CRONACHE DI BORZONASCA…Vita di paese
pubblicato da: Mirna - 17 Agosto, 2016 @ 8:14 amSiamo oltre la metà dell’estate, passato anche  Ferragosto.
Il tempo è corso placido in giornate distese, aperte, lente. Come  lenta è l’atmosfera di Borzonasca; forse per questo che qui ci sono ultranovantenni, e gli ottantenni talvolta sembrano ragazzi, vestiti come sono con jeans e berretto all’americana. Ci sono molti pensionati, molti nulla-facenti, tre chiese, tre negozi di generi alimentari due bar, il ritrovo di Massimo nel pomeriggio vicino al Taglio.
Tante chiacchiere perlopiù allegre. Soprattutto al mattino al bar pasticceria Macera che sembra così dare il ritmo alla giornata. I personaggi vengono bonariamente catalogati in estrosi, surreali, interessanti sempre  da Massimo -( lui stesso nella lista?) – che può variare di giorno in giorno.
E noi? Ci saremo sicuramente.
In fondo questo è un paese dove tutti hanno anche il soprannome, mio marito, ne aveva almeno due! Perché le persone guardano, si interessano ( a volte troppo e in maniera fantasiosa) e tutto questo “materiale umano†è il soggetto privilegiato della conversazione.
Sapete però che Borzonasca ha dato i natali al Devoto? Quello del dizionario! Non è un caso che le parole più o meno leggere corrano e diventino struttura e corpo del paese.
Ma non solo parole,anche fatti.
A parte i vari medici, direttori di banca, docenti universitari che ritornano qui o per
l’estate o per sempre ci sono i personaggi “storiciâ€.
Abbiamo già parlato dei pasticceri Macera che ogni giorno sfornano le famose “rotelle†fragranti di aromi e gusto deliziosi.
Qualcuno quest’anno ha pensato di raccogliere gli oggetti da buttare e farne una rivendita il cui guadagno andrà per la Croce Verde. Altri organizzano cene e musica. Massimo sta già progettando una casa di riposo allegra che vorrebbe chiamare “Trapasso sereno† Non è uno scherzo. Si potrebbero già aprire le pre-iscrizioni.
E poi c’è la sig nora Delia che io vedo tutti i giorni. Da sempre occupata con montagne di bioccoli di lana…sì, perché la gentilissima signora Delia, è una materassaia. Lavora e fa rinascere la lana, poi riempie e cuce nuovi materassi che a suo dire sono sempre i più co modi e
salubri. (Anche noi ne abbiamo due rifatti da lei)
I miei vicini di casa e di orto sono fantastici. Giancarlo, che è diventato amico di Mimilla, cura con un piacere quasi sensuale il suo orto e accudisce piantine di basilico e di cavoli in una specie di “incubatriceâ€. Vedo la sua espressione compiaciuta e penso che nelle piccole cose sta la serenità . Lo dice anche lui, perché a sera, prima di innaffiare , ci dedichiamo a conversazioni più o meno filosofiche. Quando sale nelle due fasce a guardare i suoi i pomodori, le zucchine, i fagiolini ecc (che talvolta arrivano anche sulla mia mensa )io e Mimilla lo guardiamo come fosse un quadro, talmente è ben inserito nel colore rosato e nella quiete del vespro .
Naturalmente si parla di cibo,soprattutto di ricette antiche. E si cucina.
Come sapete Grazia ed io abbiamo inaugurato gli inviti a turno ogni sabato sera. Devo ammettere che Grazia è una brtava e originale cuoca. L’ultima volta ci ha fatto arrosto al sugo di prugne, squisito. Ma non solo. Anche un gelato…ammorbidito al micronde.
Lo scorso sabato però toccava a me…ahimè…una debacle…Non voglio assolutamente tirarmi la zappa sui piedi,memori come sarete, dell’avventura della torta di riso per la quale avevo sbagliato la quantità . Un chilo invece di due etti!. Sapete anche, voi amici accademici, che faccio dei dolci sempre molto buoni, ma…sabato scorso sono nuovamente “cadutaâ€.
Volevo fare il pasticcio o meglio le lasagne come le chiamiamo noi in Emilia.
Quando gli amici americani, Gary, Wendy, Barbara e >Camille sono stati qui avevo preso la mano e mi riuscivano bene.
Ma questa volta…dove è stato l’errore? Intanto al supermercato vedo le lasagne verdi…allora ritorno al ricordo della mia mamma quando nella nostra cucina bionda (quella che ho qui fortunatamente ) preparava la pasta con gli spinaci per le lasagne. . Avevo già preparato il ragù, buono, lo ammetto. Ma al momento di unire gli ingredienti…il fattaccio.
Lascio la pasta cruda o la immergo nell’acqua bollente? Decido per la opzione due…ma non immergo un foglietto alla volta…bensì tutto il malloppo. Che infatti riesce
come un malloppo di …dollari.
Scottandomi, usando coltelli e altri arnesi riesco a scollare in parte i foglietti (Grazia poi mi chiederà se sono tagliatelle!) e a procedere con ragù. besciamella,grana ecc.
Beh, insomma il sapore non è male, ma l’insieme è rattoppato come una coperta di patchwork.
Ma rimangono altri foglietti tutti cementati tra loro. Che fare? Non si buttano.Li metto in frigo. Stefania che ha sangue ligure per il 50% l’altra sera li rielabora. Dice che farà tagliolini verdi come contorno alle scaloppine , alla tedesca insomma.
