LE CRONACHE DI…BORZONASCA

pubblicato da: Mirna - 16 Luglio, 2016 @ 4:28 pm

Il vento limpido di questi giorni mi fa osservare con più attenzione il volo delleDSCN0111 farfalle. Sembra che vogliano andare in una direzione, ma la brezza poi  le costringe ad andare in un’altra…dalle rose antiche della vicina al mio gelsomino profumato o alla lavanda della prima fascia. Sembrano contente di abbandonarsi, le ali quasi ferme e sospese, intanto tutto è bello e colorato.

Così sono, continuavo a riflettere, le nostre giornate estive in un paese facile. Si decide al momento che cosa fare, dove andare, che piccoli piaceri suggere dalla nostra piccola vita di pensionati pseudo filosofi.

DSCN0129Borzonasca è un luogo circoscritto dal quale partire o riunirsi in punti di aggregazione privilegiati. Come sapete il bar pasticceria Macera è il fulcro della vita del paese, soprattutto al mattino quando dalle 9.00/10.00 in poi, tutti vi accorrono con un sussulto di ansietà per arrivarci prima  per leggere l’unico quotidiano disponibile, o poter mangiare un pezzo di focaccia, ma soprattutto per vedersi l’uno con l’altro, quasi per sentirsi confortati e uniti in una sorta di legittimità di conoscenza e condivisione  antica. Soprattutto gli uomini accorrono in frotta per bersi il caffè, fumare, discutere di sport, di politica. Tutti accettati nelle loro peculiarità sottolineate da Massimo , un borzonaschino di ritorno. Sguardo acuto, senso dell’umorismo, un’attenzione circolare ed affettuosa.

Arriva Luigi che sa tante cose, Carlo che fuma come una ciminiera, Marino che improvvisamente va a piedi scalzi… e poi ci sono le signore e signorine.

Grazia ed io naturalmente. Ai tavoli, ora rinnovati di rosa, della verandina interna. E se da un lato sembra che lentamente Borzonasca si spenga- hanno chiuso uno dei tre bar, qualche negozio – dall’altro, come  da una diversa polla sorgiva, ecco il centro culturale del Taglio che acquista nuova linfa grazie proprio a Massimo che organizza tornei di pinnacolo, incontri culturali, e vi  haDSCN0123 allestito un piccolo bar.

Ed ieri pomeriggio siamo state invitate “ufficialmente” a bere spumante sotto i tigli e il venticello considerando quanto sia bello avere da inventare queste giornate all’apparenza vuote, ma pronte come un foglio bianco da riempire di piccoli e grandi accadimenti.

E so che devo raccontarvi ancora tanto. Ma mi sono lasciata trasportare dai pensieri fuggevoli  come le farfalle di cui scrivevo.

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Da Francesca Patton

pubblicato da: Mirna - 14 Luglio, 2016 @ 7:05 am

Cari amici, la nostra bravissima Francesca Patton, autrice de Il magico mondo di Nyu, ha scritto anche saggi molto interessanti. Uno di questi sarà presentato in Abruzzo il 30 luglio. Mi fa piacere rendervi partecipi. Intanto ancora congratulazioni a Francesca e un grande abbraccio da noi tutti lettori.

“…Ti volevo chiedere gentilmente una cosa. A fine luglio partecipo come
relatrice alla Scuola di Alta Formazione Filosofica in Abruzzo (Castel di
Sangro). (Io parlerò il 30 luglio alle ore 17.00 con il libro “Dalla nausea
all’indifferenza”, il saggio premiato a Prata Sannita).

L’organizzatrice, prof.ssa Esther Basile, avrebbe scritto un bel pezzo sul
ruolo delle donne nella storia per presentare un po’ i lavori di questa
edizione e mi domandavo se fosse possibile pubblicarlo su Trento Blog.
Grazie di cuore
un abbraccio
Francesca

Filosofia: confini e sguardi verso l’Europa

Dal 28 al 31 luglio si tiene a Castel di Sangro la Scuola estiva di Alta Formazione Filosofica organizzata dall’Istituto italiano per gli Studi filosofici di Napoli e dall’Associazione Eleonora Pimentel

