L’UOMO CHE VOLEVA ESSERE FELICE di Laurent Gounelle
pubblicato da: Mirna - 17 Marzo, 2013 @ 7:54 am
E chi non vuole essere felice? Credo che ognuno di noi nel suo percorso esistenziale cerchi di diventare consapevole di ciò che è e di ciò che vuole  per vivere  nel miglior modo possibile.
C’è un grande desiderio in noi –   in questo periodo di crisi -  di profondo rinnovamento e cambiamento di rotta. Poniamo fiducia nel nuovo Papa, nella sorpresa dell’elezione dei  due presidenti della camera che, a prescindere da una strategia politica, ci fanno conoscere meglio due persone ancora colme di  ideali.
Ideali e valori etici sono senza dubbio la struttura per poter essere felici. Ma come si può definire una vita riuscita?
Laurent Gounelle ce lo spiega attraverso le parole dello sciamano balinese presso il quale si reca  il protagonista di questa storia :
“Una vita riuscita è una vita vissuta conformemente ai propri desideri, agendo sempre in accordo con i propri valori, dando il meglio di se stessi in ciò che si fa, conservando l’armonia con ciò che si è e, se possibile, una vita che ci ha permesso di superare noi stessi, di consacrarci ad altre cose oltre a noi e di portare qualcosa all’umanità , anche un piccolo contributo. Una piccola piuma d’uccello affidata al vento. Un sorriso.”
Le pagine di questo libretto si leggono velocemente e facilmente: in fondo i concetti espressi sono abbastanza ovvii, ma vedere espressi in parole scritte i nostri pensieri spesso ingarbugliati ci aiuta a prendere coscienza di quanto si può fare per la nostra “felicità “.
In sostanza il più grande consiglio che il vecchio saggio ci regala è quello di non rimanere ancorati alle “credenze” nate e cementate durante i nostri primi anni di vita. Ma essere pronti a smontarle, se necessario,  insomma ad essere elastici.
Il nostro atteggiamento, la nostra visione della vita, le nostre “credenze” condizionano ovviamente il rapporto con gli altri. Se abbiamo fiducia nella vita vedremo più apertura e sorrisi in chi ci circonda. Se temiamo il pericolo o siamo diffidenti verso gli altri  ritroveremo riflessa intorno a noi questa chiusura,.
Senza scomodare il saggio balinese ripenso alle pragmatiche parole di mia nonna Bianca che diceva: “Chi è capace crede capace”. Nel bene e nel male!
Laurent Gounelle analizza il nostro rapporto con la malattia e la guarigione citando passi del Vangelo di Matteo; ci fa riflettere sul
denaro; ci sprona a scegliere come fa con l’incerto insegnante che vorrebbe cambiare vita, ma non se la  sente di abbandonare rassicuranti abitudini :
“Se lei non rinucia a niente, evita di scegliere. E quando ci si astiene dallo scegliere, ci si astiene dal vivere la vita che si vorrebbe”
Insomma portandoci nella profumata isola di Bali, luogo di vacanza e di sospensione  lo scrittore  ci invita a fermarci a riflettere e a “rimescolare” le nostre certezze e i nostri dubbi.
“Noi siamo ciò che pensiamo: Costruiamo il nostro mondo, con i nostri pensieri.” diceva Buddha
Sperling Paperback
MIELE di Ian McEwan, ediz. Einaudi
pubblicato da: Mirna - 14 Marzo, 2013 @ 7:07 amRitornare nella Londra anni Settanta, quella di Carnaby Street, delle minigonne e dei Beatles e per me un “ritorno a casa”. Uno
dei periodi più belli e spensierati della mia  vita è stato proprio quello trascorso  in Inghilterra. Certamente in una veste diversa da quella di Serena Frome , la protagonista di Miele, che si trova a lavorare  all’MI5, il British Security Service, il controspionaggio inglese.
Sebbene in un tardo pomeriggio mentre Giuliana ed io eravamo in un pub di Berkeley Square capitò che un maturo signore elegante ci chiese – non so perchè – “Are you working for the Governement?” Forse ci trovavamo nei pressi del Bureau? Forse avevamo un’espressione un po’ misteriosa?  Che bello sarebbe stato , invece di essere au-pair girls, lavorare per il Governo!
Serena si trova all’MI5 grazie all’interessamento del suo maturo amante Tony  scomparso da pochi mesi in modo sospetto. E siccome il suo incarico nell’operazione Miele le è stato conferito per la sua voracità  di lettrice,  lei si sente appagata e felice .
