VI PRESENTO SALLY di Elizabeth von Arnim

pubblicato da: Mirna - 19 Febbraio, 2014 @ 7:50 am

I romanzi di Elizabeth von Arnim sarebbero da leggere tutti. Da “Un incantevole aprile” “La storia di Christine” “Una baita tutta per me” che ho già letto (v. archivio mio blog) a tanti altri.

Elizabeth venne giudicata dal suo amante H.G.Wells “la donna più intelligente della sua epoca“. Nacque a Sidney nel 1866, ma crebbe in Inghilterra. Cugina di Katherine Mansfield, amica di Forster sposò il conte von Arnim figlio adottivo di Cosima Wagner. Morì negli USA nel 1911.

Scrittrice prolifica e versatile spazia nei suoi romanzi da storie leggere e profonde ad altre spregiudicate ( com’era lei)  e spassose. Come questo delizioso “Vi presento Sally”  (ed.Bollati Boringhieri)  che ho letto con il sorriso stampato e risate repentine.

Sally, diciasettenne bellissima, ma di una bellezza che incanta, come quella di un quadro, come una fata, è però una ragazzina semplice, naif, inconsapevole di quello che sucita negli uomini, ma anche nelle donne. Insomma, non si può fare a meno di essere attratti dalla Bellezza e dalla Grazia del suo viso e del suo corpo.  E’ luminosa. Crea guai a non finire ai genitori, bottegai onesti e osservanti, tanto che per stare tranquilli la tengono sempre nel retrobottega. Dove fra l’altro lei sta benissimo a pensare, a cucire, a leggere la Bibbia.

Ma quando Jocelyn uno studente di Cambridge la vede rimane sedotto, affascinato e la vuole a tutti i costi. La vuole sposare nonostante abbia intuito che Sally appena apre bocca è completamente diversa dalla Grazia e dalla Bellezza perchè parla in modo  sgrammaticato e le parole sue rivelano pensieri sempliciotti seppur di buon senso. Che fare? La passione è troppo grande, la deve sposare.

E così Sally si ritrova un marito dalla “doppia personalità“. Di notte suo servo dalle orecchie paonazze che le dice parole cavalleresche e appassionate e di giorno un cupo ragazzo che vuole insegnarle a pronunciare le h aspirate, la sintassi, ecc. Lei pensa che probabilmente “il signor marito” soffre di “scrampi” allo stomaco come suo padre e gli consiglia rimedi efficaci.

Jocelyn che rapito dalla passione aveva deciso di lasciare studi e tutto il resto, capisce che gli conviene riprendere l’università perciò chiede aiuto alla madre, vedova, placidamente felice ed orgogliosa del figlio.  Quando questa  apprende con sgomento  del matrimonio del figlio, unico suo scopo nella vita, cede alle lusinghe del vicino ricco signorotto Mr. Thorpe, anch’egli non un intellettuale, spiccio, ma tanto tanto ricco.

Sally incanta anche la suocera, ma suscita in quest’ultima un alto impegno : il cambiamento della ragazza in una vera Lady. Lezioni su lezioni vengono impartite a Sally che da ragazza felice e paga di esistere si ritrova minacciata dalla Lady ,  madre del “signor marito” che addirittura vorrebbe vivere con lei e istruirla e rimandare il figliolo a Cambridge.

Sally, il cui desiderio è soltanto quello di vivere con il marito – e senza suocera come indica anche la Bibbia – pulire, cucinare non ce la fa più ad imparare verbi, parole per lei astruse. Fugge con l’aiuto del sig. Thorpe.

Ma appena esce tra la gente continua ad incantare e affascinare. Altre persone, altre esperienze, mentre marito e suocera spaventatissimi capiscono la violenza che esercitavano sulla docile e buona fanciulla.

Da leggere assolutamente per ridere e sorridere e riflettere su ciò che siamo veramente, sull’accetazione di noi e degli altri.

 

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LA RAGAZZA DALLO SCIALLE ROSSO di Linn Ullmann, ed.Guanda

pubblicato da: Mirna - 15 Febbraio, 2014 @ 7:58 am

I libri editi da Guanda generalmente incontrano i miei gusti. Ed anche questo romanzo norvegese mi è piaciuto moltissimo. E’ un thriller psicologico che si dipana attorno vari personaggi dei quali conosciamo i diversi punti di vista.

Il principale è ovviamente Mille la quale, durante  una festa in giardino, quando indossa uno scialle rosso, sparisce nel nulla.

Mille è una giovane studentessa che durante l’estate ha accettato l’offerta della famiglia di Siri e Jon di fare da baby sitter alle loro due bambine. Ed è Mille che diventa il centro catalizzatore dei malesseri di ognuno. Dei loro silenzi, delle loro bugie.