Poi mi sono presa il bicarbonato.
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VIVA I LIBRETTI ROSSI “ASTORIA”
pubblicato da: Mirna - 12 Agosto, 2016 @ 4:18 pm
Mi piace parlare dei libri che leggo un po’ per riordinare e ricordare le sensazioni che provo, un po’ per condividere. Mi fa piacere pensare  che le brevi impressioni delle mie letture di cui scrivo – soltanto pennellate per incuriosire –  possano suggerire titoli a chi in quel momento non ha idee.
In estate si frequentano meno librerie ed è per questo  che ogni suggerimento ha la sua ragion d’essere, ed è per questo che scrivo :
Consiglio soprattutto alle amiche lettrici di cercare qualche volta in libreria un libretto di Astoria, piccola casa editrice per signore ironiche.
Pubblica romanzi di autrici perlopiù inglesi e perlopiù dimenticate. Ecco allora trame interessanti e divertenti che spaziano da Londra alla
campagna inglese; dall’Ottocento ai primi anni cinquanta.
Si prova un certo sollievo nell’entrare  in storie non così tragiche o deprimenti come spesso troviamo nella letteratura contemporanea.
La linea conduttrice di queste collane  è sicuramente  IL SENSE OF HUMOUR. In questo caso un po’ rosa . Le donne si sa vedono il mondo intorno a sé da
un punto di vista privilegiato e più ampio degli uomini e in questo caso  ce lo propongono con più leggerezza .
Dai romanzi di Frances Hodgson Burnett come l’ormai famoso”Un matrimonio inglese”, a Barbara Pym, a M.C. Beaton che ci ha fatto conoscere il personaggio divertente di Agatha Raisin, una sorta di Miss Marple anni Cinquanta, molto moderna, pasticciona e simpatica. Ho parlato già parecchie volte delle sue indagini nei Costwold. E’ confortante sapere che abbiamo letto soltanto una parte dei suoi racconti perché ASTORIA ne ha  serbo altri, che pubblicherà in futuro.
A Trento so che ci sono nella Libreria Artigianelli : devo dire che vedere una parte dello scaffale occupato da  questi lucidi libretti rossi è una gioia.  Per fortuna qui a Borzonasca  è Grazia che me li presta.
Un’altra autrice che già ho letto ed apprezzato grazie ad ASTORIA è Margery
Sharp.
L’ultimo lettoè “Britannia Mews†un articolato romanzo che spazia dalla fine dell’ottocento fino alla seconda guerra mondiale. Personaggio principale è Adelaide, una tenace londinese che riuscirà ad essere coerente in tutte le sue scelte di vita  anche in quelle  sbagliate. Di buona famiglia lascia gli agi e “la rispettabilità vittoriana†per amore del suo maestro di disegno. Nonostante si accorga presto dell’errore commesso lei se la caverà sempre da sola, fino a diventare famosa nell’ambiente artistico londinese ed addirittura mentore per una sua giovane parente.
Diciamo però che il vero protagonista è un rione di Londra che da luogo di poveri e derelitti diventerà à la page nel giro di alcuni decenni. E’ la zona delle antiche scuderie dei possessori di carrozze .
Quasi un parallelo tra il percorso formativo di Adelaide e la crescita sociale  di Britannia Mews.
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CRONACHE DI BORZONASCA 2016
pubblicato da: Mirna - 4 Agosto, 2016 @ 9:12 amVACANZE PER “GIOVANI�
Mi ritrovo da anni, tanti ormai,  a trascorrere l’estate  qui a Borzonasca, il
paesello natio di mio marito. Dapprima un mese, poi due alfine quando lui  ristrutturò la vecchia casa di famiglia  praticamente tre mesi e oltre… Della sua  vecchia casa alta e stretta che si trova nel “centro storico†(in sostanza il carruggio dove non passano le automobili) Piero ha mantenuto e risistemato per noi soltanto il terzo e quarto piano mansardato. E il giardinetto a fasce.
Per giungere al piano living con terrazzina ci sono da fare tre piani, senza ascensore naturalmente, se poi si vuole salire nelle altre stanze…ecco una bella ripida scaletta che ci porta al salottino – stanza degli ospiti e alla saletta della televisione.
Ma siamo ancora “giovani†e possiamo farcela…Sulla terrazzina che si apre
davanti alla cucina ci possiamo riposare tra gli effluvi della salvia del vicino e del gelsomino. Se vogliamo accedere al prato ecco la scaletta di quasi quaranta  gradini, vetusti, forse di pietre del Cinquecento, che portano senza ringhiera alla prima balza dove ci sono il  casotto per gli attrezzi, un caco, un  glicine e lavanda. Ma ancora occorre salire se si vuole sdraiarsi sulla comoda sdraio ad ammirare la palma, il nespolo,l’alloro, l’atmosfera mediterranea.
E il famoso campanile che suona sempre le ore e le mezz’ore.
Nello scendere occorre porre molta attenzione altrimenti si scivola sulle pietre
antiche e dure  e ci si può rompere il polso. Successe a me il ferragosto di due anni fa.
Ma mi sento vispa e mi fa bene  salire e scendere per innaffiare l’ortensia e le belle di notte o per raccogliere le spontanee foglie di borragina – che poi passo rapidamente al vapore e mangio come contorno.
