Il piacere della conversazione

pubblicato da: Mirna - 10 Dicembre, 2013 @ 9:21 am

Sicuramente per me una buona conversazione non può fare a meno dell’arte, della letteratura, della musica come appigli per le nostre disquisizioni e riflessioni. Per questo amo i cosiddetti gruppi-lettura perchè partiamo con  altri alti  pensieri oltre i nostri. E non siamo distratti dai pettegolezzi, dalle frivolezze, dal tempo metereologico che rientreranno poi in altri contesti di incontro .

Ed anche ieri pomeriggio al Controvento tra noi sei  amici lettori si è  parlato tanto, di libri, ovviamente,  ma anche di donne, di poesia, di incontri .

Di grandi donne famose o meno. Daria ci presenta

Tina” di Pino Cacucci: (Feltrinelli) è la biografia di Tina Modotti  diventata un’attivista del movimento socialista negli Usa, modella, fotografa.

Tina si chiamava Assunta Adelaide Luigia Modotti. Era
nata a Udine nel 1896, da un’umile famiglia. Il padre era un muratore di idee
socialiste, lei dovette ben presto lasciare la scuola e lavorare per aiutare la
famiglia, poi emigrò negli Stati Uniti dove stavano crescendo i grandi movimenti
sindacali. La vita culturale e artistica in fermento a San Francisco, Los
Angeles, Hollywood e a Città del Messico le dischiusero la via prima del teatro
e del cinema, poi della fotografia. Donna appassionata, si dedicò alla causa
rivoluzionaria in Messico, lavorò per Soccorso rosso, combatté con le Brigate
internazionali in Spagna. Morì in circostanze poco chiare a Città del Messico
nel 1942.”

Io mi aggancio alla recente lezione su Louisa May Alcott che ho tenuto alla scuola media di Vigolo Vattaro. Non la semplice scrittrice di Piccole Donne, ma un’antesignana del femminismo, sostenitrice del suffragio universale,prima donna ad iscriversi alla lista dei votanti a Concord (Massachuset). Abolizionista convinta, insieme al padre diede vita a scuole moderne dove insegnare anche ai ragazzi di colore. Donna libera che cercava l’indipendenza e la realizzazione di sè.

Parlando di grandi donne non famose Emma ci racconta episodi interessanti sulle donne della sua famiglia e su incontri particolari fatti nei suoi viaggi. Ha conosciuto la figlia di Ezra Pound che l’ha convinta a leggere scritti del padre spesso ingiustamente vittima di ostracismo. Ma Emma, che ama il cimitero veneziano di San Michele (anche noi vogliamo andarci!) ha conosciuto una dolcissima signora di nome Maria Vatova Vedovato. Una poetessa che, tra una tomba e l’altra,  le dona “Elegie istriane“. Ci legge alcune sue poesie dolcissime dedicate alla madre.

Allora Alfonso Masi ci legge “Viaggi” una poesia di Prevert. Presto Alfonso  terrà un Recital su questo amato poeta francese.

Parlando di poesia Paola ricorda le regole ferree per comporre versi,  dettate da un  suo criptico insegnante del Liceo.  Poi  sfoglia uno dei due libri portati con sè “Lezioni americane” di Italo Calvino dove, con il suo solito originale acume, scopre un capitoletto che sembra predire il nuovo corso delle cose;  scrive Calvino:la sincronicità, velocità, intuito, ispirazione di Ermes si sincronizzano con la tecnica e la concentrazione del fattivo Efesto. Sembra la “nuova Bibbia” della tecnologia, la via maestra dell’attuale modo di concepire e fruire cultura e apprendimento?

Emma e Riccardo, ancora a proposito di poesia,  nominano Iosif Brodskij, assolutamente da leggere per me:

Dolore e ragione apparve a New York nel 1995, poche settimane prima della scomparsa dell’autore – e così offrendosi inevitabilmente come opera testamentaria. Di fatto, leggendo i tre grandi saggi su Frost, Hardy e Rilke che fanno da perno al libro, risulta difficile immaginare un grado ulteriore di comprensione: sono prove stupefacenti di come si possa leggere e illuminare un testo passo per passo, sillaba per sillaba, quasi aderendo alla tensione muscolare della mano del poeta che scrive.
Accostando i saggi qui presentati a quelli su W.H. Auden, Marina Cvetaeva e Konstantinos Kavafis pubblicati in precedenza, vedremo delinearsi un paesaggio della poesia moderna nuovo e idiosincratico, ben più convincente di quelli offerti dalle varie scuole accademiche. Ma parlare di questi autori, per Brodskij, ha sempre significato parlare di tutto e del tutto, poiché per lui la poesia era «l’unica assicurazione disponibile contro la volgarità del cuore umano». Per questo non volle mai pubblicare un volume di saggi strettamente letterari e preferì vagare nel tempo, che è il vero medium del pensiero, unendo l’accidentalità autobiografica e l’evocazione delle ombre, che qui convergono nella memorabile Lettera a Orazio.