Serena, figlia di un Vescovo, è  stata spinta dalla madre a laurearsi in matematica , ma la sua vera passione è la letteratura. Ora dovrà giudicare se Tom Haley è uno scrittore che può servire la causa occidentale trasformadosi con i suoi  scritti in inconsapevole agente della propaganda anticomunista.
Ma a prescindere dalla trama di spy-story dove compaiono anche personaggi realmente esistiti come lo scrittore Martin Amis, l’editore Tom Maschler, il critico Ian Hamilton questo bel romanzo di McEwan è una storia d’amore. Di amore per l’amore come è ovvio che sia tra i giovani, e  Serena, bella e bionda ventiquatrenne, si innamora facilmente fintanto che non trova il grande amore proprio in Tom Haley che scrive con passione. Ma c’è anche un altro grande amore: quello per la LETTURA e per la SCRITTURA.
Serena è una lettrice vorace, adora ritrovare qualcosa di sè nei romanzi che legge “bramavo un’ingenua forma di realismo. Aguzzavo l’attenzione, stiravo il mio collo di lettrice, ogni volta che veniva menzionata una strada di Londra…volevo trovare fra le mani un romanzo su una ragazza in un monolocale di Camden con un umile impiego nell’MI5 e senza un uomo”
E prosegue “Mi accomodai in poltrona, inclinai la nuova lampada da lettura e tornai al mio segnalibro…Avevo una matita pronta all’uso…il mio sogno si era avverato: stavo studiando letteratura!”
Conferma al Bureau che Tom Haley è un bravissimo scrittore e che lo seguirà nel suo lavoro, senza naturalmente rivelare il suo incarico. Ma i due si innamorano complice l’amore per la letteratura e la poesia di Spenser. Bellissima la parte centrale dove i due si conoscono sempre più a fondo tra visite alla National Gallery e disquisizioni sulla poesia..
Miele mi riporta ad alcuni romanzi della Byatt, come Possession e La Torre di Babele  dove gli avvenimenti dei protagonisti si
intrecciano con le storie raccontate all’interno.
In un’interessante e imperdibile intervista con Marta Perego, McEwan dice:
«Serena ama le storie che hanno un cuore, che riflettono il mondo in cui lei vive. Io ho molta sintonia con questa visione. Tom, che è uno scrittore ama i trucchi letterari, i giochi di parole, ama Calvino, Borges, Pynchon. E io condivido anche questo. In questo libro hovoluto unire i due elementi anche perché dal romanzo, oggi (quarant’anni dopo le sperimentazioni degli anni Settanta) vogliamo entrambe le cose: una storia che ci faccia sognare e una sostanza letteraria che faccia pensare».
Ecco perchè ho amato questo romanzo di Ian McEwan.
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AI PIANI BASSI di Margaret Powell, ediz.Einaudi
pubblicato da: Mirna - 11 Marzo, 2013 @ 7:27 am
Ricordate il film Gosford Park di Altman dove vengono raccontate le storie dei proprietari aristocratici e della loro servitù? O lo sceneggiato Downton Abbey? Ebbene è stato proprio questo  romanzo autobiografico a suggerire di portare sul grande e piccolo  schermo le vite parallele di due ben distinte classi sociali. Eh, sì nella mia amata Inghilterra le distinzioni sociali sono ancora percepite.
Negli anni Settanta sono stata a Londra ospite alla pari  per un anno presso una famiglia della piccola borghesia. Mi sono trovata benissimo, ma ricordo il mio stupore, un giorno, quando l’idraulico vene a riparare un guasto in cucina. Gli venne ovviamento offerto a cup of tea, ma in una tazza riservata alla working class. Per me sarebbe stato ovvio offrirlo nelle stesse tazze usate da noi quotidianamente.
Figuratevi all’inizio del secolo quando Margaret Powell a quttordici  anni iniziò a lavorare come sguattera in dimore lussuose!. Due mondi completamente diversi e distinti, quella dei “padroni” –  LORO –  come vengono definiti dalla servitù, e i sottoposti, persone considerate non all’altezza di apprezzare confort o cultura.
Vita durissima il lavoro di sguattera in cucine degli anni Venti, senza elettrodomestici o detersivi
moderni, e sensazione di essere un nulla sentendosi all’ultimo gradino della classe sociale.
Margaret Powell è però una donna forte, lavora e osserva più con ironia che con con vittimismo i limiti di una classe aristocratica per lo più gretta ed arroccata ai propri privilegi che la fanno sentire superiore ai più.
Margaret vuole migliorare e sa come fare, vuole diventare cuoca, la “regina” della cucina e ci riesce. Migliora un po’ la qualità della sua vita. Può avere una cameretta tutta per sè, un materasso migliore di quello riempito di paglia, un po’ di ore libere per poter anche leggere.