Abitano tutti nella vecchia casa di famiglia di Jenny Brodal, madre di Siri, che quella sera deve partecipare alla sua festa di compleanno. Jenny, ex alcolista, decide di riprendere a bere proprio quella sera perchè detesta che sua figlia Siri le abbia organizzato una festa. Preferirà infatti sgattaiolare fuori con la nipote maggiore, ribelle e violenta, per fare un giro in macchina. E mentre vagolano intavvedono nella serata piena di nebbia estiva Mille seduta sul ciglio della strada  avvolta nel suo scialle rosso e con il fiore bianco tra i capelli.

Siri è scontenta, stressata, deve mandare avanti due ristoranti, gestire le due figlie e sopportare il marito Jon, romanziere in crisi di ispirazione che non aiuta, non guadagna e secondo lei, la tradisce. Ed è gelosa di Mille, questa ragazzina florida, luminosa, dalla bellezza misteriosa di “luna piena.”

E se la serata del garden party con la nebbia che si mescolava ai profumi dei piatti cucinati da Siri, serpeggiava tra i tavoli appparecchiati di bianco sotto gli alberi di mele, si infilava sotto la soglia della vecchia casa, diventa il momento temporale in cui ogni personaggio si spezza e si ricompone, la casa , con le sue scale infinite di cui non si sa  mai con certezza di quanti gradini è composta, è lo spazio centrale della propria vita  soprattutto per Siri.

Stanca, frustrata, delusa, sospettosa, si siede nell’ingresso e guarda la scala che va su e giù e pensa . E il suo monologo interiore è angoscioso e pieno di domande.

L’abilità di Linn Ullmann (figlia di Ingmar Bergman e Liv Ullmann) è straordinaria, proprio nel farci entrare in tutti i personaggi: Jon in crisi che ammira la bellezza di Mille e ne è intrigato, Mille che ama fotografare le persone a sua insaputa e raccoglie immagini, fiori, pensieri, desideri nel suo diario, Jenny che compie settantacinque anni, ma che desiderebbe rimanere sola e riprende a bere. E persino i pensieri di Simen il ragazzino che, insieme a due suoi compagni, due anni dopo, ritrova i resti di Mille.

Un bel romanzo, avvincente, da leggere, in cui il paesaggio norvegese sembra permeare di mistero sospeso tutta la vicenda.
Linn Ullmann, laureata in letteratura inglese alla New York University ha al suo attivo quattro romanzi pluripremiati. Vive a Oslo con la famiglia.

 

COMUNICAZIONE da mia figlia STEFANIA NEONATO:

Cari amici di Trento e dintorni! Non capita spesso di suonare nella propria citta’ due volte nello stesso mese ma ecco qui, il primo dei due miei concerti,

domenica 16 febbraio 2014 alle 10.30 nella Sala Filarmonica. Saro’ affiancata da quattro bravissimi musicisti per l’esecuzione dei Quintetti di Mozart e Beethoven per fiati e pianoforte e un piccolo mio cameo solista, tutto su strumenti storici! Spero di vedervi numerosi!

http://www.filarmonica-trento.it/files/domenica_2014_7l40fb92.pdf

 

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Un pomeriggio al Controvento tra poeti e libri

pubblicato da: Mirna - 12 Febbraio, 2014 @ 5:38 pm

Fuori comincia nevicare. Ci prendiamo una cioccolata calda e come d’accordo andiamo “Sopra le nuvole” con Nadia Nicolodi, la poetessa trentina che ci parla  della sua necessità di scrivere Poesia.

Un’esigenza che ha percorso la sua vita fin da adolescente quando lo stupore di affacciarsi alla vita si mescola “nella notte buia” con “l’angoscia che mi copre la faccia e mi tiene la mano”. Ma l’ansia della prima giovinezza in attesa dopo aver acceso “una candela blu alla finestra” matura e si stempera  in versi di contemplazione della natura e dell’animo umano.

Nadia Nicolodi è laureata in filosofia e ci parla di come le sue poesie nascano all’improvviso, spontaneamente senza forzature,  talvolta negli attimi fra sogno e realtà.

Franco Varano nelle prefazioni al volumetto edito da  Ibiskos Ulivieri scrive che “il suo linguaggio a volte ellittico, autonomo e essenziale si pone la responsabilità di comunicare esperienze indicibili, perchè di esse si parla per cenni, al di là di ogni retorica e a voce bassa”

Sappiamo tutti che le poesie andrebbero lette in solitudine per capirle, carpirle, gustarle…ma accanto a me c’è Alfonso Masi, il nostro “fine dicitore”. Lo preghiamo di leggerne alcune con la sua voce suadente…ma è senza occhiali. Accetta però quelli di Enza, colorati di azzurro e ci incanta  con

Stupore/ nella notte buia / due occhi neri/ buoni/ e scanzonati/ mi seguono. / La notte /nera e sola/ è la sola / amica nostra/”.

Quando con nostra grande gioia arriva anche Giovanni Soncini lo mettiamo a capo”tavolino” e gli diciamo  che stiamo parlando di poesia. Lui è un fisico, legge soprattutto saggi e storia, ma prende in mano “Sopra le nuvole” e comincia a leggere una poesia dietro l’altra (come le ciliegie!)  assai  incuriosito e interessato.

Allora a questo punto sorge la solita discussione sul tipo di letture femminili e maschili. Sembra proprio che gli uomini non leggano letteratura femminile, tranne Santo che sta provando a farsi piacere  l’ Alice Munro di   “Troppa felicità“, ma non ci riesce , però non smette  -come consiglierebbe Pennac –  per lui è una sfida finirlo.  Mentre è entusiasta dell’ultimo libro di Umbero EcoStoria delle terre e dei luoghi leggendari” “ è un saggio in cui Umberto Eco esplora e racconta i mondi fantastici nati dalla fantasia di scrittori ed artisti. Sono centinaia i mondi che, nel corso dei secoli, sono stati inventati dall’uomo. Partendo dai poemi di Omero e arrivando alla fantascienza dei nostri giorni, Umberto Eco racconta questi favolosi mondi, ricchi di mistero e magia, sui quali sono stati proiettati tutti i desideri e i sogni, ma anche gli incubi e le paure, che non riuscivano a trovare un loro spazio nel mondo del reale. In questo volume Umberto Eco sfoglia le pagine dei grandi classici della letteratura, alla ricerca dei significati nascosti in quei mondi immaginari. ..”

Altre letture ci vengono consigliate “Felici i felici” di Yasmine Reza, ed. Adelphi, “

“Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell’amore. Felici i felici»: le due ultime «beatitudini» di Borges, che Yasmina Reza inscrive sulla soglia di questo romanzo, ci indicano la via per penetrare nel fitto intreccio delle vite che lo popolano. Perché la felicità – nell’a­more o nell’assenza di a­more, all’inter­no di una coppia o al di fuori di ogni legame – è un talento: e di tutti i personaggi che a turno consegnano al lettore confessioni a volte patetiche, a volte grottesche,atrocemente comiche…”

“Via XX Settembre” di Simonetta Agnello Hornby, autobiografico, “La traduttrice ” di Alameddine, una sorta di Mille e una notte ambientato in Libano, che Enza legge con entusiasmo e piacere.

Sangue della Terra” di un ragazzo senegalese che Daria ha comprato per strada.

Raffaella ci consiglia  Lionel Asbo di Martin Amis, una satira brutale e divertente e - purtroppo –all’altezza dei tempi che viviamo.

Come sempre il pomeriggio è ricco, stuimolante, delizioso. Rimaniamo incantati sempre da Emma quando ci racconta dei suoi incontri con personaggi celebri legati alla letteratura.

A Trieste , più di una ventina d’anni fa, ha cercato e trovato la figlia di Italo Svevo!

Letizia Svevo Fonda Savio, quasi centenaria, l’accoglie con un abito lungo, una spontanea gentilezza e il dialetto triestino: Le parla del padre, delle sue disgrazie  – ha perso tre figli in guerra - ma anche  del suo attaccamento alla vita, ai ricordi, ai libri.

Felicità di Emma, ma anche timore di perdere il treno …

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BELLE PER SEMPRE DI KATHERINE BOO

pubblicato da: Mirna - 9 Febbraio, 2014 @ 7:54 am

Una storia vera, la realtà di uno slum indiano, questa raccontataci da Katherine Boo, vincitrice nel 2001 del Premio Pulitzer. Una reporter che descrive con occhio attento ed  empatia struggente la vita di Abdul , un ragazzino che sostenta la famiglia raccogliendo e rivendendo spazzatura.   Le “belle per sempre” sono piastrelle italiane che campeggiano sul muro che divide il viale d’accesso all’eroporto di Mumbai dallo slum di Annawadi, un microcosmo disperato con qualche sussulto di speranza in una vita migliore.

I personaggi sono tanti: dai bambini denutriti, agli storpi, ai malati.

I fatti raccontati sono reali perckè la Boo, sposata a un indiano e vivendo tra USA e India,  ha osservato per anni la vita quotidiana  di Annawadi. Proprio il marito le aveva consigliato di non soffermarsi solo sulle apparenze della nuova ricchezza dell’India, ma ad andare a fondo sulle diverse realtà del paese che conta ancora un quarto dei denutriti a livello mondiale.

Gli abitanti dello slum indiano non sono però patetici, nè mitici, tantomeno passivi. E il protagonista di questo reportage romanzato è un ragazzino di sedici anni, o forse diciannove,  che non si dà per vinto, nonostante le  false accuse di aver tentato di bruciare una storpia.  Perchè anche tra le persone sfinite di lavorare tra i rifiuti aleggiano gli stessi sentimenti di tutti. Sì, solidarietà, ma nache invidia e malignità.

Si avvicinava la mezzanotte. La donna con una gamba sola era atrocemente
ustionata, e ormai la polizia di Mumbai stava andando a prendere Abdul e suo
padre. In una povera baracca vicino all’aeroporto internazionale, i genitori di
Abdul presero una decisione dopo aver parlato brevemente. Il padre, malato,
sarebbe rimasto nella casupola con il tetto di lamiera e il pavimento ricoperto
di immondizia dove vivevano in undici, e si sarebbe fatto arrestare senza
opporre resistenza. Abdul, l’unico che guadagnasse per tutta la famiglia, doveva
fuggire. Come sempre, l’opinione del diretto interessato non era stata
richiesta, e ora Abdul era in preda al panico, incapace di pensare.”

Un libro che piacerà ai lettori di Khaled Hosseini. Un libro “brillante capace al tempo stesso di informare, agitare, istigare, ispirare.”

 

ATTENZIONE: Domani, lunedì 10 febbraio alle ore 17.00, sempre al bar-libreria Controvento  ci sarà il Gruppo di Lettura per parlare dei nostri libri.

Sarà nostra ospite la poetessa Nadia Nicolodi che ci illustrerà e leggerà alcune sue poesie tratte dalla raccolta  “Sopra le nuvole”

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CHE FINE HA FATTO MR. Y? di Scarlett Thomas, ed.Tascabili Newton

pubblicato da: Mirna - 6 Febbraio, 2014 @ 7:54 am

Probabilmente io non avrei scelto questo libro vedendolo in libreria o in biblioteca.

L’ho ricevuto in dono da Gary, il mio amico canadese che insegna alla Cornell University. Ma  siccome so dei suoi gusti raffinati e particolari come artista e come lettore mi sono messa a leggerlo. E ho fatto bene. Perchè sono uscita dal mio solito cerchio di scelte.

Non saprei come definire il genere di Scarlett Thomas. Fantasy?  Fantascienza? Filosofia? Fisica?

Appena sono “entrata” nell’ambiente universitario di Oxford e in esperimenti sui poteri della mente umana…sono stata conquistata.

La protagonista Ariel Manto, anagramma  di “I am not real” è una geniale studentessa infelice, trasgressiva, sofferente che incappa in un misterioso e maledetto libro “Che fine ha fatto Mr.Y? (uai)” di un certo  Lumas dove è rivelata la formula per entrare mella troposfera ovvero nella mind space. Insomma in una quarta dimensione.

Che ha da perdere questa ragazza infelice, la cui unica passione è lo studio della fisica benchè sia iscritta a letteratura inglese?  I suoi scrittori preferiti sono gli scrittori di scienza del XIX secolo. “ Vive” con loro. E come può resistere a non provare la pozione indicata dalla formula trscritta sul libro?

Si identifica con Mr. Y e in effetti si ritrova in una sorta di irrealtà della realtà o è viceversa?  Attraverso un tunnel nero scopre paesaggi metaforici della realtà, ( come Alice?)  scopre che può entrare nella mente altrui.  Ma la prima sensazione sta nell’essere nel pensiero di un topo e nella sua sofferenza di essere in trappola. Forse è per questo che una sorta di dio che la può aiutare a tornare nella sua relatà ha le sembianze di un enorme topo: Apollo Smintheus.

Ma il pensiero è materia? O la materia è pensiero? Sono questi i dilemmi filosofici sostenuti dalla teoria quantistica,  dal pensiero di Einstein. Il pensiero è formato da quark ed elettroni? Quindi anche gli oggetti potrebbero prima o poi raggiungere uno stato di  coscienza?

Potrei dire  come Loredana Lipperini che questo romanzo è un divertimento erudito, un romanzo di evasione, ma aggiungerei che è anche un romanzo di riflessione perchè credo che il tempo e lo spazio e la mente  -e di  noi che percepiamo la realtà in modo diverso –   sia uno degli interrogativi più intriganti dell’uomo.

Ariel Manto va e viene dalla troposfera intervallando incontri sessuali abbastanza piccanti con un occasionale compagno (la stessa giovane Scarlett confessa di scrivere a tal proposito  esperienze personali ) sempre in cerca di qualcosa di consolatorio. Però conosce Adam, un ex prete…amore a prima vista .

Discussioni, dibattiti eruditi su religione, Dio, realtà e allucinazioni. Desiderio di massima conoscenza. Come finirà per Ariel Manto?

Scarlett Thomas insegna scrittura creativa presso la University of Kent.  Nel 2001 è  stata segnalata tra i venti migliori giovani scrittori inglesi . E’ nata nel 1972. Vive a Canterbury.  Ha scritto L’isola dei segreti accolto con grande favore dal pubblico.