E di tanto altro abbiamo parlato con piacere, vivacità,entusiasmo, complicità… i presenti potrebbero aggiungere ciò che ho tralasciato. L’importante è che nei miei lettori venga sollecitata la curiosità di leggere, leggere, leggere.

Con l’incontro di ieri chiudiamo l’anno, ci si rivedrà in gennaio, giorno da destinarsi.

Riccardo ci legge una sua poesia natalizia  dedicata a grandi e piccini ispirata al quadro di Monet Corvo sulla neve.

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Al Controvento

pubblicato da: Mirna - 8 Dicembre, 2013 @ 4:53 pm

Domani pomeriggio alle 17.00 ultimo incontro del Gruppo di lettura prima di Natale.

Di che abbiamo parlato la volta scorsa ? Andrea  Bianchi ci ha letto un resoconto dell’Associazione Italiana Editori.

Le case editrici  stanno crescendo del 3% all’anno. Nel 2012 erano 5.074 e di queste attualmente  1.326  pubblicano almeno 10 titoli all’anno.

E i lettori crescono?  I lettori forti leggono più o meno 7 libri all’anno.

Noi allora siamo fortissimi!

Si disquisiva che ci sono più scrittori che lettori in Italia! Molti pubblicano autonomamente il proprio manoscritto.

E i compratori? Gli acquisti vengono fatti per il 73% nelle librerie, 11% on line e il 16% nei Supermercati.

Naturalmente molti libri vengono presi in prestito dalle Biblioteche che in molte città, come a Trento, funzionano bene.

I libri raccontati dal nostro gruppo sono  molti. Da quello di Andrea Vitali “Un bel sogno d’amore” letto da Paola a

Scende la notte tropicana” di Manuel Puig consigliatoci da Anna Maria

 La notte scende sulla giornata della vita. La metafora
che il titolo svela e nasconde è abbastanza scoperta, perché Puig, col suo
“raccontare di sbieco” (così lo definisce Angelo Morino nella nota critica a
questo romanzo) riferisce delle giornate di due anziane signore al tramonto.
Lucy e Nidia, due sorelle, tra Buenos Aires, dove hanno trascorso gran parte
dell’esistenza, e la più colorata e variopinta, tropicale, Rio de Janeiro, dove
hanno sperato di concluderla, con ritorni, e con puntate in Europa a trovare i
figli. E attraverso il dialogo vivo, usando lettere, ritagli di giornali,
comunicazioni diverse, Puig in realtà racconta le storie che si riflettono nello
specchio delle giornate attive di contemplazione di due donne.”

Riccardo ci parla di Enrico DeaglioLa felicità in America

Enrico Deaglio:

Si è laureato a Torino in Medicina e Chirurgia nel giugno 1971, e iniziò a lavorare come medico presso l’ospedale Mauriziano Umberto I.

A metà degli anni settanta ha iniziato l’attività giornalistica a Roma, presso il quotidiano “Lotta Continua“, di cui è stato direttore dal 1977 al 1982. Successivamente ha lavorato in numerose testate (tra cui “La Stampa“, “il Manifesto“, “Epoca“, “Panorama“, “l’Unità“) ed è stato direttore del quotidiano “Reporter” tra l’85 e l’86, ed in seguito collaboratore del quotidiano “La Stampa” di Torino.

Alla fine degli anni ottanta comincia a lavorare come giornalista televisivo per Mixer: segue in particolare le vicende della mafia in Sicilia e viene inviato per programmi di inchiesta in vari Paesi. Negli anni novanta conduce vari programmi d’inchiesta giornalistica di attualità su Raitre, tra cui: Milano, Italia (gennaio-giugno ’94), Ragazzi del ’99 (1999), Così va il mondo, Vento del Nord e L’Elmo di Scipio.

Dal 1997 al 2008 ha diretto il settimanale “Diario“.È fratello di Mario Deaglio, ex direttore de “Il Sole 24 Ore“.Attualmente vive a Torino.”

Alfonso Masi continua la sua ricerca-studfo sulla figura di Gesù. Ci ricorda l’importanza del testo di Raymond Brown.

Il 18 dicembre, alle ore 17.00,  in Biblioteca, Alfonso terrà un Recital “Gloria in cielo e pace in terra” .

A domani pomeriggio, cari amici lettori.

 

 

 

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IL WEEKEND di Peter Cameron, Adelphi

pubblicato da: Mirna - 4 Dicembre, 2013 @ 9:56 am

Un breve romanzo che si svolge in due giorni, ma che l’abilità narrativa di Peter Cameron  – di cui  ho già parlato  (v. archivio) –  fa sì che vi  venga distesa e srotolata tutta la vita dei personaggi, le loro ansie, i rancori, i pensieri repressi.