Interessante conoscere il modo di lavorare e di vivere della lower class e interessante soprattutto perchè raccontata da chi ha vissuto questa esperienza sulla propria pelle. In una famiglia le facevano persino stirare le stringhe per le scarpe!
Non un racconto immaginato e forse edulcorato da qualcuno che crede di poter capire ciò che possono aver provato le persone “serve” di altri. A questo proposito mi vengono in mente “Quel ch resta del giorno” o “Angeli e insetti” della Byatt, bellissimi romanzi.
Le memoires di Margaret Powell sono scritte in modo semplice, ma proprio per questo risultano veritiere ed avvincenti.
Margaret poi si sposa con un lattaio, smette per un po’ di lavorare per accudire la famiglia ed i figli. Riprenderà ad andare a servizio quando il marito è richiamato alle armi.
Infine a sessant’anni decide di scrivere le sue memorie. Nel 1968 viene pubblicato questo suo primo libro che diventa un immediato successo. Quando muore, nel 1984, lascia un cospicuo patrimonio.
Una donna forte che non si è lasciata schiacciare!
8 MARZO …PER PARLARE DI DONNE
pubblicato da: Mirna - 8 Marzo, 2013 @ 9:54 amNel cuore della città antica c’è via Santa Felicita 13.
Di fronte all’omonima chiesetta – dove una volta suonò Mozart – c’ è Il Circolo della Rosa, uno degli spazi culturali più conosciuti a Verona. Nato nel 1992 per iniziativa di 50 donne col progetto di promuovere una libera circolazione dei saperi femminili, il Circolo è  luogo di espressione culturale e di incontri conviviali; è un  centro di diffusione della creatività  e del pensiero femminili. La scrittrice  Maria Cannata, autrice de La luna e la figlia cambiata, è fra le socie fondatrici e attuale Presidente.
Due giorni fa nell’ambito della Manifestazione “Ottomarzo. Femminile, Plurale” promossa dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Verona, abbiamo avuto l’occasione di assistere al Recital pianistico di Stefania Neonato (mia figlia).
In programma “Femmes de legende“, con brani di due compositrici francesi Melanie Bonis (1858-1937) e Cecile Chaminade (1857-1944).
Sotto una leggera pioggerellina di marzo noi della “delegazione trentina” ci addentriamo in un angolo poetico e suggestivo della città : Ponte Pietra, Santa Anastasia, piccoli caffè e trattorie fra cui una suggestiva “Alcova del Frate” per giungere alfine in questa magica via, Santa Felicita 13 ed entrare con Giuliana Savelli in un ancor più
magico luogo, Â caldo, vagamente misterioso e denso di energia e voci.
Pietre a vista, antico caminetto, soffitti lignei, salotto, tavoli, dipinti e profondo afflato di … animo femminile. Maria mi spiega che anche una sciamana siberiana, ospite tempo fa del circolo, aveva percepito nelle stanze  un’intensa energia positiva.
Stefania “sente” questo calore e si prepara per il suo recital.
Prima ci racconta un po’ della vita delle due compositrici :
Cecile Chaminade, pianista e compositrice francese fu ben conosciuta per i suoi recital pianistici. All’ età di otto anni Cecile ha cominciato a scrivere musica da chiesa. Ha studiato sotto Godard, famoso insegnante di quel tempo. I suoi numerosi lavori, contemplando diversi generi musicali, attirarono l’ attenzione del pubblico; Cecile Chaminade tenne molti concerti in Francia e in Inghilterra dove ebbe il suo debutto nel 1892 e dove la sua musica fu molto apprezzata. Nel 1908 andò negli Stati Uniti ed anche lì ebbe molto successo. Nel 1913 ottenne la Legione d’ Onore, l’importante riconoscimento francese, assegnato per la prima volta ad una donna.
Mel Bonis frequentò il conservatorio di Parigi e fu compagna di studi di  Debussy. Osteggiata nei suoi studi dalla famiglia venne obbligata a seguire i dettami del matrimonio borghese. Ciononostante continuò a comporre lasciandoci un cospicuo catalogo di opere pianistiche e di musica da camera.
8 marzo.
Come spiega Maria non è la festa delle donne perchè le donne hanno sofferto tantissimo e continuano a soffrire,  meglio ricercare in
questa data una celebrazione di tutto ciò che siamo e che facciamo.
Dal pianoforte intanto sgorgano la  malinconia, la passione,  l’ alienazione e i  silenzi di Ofelia.
Mel Bonis riesce a trasmetterci  lo smarrimento del personaggio di Shakespeare, la sua incapacità di gestire l’esistenza. La sua musica evoca l’annullamento e la morte per acqua.