Si aprirà il 28 luglio la ventesima edizione della Scuola Estiva di Alta Formazione Filosofica per la cui organizzazione si è come sempre impegnata la prof.ssa Esther Basile, filosofa e delegata per l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. “È ormai opinione consolidata – spiega Esther Basile – che nel corso dei secoli la donna si è vista negare non solo la possibilità di espressione tecnico- scientifica, ma anche quella artistico-letteraria, più confacente alla sua creatività. Chi ha osato infrangere il tabù, ha dovuto superare ostacoli che il sesso forte (forte nella misura in cui occupa il potere) non ha mai conosciuto. Questo perché, esprimere o nominare il mondo al femminile, implica comunque parlare di linguaggio e di sapere, considerata l’intima relazione e il reciproco condizionamento che intercorre tra essi. Il pensiero occidentale è caratterizzato da una dualità, in cui i due valori sono situati su piani diversi: l’uno è sempre positivo e l’altro sempre negativo. Tale dicotomia conduce ad una gerarchizzazione delle parti, dal momento che i poli positivi vengono associati ad altri positivi e quelli negativi ad altri negativi, rafforzando così la catena. Ciò spiega come nel binomio alto/basso, ad esempio, relazioniamo il primo termine a concetti quali superiore, divino, elevato, mentre associamo il secondo termine a idee quali inferiore, infimo, brutto. Lo stesso succede per la coppia destra/sinistra, dove col primo vocabolo si vuole intendere, in senso astratto, un qualcosa che è retto e giusto, invece col secondo si insinua un qualcosa di poco chiaro, sinistro appunto; l’elenco potrebbe continuare all’infinito. La dicotomia, pertanto, è una verità inerente alla nostra cultura, è un fatto universalmente e storicamente riconosciuto, anche se non sono ancora del tutto chiare le cause che l’hanno determinata. Secondo la storica Gerda Lerner, probabilmente è stata proprio la divisione patriarcale dei sessi il punto di partenza della binarietà. In ogni caso, a prescindere dalle cause, rimane il fatto che la nostra cultura è organizzata secondo un sistema binario, ad iniziare dal linguaggio, sua forma d’espressione più importante. Applicato ai sessi, esso genera contemporaneamente una gerarchia e una asimmetria, poiché l’uomo appropriandosi del discorso, del logos, della storia, assume la capacità di nominare il mondo, di ordinarlo, di configurarlo simbolicamente secondo il proprio modo di essere, di pensare e di sentire: di conseguenza mentre gli uomini occupano il polo positivo, le donne sono vincolate a quello negativo. Tale posizione egemonica spiega come, nonostante si tratti di un sistema di pensiero binario, tutto si regga sull’Uno, sulla capacità significante del corpo virile, rifiutando o escludendo quanto sia dissimile o non si identifichi con esso, negando, cioè, ogni diversità o eterogeneità sino a ridurla al concetto degradante di altro. Riservando per sé il potere di dettare la ragione e l’azione, il soggetto maschile ha ridotto la donna a oggetto della scrittura, relegandola negli spazi periferici, attribuendole qualità quali l’intuizione e la passività e una predisposizione naturale al sacrificio e all’abnegazione. Una asimmetria interiorizzata a lungo da uomini e da donne, cioè dai destinatari del discorso stesso. Ciò nonostante in tutte le epoche vi sono state personalità femminili che, prescindendo dalla relazione degli opposti, hanno vissuto e rappresentato il mondo secondo una prospettiva del tutto personale, il cui punto di partenza è la propria esistenza. Donne che invece di negare, rifiutare o escludere il corpo lo hanno rivalorizzato, amato e rispettato. Molte di esse sono rimaste nell’ombra dell’anonimato, lontano dalla società e nell’utilizzare la parola hanno percepito una nuova verità non solo individuale, ma anche sociale. Altre non hanno avuto timore di uscire allo scoperto; di fondamentale importanza sono alcune figure di spicco della Storia Filosofica come Simone Weil“.


Programma 2016
“FILOSOFIA : CONFINI E SGUARDI verso l’Europa”
28-31 LUGLIO 2016

SCUOLA ESTIVA DI ALTA FORMAZIONE FILOSOFICA (10 ANNI solo a Castel Di Sangro) 
organizzazione
ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI DI NAPOLI - ASSOCIAZIONE ELEONORA PIMENTEL di Napoli
con
COMUNE DI CASTEL DI SANGRO-Museo Aufidenate - COMUNE DI PESCOCOSTANZO - COMUNE CASTEL DEL GIUDICE-BORGO TUFI
Palazzo del Prete di Belmonte
28 Luglio ore 17 MUSEO AUFIDENATE

Saluti Istituzionali
Sindaco di Castel di Sangro Caruso
Presidente Archeoclub
Presentazioni Temi della Scuola
Presentazione Libro di Gioconda Marinelli- Nel nome del Vino
Ed.Homo scrivens Ne parlano Maria Stella Rossi ed Esther Basile
Assaggio Vini Cantine Valerio
Intervista con Tiziana Bainchi e Proiezione del Video ‘Eroi silenziosi, eroi ogni giorno’
Modera Carmela Maietta(Il Mattino)

Venerdì 29 / ore 10,15– Museo Aufidenate 
Esther Basile: Lectio su Le Filosofe del 900’
ROSY RUBULOTTA- Etica e MEDICINA DI GENERE-
Carmela Maietta- La visione delle donne attraverso i media

Venerdì / ore 16,45 – PESCOCOSTANZO
Saluto del Sindaco Scuncio
Angela Caruso: Insegnare Storia e Geografia nel nuovo Millennio
Dibattito su : NUOVI ESODI_NUOVI MONDI: la nuova banalità del male? Con Carmela Maietta – Marika Di Carlo-Esther Basile-
PRESENTAZIONE LIBRO “PASOLINI INDOMITO CORSARO” di Esther Basile ed Homo Scrivens 
Introduce Maria Marmo VIDEO Della Regista GRAZIA MORACE- Pasolini
Margherita Pieracci Harwell-Lectio su Cristina Campo

