IL WEEKEND di Peter Cameron, Adelphi

pubblicato da: Mirna - 4 Dicembre, 2013 @ 9:56 am

Un breve romanzo che si svolge in due giorni, ma che l’abilità narrativa di Peter Cameron  – di cui  ho già parlato  (v. archivio) –  fa sì che vi  venga distesa e srotolata tutta la vita dei personaggi, le loro ansie, i rancori, i pensieri repressi.

Lyle è il principale protagonista, è un critico d’arte di New York e vuole portare dai suoi cari amici John e Marian  che vivono in campagna una nuova conoscenza: Robert  un giovane promettente pittore.

Non è un semplice week end : questo è particolare, è l’anniversario della morte di Tony, fratello di John e amatissimo compagno di Lyle. Lyle è omosessuale.

Perchè Lyle sapendo dello speciale rapporto che c’era fra tutti i componenti del gruppo si arrischia a portare un elemento nuovo, quasi destabilizzante? Per riuscire a superare finalmente l’elaborazione del lutto?

Tony era sempre stato per lui il supporto, l’amico, l’amante,  colui che lo spingeva a vivere con più forza,  ruolo ereditato ora dall’amica  Marian, la quale si sente defraudata dal suo potere di aiutare e coccolare Lyle.

Ed ‘è proprio per questo nuovo cambiamento – l’arrivo di un estraneo fra loro – che tutto sembra rimescolarsi, il week end si dilata e rispecchia tutte le fragilità di ognuno, le illusioni, le speranze, le delusioni.

John si distacca, sempre più occupato dalla coltivazione del suo orto.

Marian uscita da una depressione post partum è un po’  più serena della sua vita in  campagna, è però  preoccupata per il suo piccolo  bambino che lei reputa troppo  poco vivace.

Lyle crede di tornare nuovamente a sperare sia per il suo lavoro, sia per la sua vita privata grazie a Robert, l’unico che sembra ancora puro  e pien0 di sogni e progetti .

Lyle lo spia mente dorme: ” Presente e tranquillo, non digrignava i denti, non muoveva braccia o gambe, non sbuffava e non russava: era un sonno straordinariamente semplice e pacifico. Lyle immaginò che se avesse potuto srotolarlo come una mummia non avrebbe trovato niente di brutto o di marcio, nè di rotto o di superfluo, ma soltanto pulizia e perfezione fino all’osso.”

Peter Cameron ha la capacità di far accadere le cose nel momento giusto del filo della storia per cui tutto è strattamente concatenato e le sue scene hanno un piacevole gusto teatrale.

Noto  che negli Stati Uniti Il weekend era stato pubblicato nel 1994… In Italia nel 2013,  è forse la prima volta per via del tema dell’omosessualità?

Un autore da leggere con grande piacere per la sua fine introspezione psicologica, per il suo stile pulito e accattivante:

Quella sera dorata

Un giorno questo dolore ti sarà utile, 

Coral Glynn

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3 commenti
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  1. Gary dagli Usa ci scrive delle sue letture al femminile e risponde alla mia domanda sulle scritttrici canadesi:
    “Mi piace molto Scarlett. Thomas, ed anche una scrittrice americana, Michelle Wildgen (“You’re not you”), interressante. Ho finito il libro di Munro, “Too much happiness,” quattro giorni fa. Tanti mondi realizzati nelle parole. Adesso ho cominiciato il librone nuovo di Eleanor Catton (“The Luminaries”). Il suo romanzo primo (“La prova”) é fantastico.

    La mia preferita é Miriam Toews (si dice “taze,” come “days,” “maze”): lei ha fatto quattro o cinque libri. Conosco bene:

    1. Un complicato atto d’amore
    2. In fuga con la zia
    3. Mi chiamo Irma Voth
    4. A boy of good breeding
    Li ho letti nella ordine come qui.

    Poi… mi piace Lisa Moore (“Alligator” e “February”, non ancora tradotti?), e Marina Endicott (“The Little Shadows” é bravissima, una vista nel mondo teatrale canadese circa 1910; mi piace anché il suo “Good to a fault,” ma questi neanché tradotti).

    C’é anché Connie Gault (“Euphoria,” un mezzo del libro nei passi ottocenteschi di Toronto, ma anché non tradotto), e Kate Pullinger (“The mistress of nothing”), un romanzo storico della serva principale di Lady Duff Gordon, la storia delle loro vite lungo il Nilo nel secolo scorso.”
    Grazie, Gary!!!

  2. @mirna x gary – il post di Gary sulle scrittrici canadesi mi ha mandata in estasi !!! Ho preso nota dei nomi non tradotti e di tutti gli altri. Caro Gary, aggiungo alla lista delle “storiche” Margaret Laurence, Marian Engel ,Mavis Gallant Margaret Atwood, Anne Marie Mc Donald,Carol Schield, Helen Humphreys tutte tradotte in italiano e tutte grandi scrittrici. Stupenda la giovane Eleanor Catton, di cui ho lettto LA PROVA -Fandango libri ed. 2010 e ora BOOKER PRIZE ‘, LUMINARIES, che uscirà in Italia molto presto , per Fandango. Di Liz Moore in Italiano ho letto IL PESO, un magnifico romanzo, Neri Pozza 2012, che vivamente consiglio (ma credo di averlo già fatto) a tutte le lettrici del blog, Insomma queste Canadesi, caro Gary , sono eccezionali: Grazie dei consigli .Finalmente, cara Mirna, sono riuscita a leggere tutto il tuo post. A presto. Bellissima recensione su Peter Cameron.

  3. Sì, Camilla . Anch’io ho letto “Il Peso” di Liz Moore e ne ho anche scritto un post. Concordo con te nel dire che è un gran bel romanzo. Per non farvelo cercare nell’archivio ve lo incollo direttamente!

    “Guardo dalla finestra il cielo nero e la strada bianca: ripenso ai versi che recitavamo da bambini a scuola

    Le ciel est noir, la terre est blanche…e sento quel desiderio invernale di ripiegamento in se stessi, in un angolo buono della casa, sulla confortevole poltrona che ci può abbracciare. Momenti isolati questi dovuti al freddo dicembrino, a sensazioni e sospensioni di attesa di dolcezze.

    Ma per Arthyur Opp il ripiegamento nel suo angolo-rifugio – la sua casa – dura da più di dieci anni. Dieci lunghi anni in cui ha imparato a vivere nelle stanze a pianterreno della sua casa grande. Non può salire ai piani superiori perchè insieme alla sua somma solitudine è cresciuto il suo peso corporeo che ormai non gli permette di fare sforzi fisici.

    Arthur era un docente universitario , una persona colta, sensibile, buona e troppo vulnerabile. Non è riuscito a gestire le delusioni e disillusioni della sua vita e della realtà in generale, compresa la tragedia dell’11 settembre. Si è ritirato per sentirsi protetto nella sua casa a leggere, guardare la Tv e mangiare, mangiare, mangiare.

    Ha perso il contatto con il mondo per diventare, come pensa lui, un “nobile eremita”. Già ,nella sua adoloscenza triste senza padre, si sentiva destinato alla solitudine, “certissimo che un giorno mi avrebbe trovato, così quando è accaduto non mi sono stupito e l’ho persino salutata con gioia”.

    La pesantezza della vita va di pari passo con l’aumento della sua mole che lo costringe a spazi e azioni limitati, ma che lo avvolge come una coperta imbottita.

    Comunica soltanto per corrispondenza con Charlene Turner una sua giovane ex allieva. Da subito verso la ragazza Arthur aveva sentito un legame forte. “Anche tu?” Le aveva chiesto con lo sguardo avendo intuito che forse Charlene all’epoca era più sola di lui.

    Due solitudini che si incontrano, si riconosco, si amano. Ma si sa com’è il destino e le parole che non si dicono allontanano.

    Di quell’affettuosa amicizia durata un semestre rimane soltano una sparuta corrispondenza.

    Nel romanzo di Liz Moore si alternano due voci, quella di Arthur Opp e quella del giovane Kel Keller figlio di Charlene. Seguiamo perciò il dipanarsi dei mesi cruciali della storia quando una lettera inaspettata di Charlene prospettando una sua visita mette in ansia Arthur che decide finalmente di chiamare una donna delle pulizie per cominciare a risistemare la sua vita…e che delizioso personaggio entra in casa Opp, Yolanda fresca, giovanissima, attiva e incinta…

    Intanto Kel Keller soffre per la madre malata e alcolizzata, soffre per la sua situazione di non conoscere il padre, per le decisioni scolastiche che deve prendere, soffre perchè si sente inadeguato nei confronti dei compagni del liceo prestigioso che frequenta e perchè sente su di se troppa responsabilità.

    Ma c’è questo legame con Arthur Opp: sa che la madre vuole che lo rintracci e gli parli per avere consigli sull’università da scegliere. Entriamo nel mondo degli adolescenti e nella loro fatica di crescere, di affrontare la disperazione, di capire quale è la cosa giusta da fare…

    Una storia intensa, che si legge d’un fiato e che ti fa affezionare soprattutto al gigantesco Arthur Opp che forse infine riuscirà a scrollarsi di dosso quella pesantezza che l’ha reso prigioniero di se stesso.

    Liz Moore è una scrittrice e una musicista. Il suo primo romanzo, The words of every song, è apparso nel 2007.

    Il suo ultimo album si intitola Backyards. Insegna alla Holy Family University di Philadelphia, dove vive.” Mirna