Desdemona uccisa per folle amore - così tristemente attuale – ci viene raccontata con note semplici e ingenue, come era lei.
E Salomè? L’aspetto sensuale e violento del femminile viene evocato con passione sia dalla compositrice che dall’interprete.
Ma tanti altri personaggi del mito e della leggenda come Viviane, Phoebe, Omphale vengono “ritratte” in musica , tutte come tessere del mosaico dell’eterno femminino.
In fondo siamo ancora  tutte un po’ Desdemona che ci illudiamo di essere comprese dagli uomini?  Siamo  Phoebe con  la sua energia lunare? O  Mélisande con il suo desiderio di amore?
Forse siamo un po’ di tutte.
Certamente l’altro giorno al Circolo della Rosa noi tante donne attente e  sorridenti – c’erano anche tre uomini però! - abbiamo condiviso alcune ore dense e ricchissime di emozioni. Le nuove conoscenze sono già diventate amiche… perchè cosa c’è di più bello che le affinità , l’arte  e il convivio?
La delegazione trentina (io e Stefania, Anna,  Cristina, Laura, Maria Teresa, Mary, Maria Letizia e Francesca) felici e sazie –  non solo degli ottimi piatti del rinfresco - ma di consonanze e  di affettuosità ,  siamo tornate a casa cantando…sotto la pioggia!
Grazie Maria!
INTERMEZZO BOLZANINO…tra un libro e l’altro
pubblicato da: Mirna - 4 Marzo, 2013 @ 5:01 pm
Trovo che talvolta occorra uscire dal tran tran quotidiano e inventarsi qualche ora di spensieratezza, piccole occcasioni di riso e allegria, un “viaggio” leggero e sospeso su fili di condivisione e…cinguettii.
Eh. sì …cinguettii. Perchè ora è stato “fondato” anche un piccolo “club delle allodole”. Laura l’ha denominato così perchè anche lei come me e Sandra ama il mattino. Credo che  il sentirsi fresche e giulive all’inizio del giorno sia una caratteristica di molte .
“Al mattino viene la gioia” recita il titolo di un romanzo di Betty Smith ed io mi ci ritrovo. Se verso sera il languore mi assale e guardo al sofà come il  posto a me più congeniale , il mattino è sempre l’inizio di una pagina bianca della nostra vita da riempire e dipingere.
Però ci sono anche le civette, coloro che si vivacizzano di sera. Che cosa siete voi?
Si gioca quindi con le parole, con i sorrisi e con la voglia di trasformare una semplice visita a Bolzano per alcune commissioni, come comperare un cappellino, cialde caffè, biscotti e pane, in un’occasione speciale.
Giovedì 28 febbraio dunque : Una lunga mattinata di fine inverno a Bolzano mentre nel cielo variabile e nei colori della frutta serpeggia
un primo brivido di primavera. Si assapora un languido primo tepore nella piazza principale  sotto gli occhi del Minnesanger Walther von der Vogelweide, e poi più prosaicamente si gusta un buon caffè con brioche al bar della Loacker.
Sotto i portici nell’antica cappelleria Rizzolli proviamo e riproviamo cappellini deliziosi e facciamo foto agli angoli più suggestivi di questo negozio affascinante.
Foto ovunque per dilatare, vivere più volte lo stesso istante e renderlo indelebile. Golosità di vita? Anche i momenti che sembrano semplici, forse banali possono essere resi speciali dal desiderio di letizia!
Bolzano è allegra, colorata come le scatole dei biscotti della Loacker, i negozi ci invitano ad entare e a …comperare. Lo strudel del bar Monika è delizioso e il nostro desiderio di “vacanza” dell’anima ci spinge fino al Talvera dove …ci si può arrampicare persino su un alberello…
Se per Romeo e Giulietta il canto dell’allodola è  il termine della loro notte d’amore , il cinguettìo che fa terminare il loro  sogno e rientrare nei limiti del quotidiano  …per noi è l’incentivo per “saltellare”, metaforicamente parlando, nel cuore di un nuovo giorno.
“Che cosa contraddistingue una giornata perfetta? Forse nella concretizzazione delle aspettative che avevi minuziosamente pensato e
organizzato? Può darsi di sì ma è anche vero che non sono gli eventi che cambiano il nostro modo di vedere le cose ma è la nostra capacità di dare a dei semplici gesti la “joie de vivre†che ci aiuta a vedere e apprezzare le cose in modo diverso.
Una gita a Bolzano, una Mostra a Verona, un caffè sorseggiato sedute ai tavolini del bar sotto il sole primaverile, la programmazione di un’escursione e, soprattutto, la condivisione che amplifica anche il più semplice degli avvenimenti.
