L’ETA’ DEL DESIDERIO di Jennie Fields, Neri Pozza Ed.
pubblicato da: Mirna - 4 Settembre, 2013 @ 5:07 pm
Grazie, care amiche di aver scritto un po’ di voi, cosi’ si puo’ parlare anche della nostra vita.
“I write about where I am in life†diceva Alice Munro, certo parlando dei suoi romanzi, ma sottintendendo che si racconta sempre un po’ di se’.E anche il nostro piccolo universo puo’ espandersi. Conoscere che la bambina di Raffaella e’ felice nella sua nuova famiglia o dei bei progetti di viaggio di Enza, delle gite di Maria Teresa, e naturalmente dei libri che stiamo leggendo arricchisce I nostri momenti. O almeno per me e’ cosi’. Per questo mi piace condividere libri e pensieri.
Eh si’, Camilla, finalmente sono riuscita a leggere lo straordinario romanzo “L’ETA’ DEL DESIDERIO’’, l’ho preso in mano soltanto pochi giorni fa, primo perche’ ero occupata a leggere anche I cinque libri del Premio Campiello (ho fatto parte della Giuria) e secondo perche’ me lo tenevo come un ricco bon bon da gustare alla fine della villeggiatura quando settembre arriva con la sua luce limpida e il suo caldo discreto.  Ed io sapevo che avrei avuto per alcuni giorni un intenso piacere. E cosi’ e’ stato.
Conoscete tutti Edith Wharton la scrittrice Americana amica di Henry James e autrice fra l’altro dello spendido L’eta’ dell’innocenza?
Cresciuta nell’alta societa newyorkese che lascio’ poi per quell’Europa che aveva imparato a conoscere e ad amare, in particolare la Francia, dove frequneto’ artisti e intellettuali, ci ha lasciato figure femminili affascinanti e particolari e soprattuto una denuncia degli aridi e restrittivi valori tipici di quella societa’ americana che disprezza e rifugge, ma che sa cosi’ lucidamente dscrivere.
Leggete “La casa della gioiaâ€, “I Bucanieriâ€, “L’usanza del paese,â€ecc.
E Jennie Fields basandosi su parte della corrispondenza Wharton/Bahlmann ci ha rivelato un lato segreto della vita della grande scrittrice, quella della scoperta della sua sensualita’.
Si racconta dunque sia una storia d’amore particolare in una Parigi d’inizio Novecento, sia di una grande amicizia tra la scrittrice e la sua segretaria Anne.
Edith e’ infelice con il sempliciotto marito Teddy con il quale non condivide neppure il letto. Non conosce la gioia dell’amore completo, il piacere di una naturale sensualita’ (come tantissime donne educate al ruolo futuro di mogli e madri dedite esclusivamente alla famiglia). Ma verso  I 45 anni, nel pieno della sua maturita’ conosce a Parigi Morton Fullerton un Americano che scrive per il Times. E’ anch’egli un amico di Henry James che sembra incoraggiare l’amicizia tra I due.
Fullerton e’ bello, frivolo, inaffidabile, ma ha scoperto in Edith una turbolenta sensualita’ sepolta che vuole ( e ci riuscira’)  fare esplodere.
Sara’ un periodo di gioie, disperazione, estasi, ma sara’ finalmente la liberazione di uno dei piu’ grandi tabu’ che ha tenuto prigioniere le donne specialmente in certi ambienti.
Jennie Fields e’ abilissima nel raccontarci questi anni parigini di Edith che se pur in parte romanzati sono basati sulle lettere che Edith scambiava con Anne Bahlmann sua preziosa segretaria, e sua istitutrice fin dai dieci anni, una figura che ha sostituito l’arida madre Lucretia
Anne e’ un bellissimo personaggio, spesso un alter ego della scrittrice , non solo nei consigli sul lavoro, ma sopratutto durante la crisi matrimoniale e nei momenti difficili della sua scelta di voler vivere finalmente la passione.
Apprezzo molto Jennie Fields per averci raccontato oltre la relazione amorosa di Edith e Morton, dell’amicizia
femminle fra lei ed Anne, un potere che ha superato ogni difficolta’, incomprensioni passeggere, differenze.
Un bellissimo libro del quale discutere a lungo nei nostri gruppi di lettura.
CRONACHE DI FINE AGOSTO DI UNA BLOGGER
pubblicato da: Mirna - 25 Agosto, 2013 @ 3:15 pm
CRONACHE DI FINE AGOSTO DI UNA BLOGGER
Il BLOG e’ un diario in cui lo scrivente scrive di se’, dei suoi pensieri con Il desiderio di condividerli, di discuterne,   di regalare qualcosa del suo animo e possibilmente di ricevere in cambio consigli, impressioni, parole, in questo caso scritte.
Essendo LA LETTURA l’argomento del mio blog, so che viene apprezzato per I consigli letterari, chissa’ se lo e’ pure per le riflessioni che ogni libro  sollecita? O semplicemente per I piccoli accadimenti quotidiani personali raccontati?
Anche la nostra vita e’ LETTURA e conoscenza. In questi tempi frettolosi, dove le comunicazioni sono brevissime, sintetiche, spesso superficiali credo che un po’ di pazienza nell’ascoltare e raccontare piu’ ampiamente di se’ sarebbe un arricchimento.
Su Facebook vedo immagini di amici in posti bellissimi o brevi frasi di cio’ che hanno vissuto…ed io vorrei saperne di piu’…per fermare gli attimi anche delle vite che mi passano accanto, per non avere soltanto un’impressione di qualcosa che corre come visto dal treno.
