E poi è di nuovo Primavera

pubblicato da: Mirna - 21 Marzo, 2014 @ 9:37 am

Tutto rifiorisce.

Eterno ritorno.

Il Tempo ci sommerge e ci cattura nel suo fluire.

Oh, famelico Tempo, la zampa del leone corrodi

…Fa’ mentre ti dilegui, le stagioni tristi o giulive

e tutto quello che vuoi, fa’ Tempo dal piè leggero

al vasto universo e alle cose  sue dolci che appassiscono;

Ma un crimine molto più nero ti vieto: del mio amore

la bella fronte non incidere con le tue ore, fugace…

lascialo illeso nel tuo correre implacabile, serba

il modello della Bellezza agli uomini venturi,

fa’ pure il peggio vecchio Tempo: del tuo danno a dispetto,

giovane per sempre vivrà nei miei versi il mio Amore.”

William Shakespeare, XIX

Giornata mondiale della poesia: è il primo giorno di primavera.

 

Soprattutto

 io amo possedere

le piante di
amarene e di limoni

e il cespuglio
d’alloro,

e il vento che sa
di anice e di menta.

Quieto è il fluire
dei meriggi

sui girasoli
stanchi e

le rose quasi bianche;

sulla tavola
d’ardesia

si insinua, cauto,

un tralcio
d’uvaspina.

Mi piace lasciare
vagolare

il mio sguardo e il
mio pensiero

su ali di farfalle
senza tempo

che non sanno di
volare

la loro eternità.

M.M.( Giardinetto)

 

Desiderio del mio  angolo verde, di fiori, di pensieri, di ricordi, di sogni.

Che cosa sarebbe la vita senza Poesia?

 

5 Comments »

Ricordando Ruggero Polito, persona straordinaria e indimenticabile amico

pubblicato da: Mirna - 19 Marzo, 2014 @ 8:38 am

La gioia di vivere. La musica. L’amore per il creato .

Chi ha conosciuto Ruggero è sicuramente più ricco.

Ora ci resta un vuoto enorme,  ma colmo del suo sorriso indimenticabile.Tutto piaceva a Ruggero Polito: la lettura, lo stare insieme, la discussione profonda e quella lieve. Il suo violino.

Quel suo amore per Maria Grazia e la  sua famiglia, per i suoi amici, per me, per Stefania. Ognuno di noi si sentiva speciale quando parlava con lui, perchè lui ti guardava dritto in fondo all’anima con intelligente perspicacia.

Ci capiva e non ci giudicava.

Una vita piena di musica, di danza del cuore e  di freschezza  trasmessa a tutti coloro che gli stavano incontro.

La sua vita pervasa da uno speciale “lessico della gioia”che ci faceva sentire migliori e pieni di fiducia.Indimenticabile Ruggero. Che hai suonato e danzato accanto alla nostra vita rendendola più preziosa.

Mille e ancora mille immagini di te, indelebili nel nostro ricordo.

Tu amatissimo amico, tu Ruggero, nostro maestro di vita.                                     

4 Comments »

LE LACRIME DI NIETZSCHE di Irvin D. Yalom, Neri Pozza

pubblicato da: Mirna - 15 Marzo, 2014 @ 8:28 am

 

Che cosa può consolare da giorni e giorni di una terribile influenza? Un libro che corrisponda appieno alle proprie esigenze.  E questo lo è.

Pura gioia, nonostante le lacrime del grande filosofo. Gioia assaporata tra un colpo di tosse e l’altro con Mimilla sulla pancia.

E con un inizio strepitoso: a Venezia il geniale psichiatra viennese  Breuer aspetta Lou Salomè.

L’eccezionale giovane donna russa gli deve parlare del suo amico Nietzsche che secondo lei ha bisogno di cure, travolto com’è da una cupa disperazione dopo  la rottura dello strano ménage a trois instauratosi tra lui, Lou e l’amico Rèe.

Così tra un caffè e una veneziana il dottor Breuer, affascinato da Lou,   si sente promettere che visiterà Nietzsche.

“L’autore, Irvin Yalom, è uno psichiatra-scrittore statunitense noto per aver sviluppato un modello di psicoterapia di gruppo nell’ambito dell’analisi esistenziale, nonchè una visione originale e creativa della relazione tra psicoterapeuta e paziente.