 

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ALLA FINESTRA…OGNI MATTINA

pubblicato da: Mirna - 3 Febbraio, 2014 @ 8:39 am

“Sun rise, sun rise, looks the morning in your eyes…”

Ogni mattina mi affaccio alla finestra e ascolto un Cd di Norah Jones. La conoscete? Me la fece conoscere anni fa la mia cara amica americana Verlyn. Da allora  le sue canzoni accompagnano me e Stefania quando siamo in cucina a preparare il caffè e nei viaggi in macchina.

Aspetto che il sole sorga ogni mattina, anche in queste lunghe giornate di pioggia invernale.  “Surprise, surprise, couldn’t find in your eyes, but I’m sure it’s written all over my face …”  Sorprese di ogni giorno  soprattutto nei nostri volti, nei nostri  occhi che guardano il mondo “Never something I could hide, when I see we made it through another day…” Non ci si può nascondere mentre scorre un altro giorno.

Parole semplici accompagnate da una musica dolce che ti prende e ti fa riflettere e guardare ciò che accade fuori e dentro di noi. E in  ogni mattina hai la consapevolezza che qualcosa è cambiato in meglio e in peggio.

E’ bello assaporare ogni giorno con musica e aroma del caffè che si unisce al borbottio della caffettiera, sapere che hai un buon libro iniziato che ti prende, sentirsi appagati dalla vita intensa e gratificante  di tua figlia. Allora ripercorri il giorno prima e il giorno che hai davanti a te: devo preparare una torta, rivedrò i cari amici nel salotto di Cristina.

Però so che anche il mio caro amico georgiano Shalva non sarà più con noi. Se n’è andato per sempre. Ed ieri a San Michele l’ho rivisto per l’ultima volta in un alone di serenità. Era una persona intelligente, colta, sensibile e la nostra conoscenza è stata sempre circondata da simpatia grande, da curiosità verso la sua Tblisi, da interessi reciproci.  Sua moglie ci aveva preparato spesso la pizza georgiana e lui citava i suoi versi brindando in piedi all’amicizia. Ricordi molto belli che non si possono nascondere, ma che rivivranno sempre. Come la mattinata a casa mia quando Shalva e sua moglie Nino si erano messi al pianoforte , felici di ritrovare uno strumento che sapevano suonare , ma che nel loro esilio non potevano più toccare.

Ecco stamattina affacciandomi alla finestra aspettando il sole nascosto dalle nubi fosche ho pensato anche a lui.

 

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QUANDO SOFFIA IL VENTO di Monica Dickens, ed.Astoria

pubblicato da: Mirna - 29 Gennaio, 2014 @ 4:10 pm

Che delizia questi libri dalla copertina rossa editi da Astoria.

Ristampano vecchi romanzi inglesi che al loro  tempo hanno avuto molto successo.

E poi Monica Dickens, pronipote di Charles, che scrittrice deliziosa!

Ricordo che  appena giunta a Londra fui mandata dalla mia famiglia ospite in the Library per scegliere alcuni libri. Scelsi  dietro consiglio di Mrs. Kendix  “A pair of feet“, “A pair of hands” di Monica Dichens.

Un paio di piedi, Un paio di mani dove la scrittrice racconta in modo esilarante le sue peripezie come cameriera-cuoca  e come infermiera. Esperienze realmente vissute.

Scrisse poi tanti  altri romanzi che ebbero molto successo perchè  non solo “fu  uno degli osservatori più teneri e umoristici della scena inglese” , ma perchè “i suoi eroi e le sue eroine sono caratterizzati da un’innocenza coraggiosa e attraente, da un desiderio di essere utili che viene gradualmente fiaccato da circostanze interamente al di là delle loro capacità” (A.S.Byatt)

E quest’ultimo giudizio si adatta perfettamente alla protagonista di “Quando soffia il vento“. Louise è rimasta da poco vedova di un marito non troppo compianto, ma subìto per lunghi anni di convivenza arida e tutto sommato solitaria perchè le figlie già grandi da tempo vivono da sole. Chi sposata, come Miriam e Anne, chi con un lavoro interessante come Eva che fa l’attrice.

E’ giunto finalmente il momento di avere una vita tutta sua e non succube di un marito prepotente e indifferente?

No.

Perchè il “caro” defunto ha lasciato soltanto debiti e Louise deve vendere la casa per saldarli rimanendo così senza un soldo.

Le figlie decidono che sarebbe socialmente riprovevole che la madre cercasse un lavoro, sebbene sia ancora relativamente giovane, ma decidono di prenderla a turno a casa propria. Louise si sente un pacco che può essere spostato a piacimento e soprattutto dipendente in tutto e per tutto dalle figlie, tranne nei mesi d’inverno durante i quali può permettersi di soggiornare in un albergo di un’amica d’infanzia sull’isola di Whight.