Per una blogger , lettrice accanita poi, le sfumature e  le pieghe dei sentimenti altrui sono preziosi e nutrienti.
In questi ultimi gorni di agosto qui nel mio paese di villeggiante d’altri tempi comincio a sentire il desiderio di citta’, di musei, di cinema e tutto il mio Paradiso mediterraneo alla Rousseau inizia a incrinarsi in frammenti misti di felicita’ e di malinconia.
Parliamo dunque di attimi perfetti e non. Ieri sera mentre ormai il sole era sceso dietro il monte alle 19 e nuvoloni neri stavano arrivando sul campanile e su di me seduta in terrazza  orfana delle rondini ormai a…nanna mi ha preso una malinconia funesta. Ho pensato ai consigli Zen che Stefania mi elargisce e mi sono imposta di ridiventare se non prprio allegra, almeno non da “suicidio†pensando che ero viva, le surfinie  stupende, Mimilla mi aspettava in mansarda…
{Di momenti perfetti ne ho parlato anche troppo…mi manca quest’ultimo vissuto quache giorno fa a Chiavari in un bar ventilato sotto gli antichi portici “Moda’ Caféâ€â€¦un cappuccino in deliziosa tazza alta e una “striscia†di focaccia morbida, unta al punto giusto…un sapore da piacere sensuale.}
Mi sono persa, volevo trascrivere la frase di Montesquieu “In tutta la mia vita “ disse una volta “non ho mai avuto un dispiacere che un’ora di lettura non abbia dissipatoâ€.
Per tornare dunque ad ieri sera, cupa serata di fine agosto, mi sono tuffata nel romanzo di Jennie Fields “L’eta’ del desiderioâ€, Neri Pozza, l’educazione sentimentale della grande scrittrice Edith Wharton che riuscira’ finalmente a sciogliere la sua sensualita’…non certo con cappuccino e focaccia ligure.
Anche questa, come molte altre, sono le letture che piu’ mi avvolgono e rilassano :le descrizioni della buona societa’ anglosassone e non, I riti mondani, le conversazioni culturali nei salotti di Parigi o Londra, il pensiero delle donne finalmente che si sentono protagoniste…chissa’ se con l’eta’ si ritornera’ ai gusti “primordiali di letturaâ€, come ad una Itaca  letteraria. Anche “Tentativi botanici degli affetti†rientra nelle mie piu’ gustose letture, una di quelle che fanno superare dispiaceri o attimi grigi.
Ah,ma sapete dove si trova la lettrice Grazia in questo momento ?: in Val d’Aosta, “in un vallone tra larici e massi, sotto un ghiacciaio, in compagnia di Elizabeth von Arnim†e del suo “Uno chalet tutto per meâ€
Leggetelo!
TENTATIVI DI BOTANICA DEGLI AFFETTI, di Beatrice Masini
pubblicato da: Mirna - 17 Agosto, 2013 @ 11:52 amTENTATIVI DI BOTANICA DEGLI AFFETTI di Beatrice Masini
Ho gia’ scritto di questo belissmo romanzo che sto rileggendo in questi giorni di piena estate. Vi consiglio di leggerlo e di gustarlo.
Edizioni Bompiani. Anch’esso finalista del Premio Campiello.
Non voglio ripetere cio’ che ho gia’ scritto circa le emozioni e le suggestioni suscitate ( cercate nell’archivio blog digitando il titolo), ma voglio aggiungere altre sensazioni.
Tipo “la giornata perfettaâ€. Io trovo e riconosco – per me – alcune giornate perfette durante l’anno, sia a Trento che altrove. Che cosa le rendono perfette per me? Certamente la giusta temperatura, le ombre dolci, il sole morbido, la predisposizione della mente e del cuore ad essere tutt’uno con la Natura, con il Creato , forse profumi di fiori o voli lenti di farfalle , o semplicemente uno sguardo piu’saggio che ti fa sentire felice di essere vivo.
Ed ecco che la lettura (– ma di che cosa parlano coloro che non leggono libri ,maestri e compagni di vita? – ci chiedevamo Grazia ed io l’altro giorno –) ti ripresenta I tuoi pensieri o te li dirime.
Beatrice Masini , o meglio la sua Bianca, protagonista del romanzo scrive di “giorni perfetti, cioe’ di quelli che†sembrano che non si bastano, tanta vita sembrano condensare dall’inizio alla fne: sono I giorni perfetti, col clima miracoloso che alterna fresco e tiepido secondo tu vada…sono I giorni in cui ogni cosa della natura sembra appena nata e insieme centenaria e ti guarda con questa sfida, tu, briciola d’esistenza…dicendoti che il resto c’e’ stato e ci sara’ e continuera’ a esserci  anche quando tu dovessi sparire…e invece di esserne frustrato provi un’intima gioia perche’ e’ cosi’ che e’ giusto…e’ il corso delle cose non umane che chiedono solo di essere contemplate e non capite…â€
Cosi’pensavo poc’anzi sotto il sole del disteso mezzogiorno, un sole forte ( mi si e’ rotto l’ombrellone ieri l‘altro pr un folata di vento!!!) , un sole cocente, vivo che mi sembrava potesse sciogliermi le ossa e certi grumi di pensiero fossilizzati. Pensavo a questo romanzo che sembra cosi’ delicato nel titolo “botanico†ma che e’ permeato di una fisicita’ ancestrale e realistica pur nella sua impalcatura ottocentesca.
