Grandezza e limiti di Facebook

pubblicato da: Mirna - 15 Gennaio, 2014 @ 8:48 am

Parafrasando il saggio di Erich Fromm “Grandezza e limiti del pensiero di Freud” (sicuramente gli amanti della psicoanalisi l’avranno letto)  desidero fare alcune considerazioni su questo social network del quale anch’io faccio parte. Così, un po’ per caso, un po’ spinta da mia figlia , ma anche perchè fa parte ormai della nostra cultura. Almeno per curiosità.

Ebbene, pur condividendo le critiche sull’eccessivo e sconsiderato uso che moltissimi ne fanno, pur notando spesso la superficialità degli interventi, vi ho trovato spesso invece notizie interessanti, importanti. Non scordiamo il ruolo che Twitter e Facebook ebbero nella Primavera Araba e non solo.

Facebook è una finestra sul mondo al quale puoi affacciarti in tempo reale. Al mattino, dopo il caffè, vedo subito se Stefania ha scattato una foto dei suoi  viaggi o  dei suoi concerti ancor prima di telefonarci, leggo che la mia ritrovata cuginetta di Verona ha cucinato gnocchi di zucca, posso ammirare i suoi nipotini che ancora non conosco,  apprendo da Silvia Neonato i programmi della Società delle Letterate, conosco futuri impegni socio politici culturali.

Ho notato che non molti miei coetanei ne sono partecipi, molti sono diffidenti, o proprio non usano Internet. Perchè tralasciare una possibilità di interessi e scoperte?

Per me, socievole e con una discreta memoria del mio passato, è una grande gioia ritrovare vecchie amicizie. Ho ritrovato così le mie amiche irlandesi e scozzesi,  la mia collega giamaicana e alcuni altri, so almeno qualcosa della loro vita, ho visto le foto delle loro famiglie, apprendo di qualche loro viaggio, come sono diventati.

E l’altro giorno che emozione…ho ritrovato Vincenzo, l’amico dell’infanzia di Carpi.

Abitavamo entrambi in via Brennero, detta Cantarana, forse perchè a quel tempo c’erano vicini i campi di grano e si sentivano gracidare le rane?

Io al n.3, lui al n.5. Ricordo che nelle serate caldissime estive la nonna Bianca ci portava accanto ai campi a catturare le lucciole, ma ricordo anche che in quelle lunghe serate morbide si giocava a nascondino, proprio con Vincenzo, Brunella e Claudia.

Vincenzo mi ha risposto, ora abita a Milano,  ha scritto libri sull’aeromodellismo, sua grande passione; visitate il suo sito, finalmente ci sarebbe un consiglio di lettura per uomini, dato che il mio blog predilige la letteratura femminile

www.vincenzopedrielli.it

Ritrovare un lontano amico su Facebook è stato un regalo. Vincenzo, gli altri amici di quel tempo, la stessa Cantarana e la mia casa del n.3, ormai fatiscente, rimangono in un mondo un po’ onirico. Ho lasciato quella parte della mia vita tantissimi anni fa, ma i dieci anni trascorsi in quella casa misteriosa dalla loggia piena di aspidistre, dal pozzo nel cortiletto, dal muretto che divideva proprio i nostri  cortili sono sempre riapparsi nei miei sogni per tanto tempo. Quel muretto attraverso il quale Vincenzo ed io ci scambiavamo le figurine degli animali. O parlavamo di Coppi e Bartali. E rivedere quel muro  in questa sua vecchia foto mi ha intrigato moltissimo.

Ritornai  a Carpi alcuni anni fa, con il desiderio di entrare nella mia vecchia casa, ma non ho avuto il coraggio di bussare, anche perchè forse volevo che tutto rimanesse come lo ricordo e come lo rivedo  nei sogni.

Grandezza di Facebook che mi ha regalato una coloritura in più al mio trascorso.

Gentilissimo ragazzo Vincenzo, mi ha aiutato una volta a pitturare la cartina della Francia e un’altra volta  a casa sua , insieme al suo amico Gallesi, voleva insegnarmi a ballare il rock and roll.

E tu cosa ricordi, Vincenzo?