Sabato 30 Luglio / ore 10,15 - Museo Aufidenate
Anna Forgione- Tema: Maria Zambrano la forza della parola
CARMEN DI NOTA- Qui Jin: non ditemi che le donne non possono essere eroi
Presentazione Libro “CASADONNA 20 secoli di Storia” di ANGELA CARUSO -Introduce Esther Basile
La Geografia di Pasolini

Sabato 30 Luglio / ore 17,00 CASTEL DEL GIUDICE
Maria Stella Rossi: Segni e atmosfere felici in Renoir- De Nittis- Zandomenighi-Cassatt- Boldini- La Parigi degli Impressionisti e dei Post-Impressionisti.
Libro di Francesca Patton: Dalla Nausea all’indifferenza-Analisi comparata de La Nausèe di Sartre e de Les Particules elementaires di Houellebecq Ed Ancora Intervista Esther Basile

Libro: Pane dell’uomo ,pane di Dio –Autrice Maria Concetta Nicolai 
Introduce Maria Stella Rossi e Relatore Gaetano Basti ed. Menabò

Musica di Lino Blandizzi-chitarra
Domenica 31 Luglio / ore 11 Palazzo Belmonte
Reading poetico
DISCUSSANT : FILOSOFIA – NARRATIVA-SCIENZA-ARTE
nel 900’-Relatrici con report Docenti Corso
Musiche

Per Contatti : Tutor Prof.ssa Esther Basile cell.3407286605
Email : ester.basile@libero.it

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MADRI E FIGLIE raccontate da Annie Ernaux e E.Strout

pubblicato da: Mirna - 8 Luglio, 2016 @ 7:28 am

MADRI E FIGLIE raccontate Annie Ernaux e Elizabeth StroutDSCN0012

Due strepitose scrittrici ci parlano del rapporto unico, esclusivo e più importante del mondo: quello tra madri e figlie perché , lo sappiamo, nel bene o nel male, la madre sempre è  per la figlia  il suo alter ego.

Elizabeth Strout, vincitrice del Pulitzer nel 2009 con Olive Kitteridge, ci propone una narrazione in prima persona.

” Mi chiamo Lucy Barton” è una penetrante riflessione nel proprio Io più nascosto quando la protagonista si trova costretta a rimanere settimane in ospedale per complicazioni dopo una banale appendicite. Il senso di isolamento e  di solitudine che si prova in certi momenti rimescola ricordi, sentimenti nascosti e mascherati, desideri forti come quello di rivedere la propria madre lontana da tanto tempo.

Ed accade proprio così :  quella madre così dura, distaccata, incomprensibile durante la sua infanzia ora le fa sentire che fra loro c’era un rapporto viscerale anche se difficile. Basta sentirsi chiamare con un vezzeggiativo antico “Bestiolina”per sentire sciogliere, i conflitti, i brutti ricordi  e soprattutto quel rancore di aver vissuto un’infanzia solitaria, brutale e piena di una miseria umiliante.

La madre rimane cinque giorni e cinque notti, sembra senza mai dormire, lo fa per dovere? perché è stata chiamata dal marito di Lucy, impegnato con lavoro e bambine.  Un’isola di intimità si crea fra le due donne mentre guardando la mole del grattacielo Chrisler la madre racconta di personaggi e avvenimenti del loro passato. Ma è un passato che non è condiviso con la stessa prospettiva e ciò, finita la visita, farà tornare entrambe alla propria dimensione di “un amore afasico”che impedisce un ulteriore comunicazione. In Lucy Barton rimane sempre il desiderio insoddisfatto di Mamma, una Mamma imprendibile, ma quella parte di noi che ci fa sentire meno sole, nonostante tutto.

ANNIE ERNAUX che conosciamo già per gli splendidi “Il posto❠e Gli anni ha scritto ™Altra  figlia vincitrice  del Premio Strega Europeo.

Scrittura di diamante, eccelsa. Si tratta di un dimenticato choc infantile quando la protagonista apprende dalle labbra della madre di aver avuto una sorellina, morta prima che lei nascesse… e che era migliore di lei. Una ferita sulle prime sopportabile, ma si sa, che i dolori vanno elaborati a fondo prima o poi. E dopo sessantanni Annie Ernaux scava dentro di sè in modo lucido come avesse un bisturi per estrarre il dolore provato . Ha saputo della morte di  questa sorellina  per caso, da una conversazione della madre con una vicina,  e tempo dopo annoterà che fu lo stesso giorno, 27 agosto 1950, del suicidio di Cesare Pavese.

Perchè non condividere con Annie il lutto? Perchè tenerla distaccata? La gelosia verso qualcuno che non c’è¨, ma che lei sente parte di sè, le fa vivere sensi di colpa, curiosità morbose, moti di orgoglio.

Le sue parole perfette formano dunque una sorta di lettera per la sorellina morta. Per anni ha cercato le foto mancanti della sua storia familiare, quelle foto ingiallite nascoste nei luoghi più segreti dai genitori come se essi non volessero  condividere il loro dolore.