Lyle è il principale protagonista, è un critico d’arte di New York e vuole portare dai suoi cari amici John e Marian  che vivono in campagna una nuova conoscenza: Robert  un giovane promettente pittore.

Non è un semplice week end : questo è particolare, è l’anniversario della morte di Tony, fratello di John e amatissimo compagno di Lyle. Lyle è omosessuale.

Perchè Lyle sapendo dello speciale rapporto che c’era fra tutti i componenti del gruppo si arrischia a portare un elemento nuovo, quasi destabilizzante? Per riuscire a superare finalmente l’elaborazione del lutto?

Tony era sempre stato per lui il supporto, l’amico, l’amante,  colui che lo spingeva a vivere con più forza,  ruolo ereditato ora dall’amica  Marian, la quale si sente defraudata dal suo potere di aiutare e coccolare Lyle.

Ed ‘è proprio per questo nuovo cambiamento – l’arrivo di un estraneo fra loro – che tutto sembra rimescolarsi, il week end si dilata e rispecchia tutte le fragilità di ognuno, le illusioni, le speranze, le delusioni.

John si distacca, sempre più occupato dalla coltivazione del suo orto.

Marian uscita da una depressione post partum è un po’  più serena della sua vita in  campagna, è però  preoccupata per il suo piccolo  bambino che lei reputa troppo  poco vivace.

Lyle crede di tornare nuovamente a sperare sia per il suo lavoro, sia per la sua vita privata grazie a Robert, l’unico che sembra ancora puro  e pien0 di sogni e progetti .

Lyle lo spia mente dorme: ” Presente e tranquillo, non digrignava i denti, non muoveva braccia o gambe, non sbuffava e non russava: era un sonno straordinariamente semplice e pacifico. Lyle immaginò che se avesse potuto srotolarlo come una mummia non avrebbe trovato niente di brutto o di marcio, nè di rotto o di superfluo, ma soltanto pulizia e perfezione fino all’osso.”

Peter Cameron ha la capacità di far accadere le cose nel momento giusto del filo della storia per cui tutto è strattamente concatenato e le sue scene hanno un piacevole gusto teatrale.

Noto  che negli Stati Uniti Il weekend era stato pubblicato nel 1994… In Italia nel 2013,  è forse la prima volta per via del tema dell’omosessualità?

Un autore da leggere con grande piacere per la sua fine introspezione psicologica, per il suo stile pulito e accattivante:

Quella sera dorata

Un giorno questo dolore ti sarà utile, 

Coral Glynn

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Voglia di …eterna Primavera

pubblicato da: Mirna - 30 Novembre, 2013 @ 9:05 am

Eh, sì, la prima impressione entrando  nel delizioso negozio Interno 11 di via Mantova dove si è presentata  la nuova collezione di bigiotteria e accessori per la casa, ideata e realizzata dalla fotografa Francesca Gregori, è stata quella di Primavera.

Di freschezza, di  candore, di consapevolezza che il buio inverno non può spegnere in noi quel sopito, ma sempre pulsante  brivido di vita in movimento .

Mi piace vedere il bianco e i colori chiari ritagliati in materiali naturali sotto forma  di fiori- orecchini, spirali-collane, tovagliette.

Francesca Gregori fotografa con animo sensibile e attento la bellezza che la Natura ci offre traducendola per noi,  attraverso il suo occhio di artista anticonvenzionale e delicatamente femminile, in un nuovo e suggestivo approccio.

E questa volta  ha ideato e realizzato   la sua  Primavera-Eco Collection, una linea ecologica di bigiotteria e accessori per la tavola ispirata ai fiori, fiori che si possono indossare come se essi facessero parte del nostro corpo e noi potessimo sentirci alberi  e prati.

Essere belle in modo naturale, sentirsi parte della natura, questo sembra essere il messaggio di questa artista che ci regala sempre nei suoi lavori, vuoi fotografie o oggetti speciali , armonia e ricerca di quel certo non so che  per poterci sentire allineati e parte integrante del mondo circostante.

Fiori adornati da piccole pietre preziose che ci riportano a giardini e spazi aperti  dove una “coccinella” può posarsi su una margherita, dove una spirale diventa collana e ci incanta con  il  suo gioco di vortice ed equilibrio.

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http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=xX9RdC8o3FA

 

 

Una bella idea per i regali d’inverno.

 

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COME ESSERE UNA BRAVA MOGLIE di Emma Chapman, ed. Feltrinelli

pubblicato da: Mirna - 28 Novembre, 2013 @ 7:47 am

 Non è un manuale per diventare la perfetta padrona di casa o la brava ancella sostenitrice di un marito, ( guide che erano ancora  in giro ancora anni ’60)  ma è un thriller psicologico che si legge tutto d’un fiato.