 

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STORIA DI CHI FUGGE E DI CHI RESTA di Elena Ferrante, ed.e/o

pubblicato da: Mirna - 12 Gennaio, 2014 @ 4:56 pm

Non c’è niente da fare. Se inizi un romanzo della Ferrante vieni travolta e assorbita da una Napoli oscura che qui nella sua trilogia o quadrilogia  de L’amica geniale diventa il simbolo della misteriosa femminilità, di un oscuro abisso “uterino”che non lascia spazio all’illusione di donna- non più vittima. Sentimenti viscerali che mi fanno pensare a Shakespeare, a re Lear quando per vendicarsi delle due figlie traditrici inveisce contro l’utero definendolo contenitore di pericolosi miasmi. E queste sono le riflessioni che Lila , l’anima nera e splendida di questa storia, attribuisce agli uomini .

E ci sono sempre le due amiche-nemiche che vivono lontane e vicine perchè sempre l’una nel pensiero dell’altra come perenne confronto e desiderio di approvazione.

Ormai hanno più di trent’anni:

Lenù, Elena Greco, l’io narrante si è sposata con un accademico, è entrata a far parte di una nota famiglia di intellettuali, lei stessa dopo aver frequentato la Normale di Pisa ha pubblicato un romanzo. Contuinua a sentirsi fortunata, ad essere uscita da quel rione-ghetto della sua infanzia dove malavita, volgarità, povertà la facevano e continuano a farla da padroni.

Ma nel suo intimo si sente ancora parte di quel microcosmo al quale invece Lila, con coraggio, è voluta tornare. Ed ecco che in questa decisione della sua “amica geniale” le domande su se stessa: ma la vincitrice è Lila, non io? Lila che ha capito com’è la natura degli uomini e sa con arcaica preveggenza che niente può cambiare?

In realtà Elena si sente soffocare nella Firenze borghese dove si è trasferita con il marito e si sente “aggredita” da due maternità ravvicinate. Sente la sua individualità, i suoi propositi e sogni di libertà vacillare sotto il “destino eterno” della femmina.

Il ritmo è incalzante, teso che ci fa percepire insieme alle vicissitudini delle due “amiche” i terribili anni Settanta, gli anni di piombo.

Lila che lavora in una fabbrica di insaccati vive sulla sua pelle le difficoltà del proletariato e i primi conflitti sanguinosi fra “fascisti e comunisti”.

La  vita di Lila  – pensa  però Elena – è mossa, sembra sapere e conoscere come va il mondo. Elena si sente sempre subalterna all’intelligenza di Lila la quale  più tardi entrerà come programmatrice  IBM in una fabbrica degli odiati  Solara, i malavitosi del rione.

C’è un momento clou  che unisce quasi tutti i protagonisti di questa saga: la cena offerta da uno dei fratelli Solara diventato  compagno della sorella di Elena. Occasione per  festeggiare la madre –  che tutti sanno è un’usuraia e forse l’assassina di don Achille di cui si parla nel primo libro. – Ed è in queste ore cariche di tensione che si svelano e sfaccettano i sentimenti di tutti.

Quindi anche Elena “cede” ai compromessi accettando questo invito, sente  che Lila è sempre un passo avanti a lei, forse ha ragione in tutto?

Sente  che il lungo filo di voce che era stato il contatto per anni non aveva loro giovato. Avevano mantenuto il legame tra le loro due storie, ma per sottrazione. Erano diventate l’una per l’altra entità astratte…” tanto da potersi inventare  dell’una e dell’altra qualsiasi capacità di azione e di pensiero.

Ma il passato è dentro le due donne cresciute in quel sobborgo vivo e sanguigno e i personaggi ritornano, come Nino il primo grande amore di Elena che le era stato sottratto per un breve periodo  dalla magnetica Lila.

Storie forti queste di Elena Ferrante che ha il coraggio di non essere retorica sulla vita delle donne, della maternità, del matrimonio.

Ha scritto di lei  “The New Yorker”: “…Aggredisce le smancerie borghesi e il decoro domestico, strappa via la pelle della consuetudine…”

Ma la vita di Lenù e Lila non è finita, ci saranno ancora decenni da raccontare. Aspetteremo dunque con ansia il quarto volume.

Cercate sul blog il mio commento sui precedenti: L’amica geniale, Storia del novo cognome.

 

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NIENTE SI OPPONE ALLA NOTTE di Delphine de Vigan, ed. Mondadori

pubblicato da: Mirna - 7 Gennaio, 2014 @ 10:50 am

Quando la scrittura diventa salvifica o almeno chiarificatrice, confessione, parte di assoluzione.

