Prendete e bevetene tutti di Giovanni Negri
pubblicato da: Mirna - 28 Maggio, 2013 @ 8:43 am
Direi di far partecipare al nostro gruppo-lettura anche Gianfranco, seppur virtualmente, per cui accogliamo il suo consiglio.
 Ho letto questo libro e l’ho trovato
estremamente interessate.Non so se vuoi proporlo con un tuo
post. E’ un’indagine di un commissario di polizia.
prese con un caso che sembra un labirinto. Risolto un mistero, se ne apre subito
un altro, all’infinito, fra il passato piú buio e il futuro piú inquietante.
Fino a che una verità splendente e imprevista non lascia a bocca aperta il piú
smaliziato dei lettori.
Negri.
bene la narrativa con la cultura. Una storia della vite e del vino,
dell’idolatrismo e della religione che inizia da Noè fino ai giorni nostri.
Declama le nove regole Benedettine della “misura del vinoâ€. Del vino commerciale
e di quello da messa.
Durante la
cristinizzazione dell’Europa fra il 371 e il 1386 d.C. la Chiesa e in particolare i conventi
prima di essere un tempio del Signore erano refettori per sfamare la gente con
il pane e il vino. Così si celebrava l’Eucarestia e si evangelizzava la
gente. Cita le più belle abbazie dei
Cistercensi d’Europa a partire da Rodengo Saino nella Franciacorta, a Eberbach passando per Novacella di
Bressanone. Da non trascurare la descrizione delle terre della Franciacorta
patria del brut e quelle dello Champagne francese. Di quando la Scozia durante
il caldo Medievale era coperta da vigneti scomparsi con l’avvento della piccola
era glaciale. La possibilità che con il riscaldamento globale terrestre si torni
a coltivare la vite nel Kent inglese.
Non sapevo che l’ultima
stella del carro dell’Orsa Maggiore si chiamasse Alkaid.
grazie e un cordiale
saluto da me e da Rosetta
Gianfranco Peterlini
e prima che si faccia notte…farete in tempo per un aperitivo
pubblicato da: Mirna - 27 Maggio, 2013 @ 5:26 pm…in questa Trento di sorrisi, canti e musica ad  andare al Cafè de la Paix e lì accant0 ammirare  gli oggetti deliziosi che Francesca e gli amici del progetto Yaku hanno messo in vendita per aiutare i paese dell’America Latina.
(Cercate nel mio  archvio –  blog il libro presentato al gruppo di lettura “La visione dell’acqua”.)
DARIA ALBERTINI intanto ci racconta la nostra domenica 
“Serata particolare con Mirna domenica
scorsa. Ci incontriamo al Cafè del la Paix per il concerto
organizzato da doco temporary store, ma è ancora presto e allora
facciamo due passi accompagnate dalle note dei pianoforti collocati
nelle vie del centro città per chi vuole allietarsi e allietare
cimentandosi come sa o come può. Caffè nell’animata piazza del
Duomo, poi ci si avvia verso il Cafè de Paix nel Passaggio Teatro
Osele. Prima facciamo una visita al temporary store e guardiamo gli
innumerevoli oggetti graziosamente esposti nel locale vicino: tante
cose belle e originali, raccolte per la vendita, dal prezioso
servizio di bicchieri Baccarat, ai vestiti particolari, agli oggetti
dei nonni, che suscitano immagini e ricordi, ai peluche e giochi per
bimbi. Un insieme di second hand shop e modernariato. Francesca,
l’organizzatrice dell’evento, spiega l’iniziativa del doco
(dono compro vendo): si vendono oggetti nuovi e usati per finanziare
progetti di cooperazione allo sviluppo e condividere le risorse nel
rispetto dell’ambiente. Il temporary store di Trento raccoglie
fondi per il progetto FIINCAA, un progetto di fitodepurazione
dell’acqua realizzato in Bolivia dall’associazione Yaku, di cui
Francesca è presidente. Yaku svolge attività di cooperazione
internazionale in America Latina (Bolivia, Equador, Columbia, Perù,
Argentina) e collabora con le organizzazioni internazionali della Red
Vida, Rete di Vigilanza interamericana per la difesa dell’acqua, e
fa parte del Forum Italiano dei movimenti per l’acqua per la
ripubblicazione della gestione dell’acqua in Italia e in Europa. Il
progetto FIINCAA (Impianto Integrato di Fitodepurazione nella Cultura
Andina dell’Acqua) recupera ed utilizza il trattamento
eco-sostenibile e autonomo delle acque reflue nella comunità di
Chilimarca, una comunità periurbana di Chochabamba in Bolivia.
Motivate da questa bella iniziativa ci
aggiriamo tra gli oggetti e acquistiamo alcune cose…Ma ormai ci
raggiungono le note del flauto traverso che Mattia Cappelletti sta
suonando nel Cafè de la Paix. Entriamo in questo locale
dall’atmosfera retrò, ci gustiamo un buon bicchiere di Rosso di
Montalcino offerto da Mirna. “Mi sembra di essere a New Yorkâ€,
dice Mirna , sempre memore delle sue esperienze cosmopolite. La
musica è giovane e grintosa (un po’ troppo forte per noi) e il
locale si riempie di ragazzi che creano un’atmosfera allegra e
piacevole.
Ma ormai sono quasi le otto di sera,
Mirna deve andare dalla sua Mimilla convalescente ed io torno al
temporary store a chiacchierare con gli amici di passaggio e a dare
una mano a Francesca.