Mi ripeto che le scale fanno bene. Lo stesso paesello è pieno di salite e scale più o meno definite “santeâ€
La circolazione se ne avvantaggia pur se il respiro talvolta si fa affannoso.
Ma poi a sera senza impegni e dopo aver innaffiato ci riposiamo sulla terrazza più comoda ad ammirare il volo delle rondini nei colori rosati del crepuscolo.
Se vogliamo da Borzonasca, luogo di bosco e di riviera,possiamo andare sui
monti inerpicandoci per sentieri boscosi ed ameni, persino per raggiungere l’abbazia  Borzone saliamo un dislivello di duecento metri . Qui in Liguria  ci si sente quasi più montanari che marittimi .
A Cavi, la spiaggia dove andiamo da 40 anni , non solo c’è la riva sassosa ma spesso questa  è scoscesa come un pendio montano, a seconda delle mareggiate.. . L’altra mattina  avrei voluto uno sherpa con me per aiutarmi a risalire dal mare
turchese. Già scendere in acqua può provocare scivoloni sulla ghiaietta di mare, ma ci si arriva, e poi la gioia di voltolarci nell’acqua cristallina e lucente proprio nel centro del Golfo del Tigullio con Portofino e Sestri Levante ai lati, non ha  paragoni. Si vedono gli scogli, la collina di Santa Giulia, gabbiani felici e sole splendente.
Se c’è un’onda un po’ modulata salire diventa un ‘impresa. Io indosso da sempre scarpette di gomma per entrare in mare, ma servono poco per uscire …scivolo, poi arriva l’onda, cado, mi rialzo, ma sono già un po’ più in là . Stefania mi allun ga la mano, ma mi servirebbero i bastoni dell’alpinista per rimontare la riva. Nonostante tutto queste difficoltà stamani ho fatto quattro bellissimi bagni, ripetendo ogni volta alla fine la sceneggiata dell’emersione dalle onde.
Accanto a me poi arriva sbattuto violentemente dall’onda  a mò di delfino
spiaggiato un signore “giovane†come me , forse più, con addirittura le pinne e gli occhiali:  non riusciva ad alzarsi né a sedersi  e rotolava  come un salame tra onde e sassi senza parlare. Stefania allarmata era  pronta all’aiuto  e gli si è accostata, ma lui è riuscito con una coraggiosa giravolta e arrampicata ad uscire e, senza guardare nessuno, a buttarsi esausto sulla sua sdraio, pinne comprese.
Vacanze per “giovani†in questo mio angolo ligure. ,
Ma l’età è quella anagrafica o quella che ci si sente?
LA VEDOVA di Fiona Barton e altre letture per l’estate
pubblicato da: Mirna - 2 Agosto, 2016 @ 4:45 pmLA VEDOVAÂ Â e JANE E PRUDENCE
Letture per l’estate
Dove si legge d’estate? Al fresco di una camera in penombra, sotto un albero,
sotto l’ombrellone, aspettando qualcuno se si porta un libro piccolo in tasca o nella borsetta.
Borzonasca mi offre sedie sulle terrazzine di pietra e su quelle d’erba, il lettino in riva al mare, e soprattutto il mio letto blu nelle ore centrali della canicola.
Libri leggeri se fa troppo caldo, thriller per sentire un po’ di brividi, racconti ambientati in Inghilterra per immergersi nella
 tranquillità e nel fresco.
LA VEDOVA è un giallo avvincente che ti fa veramente compagnia.
Scritto con ritmo serrato ti porta da un punto di vista di un personaggio all’altro: dalla giornalista rampante, all’ispettore onesto e buono, per giungere alla vedova che narra in prima persona il suo dramma. Il marito è morto da poco investito da un autobus, ma le ha lasciato l’eredità di un’accusa infamante. L’accusa di pedofilia e del rapimento della piccola Belle, mai trovata. Un caso eclatante, un caso di coscienza per la collettività . La si cerca ancora dopo alcuni anni seppur l’accusato sia stato prosciolto.
Ma ora che è morto qualcosa di non analizzato emerge. E la depositaria di segreti e bugie è solo lei: la vedova. Tutte le testate giornaliste e le Tv la cercano,vogliono intervistarla; e in un crescendo di nuove verità e prospettive  si arriva alla soluzione.
E poi si va in Inghilterra, nel mondo di Barbara Pym dove sembra che
l’accadimento più significativo  che può avvenire in un villaggio  sia l’arrivo in canonica  del  nuovo Pastore e di  sua moglie Jane.
Oppure il progetto della comunità di far risposare Fabian,  il bel vedovo.
Ma si parla soprattutto dell’amicizia fra Jane e Prudence. Jane la quarantenne moglie del pastore che non sa fare nulla in casa ma pensa spesso ai suoi amati poeti inglesi del Seicento e Prudence trentenne che lavora a Londra e non è ancora sposata.