E’ ciò che fa la scrittrice Delphine de Vigan in questo romanzo biografico-autobiografico per dirimere le angoscie, l’amore irrisolto, il mistero di sua madre. Una scrittura onesta nel senso che è scritta per se stessa  - l’autrice, la figlia, –  e per noi che possiamo  condividere con obiettività la storia di una donna bellissima e tragicamente segnata dalla malattia mentale.

Sua madre Lucile – ne vediamo un’istantanea in copertina – nasce ina una famiglia numerosa e particolare, dove tutti i bambini sono belli e biondi tanto che per molti anni lavorano come modelli pubblicitari. Soprattutto Lucile, la più bella e affascinante , riservata ma con uno sguardo  spietatamente acuto . Maturata troppo in fretta tra fratelli e sorelle lei è sempre stata la figlia osservata con un’attenzione troppo particolare dal padre.

Lui non poteva staccare lo sguardo da lei, incantato.

E lo stesso effetto Lucile lo provoca su tutti. Lo racconta lei stessa a sua figlia Delphine ! Le avrebbe raccontato di quell’attrazione che esercitava sulle persone, quel misto di bellezza e assenza, quel suo modo di sostenere lo sguardo, persa nei suoi pensieri.

E’ da questo mistero venato di nero che occorre iniziare per raccontare la madre.

Il  suo suicidio è l’evento che spinge Delphine a riscoprirla, a conoscerla fino in fondo. Deve. E’ un imperativo categorico. Non può farsi distruggere da ricordi inquietanti e incomprensibili, deve approfondire il dolore di entrambe.

“Scrivo di Lucile con i miei occhi di bambina cresciuta troppo in fretta, scrivo il mistero che lei è sempre stata per me, così presente e, nello stesso tempo, così lontana, lei che non mi ha più abbracciato da quando ho compiuto dieci anni.”

Una storia che non ci lascia indifferenti, che ci lega perchè c’è sempre qualcosa di riconoscibile nelle tragedie altrui.

Scrive Delphine de Vigan. “la mia famiglia incarna quel che la gioia ha di più chiassoso, di più spettacolare, l’eco instancabile dei morti, e il risonare del disastro. Oggi so pure che illustra, come tante altre famiglie, il potere devastante della parole, e quello del silenzio.”

E’ molto difficile per Delphine manipolare o romanzare la vita di sua madre nella quale si trova invischiata e,soltanto con fatica e  grande dolore, riesce a sbrogliarla rimanendo spietatamente nella realtà dei fatti e dei sentimenti. Deve  partire dai frammenti che Lucile aveva confidato all’uno e all’altro dei fratelli e sorelle, a sua sorella Manon, a Delphine più raramente.  Cerca di ricomporre il punto di vista della madre. “Ricompongo, certo, riempio i vuoti, sistemo a modo mio. Mi allontano di più da Lucile volendo avvicinarla”

Il male di vivere di Lucile è entrato a far parte anche delle figlie, ma tutta la grande famiglia dei nonni, degli zii rispecchiava in parte schegge del sentire degli altri. Una  “bella”famiglia della quale esiste anche un reportage nella televisione francese. Genitori carismatici, tanti figli belli. Uno adottato. Tanti lutti . Un figlioletto precipitato nel pozzo, un altro forse suicidatosi, l’ultimo nato affetto dalla sindrome di Down. E fra questi Lucile che crolla psicologicamente dopo il suo  divorzio. Affetta da disturbo bipolare già in nuce fin da ragazzina, forse scatenato, come denuncia nei suoi diari, da un incesto?

Un lavoro epico per Delphine Vigan, scrittrice e vincitrice di premi prestigiosi, voler scavare per capire una volta per tutte quella sotterranea autodistruzione della madre che nel suo andare verso la fine ha ferito e senza volerlo quasi distrutto anche le figlie.

Da non perdere.

“Il titolo Rien ne s’oppose à la nuit è tratto dalla canzone Osez Joséphine scritta da Alan Bashung e Jean Fauque, la cui bellezza oscura e audace mi ha accompagnato per tutto il tempo della scrittura.”