…ma il cappellino anni trenta che avevamo individuato e calzato entrambe……me lo sono aggiudicato io!!!!!!
Laura”
STONER di John Williams, Fazi editore
pubblicato da: Mirna - 1 Marzo, 2013 @ 7:18 am
Chi è Stoner? Quest’uomo che ha un nome che sembra di pietra (stone)? E’ un insegnante universitario che si è ancorato al baluardo dell’istituzione universitaria e che ha trovato il conforto alla sua vita difficile nello studio e più specificamente nella letteratura inglese.
William Stoner nasce in una povera famiglia di contadini  - su una terra arida, tra vacche magrre e  galline vecchie che fanno uova piccole – ma che riesce con grandi sacrifici ad  iscriversi alla facoltà di Agraria dell’università di Columbia .
Presto però  scopre  la sua passione per la letteratura seguendo  un corso del professor Sloane.  E’ un sonetto di Shakespeare che apre uno squarcio nella sua mente e nella passiva accettazione del suo destino . La sua visione del mondo si apre finalmente. Si trasferisce immediatamente  alla Facoltà di Filosofia e Storia antica dove la cultura non solo nozionistica gli apre il pensiero e gli fornisce una dimensione completa e più  consapevole del proprio sè.
Potenza  della letteratuta che riesce a cambiare il mondo.
William Stoner è un eroico antieroe se mi si può passare l’ossimoro. Eroico perchè riesce a rimanere sempre se stesso nonostante i suoi due antagonisti; antieroe perchè è un uomo qualunque chiuso in un mondo circoscritto dalle colonne del campus e dagli scaffali dei libri.
Chi sono i suoi antagonisti? Innanzitutto Hollis Lomax direttore del dipartimento  che per tutta la sua vita lavorativa  lo terrà confinato in un ruolo accademico più modesto. Lomax lo odia per non aver appoggiato un suo protetto – storpio come lui -  e mai gli perdonerà questa offesa che sente rivolta a se stesso.
E l’altra antagonista che lo tiene relegato nell’infelicità è sua moglie Edith di cui Stoner  si era  innamorato a trent’anni. Lo avevano incantano il suo pallore e  quelllo sguardo indifferente e chiaro. Ma Edith è fredda, distante, frigida e lo detesta in quanto “colpevole” della sua stessa infelicità . Nasce Grace, in uno dei pochi amplessi iniziali, Grace, succube anch’essa di un rapporto senza calore .
Stoner rimane solido, ancorato allo studio, all’università che è la sua vera casa, anche quando deve  rinunciare ad un ‘inaspettata  e appassionata storia d’amore con Katherine Driscoll, una sua allieva. Ha già 43 anni, il dolce e timido rapporto con sua figlia Grace gli è stato strappato con acrimonia dalla moglie Edith, ma per alcuni mesi Stoner vivrà con Katherine in un caldo mondo in penombra dove entrambi portano la parte migliore di se stessi e da dove il mondo esterno sembra falso ed irreale
“la loro felicità era tale che non avevano bisogno di parlarne, e neppure di pensarci. Nel piccolo appartamento di Katherine, nascosto come una caverna sotto a quella vecchia casa, gli sembrava di muoversi fuori dal tempo, in un universo atemporale scoperto solo da loro.”
Inizia un declino precoce per William Stoner che non supera mai il grado di ricercatore, ma la cui passione per l’insegnamento della letteratuta inglese aleggerà , dopo la sua morte,  come una leggenda.
Nel 1956 Stoner muore. Il suo ultimo sguardo dal lettino posto sulla veranda coperta è per un gruppo di studenti che attraversa il prato illuminato dal sole. “Camminavano leggeri sull’erba, quasi senza toccarla, senza lasciare tracce del loro passaggio“.
Parole che commuovono lo scrittore Peter Cameron autore di una  postfazione che elogia questo straordinario romanzo scritto in una prosa perfetta e accattivante e che riesce ad appassionare il lettore molto più che una storia di avventure ed azioni emozionanti.
La vita di Stoner che si conclude con lo sguardo sul campus e con la carezza al suo unico libro pubblicato ha una sua ragion d’essere. Una piccola parte di lui,sapeva, sarebbe rimasta per sempre impressa in quelle pagine.
“Una morbidezza lo avvolse e un languore gli attravesò le membra. La coscienza della sua identità lo colse con una forza improvvisa, e ne avvertì la presenza. Era se stesso, e sapeva cosa era stato.”
Angolo…Controvento tra libri, caffè e rose
pubblicato da: Mirna - 25 Febbraio, 2013 @ 8:28 am
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Ci ritroviamo finalmente al bar-libreria di via Galilei per parlare di libri. Il nostro angolo …Controvento è rinnovato.