Poche pagine in cui si condensa una intera esistenza e la propria visione del mondo

Prima di cominciare questa lettera provavo nei tuoi confronti una forma di tranquillità che si è ormai disintegrata. Sempre più nello scriverti, mi sembra di incedere nel pantano di una landa spopolata come nei sogni, dove tra una parola e l’altra devo percorrere uno spazio riempito di una materia incerta. Ho l’impressione di non avere una lingua per te, per dire di te, di non saper parlare di te se non attraverso la negazione, in un perpetuo non-essere. Sei fuori dal linguaggio dei sentimenti e delle emozioni. Sei lâ mia anti-linguaggio.

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NUVOLOSITA’ VARIABILE a BORZONASCA

pubblicato da: Mirna - 3 Luglio, 2016 @ 6:38 pm
Cronache di Borzonasca 2016

Le giornate si dipanano pigre e lente con cieli di sole e soventi nuvolette DSCN0043bianche. Qui ci si può fermare ad osservare il gioco delle nuvole e a pensare a quanto noi siamo il riflesso della natura che ci circonda. Sentimenti che si alternano con il colore delle ore estive. Se un piccolo tuffo di nostalgia o malinconia ci attanaglia presto lo sguardo va  alle rose e alle ortensie o al  libro pronto a riempire piccoli vuoti.

DSCN0015Non è un caso che sia riuscita a finire proprio in questi giorni di nuvolosità variabile il romanzo VILLETTE di Charlotte Bronte, l’autrice di Jane Eyre. Mi ha spinto a leggerlo la magnifica  biografia  scritta da Lyndall Gordon, Fazi editore.   Illuminante per conoscere a fondo una scrittrice di cui si è parlato in modo pedissequo senza cercare di capire veramente  il suo animo sincero e indipendente. Talmente suggestiva la vita raccontata dalla Gordon da farmi cercare questo romanzo meno famoso ma sicuramente molto autobiografico. Chi è la protagonista di VILLETTE?  Lucy Snow e la stessa Charlotte. All’apparenza fredda,ma piena di passioni con un desiderio costante e forte. CRESCERE. Intendendo con questo migliorare intellettualmente. E Crearsi da sé

E non è modernissimo in un romanzo della metà dell’Ottocento che la protagonista trovi la felicità non nel matrimonio ma nell’indipendenza economica e nella corrispondenza con gli  amici.? Precursora di Virginia Woolf e della Stanza tutta per sé.

Non è l’unico libro letto, dovrò scrivere anche di altri.  Ma oggi volevo soffermarmi su un lazy Sunday alternoon, su questo pigro pomeriggio di domenica, in cui tutto sembra sospeso. Persino i pensieri che vagano come le nuvolette bianche.

E rifletto sotto il sole caldo al fatto che mi ritrovi estate dopo estate in questo DSCN0027angolo particolare dove mi cambiano coordinate, amicizie e accadimenti. La sensazione però è sempre quelle di arricchirmi con ricordi, sensazioni, emozioni per poi rispolverarli durante gli inverni.

Quest’anno c’è poca frutta sui miei alberi, soltanto il nespolo è ricco di palline dorate, ma sono troppo alte per raccoglierle. Come ha detto il vicino “occorrerebbe  andare fino in cielo”.

Meno male che giungono sempre all’improvviso verdure colorate e che  si possono  trovare uova freschissime sempre che la volpe non uccida qualche gallina.

Ho messo le surfinie sulla terrazzina, sono bianche e corallo. Mi piacciono.

DSCN0040E’ l’ora della tisana, oggi Grazia non c’è ma ci siamo viste ieri sera a casa sua per  cena mentre colori rosa e arancione avvolgevano il suo terrazzo pieno di begonie e la chiesetta antica brillava nitida sopra il fiume. Fiume che cantava.

 

 

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ARIA CHE ALLENTA I NODI di Nadia Ioriatti

pubblicato da: Mirna - 29 Giugno, 2016 @ 5:58 pm

ARIA CHE ALLENTA I NODI di Nadia IoriattiDSCN0011

Sogno Nadia sorridente e so che qui nel silenzio ritrovato posso scrivere del suo libro dal titolo suggestivo e ammaliatore. ARIA CHE ALLENTA I NODI

L’ho letto appena avuto tra le mani e l’ho “bevuto” d’un fiato. Perché le parole scritte di Nadia  avvincono con il suo significato profondo e allo stesso tempo  scivolano fluide per dirimere i nodi e  i  suoi  tormenti e  per regalarci  stupori epifanici.

La bellissima introduzione di don Marcello Farina ci prepara a ciò che Nadia-Speranza (il significato del nome russo Nadia è speranza) ci racconta di sé e del mondo che la circonda.

Ciò che emerge è certamente la “sua caparbia volontà di resistenza”

Una guerriera, una principessa in corazza che travalica i confini e i limiti che la malattia le impone.