Divertente leggere dell’abbigliamento noncurante di Jane. Talvolta le sbuca un pezzo di sottoveste dal vestito, va a Londra con il suo vecchio cappotto di tweed che usa anche per dar da mangiare alle galline. E’ inconcludente, se non c’ la signora Glaze a occuparsi del pranzo non sa che cucinare per suo marito e…si sa , dicono tutte le comari del villaggio,  che gli uomini, benché pensino a una cosa sola, hanno bisogno di pasti sostanziosi.  E poi non riesce neppure a lavare i piatti come si deve e se ne duole. Ma è molto attenta agli altri, alle loro esigenze e, come Emma di Jane Austen, vorrebbe combinare un bel matrimonio tra Prudence e Fabian.…
Prudence, molto attraente,  al contrario di Jane  è sempre elegante e crede di essere innamorata del suo datore di lavoro, un ometto grigio e stempiato. Ma quando Jane le fa conoscere Fabian nella sua vita  si riaprono diversi progetti.
Importante sarà  l’invito al tè sotto il noce offerto da Fabian a Jane, Prudence e altre signore. Ma chi lo verserà ?
Giudiziosamente Fabian lo chiederà alla governante
†La signora Arkright distribuì tazze di tè e tramezzini al pomodoro e al cetriolo, quindi sembrò svanire nell’aria. Era come se si trasformasse in qualche modo in un cespuglio o in una pianta, per ridiventare miracolosamente se stessa al momento opportuno, quando bisognava riempire le tazze o i piatti erano vuoti.â€
Tranquillità della campagna inglese di tanto tempo fa, tra tintinnanti tazze di tè, passeggiate , riunioni. Tutto condito dalla sottile e brillante ironia di questa scrittrice per molto tempo sottovalutata.
Barbara Pym (1913-1980) ha avuto alcuni amori, ma non si è mai sposata. La casa dove visse con la sorella nell’Oxfordshire è diventata luogo di pellegrinaggio per i suoi devoti lettori.
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Coltivare…non solo giardini e orti
pubblicato da: Mirna - 25 Luglio, 2016 @ 4:17 pmLE CRONACHE DI BORZONASCA
il giardino-orto del mio vicino assomiglia ad un quadro del Moggioli che si
trova alla permanente del MART: Ombre e luci, scale e scalette, filari di fagiolini, zucchine , alberelli da frutto, gladioli,rose e persino le fragole. Verso il tramonto è un piacere guardarlo mentre innaffia con cura ogni sua “creatura”. Io me ne sto seduta sul balconcino di sopra ammirando anche le rondini che si affollanno int0rno al campanile.
Più tardi salirò anch’io con Mimilla a dare l’acqua alle ortensie, alla melissa, al glicine, poi nuovamente sulla terrazzina grande a sperare nel volo degli aironi.
Considero quanti piccoli piaceri coltivo in un giorno! Già al mattino mentre mi porto a letto caffè e gatta e posso ascoltare la radio senza fretta, provo gioia .
Pregusto l’arrivo del sole nella cucina quando aprirò la porta finestra e le surfinie sembreranno più colorate.  Devo incontrare Grazia con la quale abbiamo fatto programmi: vogliamo fermarci a bere un altro caffè da Macera e chiacchierare con il “comitato” borzonaschino? Risate assicurate. Vogliamo camminare?
Tre chilometri di leggera salita tra ulivi, noccioli, querce, canto di uccellini e
cicale, e arriviamo a Borzone. Se capitiamo la domenica mattina per il dopo messa sembra di essere a Times Square. Tantissima gente: persino mia cugina medico a Parigi, Walter con la focaccia, turisti, bambini, tanti cani che entrano felici e pii nella navata…atmosfera rarefatta, magica, da godere.
Insomma Grazia ed io “infiliamo” progettini gustosi come tanti coralli in una collana: ogni giorno variamo. Mattinate per un aperitivo a Chiavari, un altro momento per lo shopping, anche la spesa grossa all’Ipercoop è gradito, dobbiamo comprare ciò che cucineremo i sabato sera. Sì perchè la nuova abitudine piacevole è che a sabati alterni ci invitiamo a cena. Sabato
scorso toccava a me: melanzane alla parmigiana, tiramisu dietetico (fatto da Grazia), Ortrugo fresco. Sempre sulla mia “terrazza Martini”. Mi sono cambiata come la lady nel suo castello e la vicina mi guarda esterrefatta: “Si è messa anche gli orecchini pendenti”esclama . “Giochiamo alle signore” ridiamo.
Stiamo dunque anche noi coltivando la nostra piccola felicità , superando e accantonando per un po’ problemi, seccature, dispiaceri. E’ stata Charlotte Bronte nel suo libro “Villette” a descrivere un personaggio che cercava di “coltivare la felicita’”. Non è facile. Ma qui a Borzonasca dove sempre mi sento sospesa si può fare. Se poi c’è un bel sole, il mare vicino, farfalle bianche che entrano in casa (lasciamo perdere i gechi e i ramarri) , se si ha voglia di inventare accadimenti facili e allegri , ci si può abbandonare, affidare. Volevamo le acciughe fritte? Alla Trattoria Marchin le abbiamo mangiate con gusto.
Stamani sono andata al mare sebbene il cielo qui fosse nuvoloso, ma a Cavi il
sole splendeva, le onde rumoreggiavano. Io felice con il mio cappello rosa in testa mi metto accanto alle onde telefonando a un’amica…un’onda mi travolge, il cappello parte e viene sommerso, le ciabattine pure, io cado, ma tengo alto il braccio con il cellulare come la statua della libertà . Con fatica e senza…nessun bagnino accorso…recupero cappello, infradito e mi rimetto in posizione eretta.
Il mare era così bello.