Il temporary store continuerà fino a
martedì sera e speriamo che molti frequentino questa interessante
iniziativa.
Daria”
 Anche di questo parleremo domani nel  gruppo-lettura al Controvento
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SPECCHIO INFRANTO di Mercè Rodoreda
pubblicato da: Mirna - 23 Maggio, 2013 @ 8:21 am
Romanzo da leggere “classicamente” nel senso che sarai preso, affascinato, incuriosito. La Rodoreda è considerata la più significativa e importante  scrittrice della letteratura catalana. Nata nel 19o8 e scomparsa  nel 1983 ha scritto bellissimi romanzi come Giardino sul mare, Via della Camelie, La piazza del Diamante di cui abbiamo parlato spesso  in questo blog.
Di questo romanzo un po’ feuilletton mi ha intrigato particolarmente la prefazione in cui la stessa autrice parla della sua arte, del suo bisogno fisiologico di scrivere, della nascita dei  personaggi di molti suoi racconti. Rodoreda è scrittura pura, perchè la parole scritte le escono con naturalezza come respiri e la sua fantasia è strettamente abbracciata alle sue sensazioni; le  impressioni e la  lettura della vita sono a  “modo suo”: soggettive e non oggettive  scientificamente parlando.
Sebbene lei dica a pag. 11 che “l’autore non è Dio” e che non può sapere che cosa succede dentro le sue creature, in questo romanzo sembra invece che lei – deux ex machina fermissimo- le possegga e controlli in modo ferreo.
Teresa Godoy è  la capostipite di questa famiglia le cui vicissitudini si dipanano nell’arco di quasi un secolo, una donna che dà l’impronta e la Weltanshauung alla storia. Teresa che  da pescivendola diventa ricca per matrimonio . In lei tutto rideva “la bocca, gli occhi, il sangue che le sale alle guance“. Golosa.  Diventa proprietaria di un casa-castello che  forse è  la  vera protagonista del romanzo perchè tutti gli accadimenti lieti e tragici avvengono nelle sue stanze o nel suo parco di glicini e stagni misteriosi. E di una spilla di diamanti a forma di mazzolino di fiori. Oggetti preziosi, possesso di cose e di persone il leit motif che a frammenti, come pezzi di vita riflessi in uno specchio infranto, si ricongiungono o disgiungono nel tempo.
L’abibilità di Mercè Rodoreda è di raccontarci a frammenti la storia dei vari personaggi in un modo che non ti distoglie, ma ti incanta e ti incatena. Il primo figlio illegittimo di Teresa tornerà , Silvia  la figlia legittima fredda e indifferente, i mariti, gli amanti, i nipoti – Ramon, Maria , bambini ambigui e crudeli alla James – insomma, dicono i critici, nè buoni nè cattivi - a me sembrano quasi tutti amorali, tranne forse  Armanda la serva custode della villa alla quale si rompe ad un certo punto uno specchio, ma anche lei…soccombe al fascino perverso del possedere…che sia un domino , un paio di orecchini ricevuti in  dono dal marito della giovane signora Silvia , o l’ebbrezza di sentirsi “padrona” della villa.![images[1]](http://www.trentoblog.it/mirnamoretti/wp-content/uploads/2013/05/images1.jpg)
E tra questi quadri che come sciarade ci raccontano della vita che passa, della morte del piccolo Jaume, forse unico innocente in un mondo di ambiguità e di  cinismo, la Rodoreda ci regala descrizioni sublimi di notti di lune magiche e misteriose, di acque di stagni colme di fiori e foglie come il   quadro di Ofelia di Millais; ci delizia con parole poetiche e immaginifiche da farci rimanere estasiati.
Romanzo che si completa in se stesso, tutto viene detto e riflesso in esso.
Pura e straordinaria narrativa. Ediz. La Nuova frontiera
Diciamo che il bellissimo dipinto in copertina “Joven decadente (después del baile)” di Ramòn Casas,1889, sembra anche riprodurre il dolce sfinimento languido che si può provare  dopo questa lettura!
Noi…funamboli più o meno in equilibrio
pubblicato da: Mirna - 20 Maggio, 2013 @ 12:15 pm
 Anche Andrea Bianchi, editore di Trento Blog, partecipa al mio sentirmi destabilizzata per la malattia di Mimilla e mi suggerisce un libro che sicuramente vorrò e spero vorrete leggere anche voi:
“Prefazione di Paul Auster.
Philippe Petit è un funambolo di fama mondiale, che ha attraversato su un filo la distanza tra le guglie di Notre-Dame, tra le Torri gemelle del World Trade Center, tra altissimi picchi alpini e tra sponde di pericolose cascate. In questo libro Petit ha raccolto l’essenza del funambolismo, un’arte sottile, effimera e ineffabile come l’arte di vivere: l’uomo che sa camminare sulla corda, cammina anche sulla corda metaforica tesa sulle difficoltà quotidiane della vita. Per questo il Trattato di funambolismo è risultato fatalmente un libro sulla vita, poetico e filosofico, ed è subito diventato un caso letterario che ha affascinato artisti e intellettuali di tutto il mondo.”