E poi immersa nel sole pensavo alle mie due ultime giornate trascorse e mi son detta quasi ad alta voce: “ Ho avuto un bel ferragosto, anzi due giorni di festaâ€
E mi sembrava di risentire la voce di Msr. Dalloway che alla fine della sua serata si compiace e finalmente si rilassa rassicurandosi “E’ stata una bella festaâ€.
Che distanza di tempo, spazio e ambiente. La’ la Londra post vittoriana dell’alta borghesia, qui una lettrice in pensione   in villeggiatura a Borzonasca che pero’- proprio grazie alla lettura e’ diventata un poco Mrs. Dalloway e tenta anche di essere Bianca ed “acquarellare!â€
Si’, belli questi giorni di mezza estate. Piccoli progetti tutti riusciti. La passeggiata a Borzone con Grazia  e’ finita benissimo, nonostante la mia stanchezza e il male all’anca dell’inizio, poi il caffe’ nell’unico bar, la visione dell’Abbazia immersa nel verde d’oro di ulivi, clivi e fiori, le ortensie raccolte mi hanno galvanizzata tanto che sembravo un’allodola  cinguettante.
Il pranzo quasi pronto per I nipoti, le pesche cotte al forno all’amaretto e cacao buonissime.
Si’, altrettanto bello il giorno dopo. Sempre con Grazia ,vero il Golfo Paradiso – ma come si fa a catturare tanta Bellezza? Non basta la macchina fotografica, forse un tela e pennelli, o un quaderno per scrivere una poesia? O soltanto l’abbandonarsi grati all’azzurro celeste fermo come un campo eliso di mare, sussultare alla prepotenza delle bouganvilla, dei gelsomini, delle agavi carnose, del fruscio degli ulivi e delle palme …insomma quasi tristezza nel  non potersi tenere tanta bellezza.
E l’abbandono nell’angolo di paradiso di Renata, a Recco, dove dopo aver gustato trenette al pesto, tortino di zucchine e uno spettacolare Clafoutis alle pesche – direi che anche un uno squisito dolce puo’ essere poesia –ci faceva sentire le protagoniste del romanzo della von Arnim “Uno splendido aprile†e il brusio che ci arrivava dalla spiaggia ci faceva declamare Montale “ Esterina, I tuoi vent’anni…â€
Si’, due bellissime giornate che voglio concludere con il saluto del mattino a Miki, Emiliano e Valeria, davanti al porticciolo d iCamogli, tra “questo grappolo di case colorate “come ha scritto Miki ci siamo lasciati tra le bolle di sapone che riflettvano tutti I colori e gli affetti dell’estate e di tutti  questi giorni  sospesi anch’essi in una bolla di “perfezioneâ€.
LA CADUTA di Giovanni Cocco, ed.Nutrimenti
pubblicato da: Mirna - 12 Agosto, 2013 @ 3:10 pm
Eccomi alle prese con un altro romanzo scritto da un uomo ed anche questo finalista del Premio Campiello.
Un racconto duro, scomodo, scritto con uno sguardo implacabile su di Noi.
Cocco ci parla della nostra Caduta come civilta’ occidentale, in uno stile, a detta di molti critici da romanzo biblico. Si parla di piccole e grandi catastrofi, degli attentati su un autobus Londra, di Parigi in fiamme ,di stupri, di razzismo, dell’aridita’ ed avidita’ individualistiche, della primavera araba e tutto sembra partire da quel fatidico 11 novembre 2001.
Tutti gli sconvolgimenti che hanno segnato a sangue il primo decennio del nuovo secolo dunque, e narrato ispirandosi alla Torah e al libro dell’Apocalisse e “modellato su cicli pittorici rinascimentaliâ€.
Eppure ci si affeziona ai personaggi, al nonno inglese che vuole andare a trovare il nipotino appena nato e che prende per una volta l’autobus sbagliato o alla donna mussulmana che riesce a partorire per miracolo nonostante il marito non voglia che venga toccata da medici maschi…
“Un romanzo implacabile e trascinante, in cui il flusso della storia permea il destino degli individui, e ciascun personaggio condanna gli altri a pagare il prezzo delle proprie scelte, a espiare il castigo o a trovare la redenzione†recita la prefazione in sovracoperta.
Giovanni Cocco e’ giovane e forse per questo ancor piu’ severo.
Lo consiglio ai miei amici lettori, mentre io mi voglio rinfrescare e allietare con altri libri squisitamente femminili che continuano ad arrivare in questa mio angolo Borzonaschino.
Presto riprendero’ in mano nel mio “angolo Rousseau†– e che cosa meglio di verde, fiori, farfalle e frutti che un verde mediterraneo per rileggere “Tentativi di botanica degli affettiâ€? E chissa’, provare persino ad “acquarellare”?
E poi mi aspetta “Il fiore azzurro†di Penelope Fitzgerald, scritto ad ottant’anni e considerato il suo capolavoro.
E direttamente da Gary dagli USA “Che fine ha fatto Mr.Y.†di Scarlett Thomas. “Imperdibile†dice Loredana Lipperini. Strani eventi accadono intorno ad Ariel , studentessa della British University…libri rarissimi, professori che scompaiono…thriller, fantascienza, cocktail di filosofia,fisica, scienza e letteratura (Tascabili Newton).
A proposito di “gialli†da Renata mi e’ giunto “Un caso di scomparsaâ€, di uno srittore israeliano, Dror.A. Mishani. Cosi’ anche Israele ha il suo Montalbano. Ediz. Guanda
E poi? E poi?