Siamo in una località  non specificata della Scandinavia, luogo  che sembra amplificare l’inquietudine e lo straniamento che Marta sta provando da alcuni mesi, da quando suo figlio è andato a vivere per conto suo.

Suo marito Hector dice che passa troppo tempo con le mani in mano,  che soffre della sindrome del nido vuoto, che ha troppa immaginazione.

Fortunatamente c’è  proprio Hector che da sempre  si prende cura di lei, le fa ingoiare  le pillole di cui ha bisogno, le  dice che cosa fare o non fare, insomma la aiuta ad essere una brava moglie. Ma già la suocera  glielo aveva ordinato il giorno delle nozze  quando le aveva regalato proprio  il manuale per diventarlo.

E lei ha sempre seguito queste indicazioni:

La casa deve essere sempre pulita , è il territorio di tua responsabilità;

prima del suo rientro dai una ritoccata al trucco e metti un nastro tra i capelli;

lascia che sia tuo marito a occuparsi della corrispondenza e delle finanze…E così via

(Mi ricordo che sulle riviste femminili della mia giovinezza davano anche altri consigli per piacere tanto tanto agli uomini,  come quello di parlare di calcio… !!! – e quindi di diventarne esperta – . Che rabbia!!!)

Il racconto è avvincente: già dalle prime pagine si intuisce una sovrapposizione temporale fra il presente e un passato che si comincia a delineare attraverso visioni e allucinazioni. Forse perchè Marta non prende più le pillole, ma le nasconde?

Vede –  o immagina? –  spesso una ragazzina con tuta e  scarpe da ballo, talvolta  con un pigiama e   che sembra volerle dire qualcosa … lentamente sente anche affiorare del rancore per Hector e per  l’oppressione protettiva che le rivolge.

C’è un ribaltamento dell’equilibrio che aumenta sia quando Marta è occupata nelle sue faccende, sia quando dà la cena per conoscere la fidanzata del figlio.

Decide di farsi bionda, continua a buttare vie le pillole,  vuole capire chi è veramente, anche soffrendo.

Ma non posso aggiungere altro, soltanto che anche in questo romanzo  c’è la donna-oggetto che subisce violenza da parte degli uomini.

Emma Chapman è  molto giovane,  è nata a Manchester, ha studiato letteratura alla Edinburgh Unuiversity e seguito un master in Creative Writing al Royal Halloway della University of London.  Ha viaggiato in Scandinavia ed ora vive a Perth in Australia.

How to be a good wife è il suo primo romanzo.

 

 

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RITORNO A VENEZIA …per mostre e magia

pubblicato da: Mirna - 26 Novembre, 2013 @ 8:12 am

 

Venezia è una città  che  sembra impressa nel  nostro Dna e che spesso ti richiama come una sirena incantatrice. Anche a novembre. O forse proprio perchè novembre circonda di luce soffusa e perlacea la laguna, le gondole, i campielli, io amo ritornarvi  in questo mese. E che cosa meglio dell’occasione di un incontro fra tre amiche già abituate a ritrovarsi tra cupole, acqua e canali?

Vogliamo visitare la  Peggy Guggenheim Collection che presenta anche

LE AVANGUARDIE NELLA PARIGI FIN DE SIÈCLE: SIGNAC,
BONNARD, REDON E I LORO CONTEMPORANEI

La mostra raccoglie una ricca selezione di circa 100 dipinti e opere su carta
e si focalizza sulle maggiori avanguardie francesi di fine ‘800, soffermandosi
in particolar modo su Neo-Impressionisti, Nabis e Simbolisti, e sui maggiori
esponenti di tali movimenti, tra cui Paul Signac, Maximilien Luce, Pierre
Bonnard, Maurice Denis, Felix Vallotton e Odilon Redon.

Non ci lasciamo intimorire da un po’ d’acqua alta che si insinua tra campielli e calli, ma   compriamo da un pakistano le sovrascarpe alte, colorate e ci divertiamo a raggiungere questa bellissima casa-museo sul canal grande.