 

 

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RIFLESSIONI DI UNA BOOK BLOGGER

pubblicato da: Mirna - 2 Gennaio, 2014 @ 9:03 am

Ma come, è già il 2 gennaio 2014?

Gli auguri  per  il nuovo anno ai miei lettori amici li faccio solo ora, una mattinata grigia grigia di vero inverno del nord. Ma il tempo scappa veloce veloce in un mio tempo personale in cui mi piace molto sostare, gustare, riflettere.

E’ chiaro che spero che i giorni a venire siano colmi di sorprese, curiosità, amicizia e che si riesca a trovare in noi la capacità di non arrabbiarsi troppo con ciò che di ingiusto accade intorno .  Lasciamo in fondo in fondo ai nostri pensieri una  tenue speranza che qualcosa di positivo accada. Perchè non dovrebbe?

Io ci spero, perciò affidiamoci al destino, al caso e a noi stessi!

Come accanita scrittrice di diari mi piace fare il bilancio di ogni fine anno rileggendo i miei accadimenti, i miei pensieri scritti e aprire un nuovo quaderno bianco  pronto ad accogliere  un altro pezzo di vita da vivere.

Da ragazzina – ho iniziato a scrivere a 14 anni – oltre a noiose descrizioni delle mie amicizie, dei miei innamoramenti, delle discussioni in famiglia, scrivevo già le mie  prime riflessioni di ciò che avrei voluto diventare, o meglio , di ciò che avrei voluto “essere”.

Colta, sicura di me,  in armonia con il mondo della natura e degli umani,  con la serenità olimpica raggiunta da Goethe (questo ritorna spesso nei miei quaderni), ma naturalmente questa  meta ideale non è stata mai raggiunta… (altra storia e altra vita le nostre!!!)

Ma importante è stato il percorso verso i miei ideali … con l’aiuto preponderante della LETTURA!

Che dire dunque del mio appena trascorso 2013? Che si può “crescere” sempre imparando a conoscersi meglio grazie anche a nuove amicizie, viaggi, confronti, libri letti.

Valentina ha scritto su FB che ha letto 28 libri in un anno. E’ una giovane mamma che lavora. Bravissima. E Grazia quanti ne avrà letti, lei che tiene il conto sul quadernone? Ce lo dici, Grazia?

Sono felice che i miei consigli di lettura e i vostri che si intersecano ai miei post siano di aiuto e sollecitazione a scoprire nuovi scrittori, nuove storie.

La letteratura racconta della vita, dei nostri sentimenti, delle nostre paure. Che c’è di meglio per immedesimarci, per esorcizzare, per meravigliarci, per consolarci?

I libri sono i nostri fidatissimi amici e mi sento fortunata ad esserne circondata, ma soprattutto fortunata perchè ne sono sempre golosa e innamorata.

Sui miei tavolini ho quasi dieci libri- presi  in biblioteca in un impeto di bulimia libresca  -  che mi danno talvolta la frenesia di non sapere quale iniziare per primo. Allora ne “assaggio” qualcuno e se raramente incappo in un romanzo che non  mi piace smetto immediatamente con un po’ di dolore. E non ne scrivo, perchè il mio blog non è una rubrica di recensioni, ma un diario di una lettrice che vuole condividere soltanto i libri  che le piacciono e le emozioni che essi suscitano.

Aspetto da voi i titoli dei libri che vi “circondano”!

(Come ci hanno spesso  scritto Maria Rosa, Raffaella, Camilla, Miki e tutti gli altri.)

BUON ANNO DUNQUE E BUONA LETTURA.

La vostra book blogger

 

 

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L’AMORE BUGIARDO di Gillian Flynn, ed. Rizzoli

pubblicato da: Mirna - 28 Dicembre, 2013 @ 4:18 pm

I matrimoni sono tutti uguali. Niente è come sembra”

Per chi ama le letture che avvincono  e garantiscono ore di evasione totale questo romanzo è per loro. Per me è stato un compagno eccezionale nei giorni del mal di schiena. Mi ha distratto, incuriosito, elettrizzato. Perchè non  è solo l’analisi di un matrimonio, come mi era sembrato all’inizio quando l’ho scelto frettolosamente in biblioteca insieme ad altri cinque…ma è un thriller. D’altra parte, ho pensato leggendolo, il matrimonio è una  detective story …non si sa mai che cosa pensa esattamente l’altro,  chi è il “colpevole” di certe situazioni  o come andrà a finire.