Inizio io come blogger e coordinatrice cercando  di focalizzare i punti importanti delle mie ultime letture, quegli spunti  che ci permettono di discutere e confrontarci. Divertente ne Uno chalet tutto per me la convivenza delle tre donne e la loro estrema cerimoniosa gentilezza che le fa vivere dei veri e propri combats de generosité.
Ne so qualcosa avendo provato in qualche occasione talmente tanta sollecitudine da parte di formali amiche che alla fine non riuscivo mai a fare  veramente quello che volevo , ma quello   che …loro credevano io volessi fare!!!
Vi è mai capitato?
Mirella, a new entry, ama letture storiche e avventurose. Ci ha illustrato I bastioni del coraggio di Franco Forti, ma soprattutto è appassionata di storie ambientate nel Settecento. Abbiamo cercato di incuriosirla con un po’ di letteratura femminile, credo sia rimasta intrigata da L’inconfondibile leggerezza della torta al limone che Betty ci aveva messo sul tavolino.
Mara ha appena terminato La neve dell’ammiraglio, romanzo un po’ “conradiano” nella sua  ricerca, attraverso il perdersi, del senso della vita. Fa parte della trilogia del messicano  Alvaro Mutis, insieme con Ilona arriva con la pioggia e Un bel morir.
Maria Teresa sta iniziando a rileggere Il tempo è un dio breve di Marapia Veladiano scoprendo in esso moltissime altre  sollecitazioni alla riflessione. Ci legge alcuni brani di grande profondità e delicatezza!
Laura , mentre attraverso  il suo Pc portatile ,controlla  blog e  titoli alleggerisce la “serietà del gruppo”
proponendoci il libro di Pierre Dukan    e  il suo  metodo francese che ha rivoluzionato il concetto di dimagrimento. Ci spiega:
 : “La Dieta Dukanè un libro che non è indirizzato solo a chi vuole perdere peso, ma anche a chi desidera conoscere alcuni principi sul comportamento alimentare ed è incuriosito dai suggerimenti, talvolta inediti, di cui il libro è ricco.
In particolare. il capitolo dedicato all’impiego del freddo nel controllo del peso, descrive come poter dimagrire lavandosi …
Ebbene, se si resta sotto l’acqua a 25 gradi di temperatura per 2 minuti, “si costringe l’organismo a spendere circa 100 calorie semplicemente per opporsi al raffreddamento corporeo: è l’equivalente calorico di una camminata di 3 chilometriâ€
Chi l’avrebbe mai detto o pensato!”
Trovo che sia molto interessante. Lo voglio anch’io!
“Non si è mai troppo magri!” diceva Wally Simpson. O era Coco Chanel?
Enza sta leggendo questi romanzi in vista del suo imminente viaggio in Messico:
- Carlos Fuentes “La morte di Artemio Cruzâ€;
- Rauda Jamis “Frida Kahlo†e poi
- Andrea Camilleri “Il diavolo certamenteâ€
- Alicia Giménez-Bartlett “Gli onori di casaâ€
“Poche QUOTE AZZURRE ! “esclama Mara. C’è solo un uomo: Riccardo che  ci presenta però  un prezioso  libretto del 1912 “Codice cavalleresco italiano” del Commendatore J.Gelli. Tutte le regole da seguire per un duello ben condotto!
E poi ci parla di Antonio Dipierro e “Il giorno che durò vent’anni!.
Tra i miei appunti trovo altri titoli, ma nella foga di parlare, ascoltare, scherzare non ricordo più chi li ha citati, ( provvedete
  voi partecipanti ad  ampliare e suggerire ) … anche perchè, dulcis in fundo, è arrivato Alì con le sue rose multicolori.
Si lascia ritrarre sorridente e soddisfatto ed anche se , per questa volta non abbiamo comprato le sue rose, lui si sente felice della nostra attenzione e del nostro calore.Â
UNO CHALET TUTTO PER ME di Elizabeth von Arnim
pubblicato da: Mirna - 22 Febbraio, 2013 @ 7:58 amUn romanzo ti porta in un’altra realtà , in un altro mondo lontano dal nostro quotidiano intrecciato alle vicende politiche, sociali e religiose di portata storica come la rinuncia del Papa.
Un buon raccontoÂ
aiuta a distaccarci per un po’ dal coinvolgimento emotivo che possiamo provare per gli eventi esterni o per gli accadimenti privati. Un bel libro ti allontana e ti  sospende per un attimo dalla vita reale  per poi farti ritornare più ricco e pronto a capire ciò che succede intorno e dentro di noi.