Certamente siamo funamboli ogni giorno e la difficoltà di rimanere in equilibrio è relativo al nostro sentire. Mi sono chiesta. “Perchè una gattina nera è così importante per il procedere sulla corda tesa della mia vita così  com’è ora?” Forse perchè lei è me stessa, nella simbiosi particolare che si è creata fra di noi e  il suo malessere rispecchia il mio perchè mi rendo conto di invecchiare e diventare fragile? Forse perchè ci sono sempre altri cambiamenti in vista che mi sembrano ardui da superare? O è soltano un momento di impasse che succede nella vita di ognuno. Se avessi scritto qualche notte fa quando Mimilla stava malissimo ed io correvo di qua e di là per aiutarla, pulire, cercare soluzioni e non sapevo come appigliarmi al mio filo teso per restare in equilibrio  …pensavo… se sapessi suonare mi metterei al pianoforte con un Rachmaninov, ma so soltanto scrivere…però mi sono bloccata…avrei scritto frasi melodrammatiche alla Garcia Lorca. In fondo si trattava di un infezione di un gatto, i più razionali direbbero. Mio marito in primis.
Ma il dolore come la gioia di ogni essere vivente e .. perchè no, di un tripudio di un cespuglio di glicine o una manciata di foglie morte spazzate via dalla bufera,  è come se si staccassero dal materiale…e felicità , dolore, armonia si visualizzassero in dischi dorati o umbratili. (Ah, queste sensazioni   l’ho ritrovato  nell’ultimo romanzo della Rodoreda)
Ma da Mimmi, che sembra abbia superato dopo forti antibiotici, flebo ecc. questo batterio funesto, imparo. Si è raccolta in se stessa, resta accanto a me silenziosa, con lo sguardo perdutamente vigile, con una serena accettazione del corso degli eventi perchè tutto ciò èÂ
 VITA.
Forse lei sta già guarendo, lei che padroneggia un’arcana  saggezza orientale o  panica e, come dice, Enza lei sa “che nulla finisce per sempre“, ma che un panta rei fluisce lento e immutabile da sempre e per sempre.
Ma io sono un’occidentale aristotelica. La mia gattina sta male ed io sto male. Se non guarisce morirà . Ed io soffrirò per la sua perdita. Noi non vogliamo perdere nulla. Vogliamo possedere ed in questo desiderio caparbio che crediamo amore e che sicuramente in un certo senso lo è per NOI , traballiamo sul filo fragile ma ben teso della vita. Ci sentiamo soli – ma lo siamo sempre- e non vogliamo ascoltare il “canto” di ciò che ci sostiene.
E’ una sfida rimanere in alto? Forse sì, e ci riusciremo se lo faremo con dolcezza e attenzione per noi e  per gli altri.
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Ma parliamo di libri in vista anche del prossimo appuntamento gruppo-lettura.
Il nostro veterinario ha letto Dan Brown in e-book, l’ha finito in pochi giorni. Vuole andare a Firenze a scoprire il Vasari, vuole rileggere terzine della Divina Commedia. L’avete letto?
“Nei suoi bestseller (Il Codice da Vinci, Angeli e demoni e Il simbolo perduto), Dan Brown ha mescolato in modo magistrale storia, arte, codici e simboli. In questo nuovo e avvincente thriller, ritorna ai temi che gli sono più congeniali per dare vita al suo romanzo più esaltante. Robert Langdon, il professore di simbologia di Harvard, è il protagonista di un’avventura che si svolge in Italia, incentrata su uno dei capolavori più complessi e abissali della letteratura di ogni tempo: l'”Inferno” di Dante. Langdon combatte contro un terribile avversario e affronta un misterioso enigma che lo proietta in uno scenario fatto di arte classica, passaggi segreti e scienze futuristiche. Addentrandosi nelle oscure pieghe del poema dantesco, Langdon si lancia alla ricerca di risposte e deve decidere di chi fidarsi… prima che il mondo cambi irrimediabilmente.”
Vi aspetto  mercoledì 22 maggio al Controvento per parlare del nostro equilibrio interiore, ma anche degli ultimi libri letti. E disquisire se è meglio insistere con i libri cartacei o dedicarci agli ebook anche noi?
 Ore 17.30, Bar Controvento, via Galilei
IL FILO DELL’EQUILIBRIO
pubblicato da: Mirna - 16 Maggio, 2013 @ 1:53 pm
 Ebbene, sì, il filo del mio equilibrio, o - senza esagerare – gran parte di esso è dovuto a Mimilla. Gattina arrivata dopo quattro anni che arrancavo per salvarmi dalla mancanza di mio marito… aiutata nel frattempo in modo amorevolissimo  e attento da Stefania, dal mio lavoro, dai LIBRI.
Mimilla che mi ha dato cinque anni di “felicità “, riempiendo la mia casa spesso vuota – a parte le visite di  care amiche, di Stefania di ritorno dagli USA , e dai carissimi LIBRI –  aspettandomi al rientro con effusioni gioiose e facendomi compagnia durante i pasti e le notti  e condividendo le ultime estati a Borzonasca in un modo naturale e speciale “traghettandomi” dall’acerba nostalgia delle nostre estati familiari felici  in una sorta di panteismo leggero e colorato di scoperte infinitesimali come farfalline violette, lucciole fioche , fili d’erba che sembrano insignificanti ma cariche di luci e odori misteriosi.
Sono una lettrice e una blogger.
Quindi scrivere è per me anche “ leggere”. Leggere dentro di me. Ma non lo è per tutti? Corrispondenza classica o e-mail, sms, commenti, diari, poesie, sentimenti da voler condividere e “regalare”; siamo tutti un po’ scrittori.