La storia racconta del rapporto, puramente ipotetico e di fantasia, tra Joseph Breuer e Frederick Nietzsche.”

Ma molti avvenimenti, lettere, speculazioni filosofiche, casi clinici sono veri.

Che godimento rimanere attaccata alle pagine di questo libro e seguire i pensieri di un filosofo che sarà un maestro per le generazioni future e ascoltare i dialoghi di Breuer e Freud sulla scoperta dell’inconscio!

Non è facile convincere Nietzsche a curare la propria disperazione che esplode in feroci emicranie e altre somatizzazioni, tanto che Joseph Breuer  penserà a una strategia.

Gli chiede di essere curato egli stesso dalla mania ossessiva che sente per la giovane paziente Bertha, la famosa Anna O.

Una sfida avvincente fra due menti eccelse che avverrà a colpi di genio in una tranquilla clinica viennese.

Nietzsche si sente terapeuta della civiltà occidentale orfana di un dio che non esiste più, conscio che le sue riflessioni sull’eterno ritorno del Tempo gli hanno svelato che l’accettazione del proprio destino, l’Amor Fati, è un passo decisivo per “divenire ciò che si è”.

E capire chi ci fa soffrire: qualcosa di esterno come la moglie di Breuer o Bertha, o Lou Salomè o qualcosa che è dentro di noi e che dobbiamo riportare alla luce?

E Breuer che alla fine si era ritrovato anch’esso  disperato imparerà veramente dal Maestro a capire chi è e ad accettare il suo cammino. Bellissima e rivelatrice la passeggiata dei due prima nel cimitero ebraico e poi nel bosco viennese.

Breuer guarisce e Nietzsche conferma il suo pensiero: ogni decisione di come vivere il momento è potenzialmente ripetibile all’infinito.

 

 

4 Comments »

STORIA DI UNA VEDOVA di Joyce Carol Oates

pubblicato da: Mirna - 9 Marzo, 2014 @ 10:23 am

Sapevo che una delle mie scrittrici preferite era rimasta vedova da alcuni anni e che naturalmente da scrittrice proilifica avrebbe scritto del suo lutto. Per salvarsi. Per confortarsi. Per capire.

Come potevo non leggere questo suo memoir, io che sono vedova da quasi dieci anni,  – esattamente dal 12 aprile 2004 -e che sento e sentirò  sempre  il vuoto lasciato dal mio amato compagno?

Quasi 600 pagine di elaborazione del lutto, ma la Oates fa del suo dolore  un racconto epico.

Non mi  sono spaventata  immaginando ciò che la vedova  avrebbe scritto. Tutte coloro che hanno perso il marito hanno percorso i taglienti sentieri dell’incredulità, del senso di colpa, dell’ineluttabilità della vita, dell’accettazione.

Il marito di Joyce, Raymond Smith, noto scrittore ed editore di una rivista letteraria, ha già 78 anni, ma questo non ha importanza. Lui è il suo amato marito, compagno, sponda a cui affidarsi. E’ persino in buona forma. Ma una complicazione dopo una polmonite lo farà morire improvvisamente.

Raymond e Joyce, intellettuali, si sono conosciuti all’Università. Lei ha appena ventun’anni, lui una decina di più. Si sposano, non hanno figli, la loro vita è serena, complice, ricca, gratificante, sicura, benchè ognuno mantenga un certo riserbo sul proprio passato.

Joyce è un donnino minuto, è una persona sensibilissima e intelligente,  adora scrivere e trova in Raymond la spalla, la completezza della sua vita.

Alla sua morte  sembra disintegrarsi.

La corsa all’ospedale ancor piena di speranza per poi trovare invece la tragedia della sua vita.

Ricordi personali simili dello strazio ospedaliero.

Condivisione con la scrittrice della necessità a  rintanarsi in un angolo per soffrire,  l’implacabile décor delle visite molto spesso inopportune. Ricordo una conoscente che arrivò appena seppe della morte di mio marito con un uovo di Pasqua (certamente per mandare il messaggio cristiano della rinascita  –  era il lunedì di Pasqua –  ) ma che mi destabilizzò  profondamente- io, distrutta mi ero ripiegata nel mio letto con dei sonniferi ).

I riti celebrativi del lutto della nostra civiltà mi trova concorde con la Oates. Perchè non lasciare per un momento il dolore puro avvincerci? Il dolore è ancora parte della persona scomparsa.  Non bisognerebbe contaminarlo.