E questo romanzo di Elizabeth von Arnim ( edizioni Bollati Boringhieri) è un rifugio delizioso per risistemare pensieri e sensazioni.
Cosa c’è di meglio che rintanarsi  in uno chalet sul pendio di una montagna incantata per cercare di dimenticare sofferenze e ritrovare il gusto della vita?
Elizabeth nell’estate del 1919, dunque alla fine della guerra , ritorna  nel suo chalet svizzero per superare un periodo di grande depressione dovuta alla fine di un amore, alla perdita di tanti cari amici, al tentativo di scacciare dalla mente le brutture della guerra. In questo chalet un tempo era stata felice, circondata da amici, per cui ora vorrebbe ritrovare quel filo di sorrisi e gioia perduti.
E’ accudita dagli Antoine, una coppia discreta ed efficiente, ma Elizabeth nei suoi primi giorni si sente preda di uno sconforto cosmico e trascorre le sue giornate sul prato davanti la casa ammirando e “naufragando”   nel panorama mozzafiato.
 Scrive un diario che la aiuta a districare i suoi sentimenti e i suoi ricordi. La Natura la conforta, ma in modo diverso e più completo di prima, quando era felice. Ora è più matura, meno superficiale e apprezza con meraviglia e riconoscenza la Bellezza del Creato.
E poi un giorno, proprio mentre la solitudine comincia a i quietare  l’animo della giovane Elizabeth,  ecco apparire due signore vestite di nero: due educatissime  sorelle inglesi, vedove entrambe, che sono in cerca di frescura. Elizabeth le ospita non solo per la notte, ma per due mesi.
E che meraviglia il loro rapporto dapprima molto reticente soprattutto da parte della più vecchia delle due signore, Mrs. Barnes che cerca di proteggere Dolly  la sorella più giovane dalla cattiveria del mondo … (Dolly vedova due volte di mariti tedeschi!!!)
E qui leggiamo considerazioni sulle confidenze, sulla riservatezza e sullo svelarsi invece come prova di più profonda amicizia. Sono d’accordo con l’io narrante:
” Il fatto è che io non credo nello starsene sulle proprie. La vita è troppo breve per sprecarla facendo amicizia al rallentatore.”
Ma ci sono dei segreti da difendere per cui il non abbandonarsi all’amicizia è una strenua difesa .
Divertente la lettura di libri storici da parte di Mrs Barnes  per impedire a Dolly ed Elizabeth di confidarsi, spassose le gare d’altruismo, veri combats de génerosité.
Questo chalet diventa il teatro di tre vite che stanno per cambiare in meglio grazie all’amicizia che finalmente si instaura tra le tre donne  e all’arrivo dello zio decano di Elizabeth…
Libro da gustare in tutte le sue sfaccettature di riflessioni importanti e di avvenimenti interessanti.
Imparentata con la Mansfield , Elizabeth von Arnim (1866-1941) fu una protagonista letteraria dell’epoca che
l’Italia sta riscoprendo.
Ottenne dal marito il permesso di pubblicare la sua opera di esordio, a patto che rimanesse anonima: diventò subito un grande successo.
Tra i suoi amanti ci sono lo scrittore H.G. Wells, il filosofo Bertrand Russell, e Reeves, l’editore della rivista “Granta”, più giovane di lei di 26 anni.
Tra i suoi numerosi romanzi “Un incantevole aprile”, “La storia di Christine” (v.archivio mio blog)
PER PARLAR DI LIBRI… all’angolo …Controvento
pubblicato da: Mirna - 18 Febbraio, 2013 @ 4:30 pm
Conosciamo tutti il piacere che la lettura ci regala: evasione, consolazione, identificazione, ma  altrettanto bello è parlarne per  condividere le emozioni , le riflessioni, le critiche.
Tutti i miei amici sono lettori per cui l’argomento “ultimo libro letto” emerge in ogni conversazione, anche in quelle per telefono!
Gli incontri che abbiamo fatto all’Angolo-Papiro sono stati sempre vivaci ed interessanti. Per questo dobbiamo riprenderli.
 Lo spazio c’è ancora in via Galilei, cambia solo il nome: ora si chiama
 bar -libreria Controvento.
 Elisabetta e Massimiliano sono i  nuovi gestori. Amicizia di lunga data la loro, formatasi sui banchi della Facoltà di
lettere ed ora uniscono la loro passione e il loro entusiasmo per la lettura e per l’arte in genere declinandoli  con il piacere del cibo e delle bevande .