Dalle mani di …Miki direttamente al mio cuore di lettrice ed amante di Virginia Woolf una nuova ristampa del suo “Diario di una scrittrice†E che scrive la Woolf in un suo lontano agosto 1931?
“Affacciata alla finestra mi dicevo: osserva questo momento perche’ da ventun anni non fa cosi’ caldo. Dallo studio alla casa editrice c’era un vento caldo come ad attraversare una cucina. Fuori ragazze e giovanotti in bianco sdraiati sull’erba della piazza…un’ottima estate questa…meravigliosamente calma, ariosa, forte. Credo che vorrei, per l’avvenire, quest’esistenza piu’ umana: dissiparmi prodigalmente tra gli amici, sentire la vastita e il gusto del vivere umano…â€
Che gioia aver avuto nel paesello forse un po’ troppo letteraturizzato nel mio blog (?) , qui nella nostra casa di scale e terrazzini, Miki, Emiliano e la lucente piccola , deliziosa Valeria.
Dovrei scrivere un altro post per raccontare del loro brevissimo soggiorno , forse Miki ed io lo faremo…per ora ricordo con gioia sorridente il riflesso dei fiori e della luce che circonda questa famigliola.
E sentire, come scrive la Woolf, la vastita’ e il gusto del vivere umano e a far si’ che  anche questa estate sia una buona estate.
So che per la piccola Sara di Raffaella e Andrea lo sara’ e per molti molti di voi …che potrebbero aggiungere quache granello di gioia.
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L’ULTIMO BALLO DI CHARLOT di Fabio Stassi
pubblicato da: Mirna - 7 Agosto, 2013 @ 8:26 pm
Non vorrei scrivere troppo di questo racconto che definirei una “chiccaâ€, ma vi consiglio caldamente di leggerlo perché è speciale, diverso da tanti altri romanzi,  anche un po’ indefinibile come genere.
Sembrerebbe una sintetica biografia di Charlie Chaplin,  ma secondo me è invece la storia della nostra immaginazione, delle nostre idee, delle nostre invenzioni.
E siccome ogni pensiero o idea è realtà , stiamo parlando di noi , della nostra vita e dei simboli che noi amiamo e introiettiamo per assimilare e fermare le innumerevoli e quasi insopportabili scoperte ed emozioni che la Vita ci presenta.
E chi “prende†Fabio Stassi, scrittore- bibliotecario (io adoro i bibliotecari perché odorano di libri!) per suggerirci le altre dimensioni della vita, le mille sfaccettature dell’umanita’? Il “vagabondo†del nostro ormai immaginario collettivo nato con l’invenzione che era già in nuce nel nostro essere umani, quella del cinema…che riesce a fermare finalmente in immagini mobili“ l’equilibrio della nostra perfetta imperfezione.â€
Charlot è diventato il nostro alter ego “fatto a rovescio†come lui stesso si definiva. Il comico più triste e divertente del secolo appena passato, nato e creato dal cinema nella medesima dimensione temporale. O e’ creatore del cinema egli stesso?
Perché lui sa come è nato il cinematografo, lui venuto al mondo in un carrozzone di zingari in Inghilterra e cresciuto per alcuni anni in un circo . Qui ha conosciuto il nero Arlequin che innamoratosi della favolosa cavallerizza acrobata Ester -che sembrava volare sui cavalli- aveva inventato una scatola per poter fermare le  immagini  della sua bella prima che lei partisse per l’America e poi laggiù rovinarsi una gamba. Così Arlequin è riuscito a tenersi per sempre la perfezione di Ester.
Tutto ciò Charlie Chaplin lo racconta a Christopher, l’ultimo figlio avuto da O’ona O’Neil in una lunga lettera dove accanto ai tanti episodi del suo arrivo in America, ai racconti delle sue fatiche, delusioni, nostalgia e accanto a strepitose descrizioni di ciò che era l’America del nostro sogno di riscatto dell’inizio Novecento ci sono, quasi a parte, annuali incontri con la Morte, puntualmente alla  vigilia di Natale. La Morte è gentile e  se Charlot ormai ultraottantenne riuscirà a farla ridere, lei gli regalerà un altro anno di vita.
Charlot rappresenta il wanderer, il vagabondo che cerca luoghi e persone per sentirsi se stesso, per ritrovarsi, per capirsi, per sentirsi amato…non siamo così anche noi?
C’è una sua sostanziosa  autobiografia che io chissà perché a suo tempo non lessi. Conoscevo molti episodi della sua vita, forse non ero così interessata., Devo dire che per il mio modo di sapere le cose ciò che mi racconta Fabio Stassi, pur se non  filologicamente esatto,  mi è più congeniale.
Immagini e personaggi indimenticabili: l’arrivo forzato a New York e il suo voltarle la schiena, il duende – quel malessere che incendia il sangue – del barbiere Andaluso, i compagni di tutti i lavori che intraprende Charlie Chaplin, da boxeur, a tipografo, aiuto regista fino a ciò che si sovrappone a lui stesso: l’attore che recita se stesso, un clown triste che deve compiere una missione per equilibrare tutte le cose storte che ci sono nel mondo.
Il 24 dicembre del 1977 la Morte non riesce più a ridere con le vecchie gags di Charlot, allora entrambi  decidono che e’ ora di prendersi a braccetto e uscire di scena. La Morte sembra proprio Arlequin, il vero inventore del cinema, colui che voleva sapere che cosa si prova a rivedere per sempre  una persona cara. O semplicemente a rivedere noi stessi?