E ci immergiamo nella “bellezza” raccolta da questa straordinaria donna, ricchissima ereditiera,  nata nel 1898 a New York che inizia a viaggiare per tutto il mondo ed entra in contatto con diversi artisti dell’avanguardia europea.  Si sposa tre volte, fra cui una volta con Max Ernst. Dopo il divorzio da quest’ultimo Peggy torna a Venezia dove compra una casa sul Canal Grande, Palazzo Venier e qui  vi sposta definitivamente  la sua importante collezione. E’ per questo che possiamo aggirarci tra Picasso, Magritte, Pollock  e godere delle ulteriori mostre che vengono organizzate in questa splendida casa. Da leggere sicuramente la sua autobiografia “Peggy Guggenheim: una vita per l’arte”. Rizzoli

Venezia è tutto,  è una città che asseconda  i nostri desideri, i nostri sogni reconditi,  è una, nessuna, centomila con un’anima mutevole a seconda della luce, del ritmo dello sciabordio dei remi delle gondole, del flusso umano che va e che viene in ogni direzione. E’ il silenzio dei campielli che talvolta incroci deserti e immaginifici, è una sposa che corre per timore dell’acqua che lentamente si insinua tra le calli.

Ed è la città del travestimento per antonomasia.

Del mascherarsi per essere altri da sè.

Nel crepuscolo incappiamo, così senza cercarla, nella Ca’ Macana di Dorsoduro 3172, il  negozio che ha fornito le maschere a Stanley Kubrick per il famoso film  “Eyes Wide Shut” tratto dal racconto “Doppio sogno” di Arthur Schnitzler .

Da rileggere sicuramente.

Magia e sensazione di sospensione tra maschere d’oro, piumate, colorate. La gentilissima commessa sembra anch’essa una figurina da sogno, sorridente, eterea. Non entra nessuno mentre noi ci aggiriamo quasi “perdendoci” tra i volti di Arlecchino, dame veneziane, gatti neri. Volti possibili o inventati.

Ore intense che danno sapore al tran tran quotidiano. Tranquillità ancestrale nel sapere  che Venezia c’è.

 

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RICORDANDO DORIS LESSING

pubblicato da: Mirna - 23 Novembre, 2013 @ 4:08 pm

DORIS LESSING  è mancata pochi giorni fa, all’età di 92 anni. Per ricordarla ripropongo un mio vecchio post.

Fu la prima insegnante di pianoforte di Stefania, la simpatica scozzese Jennifer, a farmi conoscere Doris Lessing.

“Ma come, una lettrice come te, non ha ancora letto la Lessing?” Sto parlando di tanti anni fa. Subito corsi in biblioteca. Trovai “Il diario di Jane Somers“. Rivelazione, innamoramento. Le tematiche affrontate, il modo crudo e realistico del racconto mi affascinarono. Il rapporto tra la ancora giovane Janna -  Jane – appena rimasta vedova e la dispotica, vecchia , brutta e solitaria  Maude è indimenticabile. Nessuna retorica, ma la consapevolezza delle nostre miserie umane, siano esse l’egoismo e la disattenzione verso gli altri, sia l’inevitabile decadimento fisico.  Ci sono su Internet fiumi di recensioni e riassunti di questo romanzo. Ciò che mi colpì, a suo tempo, fu proprio lo sforzo che Jane si impone per aiutare Maude che  in certi momenti  risulta quasi repellente,  e quanto sia difficile, tutto sommato, aiutare e farsi aiutare.

Proseguii con la letture dei romanzi della Lessing – ne ha scritti più di 50 – entrando nel mondo di un suo  altro personaggio che vive in Sudafrica, Martha Quest.

E non poteva mancare il suo libro sui gatti. Doris Lessing ha convissuto con gatti, come sto facendo io con Mimilla.

L’unico libro che posseggo invece è questo “Racconti londinesi“, comprato perchè pensavo alla “mia swinging London” di fine anni ’60. Infatti, ancor prima di leggerlo, ne regalai una copia alla mia “compagna di avventure”, Giuliana.  Diversa atmosfera. Noi, spensierate ventenni alla pari, il cui solo compito era di accudire qualche bebè , di seguire un corso di lingua e poi andare alla ricerca dei Beatles, di amici, di gadget londinesi, di mostre, di tutto ciò che era il nostro vissuto  letterario inglese. Eravamo delle osservatrici ilari, gioiose, per cui tutto sembrava bello: gli speakers nell’Hyde Park corner, il teatro, gli incontri al British Council, le passeggiate fra i monumenti di una Londra che era, e per noi è tuttora, parte di un giovanile sogno mai ripudiato.

Doris Lessing osserva con acutezza di donna matura e   di scrittrice sensibile e attenta la Londra multiculturale degli anni ’80. Non c’è più una popolazione omogenea di  puri British, però neppure quando c’eravamo noi, era così. Quanti amici indiani, cambogiani, pakistani, italiani, spagnoli incontrammo!

Qui la vita viene racchiusa in brevi mappe geografiche: un caffè, una stazione della metropolitana, qualche quartiere londinese, gli innumerevoli parchi dove passeggiare. Ci sono gestori greci, turchi, clienti tedeschi o  di altre culture.