Ma qui sembra ci sia un omicidio. Tutto ci viene raccontato a due voci, con due punti di vista, anzi  ad un certo punto ne sorgerà un terzo. Sorprese su sorprese come nei migliori gialli.

Parla il marito, Nick Dunne, un bravo e bel ragazzo che è dovuto tornare da New York  nella nativa cittadina del Missouri, dopo la crisi economica del 2008. Ci torna con la moglie Amy, detta la Mitica Amy perchè ispiratrice di romanzi per ragazzi scritti a quattro mani dai suoi  genitori  che hanno sempre preso come spunto il modo di vivere della figlia, anzi generalmente il contrario di quello che lei faceva forse  come stimolo per farla comportare meglio?

Anche Amy lavorava a New York come giornalista, ma ha perso il lavoro, è costretta dunque di malavoglia a seguire il marito nel Missouri e a prestargli gli ultimi soldi per fargli aprire un bar insieme alla sorella gemella Jo.

Amy è capricciosa, determinata,  competitiva, innamorata però del suo bel marito. Quand’è che il loro matrimonio ha iniziato a vacillare?

Lentamente lo scopriremo anche da un diario dove Amy  racconta  in flash back molti episodi della sua vita con Nick.

Il punto è che Amy è scomparsa proprio il giorno del loro quinto  anniversario e nella cucina della loro casa nel Missouri  vi sono tracce di collutazione e di sangue.

Lentamente verranno alla luce aspetti di Nick: marito devoto? cinico e opportunista?

Ed Amy: la ragazza che vuole essere perfetta come nei libri dei genitori? Moglie-stuoino? Donna piena di risorse? Vittima o carnefice?

Gillian Flynn, giovane statunitense, ha già venduto  due milioni di copie di questo Gone Girl, suo primo romanzo dal quale sarà tratto presto anche un film.

Da leggere tutto d’un fiato nei lunghi e piovosi pomeriggi invernali.

Una particolarità: le due voci narranti s0no state tradotte da un uomo (Nick) e da una donna (Amy)

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I miei Natali…per voi.

pubblicato da: Mirna - 24 Dicembre, 2013 @ 2:07 pm

I MIEI
NATALI

E se un altro
inverno ti assale di sorpresa

lasciandoti orfana
di sole, di mare, di illusioni

…allora ti
rifugi  nella luce d’ambra dei tuoi Natali

dove tutto è
rimasto imprigionato, come  aghi di pini,

in un vortice di
nebbia, neve, profumi d’arancia, abbracci.

Antichi inverni di
giocattoli, stelle, sorrisi

e  già la
nostalgia  profonda dell’esserci stati

sapendo  che non
ci saremmo  stati mai più.

Non tutti insieme.

Le assenze han
diviso il mio tempo

come uno specchio
trasparente

al di là del quale
non sempre mi ritrovo.

Nelle mie  notti
dicembrine di  ricordi

rincorro la giovane
madre imprendibile,

fremente di biondo
e di risate,

che mi abbraccia
con il suo profumo di geranio

per poi sfuggirmi
inquieta e indaffarata.

  E se il sonno non
arriva, giunge il canto

della nonna con le
sue tristi canzoni d’abbandono,

ma  le mani piene
di mandorle e di vino.

Mille anni fa
eravamo felici senza saperlo,

perfetti nella
nostra trinità.

Il tuo braccio
caldo attorno al mio,

la tua forza d’uomo
di bosco e di riviera,

mi rendevano
invincibile e divina.

La bambina dai tuoi
occhi e dal mio sorriso

tra di noi, sempre,
nei nostri Natali.

Ciò che era , è
anche ora? Forse sì.

Nel ricordo.

Mi lascio
scivolare

in questo
indistinto palpitare

di Christmas
carols, presepi, regali.

E scopro che il
segreto sta  nell’abbandonarsi.

Mirna

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UN CASO DI SCOMPARSA di Dror A. Mishani, ed.Guanda

pubblicato da: Mirna - 21 Dicembre, 2013 @ 5:26 pm

Un bel thriller, particolare, perchè diversamente dalle solite ambientazioni statunitensi o scandinave si svolge in Israele, a Holon tranquilla cittadina vicina a  Tel Aviv.