I primi tre mesi  –  oh il tempo come è necessario – come il primo anno , cioè lo svolgersi delle quattro stagioni – sono un percorso irto di se… se… se…se avessi capito prima di che cosa soffriva, se non lo avessimo portato al pronto soccorso, se avessimo parlato di più di questa ospedalizzazione.

E poi lui c’è ancora… dopo una notte abbracciato con me… e poi non è più.

C’è il dolore egoistico di chi rimane sola, di chi resta;  lui, il tuo uomo, il tuo compagno, colui che ti lascia (e lo incolpi di questo) non prova ciò che provi tu.  Lui non sapeva ciò che sarebbe accaduto. “Non ha sperimentato quella perdita di significato che tu – sopravvissuta – avverti: si sentiva investito, pervaso del significato che tu gli hai sempre dato, e non ha mai smesso di amarti, neppure per un solo momento dell’esistenza trascorsa al tuo fianco:  Per tu0 martito, la morte non ha rappresentato una tragedia, bensì un completamento”

Ray continua a chiamare Joyce “tesoro”, come sempre. Piero era orgoglioso che facessi cose estremamente intime sul suo corpo di malato, diceva “se mia sorella ti vedesse“, e mi diceva inspiegabilmente che sembravo “Ginevra”.

Joyce torna nella sua casa vuota, non ha la consolazione e il conforto di una figlia, ma quello di due gatti che però amavano soprattutto Ray.  “Un respiro alla volta” le scrive una cara amica. “un giorno alla volta”. E’ così che la vedova  di un marito amato cerca di non soccombere.

I capitoletti in cui questo “pellegrinaggio” nel dolore è diviso,  ricordano le poesie che io durante i primi mesi della sua assenza scrivevo seduta sul pavimento. “Dead woman walking” ricorda la mia “donna automa”, perchè è così che ci si sente nei primi mesi.

E così Joyce fa ricorso a pillole, a sforzi inauditi per vedere amici, a riprendere il lavoro. Lavoro che salva. L’insegnamento soprattutto. Perchè insegnare è spostare l’attenzione su altri, è solidarietà. Insegnare è un atto di comunicazione, di comprensione, è un modo per far sì che il prossimo entri nella solitudine della tua anima.

E se per Joyce il suo corso di scrittura creativa la aiuta, per me la classe della terza D ( con Luigi) mi ha aiutato moltissimo.

Una mia collega mi disse: Aspetta il cambio delle stagioni e crea nuovi ricordi. E così con fatica feci. Un viaggio in Irlanda, in modo che la successiva estate ricordassi  cielo e mare di Dublino e non solo ciò che facevo con mio marito.

E così fa Joyce. Perchè il senso della vita che crede di aver perso è proprio nella vita.

Dedicato a tutte le mie care amiche vedove e alle lettrici attente.

 

7 Comments »

Per l’ Otto Marzo: musica, versi, pensieri di donne per le donne

pubblicato da: Mirna - 7 Marzo, 2014 @ 8:50 am

Foto

Ma anche gli uomini sono i benvenuti.

SABATO 8 MARZO

A tutte le donne lettrici, mie amiche di percorso e di pensiero, dedico l’immagine di una mimosa fotografata da Grazia, sul Golfo Paradiso.

Nominare tutte le donne famose e non che hanno continuato una battaglia  -che  non sarebbe  dovuta esistere - per ottenere diritti e rispetto sarebbe un’impresa infinita.

Noi conosciamo chi ammiriamo e  il cui  pensiero  condividiamo. L’importante è appunto continuare a pensare, a leggere , a comunicare, a crescere.

Senza accontentarci di essere un grazioso mazzolino di fiori, ma un albero con radici più solide persino della mimosa, nostro simbolo .

Con l’augurio di diventare sempre più forti e consapevoli.

Mirna

 

Comments Closed

AL CONTROVENTO…con passione

pubblicato da: Mirna - 3 Marzo, 2014 @ 7:18 pm

Gli incontri con Giovanni Straffelini sono sempre appassionanti e ferventi di domande esistenziali. “Perchè ci siamo?” “Dove andiamo?”, ma ancor prima “Chi siamo?”.

In questo suo secondo libro ” Manifesto per scettici (ma non troppo) in cerca di Dio, Lindau edizioni, Giovanni cerca di dare delle risposte ad alcuni quesiti che si affacciano prepotentemente in ognuno di noi.

