RICORDANDO DORIS LESSING

pubblicato da: Mirna - 23 Novembre, 2013 @ 4:08 pm

DORIS LESSING  è mancata pochi giorni fa, all’età di 92 anni. Per ricordarla ripropongo un mio vecchio post.

Fu la prima insegnante di pianoforte di Stefania, la simpatica scozzese Jennifer, a farmi conoscere Doris Lessing.

“Ma come, una lettrice come te, non ha ancora letto la Lessing?” Sto parlando di tanti anni fa. Subito corsi in biblioteca. Trovai “Il diario di Jane Somers“. Rivelazione, innamoramento. Le tematiche affrontate, il modo crudo e realistico del racconto mi affascinarono. Il rapporto tra la ancora giovane Janna -  Jane – appena rimasta vedova e la dispotica, vecchia , brutta e solitaria  Maude è indimenticabile. Nessuna retorica, ma la consapevolezza delle nostre miserie umane, siano esse l’egoismo e la disattenzione verso gli altri, sia l’inevitabile decadimento fisico.  Ci sono su Internet fiumi di recensioni e riassunti di questo romanzo. Ciò che mi colpì, a suo tempo, fu proprio lo sforzo che Jane si impone per aiutare Maude che  in certi momenti  risulta quasi repellente,  e quanto sia difficile, tutto sommato, aiutare e farsi aiutare.

Proseguii con la letture dei romanzi della Lessing – ne ha scritti più di 50 – entrando nel mondo di un suo  altro personaggio che vive in Sudafrica, Martha Quest.

E non poteva mancare il suo libro sui gatti. Doris Lessing ha convissuto con gatti, come sto facendo io con Mimilla.

L’unico libro che posseggo invece è questo “Racconti londinesi“, comprato perchè pensavo alla “mia swinging London” di fine anni ’60. Infatti, ancor prima di leggerlo, ne regalai una copia alla mia “compagna di avventure”, Giuliana.  Diversa atmosfera. Noi, spensierate ventenni alla pari, il cui solo compito era di accudire qualche bebè , di seguire un corso di lingua e poi andare alla ricerca dei Beatles, di amici, di gadget londinesi, di mostre, di tutto ciò che era il nostro vissuto  letterario inglese. Eravamo delle osservatrici ilari, gioiose, per cui tutto sembrava bello: gli speakers nell’Hyde Park corner, il teatro, gli incontri al British Council, le passeggiate fra i monumenti di una Londra che era, e per noi è tuttora, parte di un giovanile sogno mai ripudiato.

Doris Lessing osserva con acutezza di donna matura e   di scrittrice sensibile e attenta la Londra multiculturale degli anni ’80. Non c’è più una popolazione omogenea di  puri British, però neppure quando c’eravamo noi, era così. Quanti amici indiani, cambogiani, pakistani, italiani, spagnoli incontrammo!

Qui la vita viene racchiusa in brevi mappe geografiche: un caffè, una stazione della metropolitana, qualche quartiere londinese, gli innumerevoli parchi dove passeggiare. Ci sono gestori greci, turchi, clienti tedeschi o  di altre culture.

Ma questo libro poteva benissimo avere un altro titolo.  (Infatti Giuliana rimase delusa: avrebbe voluto ripercorrere con  la minigonna  e le nostre fresche speranze Carnaby Street, Portobello…)

Ciò che  qui viene raccontato è la vita dell’umanità: diverse etnie che si incontrano e si scontrano, diversi  comportamenti sociali , difficoltà di inserimento dei nuovi immigrati, sventure del sesso più debole: ragazzine che rimangono incinte, mogli abbbandonate, bambini vittime dell’egoismo dei genitori.

Diciotto racconti, alcuni intensi e drammatici, altri che scivolano attraverso lo sguardo dell’Osservatrice che scrive la quale so trova  sempre accanto ai personaggi  che  incontra in un bar, nel parco, in metropolitana e dei quali  riesce a scoprire con scientifica perspicacia  l’evolversi delle loro situazioni.

Uno spiare empatico, attento per fare di questi avvenimenti un paradigma dell’esistenza umana. Titoli lapidari: “Passerotti”, “Leo”,”Il nuovo caffè” , “Tra le rose” “Temporali” tutti scenari o teatri di accadimenti che come frecce vanno dritti al cuore sconvolgendone le aspettative.

Acutissima Doris Lessing, che nel 2007 vinse il Nobel per la letteratura, ma che talvolta scuote il nostro”voler stare tranquilli”, non voler vedere tutte  le  scomode verità. Meglio far finta di nulla?  Meglio “veleggiare” come facevamo noi ragazzine beat, un po’ incoscienti, fiduciose  e superficiali?

Dice un personaggio del suo ultimo raccontino: “Persone civili”:

Forse non è sempre un vantaggio essere tanto inesorabilmente perspicaci.”

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