E’ una malinconica intrusa nella vita di Miriam, la primogenita sposata ad un avvocato importante, la quale tra un garden party e cene non ha certo il tempo e la voglia di capire come si può sentire la madre.

Ed Ann? Sposata ad un agricoltore è insofferente a tutto. Eva, poi è sempre alle prese con amori trasgressivi e con la precaria vita di attrice di teatro.

Louise ha solo un conforto: la nipotina Ellen, figlia di Miriam, amch’essa lasciata affettivamente  in disparte dalla famiglia.

E un incontro casuale fatto in una tea room di  Londra con un grasso venditore di letti, Mr. Gordon Disher. E’ uno scrittore di gialli trash, che  per vivere fa il commesso in un negozio di letti. Mr.Disher è una persona gentilissima e dona a Louise simpatia, attenzione e affetto.

Dall’amara consapevolezza che non sempre i figli capiscono le necessità dei genitori rimasti soli a un inaspettato colpo di scena da parte di una persona mite e dipendente come Loiuse quando decide, pur di essere libera e autonoma, di andare a vivere in una roulotte…

Romanzo scorrevole, gustoso, da leggere.

 

 

 

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HANNAH E LE ALTRE di Nadia Fusini, ed, Einaudi

pubblicato da: Mirna - 26 Gennaio, 2014 @ 6:43 pm

Vorrei ricordare  per il giorno della memoria Simone Weil, Rachel Bespaloff e Hannah Arendt, tre donne ebree,  presentateci magistralmente da Nadia Fusini  in questo saggio.

Tre donne, tre pensatrici cresciute in un periodo, quello tremendo  dei totalitarismi, del Nazismo, delle barbarie,  della Shoah   e  “con la catastrofe, al centro del suo scatenamento“ il cui  sguardo sulla violenza, sul potere e sulla guerra ci rivelano una grande indipendenza di pensiero.

Ho letto con passione questo libro ritrovando linee parallele del vedere, del sentire, del pensare femminile:   le donne… outsider come gli ebrei, i diseredati, come gli emarginati di sempre.

Simone Weil ha una grande sete di giustizia, una totale empatia con gli oppressi, i poveri, condivide con essi le privazioni tanto che morirà, non in un campo di concentramento , bensì di scarsa nutrizione, di debolezza. E’ una mistica, una filosofa, una santa? Per lei l’Amore dovrebbe reggere il mondo. Mentre – e i suoi tempi glielo confermano – tutto si concentra sulla guerra e sul potere. Legge in modo super maschilista L’Iliade confrontandola con il Nazismo. Solo guerra e sangue. La legge a modo suo, tralasciando i tanti squarci di umanità che attraversano il poema, come quello in cui Achille ha un moto di dolce pietà verso Priamo.

Anche Rachel Bespaloff, la più misteriosa e riservata delle tre, legge e commenta l’Iliade, questo poema che sembra incarnare gli attributi maschili di violenza e di potere tipici del Nazismo. Morirà negli USA,  suicida. Per lei  è la Poesia che  ha la capacità “di mantenere viva nella parola l’avventura umana della conoscenza. Unica e sola redenzione possibile, al poeta è dato di immaginare nella lingua un luogo dell’interiorità, dove l’esistenza assume un volto etico.”

I tempi oscuri in cui vivono le tre donne farà dire ad Hanna Arendt, forse la più forte e la più “fortunata”, che il mondo si sta trasformando in un terribile ingranaggio. Come descrittoci da Kafka ne “Il castello”. Il mondo burocratico entra persino nella terribile “soluzione finale” dei Nazisti tanto che Eichmann nel processo tenuto a Gerusalemme continuerà a sostenere che lui non ha ucciso nessuno, firmava soltanto. E Hanna, scontrandosi con l‘intellighenzia del tempo, e dimostrando di mantenere una ferma indipendenza di pensiero,  riesce a scoprire in lui – un uomo nullità –  proprio “la banalità del male” .  La colse nel linguaggio incolore, arido noioso, monotono che Eichmann usava. “Chi compie il male, lo fraziona in atti che mette in fila uno dietro l’altro senza connetterli. Atti che compiono uomini che per l’appunto non pensano.”

Hanna Arendt nasce nel 19o6 e muore negli USA nel 1975. Riesce a salvarsi da un campo di internamento, riesce ad avere il visto per gli Stati Uniti,  legge e scrive moltissimo. “Perchè è la lettura che spinge a scrivere”.