E così con semplice maestria  condivide con noi lettori i suoi pensieri, le sue paure, la sua vita,  senza troppe reticenze, ma con quel vessillo di libertà orgogliosa che le brilla spesso nello sguardo. Tante parole infilate in una collana di aneddoti: ricordi  personali, considerazioni su ciò che ci circonda, speculazioni.

Racconti di vita che diventano letteratura grazie alla scrittura incisiva e alla poesia sua reticente.

Dentro di sé  sta costruendo un rifugio antiatomico   ed ora, grazie alla scrittura può “urlare” le sue sofferenze, mentre all’inizio della malattia “extrastrong”come la chiama lei  con la sua acuta e amara ironia, rimaneva  attonita dall’incredulità e dal tentativo di negarla.

“All’inizio non conosci nemmeno le parole giuste con cui spiegare il dolore. Perché il dolore fisico non resiste al linguaggio, lo distrugge e riporta a uno stadio anteriore, fatto di suoni e gemiti che un essere umano emette prima di apprenderlo” così scrive Nadia e si confronta con Frida Khalo e con i suoi dipinti che urlano anch’essi la sofferenza fisica

“Il dolore non è parte della vita, può diventare la vita stessa” commentava la pittrice messicana.

Ogni capitolo una scoperta, ho detto, devi leggerli uno dopo l’altro.

“Profili” :dove il profilo di un monte che vede dal suo balconcino le ricorda il profilo dell’amato padre.

Ha un cassetto pieno di incertezze ma anche di desideri, come quello di danzare. Ha ballato con la sua carrozzina con  l’Associazione Equilibrialtri tanto da farle pensare che forse è un peccato morire fino a quando lo stupore sarà indulgente.

Questo secondo libro di Nadia Ioriatti si trova già in vendita presso le librerie Artigianelli e Ubik, ma anche la scrittrice stessa ne ha copie a casa sua.

Un abbraccio carissima Nadia!

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BORZONASCA…La musica del silenzio

pubblicato da: Mirna - 27 Giugno, 2016 @ 11:47 am

CRONACHE DI BORZONASCA 2016Miscellanea. agosto 15 002

La musica del silenzio

L’essere tende a ciò di cui ha bisogno. Armonia ed equilibrio innanzitutto. Le strade sono tante per giungervi: amore, bellezza, meditazione,affidamento alla vita.

Necessità per me della parentesi del silenzio dopo un anno di piacevoli attività cittadine: di un silenzio verde, profumato, percorso da piccoli brividi di lucciole notturne.

Borzonasca, insomma, e il mio giardinetto antico.

Non sempre è facile giungere al porto agognato: o è il maltempo o una stupida bronchite che frenano l’immersione totale nell’estate placida.

Finalmente sto meglio e la consapevolezza di essere dentro la vita  si espande.

Sicurezza della casa accogliente, sorrisi dei vicini e non solo.

Immediatamente arrivano sul tavolo della cucina biete, fiori di zucca appena raccolti (decimetro …zero) zucchine, prugne.

E’ un’altra dimensione: quella del villaggio un po’ monotono, ma rassicurante. Forse hanno cambiato i due tavolini della pasticceria Macera e introdotto un nuovo articolo fatto con il mitico lievito madre: il ciambellone soffice alle amarene o alle gocce di cioccolata.

Mimilla ha ripreso immediatamente le sue abitudine campagnole: ogni giorno porta in casa una lucertola senza coda, ma ora queste soggiornano almeno una notte  sotto l’armadio o sotto il frigorifero. Che fare? Devo nutrirle?

Naturalmente sono ripresi gli incontri con Grazia sulla mia terrazza ancora spoglia di fiori ma preparata ad accoglierli come noi siamo preparate ad accogliere una nuova estate spero colma della musica del silenzio per ritrovare noi stessi.

Tubare di tortore, lontano abbaiare di cani, fruscio di lucertole, battito d’ali di…farfalle….brezza di salvia, menta e rosmarino. Sospiri lievi del cuore.

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AMARCORD nella rosea Carpi

pubblicato da: Mirna - 13 Giugno, 2016 @ 8:38 am

carpi giugno 16 002Carpi mi appariva nei sogni, da molto tempo, da quando ragazzina la lasciai per intraprendere la mia vita di viaggiatricecarpi giugno 16 046 e poi di trentina.

Il luogo dorato dell’infanzia e prima adolescenza era però la via dei giochi, delle corse, delle lucciole d’estate, dei desideri  e della leggera nebbia che entrava nelle logge delle nostre case.

“Cantarana” il soprannome rimasto per via del fatto che anticamente questa via confinava con le mura e poi con l’aperta campagna. Da carpi giugno 16 012piccola con nonna e gli amichetti si andava di sera a catturare le lucciole che splendevano a centinaia tra i campi di grano maturo .

Ciò che fa sì che Cantarana rimanga sempre un sogno persistente  per me  è la particolare  sensazione sinestetica  che provo, fatta di suoni di voci:  i venditori di rane o  di stracci, della musica che usciva d’estate dalle finestre aperte,  dei colori rosati del lento  tramonto, del profumo dei tigli, del sapore del gnoc frit o delle fragole nel lambrusco come preparava la nonna Bianca.