Ma questo libro poteva benissimo avere un altro titolo.  (Infatti Giuliana rimase delusa: avrebbe voluto ripercorrere con  la minigonna  e le nostre fresche speranze Carnaby Street, Portobello…)

Ciò che  qui viene raccontato è la vita dell’umanità: diverse etnie che si incontrano e si scontrano, diversi  comportamenti sociali , difficoltà di inserimento dei nuovi immigrati, sventure del sesso più debole: ragazzine che rimangono incinte, mogli abbbandonate, bambini vittime dell’egoismo dei genitori.

Diciotto racconti, alcuni intensi e drammatici, altri che scivolano attraverso lo sguardo dell’Osservatrice che scrive la quale so trova  sempre accanto ai personaggi  che  incontra in un bar, nel parco, in metropolitana e dei quali  riesce a scoprire con scientifica perspicacia  l’evolversi delle loro situazioni.

Uno spiare empatico, attento per fare di questi avvenimenti un paradigma dell’esistenza umana. Titoli lapidari: “Passerotti”, “Leo”,”Il nuovo caffè” , “Tra le rose” “Temporali” tutti scenari o teatri di accadimenti che come frecce vanno dritti al cuore sconvolgendone le aspettative.

Acutissima Doris Lessing, che nel 2007 vinse il Nobel per la letteratura, ma che talvolta scuote il nostro”voler stare tranquilli”, non voler vedere tutte  le  scomode verità. Meglio far finta di nulla?  Meglio “veleggiare” come facevamo noi ragazzine beat, un po’ incoscienti, fiduciose  e superficiali?

Dice un personaggio del suo ultimo raccontino: “Persone civili”:

Forse non è sempre un vantaggio essere tanto inesorabilmente perspicaci.”

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IL TEMPO DELLE DONNE di Elena Cizova

pubblicato da: Mirna - 19 Novembre, 2013 @ 9:09 am

Nei tempi difficili le donne dimostrano  da sempre una grande forza di sopportazione e di risoluzione per i problemi grandi o piccoli che riguardano i “nostri cuccioli”.

In questo bellissimo romanzo di Elena Cizoza, vincitore a sorpresa del Russian Booker Prize, “il cucciolo” è una bambina di sette anni che non ha ancora imparato a parlare.

Vive in una Kommunalka nella Leningrado degli anni Sessanta quando per ottenere una stanza tutta per sè occorrevano determinati requisiti. La piccola Sjuzanna/Sof’ja ce li ha perchè è figlia di una giovane ragazza madre, Antonina,  operaia. Spetta loro una stanza  di 9,50 mq.  Vivono con altre tre coinquiline, tre anziane donne rimaste sole, alcune hanno perso figli e marito nella guerra , nella battaglia di Leningrado, chi perchè era antibolscevico.

Sono Ariadna, Glikerija, Evdokija e si prendono cura della bambina per non mandarla all’asilo – come vorrebbe  il Collettivo di fabbrica – perchè temono che il suo mutismo possa diventare veicolo di prese in giro crudeli  da parte degli altri bambini.

Antonina in cambio si sobbarca tutto il lavoro casalingo, dalla spesa, alle pulizie, spesso prepara anche la cena. Le tre vecchiette vivono per Sjuzanna che la madre non ha battezzato seguendo il nuovo corso ideologico politico, ma le tre vecchie che hanno vissuto la rivoluzione, la guerra e che conoscono i lati positivi e negativi del bolscevismo la fanno battezzare di nascosto chiamandola Sof’ja.

Esse si comportano come tre fate protettrici verso la piccola, trasmettendole le loro storie, le antiche leggende, tutto un mondo particolare che sembra proprio per questo lasciare ammutolita la bambina troppo perplessa  dai diversi input che riceve. La madre sempre stanca e infelice nel ricordo del’unica notte d’amore con il padre della piccola, le tre vecchie che sembrano mescolare sogni , ricordi della violenza della storia russa, progetti per migliorare con qualche dolcetto,  un vestititno nuovo, una vita piena di sacrifici.

Ma hanno come tutti i russi di quell’epoca il loro spazio, seppur piccolo. E questa storia greve di controlli alla Orwell di 1984 si attorciglia proprio sullo spazio vitale, non solo metaforico, proprio materiale.  E se le nostre donne hanno ognuna la propria stanza in questa kommunalka, non è così per Nicolaj , un giovane operaio che corteggia Antonina. Egli vive ancora in un pensionato dividendo la stanza con altri. E’ esasperato: si è messo in lista per ottenere una camera singola, ma il Collettivo preferisce darla  a persone con altri requisiti. Però potrebbe ottenere un televisore per cui ha fatto richiesta da parecchio tempo. Che farsene? Cede la sua priorità ad Antonina che lo farà mettere nella camera più grande di una delle sue coinquiline.