Naturalmente Virginia Woolf ha già scritto della stanza tutta per sè, ma il 20 aprile 1935 sul suo diario, dopo aver appreso delle minacce di violenza viriloidi che vengono dalla Germania e dall’Italia si chiede “ma qual è l’angolo della donna? ” E a  Nadia Fusini  che si sofferma su questa frase appaiono in modo automatico gli aggettivi equilatero, isoscele, scaleno. Conclude che scaleno sembra più adatto alla donna: è più irregolare…

Il pensiero femminile che mi incanta perchè mi sembra sì più “irregolare”, ma certamente vasto, completo, multiforme, è analizzato  nella figura femminile di un’ebrea vissuta nel XVIII sec.,  Rahel Levin della quale Hanna Arend scrive una biografia.

Un altro libro che cercherò.

Stanno proiettando il film di Margareth von Trotta proprio sulla relazione  di Hannah Arendt durante il processo Eichmann.

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GRUPPO DI LETTURA AL “CONTROVENTO”

pubblicato da: Mirna - 23 Gennaio, 2014 @ 9:05 am

Finalmente ci si ritrova nel pomeriggio invernale a parlare di libri. Emma non vedeva l’ora. Mi aveva scritto per sapere del prossimo appuntamento. “E’ così piacevole ritrovarsi con un caffè e  con tanti libri da condividere” ci dice.  Emma è appassionata di letteratura ebraica e ci parla immediatamente di Edith Bruck, la scrittrice scampata alla Shoa. E’ uscito “Chi ti ama così” dal quale è già stato tratto un film.  In una intervista l’ottantenne scrittrice risponde all’ultima domanda:

Nel romanzo “Chi ti ama così”, lei scrive: “La vita è un intreccio di fili spinati”. Ma la speranza riesce a passare tra questi fili?

Non sono una persona disperata, infelice. Vivo, come lei, come tutti. Cucino, faccio la spesa, rido, gioco al “Gratta e vinci”… Però il passato non deve essere dimenticato, perché non accadano più cose del genere. Occorre illuminare le coscienze!”

Un altro bellissimo romanzo è “Il piccolo burattinario di Varsavia” di Eva Weaver , storia di un  bambino che vive nel ghetto di

Varsavia, ma che grazie alla sua creatività nel fabbricare marionette e farle recitare, riesce ad uscire e ad entrare con facilità  dal ghetto e persino a scalfire il cuore di un nazista.

Eva Weaver riesce nella più difficile delle imprese, raccontare nel contempo il cuore fragile della tragedia, la perdita dell’innocenza di un bambino e la sua inesauribile capacita` di sognare di nuovo. Ricordandoci che, se ragazzini come Mika, con la loro infinita immaginazione, non fossero esistiti, i nazisti avrebbero addormentato i cuori e avrebbero vinto.”

Ma i titoli si susseguono : Rina ci presenta  un altro delizioso romanzo di Elizabeth von Arnim “Vi presento Sally” dove il punto centrale è l’eccessiva bellezza che può creare problemi. Lettura divertente . Sally, la ragazza ammaliatrice, ma ingenua, viene tenuta “nascosta” dal padre …da leggere e sorridere. Bollati  Boringhieri “Un romanzo molto ironico e spassoso, che ha per protagonista una bellissima donna (semplice, poco colta e ingenua), ma non per questo meno ammirevole delle altre figure femminili che popolano i romanzi di Elizabeth von Arnim.”

E poi letture di viaggio “Tra boschi e  l’acqua” di  Patrick Leigh Fermor, ediz Adelphi: a piedi fino a Costantinopèoli, dal Medio Danubio alle Porte di ferro.

“Ebano” di Ryszard Kapuscinskuschi dove la luce, il caldo e la concezionde del tempo ci danno un’immagine avvincente dell'”Africa che cammina”.

L’autore si cala nel continente africano e se ne lascia sommergere. Abita nelle case dei sobborghi piu poveri, brulicanti di scarafaggi, si ammala di tubercolosi, rischia la morte per mano di un guerrigliero, ha paura, si dispera. Ma non rinuncia mai allo sguardo del reporter.

Daria mi presta “Hannah e le altre” di Nadia Fusini, ed. adelphi , dove il pensiero di Simone Weil, Rachel Bespaloff, Hanna Arendt di incontrano. Non vedo l’ora di leggerlo.

Raffaella che oggi ha portato con sè la sua splendida bambina Saraswati elogia ancora una volta “I livelli di vita” di Barthes consigliatoci da Camilla. Raffella legge spesso romanzi in lingua inglese su gli e-book. Ne parleremo la prossima volta. Intanto però ci presenta il libretto di una poetessa, Nadia Nicolodi “Sopra le nuvole”.  Speriamo possa essere presente al prossimo incontro che sarà il 10 febbraio.

Io presto l’avvincente romanzo di Alvaro TorchioVivaldi e il segreto del nuovo mondo” a Emma e  quanto prima inviteremo  l’autore .

E mentre Maria Grazia continua parlandoci di Sandor Marai e del suo romanzo “La sorella”, io osservo con la coda dell’occhio Saraswati che in un tavolino accanto al nostro disegna e colora  prestando sicuramente l’orecchio alle nostre voci e al nostro parlar di libri.