Devo scrivere dunque della mia lettura intima  perchè la lettura di libri altri  è ora al secondo posto dopo Mimilla.
Vorrei provare a non essere prolissa e a sintetizzare cosa sono stati questi ultimni 13 giorni con Mimilla ammalata. Batterio nefasto, broncopolmonite, inapettenza, febbre…vado  dal veterinario Mauro Bonatti dagli occhi grandi e azzurri quasi ogni giorno. Salveremo questa gattina? continuo a chiedergli. Lui mi rassicura e corre in farmacia a prendermi ogni farmaco che può alleviarle il vomito, la febbre, la gastrite, l’inappetenza, la stipsi. Le fa flebo, antibiotici e altro.
Stefania è lontana, a Stoccarda nel suo studio della Hoche Schule ad organizzare il suo lavoro, ma qui ci sono Maria Teresa e Riccardo che ci amano. Ci portano anche due volte al giorno dal dottor Bonatti. Persino stamane sotto la pioggia battente Maria Teresa è arrivata puntuale perchè sapevamo che era la mattinata della “peretta”. Eravamo attrezzate per l’evenienza. Ci siamo dette  “Potremo ridere di questa avventura grastroenterica un giorno? ” Mimilla educatissima ha aspettato di arrivare a casa per correre nella sua cassetta …meno male, sarebbe stata troppo umiliante per lei…
Ora lei sta cercando gli angoli più scuri e remoti per riprendersi, io non so se supererà questa malattia, domani dovremo ritornare
dal veterinario …sempre accompagnate dai carissimi amici Lucatti che non mi lasciano e non mi fanno sentire mai sola.
Ho sul tavolino tanti libri sui gatti regali natalizi di un’altra adoratrice di questi felini speciali. Fra tutti “Impronte di gatto” di Detlef Bluhm , Corbaccio. Nell’arte, nella letteratura,nella vita dell’uomo. Pensate che il primo libro dedicato esclusivamente ai gatti uscì in Francia nel 1727. Da allora ne sono stati scritti migliaia.
Ho chiesto a dottor Bonatti la differenza tra gatti e cani. I cani imparano tutto dall’uomo e danno l’impressione di essere sicuramente più ricettivi e forse più intelligenti. I gatti decidono loro cosa vogliono fare.
Mia madre tanti anni fa mi disse – ero ancora molto giovane - “Per tuo fratello mi preoccuperò sempre un po’ di più, per te no, perchè in fondo sei forte e sai cosa fare“. Mi sono sentita   un po’ “abbandonata” a me stessa, (spesso mi sento ancora un’Alice vulnerabile ed ingenua ed in questi giorni mi sento banderuola sul filo precario dell’equilibrista), ma in sostanza so di essere  gatto, tanto “libera dentro”…. come poche sere fa il caro amico Ruggero ha detto di intravvedere  in me e come evidentemente aveva intuito mia madre.
Mio fratello  forse si è perso dietro ad altri miraggi e suggestioni, troppo influenzabile dal benessere effimero della Carpi degli anni del boom economico. Entrambi però  amavamo i Beatles, le nostre camere erano tappezzate delle loro foto, lui le “baciava” prima di addormentarsi”! Entrambi siamo stati a  Londra per molti molti mesi, lui suonava la chitarra , io volevo assomigliare a Joan Baez e provavamo a  cantare in inglese.
Entrambi adoravamo  tutti i nostri gatti da Pucci, a Romolo e Camillo. Peccato però  che lui non sia stato  un po’ più gatto .
IDENTIKIT di …un gruppo di lettura
pubblicato da: Mirna - 10 Maggio, 2013 @ 12:52 pm
Ci sono ormai tantissimi gruppi di lettura: provate a cercare su Internet, vi diranno il nome, la località , la modalità . Si analizzano i gruppi che si soffermano su un solo libro o sull’opera omnia di un autore. E poi ci sono quelli, come il nostro, dove ognuno parla del suo libro preferito, dell’ultimo o di quello che non riesce ad accantonare.
Si parla perciò di gruppi di condivisione. Da sempre trovo che sia la formula vincente. Di un romanzo unico analizzato insieme si possono arricchire suggestioni, porsi nuove domande, sviscerarlo a tutto tondo e certamente vederlo in modo diverso…ma un libro che noi proproniamo è “nostro” ed insieme ad esso c’è molta parte di noi. Da condividere sicuramente, ma da trattenere un po’ abbracciato misteriosamente alla nostra lettura privata.
Dipende sicuramente dai tipi di lettore: sapete che ce ne sono alcuni “gelosi”? Come se lo scrittore fosse entrato in sintonia con il lettore in un magico e intimo colloquio. Talvolta io lo provo. Con alcuni romanzi. Con alcuni autori.
Con altri mi piace invece sfogliare ogni pagina  come petali di fiore e farli volare intorno.  Capire, vedere, confrontare.
Identikit di un lettore potrebbe essere una possibile ricerca.
Ma torniamo al nostro gruppo di lettura Al Controvento che si unisce e si allarga, muta colori e poi li raggruppa come il
famoso caleidoscopio che io adoro come  metafora dei nostri rapporti interpersonali.