Elena Cizova ha veramente vissuto con le sue nonne, il libro è dedicato a loro. E’ nata nel 1957 ed ora oltre a scrivere romanzi  -ne ha scritti cinque – ma questo è il primo ad essere pubblicato in Italia, dirige una rivista culturale impegnata a far conoscere l’arte e la letteratura internazionali in Russia. Vive a San Pietroburgo.

Il tempo delle donne è un romanzo scritto benissimo e di straordinaria forza. I monologhi interiori di Antonina, ma soprattutto   della piccol Sof’ja intrisi da  paure,  sogni,  scoperta della vita  attraverso i racconti delle tre “nonne” e le particolari suggestioni che ingloba senza resituirle a parole, ma soltanto in disegni, saranno la sua speciale formazione.

E quando finalmente e grazie al francese che le nonne pre -bolsceviche le hanno insegnato troverà una sua interessante collocazione lavorativa Sof’ja si accorge che i suoi personali ricordi iniziano quando sotto la neve vedrà la bara di sua mamma andarsene lentamente verso il cimitero. Ha sette anni.Tutto ciò che non poteva ripetere con le parole è andato perduto.

 

 

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PAROLE E IMMAGINI …al CONTROVENTO

pubblicato da: Mirna - 13 Novembre, 2013 @ 5:50 pm

Come d’accordo iniziamo a parlare della mostra di Verona “Verso Monet”. Il catalogo che Paola ha acquistato e letto con passione è un’opera letteraria!

Marco Goldin è un …poeta e fine conoscitore d’arte. E le parole che scrive per raccontarci la bellezza di ogni quadro, i sentimenti dei pittori nel momento delle creazione sono   parole che svelano un mondo, come tutti i buoni libri sanno fare. Marco Goldin dedica questo libro catalogo “ A mio padre, guardando insieme il cielo sotto una betulla”. Per scriverlo si è rifugiato nella sua casetta di mezza montagna “…sono venuto quassù per cominciare  a scrivere una storia: La storia del paesaggio dipinto…e se durante il giorno, quando la luce piena si sostituisce alla notte, guardo in alto verso il precipitare di prati di appena più lontana campagna…” Ecco  Goldin scrive così.  “Abitare il tempo, abitando la natura.” E quando Paola ci legge il commento a un quadro di  Adriaen van de Velde,  1658, dove non ci son più i  territori dell’Arcadia, ma nel paesaggio i contadini olandesi stanno concentrati nella fatica dei polder e “lasciano che la vita tutti li attraversi e li metta nello spazio non come simbolo ma quale misura della brevità sulla strada dell’infinito” e poi ci sottolinea ” e unisce lo squadernarsi del cielo…”, noi lettori ascoltatori siamo percorsi da una scarica elettrica. Potenza delle parole. Alfonso Masi ricorda immediatamente  che questo termine  è stato usato da Dante nel Paradiso e subito Andrea Bianchi con il supporto tecnologico ci dice : canto, 33°, verso 87.

Nel suo profondo vidi che s’interna / legato con amore in un volume/ ciò che per l’universo si squaderna..”

 E così il nostro incontro si fa ancora più vivace e intenso,  amalgamato com’è quest’oggi da nuovi amici quali Ivana mia compagna del corso di disegno, da Santo, compagno del corso di ginnastica e dal giovanissimo Andrea Bonetti  che lavorerà per Trento Blog e da Camilla, la nostra super lettrice sempre ricca di preziosi consigli di lettura e qualche provocazione. Infatti ha con sè Un romanzo “L’orso” di Maria Engel, edito nel 1992 dalla Tartaruga dove si racconta di una dolcissima storia d’amore tra la protagonista e un orso. Camilla ci parla anche delle scrittrici canadesi, un po’ trascurate dall’editoria italiana, ma ora sull’onda della riscoperta grazie  al premio Nobel per la letteratura ad Alice Munro (pronuncia : Elis Monro(e), come Marlyn). Parliamo della più conosciuta Margaret Atwood, di Margaret Lawrence, ecc.

E si riprende la discussione sui saggi e sulla narrativa.

Gli uomini prediligono  la saggistica, noi  donne prevalentemente  i romanzi. Più facile scrivere saggi che buoni romanzi?

Andrea Bonetti ha letto Storia sociale dell’arte di Hauser e una biografia  molto dramnmatica sul calciatore tedesco Robert Enke,  “A life too short”.