“L’ultimo ballo di Charlot†è finalista del Premio Campiello.
Ediz. Sellerio
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CRONACHE DI…BORZONASCA 3
pubblicato da: Mirna - 1 Agosto, 2013 @ 8:31 pmCRONACHE DI …BORZONASCA  3
Non sono passata attraverso un armadio come nelle cronache di Narnia per giungere qui, ma vi sono giunta per una storia personale come ognuno di noi ha . L’incontro con mio marito, pianista sull’oceano – e va a pensare che il suo natio villaggio fosse proprio Borzonasca!- – la amorevole accoglienza della sua famiglia di “bosco e di rivieraâ€, gli inviti annuali estivi dai quali non si sfuggiva perché la vecchia nonna voleva godersi l’ultima nipotina, Stefania, e perché la zia Liliana, bionda e luminosa rifletteva più la riviera di bouganville che i boschi vicini, ( lei risplendeva di allegria e di mare e anche un po’ di Costa Azzurra) – non lasciava margine a nessun’altra alternativa.
E quale poi? Affollate spiagge? Hotel ? Qui tutto scorreva in modo particolare e diverso, talvolta noioso, ma cementato nei ricordi del passato, nelle abitudini ripetitive, nella sensazione sempre di una “bolla†a sé stante, il Villetto, stradina che sembra uscita da un’operetta, sentieri sulla collina, scappate a Chiavari o Portofino per “vivere†come diceva la gioventù del loco..
Ecco perché quando la vecchia casa rudere dei bisnonni ha avuto l’incentivo del comune mio marito ha pensato di “nidificare†per noi, qui, nel paesello.
Impensabile dunque non venire qui d’estate dove tutto è intriso di solida famiglia borzonaschina e dove ogni tanto giungono lontani cugini, persino Maria Grazia Neonato, medico a Parigi, o Flavia che abita in Valtellina ed è zia acquisita di Deborah Compagnoni.E poi ci sono le opere scultoree di Nicola Neonato in giro per la vallata.
Borzonasca droga?
E Stefania che stasera suonerà a Vienna…non vede l’ora di tornare domani a ritemprarsi nella frescura (a volte troppa perché io mi sento in questi giorni un gran male alle ossa!!!) di questo borgo particolare. Borgo che per me è “la villeggiatura†d’altri tempi dove il tempo scorre e si perde fra passeggiate, visite di amiche con le quali parlare nelle notti calde di Caronte sulla mia terrazza sotto le stelle e qualche timida lucciola. Dove leggo i libri che mi giungono a raffica da Renata, da Grazia….e persino da Gary al quale risponderò da un pc che funzioni.
Accadimenti per me diversi abituata come sono a trascorrere dieci mesi in un appartamento nella bella Trento, città che mi offre ben altri diversivi.
Or ora in cucina da dove sto scrivendo – sto qui perché posso vedere la scaletta che sale all’angolo Rousseau e sentire il rosmarino e la salvia dei vicini – è entrata una bellissima farfalla colorata a riposarsi sulla parete bianca. Mimilla la guarda, ma non è interessata quanto lo è per le lucertole che io riesco quasi sempre a salvare.
Oggi c’è meno vento…deo gratias così i “milioni “ di prugne non cadono sulla scaletta, sulla mia testa, in bocca alle lumache o tra le zampette di Mimilla che prova a giocarci a pallone.
Costretta moralmente ieri a fare tre vasetti di marmellata. Non amo farla. Mio marito Piero era bravissimo e lo faceva con amore da ligure per cui tutto doveva essere usato e non sprecato…e così fa – meno male –  Stefania quando c’è.
… sembra che io faccia poco…ma a me piace passeggiare, leggere e parlare di libri, e poi amo ricevere. Verranno anche Miki, Emiliano e Valeria…quindi rassetto e cucino.
Delle passeggiate vi ho sempre parlato, ma non posso esimermi dal raccontare dell’ultima fatta insieme con Grazia al Taglio
. Sentierino delizioso pieno di piselli odorosi, origano, noccioli, bossi, fiorellini azzurri, fasce di erbe alla Cezanne… passeggiamo, Grazia ed io, parlando sicuramente di libri…quando attraverso la mia gonna a due strati sento sulla coscia un bastoncino…sollevo il primo lembo e vediamo una cavalletta ben attaccata alla sottogonna. Urlo di entrambe.
La cavalletta non vuole assolutamente lasciarmi. Attimo di panico allora lesta mi sfilo la gonna, la butto in terra e …rimango in mutande…bianche di cotone svizzero, marca Calida! L’insetto a quel punto si rassegna e si sposta tra l’erba. Meno male che il Taglio non è molto frequentato.
Forse a Narnia ci sono animali diversi, ma come vedete, anche qui non si scherza.
Se riuscite a leggere perché non mi scrivete qualcosa di voi? Sarebbe una gioia per una blogger che ama condividere sia letture di libri che letture della nostra vita sapere qualcosa degli altri. Narnia o no.
E questo vale anche per Paola alla quale non riesco a rispondere su Facebook
Un abbraccio a tutti.