Particolare perchè la storia si dipana attraverso due punti di vista: quello del protagonista, l’ispettore Avraham Avraham e un deuteragonista, Zeev, insegnante con aspirazioni di scrittore.

Il caso sembra semplice: viene denunciata la scomparsa di un ragazzino di sedici anni, Ofer, scomparsa che dapprima viene minimizzata dall’ispettore convinto si possa trattare di un allontanemento volontario per futili motivi di ribellione adolescenziale.

Ma già l’indomani al ritorno della madre ancora senza notizie del figlio, Avraham capisce che è una cosa seria, così  insieme con l’inizio dell’indagine vera e propria  scatta un suo sempre latente senso di colpa e di inadeguatezza.

E qua entra in scena l’altro protagonista che conosce bene Ofer perchè gli ha impartito lezioni  private d’inglese. Zeev ha una sua teoria e comincia a scrivere proprio sulla scomparsa del ragazzo il “suo romanzo”, ma non solo…

Davanti agli occhi di Avraham persiste ormai sempre la figura silenziosa e  dolente della madre si Ofer Sharabi che sembra volergli dire qualcosa con lo sguardo, ma nonostante questo rimane impenetrabile e non riesce a rivelare in pieno il carattere del figlio.

Com’era Ofer? Un ragazzino diligente a scuola, attivo in famiglia, si prendeva cura della sorellina handicappata, ma con poche amicizie, riservato.

Ma Zeev dice di conoscerlo bene, è convinto che in famiglia non venisse ascoltato, che lui si sentisse invisibile in casa e per questo se n’è voluto andare.

Avraham e Zeev: due punti di vista che si incrociano, ma che non riescono a trovare un punto in comune. C’è qualcosa di inquietante in tutta la storia e Dror A. Mishani (classe 1975) ce la racconta con una scrittura nitida e “di rara eccellenza per un debutto”.

Thriller sì, ma soprattutto indagine psicologica dei vari personaggi per arrivare infine, dopo cambiamenti di ipotesi, sospetti, a nuovi scenari inaspettati. “Un impeccabile meccanismo poliziesco”

Consigliato agli amanti del genere se non altro proprio perchè, come dice anche l’ispettore , non esistono libri gialli ambientati in Israele.

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ALICE ADAMS di BoothTarkington, ed.elliot

pubblicato da: Mirna - 16 Dicembre, 2013 @ 8:40 am

Che sorpresa trovare in biblioteca questo bel romanzo pubblicato da poco. Eppure è un libro apparso negli Usa nel 1921 dove è   famosissimo anche perchè ne  venne tratto un film  interpretato nientemeno che da Katherine Hepburn.

E’ quindi la storia di una ragazza di quel tempo, ma che potrebbe essere una ragazza di oggi in bilico tra la precarietà economica e sociale e tra  gli stessi sogni e desideri  di tutte le giovani ventenni.

E lo specchio è l’amico migliore delle ragazze. Nelle prime pagine vediamo Alice guardarsi a lungo davanti alla toeletta dallo specchio a tre ante. Può vedersi di fronte, di profilo e provare i vari atteggiamenti, i vari sorrisi. Cercare di capire come la vedono gli altri. Consolidare la propria autostima, il proprio ruolo nel mondo.

 ( Che felicità quando mia mamma mi regalò il tavolino da toeletta con i volants di crétonne!!! Potevo pettinarmi in camera mia e specchiarmi, se proprio non a tre dimensioni almeno in pace, provando pettinature e quell’assurda camicia da notte che vedete in foto…era azzurra a pois blu…e mi piaceva tanto!)

Siamo vicini alla grande crisi economica che farà traballare gli Stati Uniti, ma le persone sono agguerrite nella loro scalata sociale. Chi più e chi meno. Non è datato questo probelema, pensavo leggendo il libro. E’ tremendamente attuale: l’ambizione di primeggiare, di farsi riconoscere tra i “vincenti” (come vengono chiamati oggi i ricchi e i potenti) è palpabile fra noi. Lo spirito di competizione in ogni cosa intrapresa è quasi ossessiva e sfibrante.

Eppure raggiungere lo status quo dei ricchi borghesi sembra diventare lo scopo della vita della signora Adams e le umiliazioni che prova nel non essere accettata nel gran mondo le trasmette alla figlia.