Lui confessa,  dopo una certa età.

Straffelini è uno scienziato, è un ingegnere, un professore di metallurgia che insegna all’Università di Trento, ma è soprattutto un uomo che vuole capire questo “nostro transito terrestre” come canta Battiato.

In questo suo nuovo libro che consiglio di leggere e che troverete anche al bar libreria Controvento il nostro simpatico ingegnere parte dai tre Bing bang:

-la nascita dell’universo, circa 13,8 miliardi di anni fa

– la nascita della materia animata dove viene analizzata una suggestione chiamata “la magia dei grandi numeri” (le possibilità?)

– la comparsa dell’uomo.

E subito dopo il mistero della coscienza, che mi intriga fortemente.

E una mente superiore dove la si può scoprire, intravvedere? Nel nostro percorso? in un “assenso emotivo” come suggerisce Giovanni.

Dibattito vivace:altridue scienziati come Santo, neuropsichiatra e Soncini, fisico, rimangono scettici, ma interessati.  E Masi che vorrebbe credere per fede come San Tommaso, borbotta “a che serve sapere se esiste un “costruttore divino”?

Il senso dell’infinito, aggiunge Riccardo, per noi va oltre il conoscibile e l’immaginabile.

Ciò che vi riporto è parziale, tanto più che forse non ho capito tutto…so soltanto che tra noi c’erano persone che credono per fede, tante altre che desiderano capire il senso della vita per tirare fuori la luce.

Scoprire qualcosa e spiegare” conclude Giovanni “dà “luce” allo scienziato.

 

 

Comments Closed

A MASETTI per la presentazione del libro di Luigi Oss Papot

pubblicato da: Mirna - 1 Marzo, 2014 @ 10:13 am

MASETTI

storia, chiesa, comunità

a cura di Luigi Oss Papot

Publistampa edizioni – Parrocchia S.Antonio Abate

Incollo con orgoglio l’invito che il mio bravissimo ex allievo Luigi mi ha spedito.

(Sono influenzata, ma  domani pomeriggio alle 16.oo ti penserò!)

Salve prof,
ho il piacere di invitarla alla presentazione del libro
Masetti: storia, chiesa, comunità che ho scritto in occasione del
100° anniversario della benedizione della prima pietra della chiesa.
Il libro
sarà in vendita da quel giorno a €20,00, ed il ricavato servirà a finanziare i
lavori di restauro al campanile della chiesa.
Sarei contento di vederla in
quel giorno di festa!
A presto, un caro saluto!

Luigi

3 Comments »

LA MIA PARTE DI GIOIA di Goliarda Sapienza, ed.Einaudi

pubblicato da: Mirna - 26 Febbraio, 2014 @ 8:13 am

«Il marito di Goliarda ci mostrò quella cassapanca — rievoca Dalia Oggero, editor di Einaudi — che traboccava di taccuini. Ottantamila pagine di quella sua scrittura cardiaca, come un elettrocardiogramma. C’era di tutto, riflessioni sui tempi, sull’amicizia, il suo modo di stare dietro alla vita. Quanto all’Arte della gioia, lo pubblicammo integralmente. E così fu accolto anche in Italia, dove pochi l’avevano appoggiata; tranne il critico Garboli, che la sostenne tutta la vita».

“La mia parte di gioia” è la seconda parte dei taccuini che Goliarda scrisse intensamente dal 1989 al 1993, un modo per sentirsi scrittrice quindi se stessa. Lei che doveva ancora lavorare a quasi settant’anni perchè gli editori non avevano capito il suo talento. (La prima parte “Il vizio di parlare a me stessa” è nel mio archivio)

Questo diario preciso dove la giornata viene ampliata da piccoli fatti quotidiani, dalle descrizioni attentissime e poetiche delle persone, dalle riflessioni sulla vita e sulla morte, è per Goliarda  sia  necessità della sua essenza di scrittrice  di scrivere, sia un desiderio di assaporare attimo per attimo la vita che  lentamente sta finendo. Accantona per mancanza di tempo e per stanchezza (deve alzarsi presto la mattina per andare ad insegnare dizione lontano da casa) il romanzo biografico su sua madre, Maria Giudice, socialista e femminista.