UNA STORIA QUASI PERFETTA di Mariapia Veladiano, ed. Guanda
pubblicato da: Mirna - 22 Luglio, 2016 @ 9:08 am
Un altro romanzo di una scrittrice schiva ma chiara e aperta . Come i fiori che talvolta si rinchiudono ma si aprono sempre sotto i raggi del sole.
E in questa storia di seduzione, amore, bellezza siamo circondati da fiori. Perché la protagonista, Bianca, è una disegnatrice di fiori e piante, bellissimi, originali, preziosi. E lei stessa si circonda di fiori particolari e di acqua per consolare il suo bambino di non vivere più a Venezia. Ora abitano a Vicenza città di provincia, laboriosa e seducente, ma anche crudele.
La loro casa piena di affreschi e di giardinetti nascosti rivelano l’amore di Bianca, sì per i fiori ma anche per la vita e la bellezza. Bianca è fiduciosa come il giglio che cresce nel campo. E come tale viene vista da Lui, l’uomo di potere, titolare di una ditta di oggettistica e moda che la vuole come collaboratrice. .
Lui la vede come un oggetto prezioso da conoscere a fondo e poi possedere.  Lui è un seduttore che fa innamorare con la sua bellezza virile, con la sua sicurezza di persona agiata e con una sorta di rancore nascosto che lo rende “libero†di non attaccarsi alle persone.
Bianca invece non ha paura di amare, è circondata da persone care, da ricordi dolci.
Insegna al Liceo artistico e disegna e dipinge sempre, come le ha insegnato il padre, fiori bellissimi che coltiva nei suoi giardini.
Siamo circondati da elleboro, ipomee, aquilegie, ortensie azzurre che perdono petali quando lei ne  regalerà a Lui  un vaso fiorito. E le parole sembrano fiori, le parole che finalmente lei lascia fluire quando si innamora fiduciosamente.
Una storia quasi perfetta: Lui il bell’imprenditore…che non ha nome , essendo il prototipo del Don Giovanni;  lei la bionda trentenne artista che vive nella luce.
Lo porta a Venezia in una giornata di pioggia in cui lei si apre proprio come un fiore e rivela tutto di sé.
Lui si spaventa, la sua anima accidiosa che non sa come amare, si ritrae e poi inizierà la sua strategia di allontanamento.
Bianca non capisce, vuole una spiegazione che non riesce ad ottenere.
La sua forza la farà però essere vincitrice .
E lui rimane spiazzato, confuso, irrisolto.
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LE CRONACHE DI…BORZONASCA
pubblicato da: Mirna - 16 Luglio, 2016 @ 4:28 pmIl vento limpido di questi giorni mi fa osservare con più attenzione il volo delle
farfalle. Sembra che vogliano andare in una direzione, ma la brezza poi  le costringe ad andare in un’altra…dalle rose antiche della vicina al mio gelsomino profumato o alla lavanda della prima fascia. Sembrano contente di abbandonarsi, le ali quasi ferme e sospese, intanto tutto è bello e colorato.
Così sono, continuavo a riflettere, le nostre giornate estive in un paese facile. Si decide al momento che cosa fare, dove andare, che piccoli piaceri suggere dalla nostra piccola vita di pensionati pseudo filosofi.
Borzonasca è un luogo circoscritto dal quale partire o riunirsi in punti di aggregazione privilegiati. Come sapete il bar pasticceria Macera è il fulcro della vita del paese, soprattutto al mattino quando dalle 9.00/10.00 in poi, tutti vi accorrono con un sussulto di ansietà per arrivarci prima  per leggere l’unico quotidiano disponibile, o poter mangiare un pezzo di focaccia, ma soprattutto per vedersi l’uno con l’altro, quasi per sentirsi confortati e uniti in una sorta di legittimità di conoscenza e condivisione  antica. Soprattutto gli uomini accorrono in frotta per bersi il caffè, fumare, discutere di sport, di politica. Tutti accettati nelle loro peculiarità sottolineate da Massimo , un borzonaschino di ritorno. Sguardo acuto, senso dell’umorismo, un’attenzione circolare ed affettuosa.
Arriva Luigi che sa tante cose, Carlo che fuma come una ciminiera, Marino che improvvisamente va a piedi scalzi… e poi ci sono le signore e signorine.
Grazia ed io naturalmente. Ai tavoli, ora rinnovati di rosa, della verandina interna. E se da un lato sembra che lentamente Borzonasca si spenga- hanno chiuso uno dei tre bar, qualche negozio – dall’altro, come  da una diversa polla sorgiva, ecco il centro culturale del Taglio che acquista nuova linfa grazie proprio a Massimo che organizza tornei di pinnacolo, incontri culturali, e vi  ha
allestito un piccolo bar.
Ed ieri pomeriggio siamo state invitate “ufficialmente” a bere spumante sotto i tigli e il venticello considerando quanto sia bello avere da inventare queste giornate all’apparenza vuote, ma pronte come un foglio bianco da riempire di piccoli e grandi accadimenti.
E so che devo raccontarvi ancora tanto. Ma mi sono lasciata trasportare dai pensieri fuggevoli  come le farfalle di cui scrivevo.