Andrea Bianchi, il nostro editore, vuole cogliere i segnali della società per capire dove stiamo andando. Legge Daniel Goleman , psicologo che parla di intelligenza emotiva, ecologica, sociale.  Attenzione particolare sulle nuove generazioni che sembrano essere ormai incapaci di focalizzarsi sulle proprie attività. Quasi un’incapacità di gestire le problematiche? Colpa della tecnologia e delle informazioni veloci, apprese e  digerite in un attimo e  quindi non sedimentate? Ma Andrea Bonetti, ventiseienne laureato da poco in Scienze e beni culturali, che ha vissuto perr qualche tempo a Londra, sembra  capacissimo di focalizzare i punti …parla benissimo e ribatte a Camilla, la quale  reputa più facile e con minor capacità inventiva  scrivere un saggio che scrivere un buon romanzo – quasi un Sudoku dove con lucidità e precisione tutto si incasella – che  la saggistica ha bisogno anche di creatività, se non altro il punto di vista critico dell’autore.

Che fermento! Per un gruppo di lettura è “un invito a nozze” disquisire, dibattere, confrontarsi.

Ma…il giovane Andrea non ha letto nulla di Dostojevskij…altro punto interrogativo….i giovani possono “saltare” il pensiero dei classici che hanno formato le generazioni passate perchè forse lo trovano assimilato  negli autori contemporanei? O no?

Beh, Emma sta rileggendo Il Sosia e ne è rapita.

Mentre Santo ha ripreso in mano Oscar Wilde e  Ray Bradbury, Paolo Rumiz di Trans Europa Express e ci confessa che tra un libro e l’altro…legge ancora! Benvenuto fra noi!

Altri titoli emergono :”Compassione” di Antonio Prete, un bellissimo saggio

Chiedilo alla luna   dell’operatore psichiatrico Nathan Filer

Livelli di vita di Julian Barnes

I Melrose di St. Aubin

Nato due volte di Pontiggia

L’arte della guerra

Intanto Alfonso continua da non credente  la sua ricerca sulla figura di Gesù. Nasce dunque un altro dibattito su papa Benedetto e papa Francesco…

e  arrivano così le 19.00! Due ore di piacevolissima e intelligente  conversazione

Insomma mi sono sentita nel luogo giusto e con le persone giuste….e  – come recita il pensiero yoga –  allineata con il mio destino.

Il mio destino di lettrice.

 

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VERSO IL…CONTROVENTO per parlare di libri e di quadri

pubblicato da: Mirna - 8 Novembre, 2013 @ 2:27 pm

Riprendono lunedi 11 novembre, dalle ore 17.00, i simpatici incontri al bar libreria Controvento di via Galilei per raccontare le nostre letture estive, per consigliarci  a vicenda argomenti nuovi e stimolanti. Per stare insieme un’oretta in un angolo già sperimentato che sollecita riflessioni, discussioni, interessi.

Tra un libro e l’altro si sorseggia un caffè, una bibita serviti con garbo da Betty e Max che amano naturalmente essere circondati dai libri-amici.   

Ho già visto in vetrina l’ultimo romanzo pubblicato di Magda Szabò e non vedo l’ora di leggerlo.

Per ora sono immersa nella Leningrado degli anni sessanta “Il tempo delle donne” di Elena Cizova  Mi appassiona e interessa molto. Ne parlerò lunedì.

Ma gli stessi libri parleranno da soli.

Vi avevo accennato alla “poesia dorsale” che Matteo Menapace ci invita a sperimentare: non si tratta d’altro che tuffarsi nei libri, toccarli, sistemarli  verticalmente facendo in modo che i loro titoli formino una poesia.

Naturalmente ho provato subito, un po’ velocemente (ma sarebbe da fare con calma per scoprire che le parole di molti titoli possono  essere versi.  Provate anche voi.

Dietro le parole:      (  Claudio Magris)

la casa della gioia e l‘età dell’innocenza. (Edith Wharton)

Sotto L’arcobaleno: (D.H.Lawrence)

l’sola del tesoro. (Stevenson)

E certamente un libro è un tesoro.

Di qualsiasi genere.

Anche un catalogo di una mostra di pittura.
Stupendo quello di Marco Goldin che ha commentato Verso Monet, bellissima storia pittorica del paesaggio dal Seicento al Novecento. Ci si immerge nella notte di luna sul mare di Friedrich, nella luce abbagliante di Turner, nei paesaggi sicuri di Corot e Cezanne per arrivare ovviamente alla luce e ai colori di Monet, tra i suoi papaveri, ninfee, salici en plein air.

Siamo andate a Verona l’altro giorno, al Palazzo della Gran Guardia e la nostra gioia andava di pari passo con linee, colori, vedute, sentimenti.

Paola ha comprato il catalogo curato da Marco Goldin  e lunedì ce ne parlerà, perchè, credetemi, oltre ai meravigliosi quadri da gustare ci sono le parole poetiche e un approfondimento storico artistico di notevole spessore. Pittura e letteratura sulla pittura : che meraviglia!

Intanto noi “entravamo in ogni quadro” , davamo la mano al maestro, insomma full immersion nella bellezza.

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