Carpi è una città sanguigna perchè nelle persone scorre vitalità e allegria.

Le ferite del terremoto sono state rimarginate in fretta. Il Duomo carpi giugno 16 043risplende ancor più luminoso sulla grande piazza rinascimentale.

carpi giugno 16 045Si può dunque rivivere il sogno.

Con organizzazioni pregresse  iniziate  tra me, che abitavo al n.3  e Vincenzo che abitava al n.5 abbiamo agganciato  Brunella che  abitava nella casa di fronte, poi  Claudia del numero 13.

Stefania dunque  mi accompagna  ed appena entrata nella cittadina calorosa e colorata è un tuffo nel passato. Incontriamo subito Vincenzo e suo figlio Federico (anch’egli rassegnato ad accompagnare un genitore nell’Amarcord), profumi intensi, estate in agguato.

La vecchia chiesa di San Nicolò e poi verso il parco dove abita Brunella che ci fa salire nel suo bellissimo appartamento al settimo piano.

Carpi davanti a noi con le sue cupole e le torri e quella distesa dell’orizzonte color pastello che avevo dimenticato, ora che vivo tra le montagne.

carpi giugno 16 004Ognuno di noi recepisce e percepisce i momenti: io continuo immersa in una dimensione onirica e piacevole. C’è anche Gabriella Leporati mia compagna di classe come Brunella. Mi regala foto di noi tredicenni. Emozione. Non le avevo mai viste. Momenti dimenticati. Uno squarcio sulla mia antica vita.

Ma non tutti sono “sognanti” per fortuna perciò presto andiamo  sotto il primo portico a bere l’aperitivo  e poi salutata Gabriella, noi carpi giugno 16 009“Cantaranesi”  ci avviamo verso il luogo dell’infanzia.

Ma è magia il fatto che la nostra stradina che iniziamo dal fondo sia deserta? ( O è perchè è ora di pranzo?) Mentre rievochiamo i vari personaggi da Radames alla Palamede  ( questi i nomi emiliani del tempo!) ecco apparire ad una finestra  una signora (come la servetta della Fata Turchina che apriva a Pinocchio) che si mette ad aggiornarci sugli abitanti del passato remoto, prossimo e del  presente.

carpi giugno 16 014Che emozione poi giungere davanti alla casa della mia infanzia. E grazie a Brunella riusciamo ad entrare: rivedo la loggia dove la nonna metteva piante di aspidistre, la piccola rientranza  per la statua della madonna, la mia vecchia cucina…chissà quanto sognerò.!!!

E’ tutto un po’ diverso, anche nel giardinetto manca il pozzo e tanto spazio, ma resiste il muretto che divide la mia casa da quella di Vincenzo. Lui carpi giugno 16 016si affaccia per osservare il suo “passato” . Ah, quel muretto  come era importante per parlare fra di noi, scambiarci figurine, ridere e scherzare.

Riprendiamo il cammino tra le vecchie vie ricordando tutto ciò che si faceva a quel tempo: l’acquisto della merenda percarpi giugno 16 034 la scuola: la stria o la chizzola, (salati)  o il belson (dolce) ecc.

Nel cuore della cittadina c’è il ristorante STUBAI dove mangiamo benissimo antipasti di salumi vari, con pane caldo e poi tortelloni alla zucca, zuppa inglese, il tutto innaffiato da un delizioso lambrusco che scivola allegramente come “le parole fra noi leggere” e i nostri ricordi. Nel frattempo ci hannoi raggiunto carpi giugno 16 030Gianni Bonasi amico di tutti, molto allegro ed estroverso, sua moglie e la nostra “cantaranese” Claudia con figlia.

L’incontro è stato perfetto. C’eravamo tutti, e tutti propensi al riallacciare quel filo lontano ma ancora forte per poter continuare non solo a rievocare ma anche a conoscere meglio  le persone che siamo diventate.

 

 

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IL MAGICO MONDO DI NYU nella Sala Rosa della Regione. Con Francesca Patton

pubblicato da: Mirna - 9 Giugno, 2016 @ 5:05 pm

il mag 001Come ultimo incontro del nostro gruppo-lettura cosa c’è di meglio che entrare in una bella Sala confortevole e ascoltare giovani artisti?

Francesca Patton dunque ieri ci ha parlato del suo romanzo Fantasy (vedi mio precedente post) Il magico mondo di Nyu  leggendoci brani, raccontando come è sorto il primo seme della sua creazione, svelandoci intimi  pensieri.il mag 003

La stesura della storia ha preso sette  dei suoi anni:  iniziato con un’ispirazione giunta di notte  quando  era appena adolescente e terminato  da poco tempo. Ma nel percorso quanti cambiamenti felici, dolorosi, inattesi.

Le parole e lo stile che si  arricchiscono e si modificano  man mano che la scrittrice  entra nella Vita.