Sono pieni di idee . Hanno creato più spazio per gli avventori, ma i libri sono sempre presenti. Prediligono per lo più  – in “controcorrente” – piccoli editori indipendenti, quasi di nicchia ma saranno naturalmente  pronti a ordinare il bestseller di turno. Avranno in vetrina  un angolo ciascuno per proporre spunti di lettura.  Betty, come me, ama molto la casa editrice La Tartaruga e  la Minimum fax che ha pubblicato il delizioso romanzo “L’inconfondibile tristezza della torta al limone” (v. mio archivio).  E  progetta già  di dedicare un’attenzione particolare anche ai bambini. I futuri lettori accaniti!
Massimiliano adora Murakami, Philip Roth, Franzen, ha letto recentemente I racconti di Raymond Carven, gli piace la letteratura moderna e surreale.
E poi interessante è lo spazio che sarà riservato a piccole esposizioni di fotografie e  di quadri. Insomma un luogo di coordinate culturali e di golosità per colazioni, lunch e merende.
Per noi è sempre disponibile un angolo per il gruppo-lettura  che si chiamerà …Controvento.
Vogliamo incontrarci mercoledì prossimo 20 febbraio , sempre alle ore 17,30?
Ne abbiamo di letture da confrontare.
Anticipo già un altro luogo per parlare di libri, ma questo sarà possibile quando arriverà la bella stagione. Ricordate il mio post
sulla fioreria Detassis,  Un luogo gioioso? Ebbene i giovani ed entusiasti fioristi ci metteranno a disposizione  il loro spazio esterno che sarà corredato di ombrellone, tavolino, sedie, e naturalmente di fiori.
E che dite? Potremo iniziare leggendo brani dei nostri romanzi preferiti  che parlano di fiori, giardini …
COMINCIA A FAR MALE di James Lasdun , Fazi editore
pubblicato da: Mirna - 17 Febbraio, 2013 @ 8:11 am
Pur non prediligendo i racconti sono stata da subito intrigata da questi di James Lasdun perchè mi hanno fatto entrare con curiosità  nel pensiero, nelle speranze e nei timori degli  uomini attraverso mille sfaccettature. Le varie storie con finali spesso aperti appaiono come tessere di uno stesso mosaico che si ricompone toccando tutti i temi dell ‘esistenza: dall’amore al matrimonio,  dai sogni infranti al compiacimento di sè, dalla malattia alla guarigione, per toccare anche la morte.
I personaggi molti dei quali uomini dai capelli rossi ( che James Lasdun sia rosso?)  ci vengono descritti in alcuni momenti della loro vita.
Conosciamo Joseph in  “Un uomo ansioso” il cui umore e senso della realtà sono collegati all’andamento del mercato..
Molto attuale dunque entrare in questo vortice di aridità  e insicurezza e  dimenticare ciò che è veramente importante.
“Una storia borghese” mette a confronto due vecchi amici del tempo dell’università che si rivedono dopo vent’anni. L’io narrante, realizzato come avvocato e  come padre di famiglia, è avvolto da una comoda e apparentemente serena sicurezza borghese. Il suo amico Dimitri invece aveva abbandonato gli studi per dedicarsi al marxismo e alla questione operaia. A che cosa conduce questo incontro di  due vite così agli antipodi? Dimitri è povero, fa l’operaio, continua a interessarsi di politica e del proletariato. I due uomini bevono insieme molte birre, ma senza nessuna amicizia. E’ piuttosto uno scontrarsi per capire chi è meglio dell’altro. Chi è il vincitore.
Dimitri vive in una stanza squallida mentre l’amico ha la sua villetta circondata da alberi e fiori. Dimitri lo accusa di essere come le formiche-otre, quelle che si riempiono di melata gonfiandosi come pallonicini per poi  rimanere immobilizzate. ” …ho ripensato alle formiche di cui mi aveva parlato Dimitri, alle “otri”, e per un istante mi sono visto tutto gonfio e dilatato che pendevo a testa in giù dal soffitto del salotto in attesa di essere munto. ” Un’immagine che gli resterà in mente per parecchio tempo.
E poi ne “L’incommensurabile gesto vitale“ si racconta della fragilità umana di fronte alla malattia e al rimescolamento delle emozioni.
Ed ancora racconti più o meno brevi sull’amore. In tre paginette si parla di un amore clandestino che finisce quando lei capisce di essersi innamorata ed abbandona lui perchè, gli dice, “Comincia a far male”
Gli accadimenti occasionali come un viaggio o eventi banali nella vita di coppia o incontri fra un uomo e una donna diventano momenti topici per riflettere sui propri desideri dimenticati, sulle proprie paure e sulla consapevolezza di ciò che si è diventati.
James Lasdun, classe 1958, è  nato a Londra e vive negli Stati Uniti, a Woodstock.



















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