L’AMORE GRAFFIA IL MONDO di Ugo Riccarelli, ed. Mondadori
pubblicato da: Mirna - 22 Luglio, 2013 @ 8:27 pmL’AMORE GRAFFIA IL MONDO di Ugo Riccarelli, ed. Mondadori
Ho finito ieri sera di leggere questo romanzo struggente, forte, che sentivo aderire a tanti miei sentimenti. Come sempre dopo una lettura intensa rimango a meditare e prima di uscire dal suo fascino rimango molto tempo ad assaporare i suoi pensieri fatti parole. L’amore che per molti salva il mondo,  per altrettanti lo graffia. Perché per non essere capaci di resistere all’amore ci si ferisce talvolta a morte. Così come fa la stupenda protagonista di questo romanzo.
E si sa che chi scrive può dire di inventare quanto vuole ma parla sempre un po’ di sé. E così è stato per Ugo Riccarelli.
Oggi sul quotidiano leggo che Ugo Riccarelli è morto ieri, mentre una lettrice sconosciuta , io, …e forse tante altre chiudevano l’ultima pagina del suo libro che parla di trapianti di polmoni. Aveva solo 58 anni e aveva subito il trapianto di cuore e polmoni.
Il cuore che viene graffiato dalle difficoltà della vita che da subito Signorina, la protagonista prova su di sé. E’ stata chiamata così dal padre capostazione che vedeva nella nuova locomotiva 640, soprannominata appunto da tutti i ferrovieri Signorina, eleganza, bellezza e la forza del suo lucido acciaio.
Siamo nei difficili anni del fascismo e poi quelli della guerra e la famiglia numerosa di Delmo, il capostazione, ricorda per certi versi quella dei Malavoglia dove onore, povertà e sacrifici obbligatori sono la struttura della loro vita. E Signorina pur piena di fantasia, voglia di fare, creatività ,come viene notato dalla sua maestra, è costretta a lasciare la scuola per aiutare la famiglia a sbarcare il lunario. Lei ha un dono innato: quello di creare tagliando e cucendo ogni sorta di indumento, ma deve sminuire questa sua capacità accontentandosi di rammendare e rivoltare cappotti.. . Sì, talvolta mi ricorda la verghiana Sant’Agata che per cancellare il disonore della Lia, in questo caso dell’Ada, deve sacrificarsi per tutti. E così il desiderio di amore deve aspettare. Ma arriverà infine, dopo la morte di Delmo, il severo capofamiglia..
Ma anche nella vita di coppia ci sono difficoltà , Beppe il marito non riesce a guadagnare come spera, e il sogno di Signorina di aprire un atelier per creare gli abiti che “sente†dentro di sé, sarà accantonato.
E poi nasce Ivo, il loro adorato bambino che lei pensa di aver trascurato durante la gravidanza tutta tesa a rimediare agli affari del marito e a progettare il suo lavoro. Ivo che nasce con i polmoni malati e che deve annaspare, graffiare l’aria per poter respirare un po’.
E Signorina che è forte e determinata come la locomotiva 640  deciderà ciò che è meglio per gli altri, per quelli che ama. Il suo sogno di diventare modista va e viene per pochi momenti, ma a lei rimane come a una Moira l’arte di tagliare, modellare, imbastire, cucire, ricamare, rammendare la vita di Ivo e di Beppe.
E quando finalmente a Ivo adolescente in Inghilterra verranno trapiantati nuovi polmoni che gli permetteranno di respirare agevolmente , Signorina non potrà fare a meno di confrontare il suo lavoro di sarta che cuce e modella con il chirurgo che taglia,trapunta, ricuce .
A questo punto Signorina si accorgerà che il suo grande sogno – ciò che lei era – è stato “dilaniatoâ€, spezzato, graffiato dall’amore per gli altri. Una rinuncia a se stessa come avviene in tante donne.
Da leggere assolutamente per quel senso di ineluttabile nostalgia per ciò che non c’è più e per ciò che poteva essere, per quell’amore che per Riccarelli fa rima con dolore.
E per un omaggio a questo scrittore scomparso ieri, vincitore di uno Strega nel 2004 con “Il dolore perfettoâ€Â e autore di tanti altri romanzi.
Anche†L’amore graffia il mondo†è  finalista del Premio Campiello.
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CRONACHE DI BORZONASCA
pubblicato da: Mirna - 19 Luglio, 2013 @ 7:58 pm
Succede che io non sia collegata a Internet, che la Tv non funzioni, che l’orologino da polso si sia spaccato e che il cellulare sia collassato. Insomma mi ritrovo a Borzonasca tagliata fuori dalla costa…ah, sì anche la Uno ha problemi al carburatore e poi si sa io non guido volentieri.
O si può dire “tagliata dentro� Perchè’ mi ritrovo in una bolla sospesa di tempo e di spazio che non mi dispiace, che mi fa vivere rilassata e languida e che mi fa sentire un po’ diversa..Le ore sono scandite dalla campana della chiesa, qualche sms o e-mail riesce, per merito di Grazia, ad oltrepassare l’involucro protettivo di questa dimensione quasi onirica che avvolge la mia casa, ma soprattutto il mio giardinetto alto.
Grazie al sole caldo e alla perenne brezza che fa dondolar la palma, le rose, il glicine e le ortensie azzurre mi sono accorta… di essere dentro un quadro del Doganiere Rousseau, l’immaginifico pittore naif deriso da Picasso e compagni.
Evadeva, questo solitario pittore, nelle lussureggianti giungle dei suoi desideri primitivi e fantasiosi, e che importa se il disegno è piatto e goffo, i colori sono vividi e gli ambienti rappresentati sono un’accorata nostalgia di un eden perduto e della nostra primigenia esistenza tra verde e animali. Trovo su Repubblica la foto del suo “Sognoâ€: tutto è ritratto con infantile precisione e una sorta di magia allucinatoria.