E così mercoledì scorso ci viene incontro Matteo Menapace, l’autore de Il Camaleonte di cui ho parlato tempo fa. E’ giovanissimo, il viso chiaro con sorprendenti occhi limpidi con  un retrosguardo più profondo e sognante. O misterioso? E’ talmente giovane! che cosa può essere quel timoroso distacco che noto nella sua gentilezza a rispondere alle nostre domande sul suo libro? Ci spiega di come l’intriga la ricerca dell’identità – e non se un giovanissimo che cerca la sua strada può esserne coinvolto ? – e delle mille possibilità  che la vita può offrire a chi ha tanti sogni e golosità di vita. Sogna di diventare scrittore “E che altro? ” lo incalza Lalla, “Scrivere”.Ma da poco è tornato da un viaggio in Marocco che ci racconta con un piglio immaginifico, di pernottamenti in ostelli, di autostop, di sentieri percorsi con una ragazza messicana – oh, come ama lo spagnolo, dice,  e gli occhi gli brillano – e la scoperta di una cascata in una salita. Ci par di vederla.
Matteo rimane con noi mentre Raffaella ci racconta di Mc Ewan e Riccardo ci mostra due volumi che trattano di due  banchieri genovesi, Amedeo e Mario Giannini che aprirono  una banka in  Amerika per prestare a uomini coraggiosi ed onesti il necessario per costruire qualcosa per sè e per le proprie famiglia. “Biografia di una banca” di M.eB. James. Ci mostra anche  il volume commovente “Almeno i nomi” presentato tempo fa in città , Sono i civili trentini deportati nei campi di concentramento dal 1939-1945.
Le letture e i gusti . Si parlava di identikit di lettore/lettrice? – Come siamo?
Paola ama letture particolari “Amore liquido” di Bauman: “Le emozioni passano
i sentimenti vanno coltivati”
“Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto di lavoro. Il grande sociologo spiega come i legami siano stati sostituiti dalle “connessioni”. E aggiunge: “Ogni relazione rimane unica: non si può imparare a voler bene”. Disconnettersi è solo un gioco. Farsi amici offline richiede impegno”
Insomma ci dice Bauman siamo sull’orlo di una crisi di fragilità interpersonale: da un lato il terrore della solitudine, dall’altro la paura di relazioni castranti o claustrofobiche. Il tutto in un involucro perlopiù telematico. Che fare? Paola cita la partita doppia nata nel medioevo: dare e avere? E ci intriga con una sua teoria del desiderio di liquido – quello materno, quello amniotico, quello marino ? da parte dei maschi.
Laura sta invece scoprendo Il giovane Holden, la sua dolcezza, la sua rabbia, la sua fragilità .’, il suo
desiderio di superare quella linea d’ombra sospesa tra adolescenza e maturità . Capolavoro di Salinger morto alcuni anni il cui essere padre sui generis  ci è stato raccontato da sua figlia . v. archivio L’acchiappasogni di M.A. Salinger.
Lasciamo aperta una finestralle su che tipo di lettori siamo o se partecipiamo a gruppi di lettura, a che tipo di gruppo apparteniamo?
VERSO UN’ALTRA ESTATE di Janet Frame, Neri Pozza
pubblicato da: Mirna - 7 Maggio, 2013 @ 9:39 am
Se Janet Frame fosse stata una persona “normale”, equilibrata, logica, insomma il tipo di persona in cui tutti noi vogliamo riconoscerci e appartenere per sentirci sicuri e ben afferrati alla realtà , non avremmo letto le sue poesie, i suoi racconti, i suoi bellissimi romanzi.
Ma Janet Frame aveva una così grande immaginazione che travalicava il presente e la quantità “normale” di fantasia che può essere  accettata in ognuno di noi, artista o no.  Senza la sua immaginazione la coscienza di Janet sarebbe rimasta imprigionata nel presente dei sensi o nel passato dei ricordi e si sarebbe negata la contemplazione di infinite alternative e possibilità .
Già da bambina la sua fantasia era galoppante e la faceva entrare ed uscire dal momento contingente. Ricorda, in questo romanzo autobiografico, che a tre anni aveva gia scoperto il “proprio posto“:
Vive ancora in Nuova Zelanda e da sola si incammina per una strada polverosa. E’ tarda estate, i fiori di ginestra si stavano raggrinzendo e cadendo, il cielo era grigio con qualche nuvola che il vento faceva correre. Non c’era nessuno. “Questo è il mio posto”, si disse, restando ferma in ascolto. “ Il vento gemeva tra i fili del telegrafo e la polvere bianca mulinava lungo la strada e io ero immobile nel mio posto e mi sentivo sempre più sola perchè la siepe di ginestra e i suoi fiori erano miei, la strada polverosa era mia e anche il vento con il suo gemito tra i fili del telegrafo. Non so descrivere il senso di solitudine che provai quando capii di essere nel mio posto: piansi e corsi a casa, ma il mio posto mi seguì sempre come un’ombra e mi è sempre vicino, persino qui a Winchley…”
Ed è proprio a Winchley che si dipana questo  bellissimo racconto autobiografico  in terza persona. Grace Cleave ha trent’anni e vive a Londra dopo aver lasciata la sua sfolgorante e Nuova Zelanda. I suoi capelli che erano rossi e fiammeggiantui nell’emisfero boreale  sembrano ora essersi già sbiaditi come polvere secca. Ma ha già apubblicato alcuni romanzi per cui è ammirata da molti suoi connazionali intellettuali  che vivono in Gran Bretagna. Uno di questi la invita per un week end a casa sua, a Winchley. E’ una prova ardua per Grace accettare alfine questo gentile invito e trascorrere due notti con la famigliola Thirkettle. Grace/ Janet è particolare: ha difficoltà a relazionarsi con gli altri, per lo meno nei modi usuali. Si sente un’outsider, non solo geograficamente perchè agli antipodi dal suo luogo natale, ma psicologicamente perche la sua immaginazione galoppante, sua eterna compagna di vita, la fa sentire un “uccello migratore” libera dentro, che può essere e non essere in quel luogo  a seconda delle suggestioni di ciò che la circonda, dei  suoi pensieri e dei suoi ricordi. Può uscire ed entrare dal momento contingente ad ogni istante , dopo una qualsiasi impressione . E’ talmente aperta all’avventura che ogni accadimento di questo normale week end inglese, con i suoi ritmi dei pasti, dei tè pomeridiani,  delle passeggiate, delle conversazioni la fanno volare indietro alla sua infanzia trascorsa  sotto la Croce del sud o in altri momenti della sua vita. E’ come se vivesse il momento all’ ennesima potenza non limitato all’istante bensì comprensivo di tutti i ricordi dei luoghi fisici  e della sua anima.  E’ una particella nel cosmo e come tale comprensiva del Tutto.