Da Francesca Patton
pubblicato da: Mirna - 14 Luglio, 2016 @ 7:05 amCari amici, la nostra bravissima Francesca Patton, autrice de Il magico mondo di Nyu, ha scritto anche saggi molto interessanti. Uno di questi sarà presentato in Abruzzo il 30 luglio. Mi fa piacere rendervi partecipi. Intanto ancora congratulazioni a Francesca e un grande abbraccio da noi tutti lettori.
“…Ti volevo chiedere gentilmente una cosa. A fine luglio partecipo come
relatrice alla Scuola di Alta Formazione Filosofica in Abruzzo (Castel di
Sangro). (Io parlerò il 30 luglio alle ore 17.00 con il libro “Dalla nausea
all’indifferenza”, il saggio premiato a Prata Sannita).
L’organizzatrice, prof.ssa Esther Basile, avrebbe scritto un bel pezzo sul
ruolo delle donne nella storia per presentare un po’ i lavori di questa
edizione e mi domandavo se fosse possibile pubblicarlo su Trento Blog.
Grazie di cuore
un abbraccio
Francesca
Filosofia: confini e sguardi verso l’Europa
Dal 28 al 31 luglio si tiene a Castel di Sangro la Scuola estiva di Alta Formazione Filosofica organizzata dall’Istituto italiano per gli Studi filosofici di Napoli e dall’Associazione Eleonora Pimentel
Si aprirà il 28 luglio la ventesima edizione della Scuola Estiva di Alta Formazione Filosofica per la cui organizzazione si è come sempre impegnata la prof.ssa Esther Basile, filosofa e delegata per l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. “È ormai opinione consolidata – spiega Esther Basile – che nel corso dei secoli la donna si è vista negare non solo la possibilità di espressione tecnico- scientifica, ma anche quella artistico-letteraria, più confacente alla sua creatività . Chi ha osato infrangere il tabù, ha dovuto superare ostacoli che il sesso forte (forte nella misura in cui occupa il potere) non ha mai conosciuto. Questo perché, esprimere o nominare il mondo al femminile, implica comunque parlare di linguaggio e di sapere, considerata l’intima relazione e il reciproco condizionamento che intercorre tra essi. Il pensiero occidentale è caratterizzato da una dualità , in cui i due valori sono situati su piani diversi: l’uno è sempre positivo e l’altro sempre negativo. Tale dicotomia conduce ad una gerarchizzazione delle parti, dal momento che i poli positivi vengono associati ad altri positivi e quelli negativi ad altri negativi, rafforzando così la catena. Ciò spiega come nel binomio alto/basso, ad esempio, relazioniamo il primo termine a concetti quali superiore, divino, elevato, mentre associamo il secondo termine a idee quali inferiore, infimo, brutto. Lo stesso succede per la coppia destra/sinistra, dove col primo vocabolo si vuole intendere, in senso astratto, un qualcosa che è retto e giusto, invece col secondo si insinua un qualcosa di poco chiaro, sinistro appunto; l’elenco potrebbe continuare all’infinito. La dicotomia, pertanto, è una verità inerente alla nostra cultura, è un fatto universalmente e storicamente riconosciuto, anche se non sono ancora del tutto chiare le cause che l’hanno determinata. Secondo la storica Gerda Lerner, probabilmente è stata proprio la divisione patriarcale dei sessi il punto di partenza della binarietà . In ogni caso, a prescindere dalle cause, rimane il fatto che la nostra cultura è organizzata secondo un sistema binario, ad iniziare dal linguaggio, sua forma d’espressione più importante. Applicato ai sessi, esso genera contemporaneamente una gerarchia e una asimmetria, poiché l’uomo appropriandosi del discorso, del logos, della storia, assume la capacità di nominare il mondo, di ordinarlo, di configurarlo simbolicamente secondo il proprio modo di essere, di pensare e di sentire: di conseguenza mentre gli uomini occupano il polo positivo, le donne sono vincolate a quello negativo. Tale posizione egemonica spiega come, nonostante si tratti di un sistema di pensiero binario, tutto si regga sull’Uno, sulla capacità significante del corpo virile, rifiutando o escludendo quanto sia dissimile o non si identifichi con esso, negando, cioè, ogni diversità o eterogeneità sino a ridurla al concetto degradante di altro. Riservando per sé il potere di dettare la ragione e l’azione, il soggetto maschile ha ridotto la donna a oggetto della scrittura, relegandola negli spazi periferici, attribuendole qualità quali l’intuizione e la passività e una predisposizione naturale al sacrificio e all’abnegazione. Una asimmetria interiorizzata a lungo da uomini e da donne, cioè dai destinatari del discorso stesso. Ciò nonostante in tutte le epoche vi sono state personalità femminili che, prescindendo dalla relazione degli opposti, hanno vissuto e rappresentato il mondo secondo una prospettiva del tutto personale, il cui punto di partenza è la propria esistenza. Donne che invece di negare, rifiutare o escludere il corpo lo hanno rivalorizzato, amato e rispettato. Molte di esse sono rimaste nell’ombra dell’anonimato, lontano dalla società e nell’utilizzare la parola hanno percepito una nuova verità non solo individuale, ma anche sociale. Altre non hanno avuto timore di uscire allo scoperto; di fondamentale importanza sono alcune figure di spicco della Storia Filosofica come Simone Weil“.