Ma le foglie di palma che si intrecciano con quelle del nespolo le vedo sopra di me ! ed accanto c’è l’arancio pieno di frutti colorati e gli spadoni dove Mimilla emerge come un leone o come una dea nera, e fiori colorati, e se non c’è il canapè c’è una sedia a sdraio dove io o Stefania ci allunghiamo a leggere e pensare…vestite però!
Un angolo di paradiso dunque in pochi metri quadrati e in questo paesino dell’entroterra ligure, ma sono io che me lo “dipingo†come faceva Rousseau in una brama di bellezza, di armonia , di evasione?
Certo è che le ore trascorse seduta sotto la palma a leggere seppur distratta da farfalle arancioni, da cicale, tortore e da Mimilla che appare e disappare, sono preziose.
Ma c’è sempre un rovescio della medaglia…ieri sera salgo verso il tramonto per innaffiare e che vedo? Due ragazzi arrampicati sul mio nespolo a “depredarne†i frutti…! Ecco perché ne vedevo così pochi quest’anno. Nicchiano dicono che è la prima volta che li raccolgono, me ne “donano†una manciata…elogiano la loro dolcezza.
E noi che dovevamo fare il Nespolino! Li invito a non entrare più nel giardino per non turbare con i loro odori la mia Mimilla…ma ormai il mio nespolo è quasi nudo di frutti!
Mi chiedo, si deve condividere il Paradiso con altri? Forse se invitati…
Parlavo con Grazia stamattina in un piccolo parco accanto alla chiesuola antica e al fiume che intanto fresco gorgheggiava.
Di bellezza, di armonia, di perfezione della natura e del perché una serpeggiante malinconia mini sempre quella felicità che crediamo di possedere. Forse bisogna lasciarsi andare al Sogno come nel quadro di Rousseau, senza razionalizzare, senza pensare troppo, ma abbandonarsi e trascendere la realtà , affidarsi alla melodia della vita cosmica che fluisce senza badare a noi.
Entriamo più spesso nella nostra ricca ed esotica giungla immaginaria!
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GEOLOGIA DI UN PADRE di Valerio Magrelli, ed. Einaudi
pubblicato da: Mirna - 16 Luglio, 2013 @ 12:13 pm
E’ strano come per un po’ di tempo io sbagliassi il titolo di questo libro: ero convinta fosse “geografia di un padre†pensando a titoli analoghi come geografia dell’anima, sicura com’ero che l’analisi del rapporto padre-figlio si svolgesse per estensione di confini, strade aperte come in una sorta di mappa del cuore. Mi accorgo invece dopo la lettura delle prime decine di pagine dell’esatto titolo “geologiaâ€. E
c’è differenza: qui si va scavando in profondità estrema nella terra e nelle pietre, nelle ossa e nella “paleontologia†di un rapporto viscerale..
Lavoro fortissimo, sofferto, di una bellezza tragica da leggere con emozione, epifanie condivise e quelle sensazioni struggenti che tutti noi “figli†abbiamo provato.
Valerio Magrelli, classe 1957, ha raccolto per anni appunti sulla figura del padre… – e ce lo immaginiamo attento, ammirato e timoroso osservatore di un padre enigmatico, un “iroso anti-eroeâ€- e dopo la sua morte quei foglietti cominciano a “strepitareâ€.
“Sapevo†scrive “ che ogni voce era una gola che domandava cibo. Sapevo che ogni richiamo era come un filo, il bandolo canoro di un’infinita matassa di storie.â€
Diviso in 83 capitoletti (il numero degli anni vissuti dal padre) questa biografia autobiografica ci regala immagini vividissime di episodi e
stati d’animo di un padre dal quale certamente l’autore ha assorbito il suo modo d’essere, la sua spietata onestà nei confronti della vita e della morte, un fondo di tragicità classica tipica forse di noi eredi della classicità greca. Non è un caso che la copertina illustri Polifemo che divora un greco, ma si potrebbe “leggere†come un padre che divora il figlio.
“Mia madre, me stessa†leggevamo noi ragazze tempo fa ritrovando nel filo parentale la stessa visione del mondo pur in una eventuale identica disuguaglianza.
Magrelli ci dice “mio padre, me stessoâ€. Si sente indelebilmente scolpito dal padre , si sente la “carta moschicida del suo ricordo.â€
Pur raccontandoci la sua famiglia d’origine come “priva di collante†e che in certe meste vacanze dell’infanzia lo fanno sentire smarrito
ciò che emerge sempre è la figura del padre posseduto o dall’ira o dalla noia, una persona mercuriale, metamorfica ma che gli dona momenti di raro e commovente affetto.
Un padre che nei rapporti con il mondo si comporta da maschio-alfa rispondendo con grinta ad ogni “aggressione†soprattutto per un senso di giustizia.
O che mostra un’ira funesta contro una confezione di biscotti che non si apre (come lo capisco!) tanto da calpestarla, sbriciolarla e annientarla con cieco furore. Sentimento che si travasa nel figlio quando con la stessa rabbia cieca “ucciderà †la stampante che per
l’ennesima volta non ha funzionato.
Scrittura colta, forte, immaginifica, quasi mitologica e che diventa pura poesia tragica nel ricordo degli ultimi giorni di vita del padre. Il figlio vuole “divorare†i suoi ultimi istanti, respirando il suo respiro, introiettando ogni suo gesto. Momenti di straordinaria illuminazione e drammaticità quando gli taglia la maglia per via dell’altissima febbre e gli sembra di far emergere da un baccello l’immagine della vecchiaia e dell’ineluttabile allontanamento. E durante il decorso degenerativo del Parkinson l’autore riesce finalmente a penetrare nella corazza difensiva che il padre aveva eretto per proteggersi, finalmente lo può conoscere a fondo e diventare lui padre di suo padre.