Una lettura per chi ama come me approfondire il mistero della nostra psiche, per chi ama ciò che va oltre i nostri sicuri confini quotidiani, per chi vuole volare e conoscere gli abissi e le altezze della fantasia e dell’estrema sensibilità .
Per chi vuole conoscere meglio questa autrice che ha molto sofferto sicuramente dovrà leggere Un angelo alla mia tavola dal quale Jane Campion nel 1990 ha tratto un bellissimo film .
Janet Frame è  stata candidata al Nobel per ben  due volte.![220px-JanetFrameAutobio[1]](http://www.trentoblog.it/mirnamoretti/wp-content/uploads/2013/05/220px-JanetFrameAutobio1-199x300.jpg)
Da Wikipedia ricopio un breve sunto della sua vita:
Janet è figlia di una povera famiglia contadina della Nuova Zelanda. Solitaria ed insicura, sa trovare rifugio nello studio e nella scrittura di poesie che porta alla pubblicazione già in giovane età .Già travagliata per le difficoltà economiche e la morte della sorella, la situazione emotiva della ragazza precipita dopo il fallimento nell’esame di ammissione per svolgere l’attività di maestra. Ciò la costringe a svolgere lavori umili per pagarsi gli studi universitari ma, a causa di un tentativo di suicidio andato a vuoto, finisce in ospedale e successivamente in manicomio. Dichiarata schizofrenica, subisce per i successivi otto anni duecento elettroshock, ma riesce a salvarsi dalla lobotomia, grazie al successo del suo libro.Comincia così una fase più serena della sua esistenza: dopo l’uscita del manicomio la donna riprende in mano la sua vita aiutata dall’affetto della famiglia e da giuste amicizie nel mondo letterario, fattori che le permettono di esprimere tutto il suo talento nella scrittura. Tuttavia antichi fantasmi sembrano riaffiorare nel momento in cui perde il bambino concepito in una relazione con uno scrittore americano e quando viene rifiutata come infermiera, a causa del suo passato in manicomio. Decide di farsi ricoverare volontariamente in ospedale, ed è in questa occasione che le viene rivelato che la diagnosi di schizofrenia fatta in passato era in realtà errata.Uscita dall’ospedale, oramai conosciuta in tutto il mondo, decide di tornare nella sua patria (in precedenza si era trasferita a Londra)
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Parleremo di lei, dei nostri luoghi speciali e di tutto ciò che la lettura ci suggerisce domani, mercoledì 8 maggio, al bar-libreria CONTROVENTO.  Sempre alle 17.30.
E ATTENZIONE: ci sarà anche Matteo Menapace autore del romanzo “Il Camaleonte” di cui ho parlato poco tempo fa.
REGALO DI NOZZE di Andrea Vitali, ediz. Garzanti
pubblicato da: Mirna - 2 Maggio, 2013 @ 4:18 pm
Romanzo leggero, confortante, divertente che può riempire due ore di noia, l’attesa in un ufficio o dal medico, un viaggio in treno. Forse non così avvincente come “Olive comprese” e altre storie di questo medico-scrittore che vive a Bellano sul lago di Como, ma  certamente un gradevole racconto dove la nostalgia per gli anni sessanta si srotolano  attorno ad una Seicento bianca intravista da Ercole, il  personaggio principale, mentre sta andando a cena dalla mamma.
E mentre assaggia compiacentemente resistente  i soliti tortellini della domenica sera nel solito brodo salatissimo Ercole ricorda lo zio Pinuccio, fratello di mamma.
Pinuccio era il suo eroe da sempre, da quando lo portò a vedere il mare per la prima volta. Anche se soltanto da lontano come sembra testimoniare una fotografia che però  non si trova.
E dopo la morte prematura del padre lo zio diventa a tutti gli effetti la persona che lo fa divertire e sorridere alla vita. Sua sorella lo chiama gagà perchè per Pinuccio l’eleganza è tutto, ma non solo, egli  ama offrire a destra e a manca e spesso ha bisogno di soldi. Ma li chiede in prestito con un tal  garbo che non si può fare a meno di prestarglieli. E poi ama le donne che contraccambiano con fervore la corte di questo addetto alla biglietteria dello scalo di Varenna da dove partono e arrivano i battelli di turisti.
Finalmente lo zio Pinuccio mette la testa a posto e la sorella se ne accorge immediatamente dalla riga nei capelli che è stata spostata sull’altro lato! Ha incontrato una brava ragazza sulla via dello zitellaggio e la sposa. E andranno in Liguria in viaggio di nozze con la Seicento bianca!
Che strano, pensa Ercole, mentre sorseggia recalcitrante il pessimo caffè della mammarivedere poco prima  una Seicento bianca proprio quella sera, l’ultima da trascorrere nella casa materna perchè l’indomani dovrà sposarsi!
La mamma è strana, gli fa vedere molte fotografie e gli fa un regalo : un modellino di Seicento e poi gli svela i retroscena di quella che per
lui-bambino di dieci anni  era stata una meravigliosa avventura: vedere il mare per la prima volta.
Andrea Vitali è nato nel 1956 e ha pubblicato parecchi romanzi, molti  dei quali vincitori di premi letterari.
Nel 2008 gli è stato conferito il premio letterario Boccaccio per l’opera omnia.
E’ l’autore preferito  del mio angiologo che desidera rilassarsi con letture intelligenti e ironiche.
“Tutti gli autori italiani che traggono ispirazione dalla loro terra e dalle
storie che essa produce in sostanza seguono la traccia di Guareschi , diversificandosi tra
di loro per la cultura e i costumi dell’ambiente entro cui vivono e respirano.
Mi viene in mente tra loro Eraldo Baldini, che coniuga la sua ispirazione noir a una
radice profondamente radicata nel suo luogo d’origine. E Giuseppe
Pederiali, magistrale cantore di fole (Ndr favole). Nessuno,
comunque, si senta escluso.” Scrive Andrea Vitali che del Lago di Como ha fatto il suo più grande protagonista.
AL CONTROVENTO per parlare di libri e… altro
pubblicato da: Mirna - 28 Aprile, 2013 @ 12:44 pmUn libro tira l’altro, come le ciliegie. Il romanzo Passeggera del silenzio  presentatotoci la volta scorsa da Cristina ha sollecitato
Maria Grazia a cercare Shodo “La via della Scrittura” di Norio Nagayama.
“La calligrafia cinese è un’arte antichissima, filosofica, e persino terapeutica: la sua pratica richiede serenità d’animo econcentrazione. Imparare a maneggiare il pennello è anche una forma di meditazione, un modo per entrare in contatto con la natura, per ammirarla.
Ma oggi arriva anche Ezio Casagranda , collega di Laura, che ci parla del dr.Hamer e della sua “Nuova medicina” e del senso biologico della malattia.
Lo ascoltiamo con interesse mentre con chiarezza ci spiega le cinque leggi biologiche collegate all’insorgere delle malattie. Nel nostro cervello agiscono ancora meccanismi ancestrali che fanno sorgere conflitti di perdita, di dolore, di ricerca di soluzione.
“Grazie ancora dottor Hamer” di Claudio Trupiano – Seconda Natura Editor-
“Un secondo libro sulle scoperte del dottor R. Geerd Hamer, un secondo grazie. Oltre che per l’ampliamento dei contenuti e la continua verifica, il libro s’impone come spunto per approfondire la pietra miliare di tutto il lavoro del medico tedesco: il senso biologico della malattia nel contesto più ampio dei processi dell’Universo.
La scoperta del senso biologico, quale principio informatore di tutti i sistemi, ci consente di comprendere anche i comportamenti ritenuti patologici, come nevrosi e psicosi. Schizofrenia, bulimia, anoressia, megalomania, costernazione perdono la loro mera etichetta di categorie patologiche per diventare espressioni di programmi utili alla sopravvivenza dell’individuo e del branco”
Sicuramente da leggere. Emma stessa, medico e psicoterapeuta, ne è interessata. Ezio è il presidente della Associazione – Cancro Alternative per vivere che credo valga la pena di “visitare” www.alternativepervivere.com .
Per aumentare la quota azzurra generalmente sostenuta soltanto  da Riccardo c’è anche Alfonso Masi, fine dicitore e amante di poesia e classicità . Le sue letture, a prescindere da quelle che prepara per i suoi eventi culturali e che spaziano dai classici  greci ai latini e a Dante, si concentrano ultimamente sulla figura di Cristo. Interessante per un non credente, no? Ora sta affrontando il tema della resurrezione con “Gesù risorto”  di Gerald  O’Collins, ed. Queriniana.
Caffè, succo di mela, cappuccino… per il  gruppo di lettura sempre più vivace.
…poi Laura sfogliando il libro di Goliarda Sapienza legge un appunto sul “sesso ” delle città . O meglio come si può percepire una città : maschile o femminile?
Per Goliarda Sapienza  Venezia è  donna come Roma, Pechino.
Ci attiviamo…Milano e Torino per molti sono città maschili. E Roma? Per Laura è maschile, per me con la sua visceralità , colori, storia è donna al massimo. Non riporto però quello che Nicoletta Savelli mi  ha detto telefonicamente di Roma proprio nell’istante in cui discutevamo. Lei vi abita ed è stanchissima di ciò che succede nei luoghi della politica.
E Trento? Per Ezio è maschile, per Cristina è donna, per me e Stefania una tata o un’istitutrice…E per voi? E Londra? E Berlino?
E Parigi?
Ah! Parigi per me è estremamente femminile, tanto che da ragazza mi ci ero identificata: leggera, frizzante, colorata, spensierata, sorridente.