Programma 2016
“FILOSOFIA : CONFINI E SGUARDI verso l’Europaâ€
28-31 LUGLIO 2016
SCUOLA ESTIVA DI ALTA FORMAZIONEÂ FILOSOFICA (10 ANNI solo a Castel Di Sangro)Â
organizzazione
ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI DI NAPOLI -Â ASSOCIAZIONE ELEONORA PIMENTEL di Napoli
con
COMUNE DI CASTEL DI SANGRO-Museo Aufidenate -Â COMUNE DI PESCOCOSTANZO -Â COMUNE CASTEL DEL GIUDICE-BORGO TUFI
Palazzo del Prete di Belmonte
28 Luglio ore 17 MUSEO AUFIDENATE
Saluti Istituzionali
Sindaco di Castel di Sangro Caruso
Presidente Archeoclub
Presentazioni Temi della Scuola
Presentazione Libro di Gioconda Marinelli- Nel nome del Vino
Ed.Homo scrivens Ne parlano Maria Stella Rossi ed Esther Basile
Assaggio Vini Cantine Valerio
Intervista con Tiziana Bainchi e Proiezione del Video ‘Eroi silenziosi, eroi ogni giorno’
Modera Carmela Maietta(Il Mattino)
Venerdì 29 / ore 10,15– Museo AufidenateÂ
Esther Basile: Lectio su Le Filosofe del 900’
ROSY RUBULOTTA- Etica e MEDICINA DI GENERE-
Carmela Maietta- La visione delle donne attraverso i media
Venerdì / ore 16,45 – PESCOCOSTANZO
Saluto del Sindaco Scuncio
Angela Caruso: Insegnare Storia e Geografia nel nuovo Millennio
Dibattito su : NUOVI ESODI_NUOVI MONDI: la nuova banalità del male? Con Carmela Maietta – Marika Di Carlo-Esther Basile-
PRESENTAZIONE LIBRO “PASOLINI INDOMITO CORSARO†di Esther Basile ed Homo ScrivensÂ
Introduce Maria Marmo VIDEO Della Regista GRAZIA MORACE- Pasolini
Margherita Pieracci Harwell-Lectio su Cristina Campo
Sabato 30 Luglio / ore 10,15 -Â Museo Aufidenate
Anna Forgione- Tema: Maria Zambrano la forza della parola
CARMEN DI NOTA- Qui Jin: non ditemi che le donne non possono essere eroi
Presentazione Libro “CASADONNA 20 secoli di Storia†di ANGELA CARUSO -Introduce Esther Basile
La Geografia di Pasolini
Sabato 30 Luglio / ore 17,00 CASTEL DEL GIUDICE
Maria Stella Rossi: Segni e atmosfere felici in Renoir- De Nittis- Zandomenighi-Cassatt- Boldini- La Parigi degli Impressionisti e dei Post-Impressionisti.
Libro di Francesca Patton: Dalla Nausea all’indifferenza-Analisi comparata de La Nausèe di Sartre e de Les Particules elementaires di Houellebecq Ed Ancora Intervista Esther Basile
Libro: Pane dell’uomo ,pane di Dio –Autrice Maria Concetta NicolaiÂ
Introduce Maria Stella Rossi e Relatore Gaetano Basti ed. Menabò
Musica di Lino Blandizzi-chitarra
Domenica 31 Luglio / ore 11 Palazzo Belmonte
Reading poetico
DISCUSSANT : FILOSOFIA – NARRATIVA-SCIENZA-ARTE
nel 900’-Relatrici con report Docenti Corso
Musiche
Per Contatti : Tutor Prof.ssa Esther Basile cell.3407286605
Email : ester.basile@libero.it
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MADRI E FIGLIE raccontate da Annie Ernaux e E.Strout
pubblicato da: Mirna - 8 Luglio, 2016 @ 7:28 amMADRI E FIGLIE raccontate Annie Ernaux e Elizabeth Strout
Due strepitose scrittrici ci parlano del rapporto unico, esclusivo e più importante del mondo: quello tra madri e figlie perché , lo sappiamo, nel bene o nel male, la madre sempre è  per la figlia  il suo alter ego.
Elizabeth Strout, vincitrice del Pulitzer nel 2009 con Olive Kitteridge, ci propone una narrazione in prima persona.
†Mi chiamo Lucy Barton†è una penetrante riflessione nel proprio Io più nascosto quando la protagonista si trova costretta a rimanere settimane in ospedale per complicazioni dopo una banale appendicite. Il senso di isolamento e  di solitudine che si prova in certi momenti rimescola ricordi, sentimenti nascosti e mascherati, desideri forti come quello di rivedere la propria madre lontana da tanto tempo.
Ed accade proprio così : quella madre così dura, distaccata, incomprensibile durante la sua infanzia ora le fa sentire che fra loro c’era un rapporto viscerale anche se difficile. Basta sentirsi chiamare con un vezzeggiativo antico “Bestiolinaâ€per sentire sciogliere, i conflitti, i brutti ricordi e soprattutto quel rancore di aver vissuto un’infanzia solitaria, brutale e piena di una miseria umiliante.
La madre rimane cinque giorni e cinque notti, sembra senza mai dormire, lo fa per dovere? perché è stata chiamata dal marito di Lucy, impegnato con lavoro e bambine. Un’isola di intimità si crea fra le due donne mentre guardando la mole del grattacielo Chrisler la madre racconta di personaggi e avvenimenti del loro passato. Ma è un passato che non è condiviso con la stessa prospettiva e ciò, finita la visita, farà tornare entrambe alla propria dimensione di “un amore afasicoâ€che impedisce un ulteriore comunicazione. In Lucy Barton rimane sempre il desiderio insoddisfatto di Mamma, una Mamma imprendibile, ma quella parte di noi che ci fa sentire meno sole, nonostante tutto.