Ed ecco il desiderio di rievocarlo, di farlo rivivere…
â€Perché? Forse perché mi manca. E’ come se soffrissi per la mia morte…Io l’ho perso, nella stessa maniera in cui lui ha perso me. E’ come se avessi perso, per un lutto riflesso, una parte di me.â€
Un accorato omaggio al genitore, un bisogno di amore, di radici solide, di identità o meglio ancora una necessità di sentirsi esistere.
Romanzo bellissimo, finalista al Premio Campiello.
ALL’OMBRA DEI FIORI DI JACARANDA di Rosalba Perrotta, ed. Salani
pubblicato da: Mirna - 12 Luglio, 2013 @ 5:30 pm
Leggere un romanzo con il sorriso sulle labbra è un piacere che auguro a tutti.
Certamente Rosalba Perrotta ha un delizioso senso dell’umorismo perché la storia di Arabella - in parte autobiografica,
io credo - benché affronti temi esistenziali importanti, rimane sempre su un tono lieve e colorato.
Come un fiore di jacaranda. Non è un caso che ad un certo punto Caterina, la severa governante che dirige la casa dove Arabella vive, da
“triste cipresso “ sempre un po’ depressa con i libri di Carolina Invenizio appresso si trasformi grazie all’amore in una gioiosa jacaranda .
Soltanto per un po’ perché le vicende si ingarbuglieranno. Certo è che il suo personaggio è uno dei più esilaranti del racconto accanto al nonno che teme che i comunisti presto friggeranno tutta la nobiltà siciliana..
Rosalba Perrotta è veramente abile nel presentarci un excursus storico sociale degli ultimi settant’anni entrando anche nella vita spicciola delle persone ricordandoci piccole usanze, parole, films, canzoni dimenticati.
Penso di essere coetanea o quasi dell’autrice percio’ ho ritrovato con sorpresa oggetti, mode, desideri comuni.
L’Italia grazie alla radio, al cinema e poi alla televisione si era veramente unificata nel desiderio di andare avanti, imparare, cambiare.
Come dimenticare il fungo cinese che negli anni Cinquanta troneggiava sulla madia nella mia cucina? Orribile ammasso gelatinoso immerso in un’acqua che poi si doveva bere perché benefica al massimo!
O l’esposizione del corredo delle future spose, da Catania… a Carpi dove ricordo avevo ammirato con occhi esterrefatti dozzine di lenzuola ricamate, asciugamani di Fiandra, tovaglie per dodici, tovagliette per il tè…pronti per il matrimonio di Brunella ed io immaginavo la mia amica , sedicenne come me, con il grembiulino in cucina a preparare il pranzo, mentre io sognavo ancora di diventare scrittrice come Jo
March e di andare a New York. Mia nonna Bianca invece mi spingeva a cercare il “morosoâ€, anzi un certo corteggiatore che avevo – bruttino, con un gran naso e che balbettava un po ’- le piaceva molto. E subito si affrettò a comprarmi un paio di lenzuola bianche in
pelle d’uovo, conservate per molto tempo in solitudine in un baule in soffitta.
Diciamo dunque che il lei motiv di questo romanzo di formazione è una considerazione sul matrimonio, tappa obbligata per ogni donna fino a qualche decennio fa.
Arabella che conosciamo bambina nella casa nobiliare di Catania che guarda il mare e l’Etna è orfana ed è ospitata dalla zia Colomba, vedova e ricchissima che viaggia, si diverte e ricerca soltanto la joie de vivre. E può permetterselo sia per la ricchezza materiale sia per il suo carattere libero, sereno, gioioso. Ciò dà luogo a maldicenze tra le signore catanesi; divertente apprendere i modi di dire siciliani.
Arabella desidera affetto e pensa a se stessa con compatimento, si sente sola e brutta. E infatti’ rimasta zoppa dopo l’incidente dove ha perso entrambi i genitori.
Ma gli anni passano e la zia nella sua “disattenzione attenta†le fa frequentare un moderno e trasgressivo collegio svizzero dove può maturare gli ideali di libertà , giustizia sociale, l’amore per la cultura e la passione per l’Inghilterra.
Insieme ad Arabella andiamo nella swinging London , viviamo la moda del momento.
Ci soffermiamo sul grande dilemma: matrimonio come unico scopo della vita o realizzazione individuale? O entrambe?
E l’amore che importanza ha nella vita di una persona?
Che deciderà Arabella ormai laureata e diventata assistente all’Università ? Desidera l’amore come tutti, ma che cosa avrà in serbo per lei il destino?
Con uno stile accattivante la scrittrice, che ha insegnato Sociologia alla Facoltà di Scienze Politiche di Catania, ci conduce attraverso la nostra recente storia regalandoci una leggerezza particolare nell’approccio alla vita.
Libertà , ironia e disincanto non necessariamente ad uso dei ricchi (come i protagonisti della storia) ma di tutti quanti non si fanno imprigionare dai pregiudizi, dai luoghi comuni dall’aridità di una vita senza sogni.
E se non si ha una jacaranda lilla in giardino… la possiamo far nascere in noi con la fantasia e certamente con la lettura!



















