SOPRA LE NUVOLE , poesie di Nadia Nicolodi

pubblicato da: Mirna - 7 Maggio, 2014 @ 7:43 am

4094832[1]Abbiamo già conosciuto Nadia Nicolodi al gruppo di lettura del Controvento qualche tempo fa.controvento 10.2.14 005

Ne abbiamo apprezzato la sensibilità e la particolare vena poetica. Conoscere più a fondo una poetessa o una  poeta come si preferisce dire oggigiorno è una opportunità da non perdere.

La poesia è il linguaggio alto, simbolico che racchiude squarci di vita in poche parole epifaniche. Aiuta chi le scrive e illumina chi le ascolta.

Mi è stato chiesto di presentare il suo libro ed io ne sono lusingata.

Leggendo i suoi versi ho potuto conoscere a fondo una persona  sensibilissima, ricca e profonda per la  quale la poesia è sempre stata una parte essenziale del proprio  percorso di vita.

Venerdì 9 maggio alle ore 20,30 ci troveremo alla Biblioteca di Mattarello, via Poli, 6 (c/o centro civico)  per parlarne più a fondo.

Vi aspettiamo,

Mirna

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GLI ONORI DI CASA di Alicia Giménez-Bartlett

pubblicato da: Mirna - 2 Maggio, 2014 @ 5:18 pm
41QLy6jswgL._SY300_[1]L’ispettrice Petra Delicado e il suo aiutante Fermín Garzón in trasferta a Roma. È stata riaperta una vecchia indagine le cui tracce portano proprio in Italia. I due sono ben contenti della novità. Si tratta di una storia che parte da lontano: un facoltoso imprenditore di Barcellona, