, infonde speranza nel futuro e offre la promessa di un lieto fine.
Con la fantasia si può superare l’infanzia e le difficoltà del crescere.
E’ ciò che vuole fare la giovanissima Nyu che naturalmente deve intraprendere un viaggio per trovare l’Eufrasia e sconfiggere Kirituna , lo spirito ingannatore.
Una lotta fra il bene e il male, ma soprattutto tra la realtà e l’illusione, la verità e la menzogna.
Nyu è nata a Kasmir vicino al paese più vecchio del mondo, quello degli albori della nostra umanità quando uomini e natura erano strettamente intrecciati in una armonia di intenti e vita, quando lo spirito della VITA era la coscienza dell’UMANITA’.
L’altro protagonista è il ragazzo che completerà poi la vita di Nyu: Pool il ragazzo più solare e allegro di Cagiuri, colui che l’aiuterà e l’amerà , la metà perfetta per la coppia futura.
Pool vive su un albero come tutti i suoi “compaesaniâ€.
Bellissima questa suggestione dell’albero come casa che noi possiamo immaginare, ma anche vedere grazie alle illustrazioni del bravissimo Filippo Vinante, giovanissimo artista.
Vivere su un albero ci riporta certamente alle nostre antiche origini, a quell’inconscio collettivo di cui parla Gustav Jung e che è disseminato di simboli e archetipi. E sogni rivelatori. Sappiamo così che il linguaggio dell’inconscio attraverso anche i sogni non è soltanto un magazzino in cui riporre materiali di scarto, bensì una ricchezza importante per lo sviluppo della nostra identità .
Il sogno-incubo che Nyu fa spesso, quello di essere uno squalo,  è la spiegazione di ciò che è e della sfida che deve compiere verso se stessa
“Nyu si sentiva potente. Lei era uno squalo. Era diventata una cosa sola con il possente animale dei mari, i loro occhi si erano incrociati e le loro anime fuse in una sola.â€
Francesca ci regala in questo suo romanzo mille suggestioni. In possesso di due lauree magistrali in Filosofia e linguaggi della modernità e in Italianistica e critica letteraria è da sempre convinta che per cambiare il mondo bisogna prima cambiare se stessi. Occorre vedersi dentro.
Nyu diventa cieca, come Tiresia il profeta dalle facoltà divinatorie, per poter vedere meglio dentro di sé.
Conosci te stesso diceva Socrate e ciò è vero da sempre.
Francesca dunque ci porta per mano in questo mondo magico fatato, ma che potrebbe essere vero se soltanto noi volessimo  vederlo con occhi più puri e rispettosi.
Un mondo che ci può regalare meraviglie e medicamenti non solo per il corpo , ma per lo spirito.
Un suggestivo romanzo che ci verrà raccontato dalla stessa autrice
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