Scrivere un diario è un esercizio salutare (che io conosco benissimo) : è un dilatare la propria giornata, è un vortice di pensieri che si accavallano e si espandono, c’è il desiderio di dire tutto. Ma per Goliarda, ad un certo punto, c’è la difficoltà di seguire il giorni dell’agenda. Il suo fiume in piena di pensieri, accadimenti letteraturizzati, sernsazioni, emozioni corrono avanti le date.

Il calendario non mi segue” scrive. “Ad appuntare i fatti nudi e crudi non ci riesco, in questo sono proprio una romanziera…Temo sempre di essere prolissa, ma c’è l’emozione…già l’emozione o meglio la paura di non aver detto tutto o quasi scrivendo di più! La vita – per l’arte – è cortissima..”

Pagine bellissime dove si alternano  momenti di sconforto che lei chiama “umori siculneri” a attimi felici, di pienezza dove prova la sola “gioia pura di esserci”. Generalmente questo le accade quando si trova vicino al mare o nelle giornate di silenzio che si impone nel piccolo appartamento che lei e suo marito Angelo hanno a Gaeta.

Dice “Ho fatto bene a rubare, sempre, la mia parte di gioia a tutto e a tutti”

 

Comments Closed

INTENSAMENTE …PIANO con Stefania Neonato

pubblicato da: Mirna - 25 Febbraio, 2014 @ 1:26 pm

Stasera alle ore 20,30 per la stagione musicale de I martedì del Rosmini, Stefania Neonato interpreterà brani di  Chopin, Beethoven, Mendelssohn.

Vi aspettiamo .

Aula Magna Liceo Rosmini, Trento, Via Malfatti, 2

Comments Closed

INCONTRO CON GIOVANNI STRAFFELINI al CONTROVENTO

pubblicato da: Mirna - 21 Febbraio, 2014 @ 8:25 am

Lunedì 24 febbraio alle ore 17,30 il nostro consolidato Guppo Lettura si unirà agli amici di Betty e Max al bar libreria Controvento di via Galilei per la presentazione del secondo libro di Giovanni Straffelini, professore di metallurgia presso la facoltà dell’università di Trento, autore del blog sui temi della scienza, della tecnica e dell’etica (www.giovannistraffelini.wordpress.com  ) ed editorialista dell’edizione trentina del “Corriere della sera”.

Riccardo lo ha intervistato tempo  fa ( www.trentoblog.it/riccardolucatti )  quindi già sappiamo che l’argomento trattato nel suo libro sarà interessantissimo. Per tutti e soprattutto per gli scettici sulle orme di Dio.

Manifesto per scettici (ma non troppo) in cerca di Dio” ediz.Lindau.

Le più recenti scoperte della scienza intorno ai
tre Big Bang che hanno portato il mondo a essere
come è (la nascita dell’universo, la comparsa
della vita sulla terra, la comparsa dell’uomo)
sono come delle luci che illuminano razionalmente
la strada verso Dio. Parafrasando Francesco
Bacone, si potrebbe dire che mentre «un po’ di
scienza porta la mente degli uomini all’ateismo»
(e, oggi, ce n’è in giro veramente poca di
scienza autentica), molta scienza – vale a dire
un approfondimento meditato delle nostre
conoscenze più affidabili – «riporta la mente
degli uomini verso la fede». Per Straffelini le
dimensione spirituale della nostra esistenza non
è infatti qualcosa di separato dalla razionalità
e dai suoi dubbi intrinseci, ma anzi si nutre di
essi, della loro energia vivificante, e approda a
una complessità e ricchezza che sono sinonimi di
una comprensione superiore e più intensa.
Il libro di Straffelini è un’avvincente
riflessione intorno ai misteri dell’universo e
della vita, alla ricerca delle «luci che
illuminano la strada verso il
divino». I suoi contenuti però non hanno nulla a che fare con la
spiritualità in voga oggi, consolatoria e
minimale, ma costituiscono anzi un vero
«manifesto» in dieci punti, pensato per chiunque sia in
cammino verso la fede ma non rinuncia alla
compagnia della ragione. In poche parole, i tanti
«scettici» che non smettono di interrogarsi sul senso
della vita.”

Giovanni era già stato nostro ospite tempo fa per il suo altro lavoro “L’anima e i confini dell’umano” Tra scienza, fede e bioetica (v. mio archivio)

3 Comments »