Alice è una ventiduenne che vive in questa modesta, ma più che decorosa  famiglia. Il padre è  impiegato presso la ditta più  importante della piccola città, la madre  è frustrata ed ambiziosa e  riversa sul marito le sue delusioni, le sue aspettative, le sue rivalse. Tormenta il marito affinchè si affranchi dall’impiego subalterno e apra una piccola fabbrica tutta sua.

Soprattutto dopo il ballo al quale Alice ha partecipato, “strappando” un invito a una vecchia compagna di scuola, figlia del datore di lavoro di suo padre. Per il ballo Alice indossa  un vecchio vestito d’organza bianco , “più adatto ad altre stagioni” bisbigliano le ragazze snob, e ha raccolto  lei stessa le viole fresche in un parco lontano  per adornarsene. Cionostante la “buona” società borghese piena di pregiudizi non la accoglie, non la riconosce. Soltanto Arthur Russel, bello e benestante,  appena arrivato in città, le dà una speranza, “una via d’uscita dalla agitazione claustrofobica in cui la sua famiglia sembra sprofondare.”

Fortunatamente Alice è in fondo buona, solare, vuole bene al padre tormentato continuamente dalla moglie, ascolta seppur di malavoglia  i consigli della madre per conquistare Arthur Russel. Tanto che accetta di invitarlo a cena. Serata  da quasi  tregenda. Lettura godibilissima.

Tutto deve apparire al meglio, si lava, si scrosta, si nascondono vecchie sedie, si veste il povero papà fra l’altro ancora ammalato, con l’abito migliore che è però molto pesante. E siamo in piena estate e il caldo umido fa appassire in anticipo le poche roselline che la signora Adams ha potuto comperare, i cavolini di Bruxelles – che lei riteneva all’ultima moda – diffondono un odore fastidioso, le tartine si sono afflosciate …

Eccezionale Booth Tarkington che con questo romanzo vince il secondo  Pulitzer.

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IL VENTO DELLA STORIA di Carla Festi e Nicolao Merker

pubblicato da: Mirna - 15 Dicembre, 2013 @ 11:55 am

Ospito  con piacere il post che Riccardo  ha scritto su questo  interessante volume. Visitate il suo blog.

 

“IL VENTO DELLA STORIA. UNA FAMIGLIA MITTELEUROPEA A VILLA
CLEMENTI” A CURA DI CARLA FESTI E NICOLAO MERKER

Intervista “a distanza” a Carla Festi, curatrice dell’opera


Professoressa Festi, quale è stata la motivazione del suo lavoro?


Il progetto editoriale si propone di ricostruire in un volume corredato
da fotografie, materiali d’archivio e documenti originali in
possesso dei discendenti, la storia della famiglia Jülg, che
risiedette fino alla morte degli ultimi esponenti a Tavernaro
nell’avita “Villa Clementi”. Il volume intende ripercorrere le
biografie delle figure principali, i loro legami col territorio
trentino, i rapporti con altre famiglie trentine residenti nei
dintorni, per focalizzare poi in particolare la figura dello
scrittore Bernhard Jülg (1888-1975) di cui si presenteranno
brevemente l’opera letteraria ed alcune sue novelle in traduzione
italiana.


Qual è l’origine della famiglia Jülg?

La famiglia Jülg ha radici parzialmente trentino-venete e in misura
maggiore austriaco-tedesche, che risalgono entrambe al 1700 ed oltre.
Questo connubio la rende interessante, simbolica, in un certo senso,
di altre famiglie asburgiche che vissero nel
Welschtirol
tra Ottocento e Novecento, quando il Trentino era una provincia della
monarchia austroungarica. Colpiscono di questa famiglia
l’attaccamento al Trentino, i rapporti con la storia italiana e in
particolare col Risorgimento, esemplarmente testimoniati dai percorsi
di vita di alcuni dei suoi esponenti. Per questo ricostruirne la
storia e riproporla ai lettori di oggi significa capire qualcosa di
più dell’identità trentina che, come spesso per le regioni di
frontiera, non è mai stata un’entità statica ma si è venuta
definendo nel corso dei secoli nell’incontro e nello scontro tra il
mondo tedesco e quello italiano.


E della famiglia Clementi, cosa mi dice?