Una storia complessa ed evocativa, immaginifica e ricca di spunti per riflettere su di noi che sempre cerchiamo di il mag 014“crescere” (migliorare) e su ciò che ci circonda, sia l’ambiente fisico che l’ambiente umano.

Le relazioni importantissime “che salveranno il mondo” come auspicava anche Maria Pia Veladiano in un intervento al il mag 015Festival dell’economia. E come ha apprezzato Riccardo sottolineando il fatto delle diverse  generazioni…al tavolo della presentazione.

Io, ex-orgogliosa prof di Francesca “diversamente-giovane” , Francesca diventata a sua volta insegnante e i suoi allievi, giovanissimi artisti che hanno suonato e cantato e disegnato .

Nello specifico, pur affrontando la rottura di una corda della chitarra, Leonardo Dezulian ha suonato benissimo e ha accompagnato la voce deliziosa di Federica Vanzetta.

E il talentuoso Filippo Vinante ha disegnato “in diretta” uno dei suoi alberi magici che illustrano il testo, raccontandoci poi come il disegnare lo fa sentire vicino a suo padre, scomparso troppo presto, e come riesce a colorargli la vita e i ricordi.

Energie fresche, energetiche, positive ci hanno dunque fatto intuire la gioia dell’andare avanti, dello sperare, della bellezza della Vita. Percebileil mag 009 il mag 007tra il pubblico un afflato  di condivisione e  di apprezzamento.

Francesca che interpretava i personaggi del suo magico mondo, Federica che cantava senza accompagnamento,  Filippo che poi mi donava il disegno del “mio” albero , antica icona della mia infanzia.

Au revoir les enfants:

sono felice di aver rivisto Francesca e vedere la sua “allure” di giovane scrittrice motivata, di aver parlato con sua mamma (che si ricordava cheil mag 008 alle udienze le dicevo che poteva anche non fermarsi perchè Francesca era bravissima), di aver stretto la mano al suo famoso papà, di aver riunito i miei cari amici con i quali  in settembre organizzerò altri  LibrIncontri, perchè lettura e scrittura sono gioie da gustare anche insieme.

 

 

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ESSERCI… TRA FIRENZE E COMPLEANNO

pubblicato da: Mirna - 31 Maggio, 2016 @ 8:55 am

compleanno 16 017Il DASEIN… l’ esserCi  di Heidegger mi ha accompagnato in questa metà di maggio così piovosa e strana dove le rose profumano ma poi si accasciano sotto la pioggia.  Ma a Firenze nei due giorni di sole prima del crollo del pezzo di Lung’Arno io c’ero e mi sentivo dentro la bellezza dell’esterno e delle mie sensazioni.

Mi sembrava di andare verso aperte possibilità  mentre Firenze 23 24 maggio 16 005mi perdevo nella bellezza Firenze 23 24 maggio 16 052del Duomo e di Santa Croce, e poi nel Giardino dei Boboli , verso una novità di accadimenti che sembrano permettere all’esistenza di mutare nel corso del Tempo , delle Ore.

Un caffè in Piazza Duomo, una fiorentina da Coco Lezzone con finali cantucci nel vin santo per iniziare i festeggiamenti del mio…ennesimo compleanno.  Un’estasi improvvisa nell’alzare lo sguardo verso la sommità del Campanile di Giotto. Declamare alcuni versi di Foscolo davanti alla sua tomba in Santa Croce.

C’ero nel Tempo immediato e mi sembrava di tendere verso una nuova sistemazione dell’esistenza sempre  variabile nel suo corso. Il Concerto di Stefania alla Pergola con il suo  strepitoso Beethoven,  il  mio sorridente vagolare solitario sul Ponte Vecchio,  poi insieme davanti alla Porta del Paradiso, nel viale dei cipressi e nella limonaia del Giardino di palazzo Pitti. Un airone cinerino sulla statua del Nettuno, noi ferme sotto il sole a calpestare quel tratto di lung’Arno che il giorno Firenze 23 24 maggio 16 003dopo si sarebbe divelto.Firenze 23 24 maggio 16 009

DASEIN , c’eravamo in quel momento quasi immemori e vuote di presagi, ma intensamente presenti.

Intanto il mio compleanno si avvicinava e intorno  si avvicendavano  affettuosi intrecci. E fiori profumati, e dolci e amici.

compleanno 16 011Così ieri, questo ormai fatidico 30 maggio (per me!) c’ero proprio …al ristorante con i nostri splendidi Maria Teresa Ellen e Riccardo, e con Stefania, Enza e Miki arivata da Roma .

Allegria dello stare bene insieme, del lasciar andare il tempo e i pensieri senza fatica perchè avvolti da affetto e stesso approccio alla vita. Senso di beatitudine e gratitudine, un Dasein semplice che fluiva leggero come lo spumante e il buon cibo da gustare.

Giorni speciali e qui mi discosto da Heidegger per ripensare a Charlotte Bronte e Katherine Mansfield che adoravano le giornate speciali in contrasto con quelle “dalla stessa fisionomia pesante e priva di vita” ( Bronte).