ANNIE ERNAUX che conosciamo già per gli splendidi “Il postoâ e Gli anni ha scritto ™Altra figlia vincitrice del Premio Strega Europeo.
Scrittura di diamante, eccelsa. Si tratta di un dimenticato choc infantile quando la protagonista apprende dalle labbra della madre di aver avuto una sorellina, morta prima che lei nascesse… e che era migliore di lei. Una ferita sulle prime sopportabile, ma si sa, che i dolori vanno elaborati a fondo prima o poi. E dopo sessantanni Annie Ernaux scava dentro di sè in modo lucido come avesse un bisturi per estrarre il dolore provato . Ha saputo della morte di questa sorellina per caso, da una conversazione della madre con una vicina, e tempo dopo annoterà che fu lo stesso giorno, 27 agosto 1950, del suicidio di Cesare Pavese.
Perchè non condividere con Annie il lutto? Perchè tenerla distaccata? La gelosia verso qualcuno che non c’è¨, ma che lei sente parte di sè, le fa vivere sensi di colpa, curiosità morbose, moti di orgoglio.
Le sue parole perfette formano dunque una sorta di lettera per la sorellina morta. Per anni ha cercato le foto mancanti della sua storia familiare, quelle foto ingiallite nascoste nei luoghi più segreti dai genitori come se essi non volessero condividere il loro dolore.
Poche pagine in cui si condensa una intera esistenza e la propria visione del mondo
Prima di cominciare questa lettera provavo nei tuoi confronti una forma di tranquillità che si è ormai disintegrata. Sempre più nello scriverti, mi sembra di incedere nel pantano di una landa spopolata come nei sogni, dove tra una parola e l’altra devo percorrere uno spazio riempito di una materia incerta. Ho l’impressione di non avere una lingua per te, per dire di te, di non saper parlare di te se non attraverso la negazione, in un perpetuo non-essere. Sei fuori dal linguaggio dei sentimenti e delle emozioni. Sei lâ mia anti-linguaggio.
NUVOLOSITA’ VARIABILE a BORZONASCA
pubblicato da: Mirna - 3 Luglio, 2016 @ 6:38 pmCronache di Borzonasca 2016
Le giornate si dipanano pigre e lente con cieli di sole e soventi nuvolette
bianche. Qui ci si può fermare ad osservare il gioco delle nuvole e a pensare a quanto noi siamo il riflesso della natura che ci circonda. Sentimenti che si alternano con il colore delle ore estive. Se un piccolo tuffo di nostalgia o malinconia ci attanaglia presto lo sguardo va  alle rose e alle ortensie o al  libro pronto a riempire piccoli vuoti.
Non è un caso che sia riuscita a finire proprio in questi giorni di nuvolosità variabile il romanzo VILLETTE di Charlotte Bronte, l’autrice di Jane Eyre. Mi ha spinto a leggerlo la magnifica  biografia scritta da Lyndall Gordon, Fazi editore.  Illuminante per conoscere a fondo una scrittrice di cui si è parlato in modo pedissequo senza cercare di capire veramente  il suo animo sincero e indipendente. Talmente suggestiva la vita raccontata dalla Gordon da farmi cercare questo romanzo meno famoso ma sicuramente molto autobiografico. Chi è la protagonista di VILLETTE?  Lucy Snow e la stessa Charlotte. All’apparenza fredda,ma piena di passioni con un desiderio costante e forte. CRESCERE. Intendendo con questo migliorare intellettualmente. E Crearsi da sé
E non è modernissimo in un romanzo della metà dell’Ottocento che la protagonista trovi la felicità non nel matrimonio ma nell’indipendenza economica e nella corrispondenza con gli  amici.? Precursora di Virginia Woolf e della Stanza tutta per sé.
Non è l’unico libro letto, dovrò scrivere anche di altri. Ma oggi volevo soffermarmi su un lazy Sunday alternoon, su questo pigro pomeriggio di domenica, in cui tutto sembra sospeso. Persino i pensieri che vagano come le nuvolette bianche.
E rifletto sotto il sole caldo al fatto che mi ritrovi estate dopo estate in questo
angolo particolare dove mi cambiano coordinate, amicizie e accadimenti. La sensazione però è sempre quelle di arricchirmi con ricordi, sensazioni, emozioni per poi rispolverarli durante gli inverni.
Quest’anno c’è poca frutta sui miei alberi, soltanto il nespolo è ricco di palline dorate, ma sono troppo alte per raccoglierle. Come ha detto il vicino “occorrerebbe andare fino in cieloâ€.
Meno male che giungono sempre all’improvviso verdure colorate e che si possono trovare uova freschissime sempre che la volpe non uccida qualche gallina.
Ho messo le surfinie sulla terrazzina, sono bianche e corallo. Mi piacciono.
E’ l’ora della tisana, oggi Grazia non c’è ma ci siamo viste ieri sera a casa sua per cena mentre colori rosa e arancione avvolgevano il suo terrazzo pieno di begonie e la chiesetta antica brillava nitida sopra il fiume. Fiume che cantava.
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