“Paris est une blonde” canticchiavo trascinando le mie amiche dalla Tour Eiffel a  Montmatre. Sapevo tutto di Parigi, l’avevo conosciuta e amata attraverso la sua letteratura! Mangiavamo baguette e scatolette di sardine e i bistrot servivano soltanto  come sfondo per le nostre foto!
IL VIZIO DI PARLARE A ME STESSA di Goliarda Sapienza
pubblicato da: Mirna - 23 Aprile, 2013 @ 8:26 am
Sento parlare per la prima volta di Goliarda Sapienza nel gruppo di lettura.
Sono sempre stata attratta più dalla letteratura anglosassone per cui  certi autori italiani mi sono sfuggiti!
Ma molte amiche mi parlano con entusiasmo o almeno con grande interesse di un suo romanzo intenso e particolare “L’arte della gioia”
“L’arte della gioia è il libro scandalo di una scrittrice straordinaria. È un romanzo d’avventura. È un’autobiografia immaginaria. È un romanzo di formazione. Ed è anche un romanzo erotico, e politico, e sentimentale. Insomma è un’opera indefinibile, piena di febbre e d’intelligenza, che conquista e sconvolge.”
Per il momento non mi sento di affrontarlo, mentre mi sono incuriosita molto circa la vita della scrittrice. Attrice recitò in teatro e  anche nel film di Luchino Visconti “Senso”, maestra di dizione per molte attrici come Maria Shell, Ornella Muti e altre, vittima di una grande depressione che la portò a subire l’ellettroshock, una breve reclusione a Rebibbia per furto in casa di amiche e dalla cui esperienza nacque il suo “L’universitÃ
di rebibbia”…insomma una vita interessantissima, appassionata, dolente e intensa.
Quando incappo nei suoi taccuini o diari sono felicissima. Adoro la vita e i pensieri degli artisti, in particolar modo degli scrittori.
“Ricordare è tutto: l’etica fondamentale della vita” scrive Goliarda Sapienza e questi diari che vanno dal 1976 al 1989 sono per la scrittrice un esperimento giocoso, un’abitudine, un esercizio letterario e mnemonico di cui non se ne può fare a meno.
Ne so qualcosa anch’io che cominciai a scrivere il diario a 14 anni sull’onda emotiva del Diario di Anna Frank…e continuo tuttora…soprattutto per ricordare i miei piccoli e talvolta  ripetitivi accadimenti quotidiani…povera Stefania…Se li leggerà come erede…  si addormenterà con più facilità !
Ma scrivere e sgomitolare i propri sentimenti, i nodi, le emozioni è utilissimo per raggiungere maggior conoscenza  di se stessi.
Ne “Il vizio di parlare a me stessa” ediz. Einaudi, Goliarda Sapienza non solo ci parla di sè, delle sensazioni e stati d’animo forti, dolorosi , poetici ma ci porta nel contesto politico e sociale degli anni di piombo, della caduta del muro di Berlino. I suoi pensieri si intrecciano con i personaggi dei libri che sta scrivendo, primi fra tutti Modesta forse  la sua alter-ego del romanzo  L’arte della gioia.
Ci racconta del  suo desideratissimo viaggio in Transiberiana attraverso la Russia fino in Cina , viaggio che rimarrà sempre nel suo essere come un sogno malinconico per la consapevolezza di una rivoluzione rimasta soltanto al primo gradino. Delusione dei sogni infranti di una generazione che aveva creduto nel comunismo.
I suoi viaggi al nord, in Olanda, Germania, Austria le fanno capire quanto figlia del sud essa sia. Persino a  Trieste o a Guastalla si sente oppressa dal freddo e dal grigio, i suoi pensieri sono ovattati.
Non riesce a vivere sotto i cieli plumbei del nord – per non diventare cieca ha bisogno del sole –  il sole di Roma, di Gaeta  e della sua natia Sicilia.
” E’ chiaro il perchè di questi miei pensieri malinconici. Il nord ha una bellezza come tutto, ma per me non c’è vita qui. Non potrei più scrivere una riga senza il sole, e credo col tempo potrei diventare cieca. Non cieca metafisicamente, ma biologicamente”
Taccuini riempiti dall’anima di una persona preziosa, dallo sguardo acuto e sensibile, dalla vita complessa e  ricca di esperienze. La prefazione è scritta da suo marito Angelo Pellegrino che ha scelto le pagine da pubblicare tra le  circa 8000 manoscritte . Questi diari appartengono a un’età cruciale quelli dal 1976 al 1989;  Goliarda è nata nel 1924 e morirà nel 1996.
“Sono gli anni della fine dell’utopia nata dalla contestazione studentesca, un’età di svolta epocale del nostro paese nel segno di una grande involuzione. !!!”  E del suo gesto disperato, quel furto simbolico, che la porterà in carcere.
Un vasto mondo parallelo quello dei Taccuini, testimonianza del suo sentire più intimo e segreto, di quella sensazione di vivere in quel trentottesimo parallelo, denominato ingenuamente dagli uomini come il limite fra la vita e la morte, il caldo e il gelo : “il punto in cui l’aria e la non aria si fa così sottile – ragnatela di sole – che puoi toccare con mano la terra del non essere, restando vivo.”
http://www.youtube.com/watch?v=GtCNFMh1gzM&feature=player_detailpage#t=0s
Guardate il video recitato di Goliarda!!!
ATTENZIONE: domani, mercoledì 24  ore 17,30 solito gustoso incontro del gruppo di lettura al  bar-libreria Controvento !


