Mentre la Mansfield  non poteva sopportare “i giorni che non valgono la pena di essere vissuti” i giorni calmi, lisci, grigi, semprecompleanno 16 013 eguali a se stessi ( i giorni “flinghe” avrebbe detto mia nonna, come le carte che a Briscola non valgono nulla).

Bene questi miei giorni di Firenze e compleanno sono stati vivi, intensi…però devo aggiungere che proprio per aver raggiunto un certo numero di anni …per me ormai ogni giorno val la pena di essere vissuto e talvolta mi piacciono proprio quelli monotoni, calmi, lisci perchè posso con più facilità entrare in me stessa e riassaporare gli accadimenti!

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LIBRI DI DONNE. DONNE E LIBRI…E il nuovo romanzo di Beatrice Masini

pubblicato da: Mirna - 18 Maggio, 2016 @ 6:58 am

con Paola AzzoliniCome scrive Maria Teresa il nostro incontro con Paola Azzolini e Maria Cannata, le amiche scrittrici di Verona, è stato51WOPKjELgL._SX331_BO1,204,203,200_[1] all’insegna della spontaneità e dello stare insieme con simpatia e piacere. Abbiamo ascoltato con interesse la spiegazione del lavoro compiuto da Paola  tra una biblioteca e un archivio per regalarci un epistolario interessante. Tutti Paola e Maria al Galileo 005siamo “entrati” in quegli anni del nostro Risorgimento, i fatidici 1848- 1849 e allo stesso tempo ci siamo avvicinati a questa giovane donna, Ottavia Arici, moderna, appassionata, viva.  E perchè non ricordare il poeta Aleardo Aleardi che qualcuno di noi ha anche incontrato su qualche lontana antologia scolastica?

Insomma mi ritrovo, come spesso mi accade, a leggere libri di donne che parlano di donne. Letture sempre per me avvincenti e naturalmente confacenti alle mie aspettative.

Ieri ho visto in libreria  una nuova biografia di Lyndall Gordon che insegna letteratura  inglese a Oxford “Charlotte Bronte” Una vita 9788876259944_0_170_0_75[1]appassionata”.

Potevo non appropriarmene?  Quando giovanissima  mi ero identificata ( e non solo io)  con la sua eroina Jane Eyre ?  Già dalle prime pagine so che è un altro mio libro, perchè anche nella vittoriana Charlotte c’era il desiderio di “crescere”. E il desiderio di dar voce alle sue esperienze interiori. Grazie alla scrittura Charlotte riesce a dare un’immagine completa di sè, anzi quasi ribaltata: non era  l’insipida ragazza vittoriana , ruolo al quale doveva attenersi, ma una donna ,  oggi diremmo proto- femminista, intelligentissima, focosa e lucida.

La scrittura dunque, le parole scritte per ampliare e svelare le nostre vite. Quanta importanza  dobbiamo dare a lettere, diari, racconti per capire la vita particolare e generale.

Anche Beatrice Masini, l’autrice di ” Tentativi di botanica degli affetti”sa che ogni parola pesa.

Nel suo ultimo romanzo ” I nomi che diamo alle cose” propone personaggi I-nomi-che-diamo-alle-cose-214x300[1]che scrivono e che desiderano tornare alla parole semplici, elementari, vere. Ci vuole  coraggio per dire le cose come stanno.Per ritrovarsi in una storia basta un pensiero condiviso come quello del Tempo da dilatare, assaporare;  festeggiare anche i giorni comuni, lasciare libero il Tempo. Dunque anche questo è un libro mio

Ma non solo perchè in queste pagine, mentre si racconta la storia di tante donne, c’è il rapporto con la Natura, una natura che, come dice la Masini, è lo specchio dell’uomo, il suo riverbero, bensì anche perchè c’è il desiderio di conoscersi e capire fino in fondo gli accadimenti.

Che piacere lasciare la città caotica e ritrovarsi in una casa cantoniera accanto al lago.  Questo succede ad Anna, scrittrice, che riceve in eredità questa piccola casa dalla famosa scrittrice per l’infanzia Iride Baldini. Lei la accetta, l’ha conosciuta appena, ha scritto su di lei, ma ha proprio bisogno di un angolo lontano da tutto, da un amore tormentato, dalla perdita di un figlio. Rinascere nel silenzio, nel verde, nel luccicchio dell’acqua.

Ricominciare in una dimensione a sè più congeniale. Ma nuovi legami si impongono: i vicini, il figlio della Baldini che ha accettato con disinteresse il fatto che la madre abbia lasciato in eredità ad Anna la casa del custode. Perchè lui ha soltanto del rancore verso la madre, una madre anafettiva, sempre lontana.

Così Anna nel risolvere i nodi della sua vita riesce a districare quella degli altri in un dare e ricevere che nasce con più facilità in un luogo che permette di fermarsi e riflettere seguendo un ritmo naturale.

Dunque “Un romanzo che parla della cura degli altri e delle cose, di madri buone e figli cattivi o viceversa, di vino, cani e fantasmi. del peso da dare a ciò che si fa e alle parole che si scelgono per definirlo.”

 

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