Arrivederci a lunedì 10 febbraio, ore 17.oo , al bar libreria CONTROVENTO

 

 

 

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SANA’A E LA NOTTE di Elena Dak

pubblicato da: Mirna - 20 Gennaio, 2014 @ 7:50 am

Ieri  seguendo la bella trasmissione “Alle falde del Kilimangiaro” ho rivisto Elena Dak che ho conosciutoi tempo fa. Venne infatti a parlare del suo libro al bar libreria di via Galilei. Ve lo ripropongo pensando che ogni viaggio è un’avventura del cuore e della mente.

Che misteriose coordinate ci  fanno innamorare di una città  ? Accade forse che al primo incontro  con un Luogo particolare per noi  qualcosa vada a riempire una nostra antica necessità di completamento, appaghi una nostalgia che non sapevamo di provare?

Elena Dak, viaggiatrice e  cittadina del mondo ce lo racconta nel suo libro edito  da Alpine Studio.

Elena ha fatto parecchi viaggi in in Medio Oriente, Asia Centrale e Nord Africa, ha lavorato per diversi anni per un operatore turistico. Ha pubblicato un libro me l 2007 “La carovana del sale” dove racconta la sua esperienza di viaggio nel Sahara con una carovana di  30 Tuareg e  300 cammelli.

Ci aspetta nella saletta superiore del Libri & Caffè, è una bella giovane donna  dal sorriso aperto al mondo – si capisce dallo sguardo osservatore e interessato -   dai modi   accattivanti e da un raccontare fascinoso e  ammaliatore.

Ci porta a Sana’a.

La città  delle Mille e una notte. La città amatissima anche da  Pasolini che  ha capito che  “ occorre  percorrere tutte le strade prima di  poter giungere a Sana’a”. Pasolini che ha sollecitato L’Unesco a far inserire la capitale dello Yemen  nel patrimonio dell’umanità.

Elena si innamora di Sana’a di notte, appena arrivata. Nonostante la stanchezza del viaggio, la nostra viaggiatrice vuole vederla subito, dapprima dall’alto di una delle sue terrazze , poi entrando nel cuore dei suoi vicoli fra il blu e le luci schermate dei vetri multicolori per giungere alla sua essenza. E’ un colpo di fulmine.  E si sa che nella notte noi siamo più vulnerabili, ricettivi, immaginifici, siamo aperti ad accettare in modo istintivo e naturale qualcosa che forse ci apparteneva già. E’ forse un desiderio viscerale  di ri-tornare  al giardino dell’Eden? al l Luogo ideale ,  a quell’Altrove  a cui tutti aneliamo, il Luogo in cui sostare sospesa per assaporare appieno l’hic  et nunc.

“Sento entrare in me una dimensione diversa o forse io metto piede in uno spazio anomalo, come se qualcosa mi riportasse in un’epoca che non ho conosciuto, lontano nella storia..(p. 14)

Non è un caso che Elena Dak ritrovi nel suo primo  girovagare notturno un po’ della sua Venezia natia. Scriveva Pasolini ” Se l’idea di Venezia è nata in qualche punto dell’oriente, questo punto è lo Yemen. Sana’a è la città più bella dello Yemen, è una piccola, selvaggia Venezia posata sulla polvere del deserto, tra giardini di palme e orzo, anzichè sul mare.” Una bellezza eccessiva, irreale che rasenta la perfezione.” (p.15)

Questo libro è  sì un diario di viaggio, ne ricaviamo informazioni precise dei luoghi, dettagli toponomastici, descrizioni delle sue torri, delle sue pietre , dei giardini, delle piante e dei fiori dai nomi che solo a sentirli ti fanno illanguidire  come jacaranda lilla, bouganvillea viola, datteri, chicchi di pepe, mimose gialle…

…ci sono fotografie in bianco e nero e acquerelli colorati; vediamo la bellezza di Sana’a ed anche la sua fragilità fatta di fango e paglia, di piccole pietre sovrapposte a secco  Si possono persino sentire i profumi del pane sfornato ad ogni momento del giorno, si  sente il vocìo stentoreo  degli uomini , apprendiamo della vita quotidiana e delle traversie politiche.

Ma Elena Dak ci svela soprattutto  che si può viaggiare non solo attraverso i luoghi fisici ma soprattutto attraverso le emozioni e  le percezioni sinestetiche della mente e del cuore  in modo tale da  farsi “assorbire l’anima”.

Evidentemente Sana’a non può che spingere a raccontare come fece Sherazade  e  come fa Elena con la sua scrittura  avvincente, con l’incantamento delle parole che intrecciano torri, moschee, orti, suk , personaggi  a  quell’appagante nostalgia del mistero.

 

 

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