Seguite il resto dell’intervista sul blog di Riccardo. www.trento.it/riccardolucatti

“II
vento della Storia – Ritratti di famiglia a Villa Clementi”, a
cura di Carla festi e Nicolao Marker, Ed. Stampalith Snc, Via S. Pio
X, 59 – I 38122 Trento TN –
info.stampalith@stampalith.it
–
www.stampalith.it

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VACANZE ROMANE

pubblicato da: Mirna - 11 Dicembre, 2013 @ 5:58 pm

Roma: nel periodo prenatalizio e con altre mille sfumature diverse. E se la luce è meno duratura, le mattinate sono comunque luminose  e i gabbiani volano e stridono sulle cupole e sui tetti della casa di Nicoletta che mi ospita nel cuore di Roma, nel rione Campo Marzio.

E la città ti regala emozioni e meraviglie, dai suoi caffè del mattino, allo shopping nelle sue vie eleganti e rumorose dove l’oro e il rosso ti stremano di delizie e desideri leggeri.

Ma sono i lunghi pomeriggi rosati, quelli che preludono ai dolci tramonti che ti avvolgono nel desiderio di stare sempre lì, a Roma, nonostante il traffico, la vicinanza ravvicinata dei politici corrotti, la confusione. Vorresti vivere lì perchè lì ci si sente vivi e vibranti.

E con facilità puoi andare  a vedere Modigliani, Cleopatra, Cezanne, gli Impressionisti, Palazzo Colonna e conoscere pittori, musicisti, Conti, Ambasciatori e rivedere le carissime Amiche.

Questa è Roma, una città-collante che non lascia spazio alla  malinconia o al freddo dell’anima. Luogo dove tutti sembrano  riconoscersi come è successo tra me, Nicoletta e il bravo  pittore Francesco Siclari che espone le sue opere nel Chiostro del Bramante. Cercatelo su Internet, ne vale la pena. I suoi quadri sono suggestivi e immaginifici “Tra Realismo e Incanto“.

…e naturalmente  dopo il concerto di Stefania Neonato  e del Gonfalone Ensemble  quando,ormai alle 23, ci siamo ritrovati all’Osteria del PavoneAperto tutti li santi giorni” per mangiare zuppe, carciofi e bere un buon bicchiere di vino rosso…

Chiedo alla giovane proprietaria – come chiedo un po’ a tutti i romani – se è felice di abitare nella capitale e se è normale mangiare anche a mezzanotte.

E’ entusiasta, vivace, “la vita” dice “è qui, è ora” . Sorridiamo, parliamo, beviamo. E’ questo clima mai troppo  freddo, ma pieno di calore e colore a farci sentire meglio?

Certo, io sono qui in vacanza, ammiro le bellezze , i problemi che ci sono mi toccano poco. Il giovane taxista che mi accompagnerà a Stazione Termini è arrabbiato con la sua città, con i politici che già il giovedì hanno le valigie pronte per tornare a casa o che posseggono i palazzi più belli della città. Vorrebbe più strutture ospedaliere, più attenzione alle classi emarginate. Ma non è solo a Roma che esistono questi problemi, tutta l’Italia e il mondo occidentale sono preda di ingiustizie profonde.

Credo che sia per questo subliminale senso di impotenza che spesso mi lascio andare alla leggerezza come antidoto alla pesantezza. Per questo voglio sentirmi felice in una città che comincio a conoscere sempre un po’ di più, a macchia di leopardo… mi mancano ancora tanti spazi romani da scoprire.

E l’ultima mattinata con Miki e Nicoletta, guida eccezionale della sua città amata, visitiamo Palazzo Colonna dove- scopriamo - girarono proprio le ultime scene di Vacanze Romane il famoso film con Audrey Hepburn e Gregory Peck.

Sentirsi leggeri a Roma, vivere l’istante come ci raccomanda la giovane ristoratrice? Perchè no?

Trento-Roma 4 ore e mezzo di treno dove si incontrano talvolta gentili capotreni, come Carlo che ha promesso di mandarmi una sua poesia.

Tre giorni a Roma per spingere avanti il freddo inverno del Nord. Per ricaricarmi di pensieri altri, di sorrisi giovani, di empatia,  di calore, di arte.

In attesa del mio caro e amato Natale trentino dove tutto si rimescola, ricordi, vibrazioni, passato rivestito di futuro. Entusiasmo ricercato, voglia di vivere?

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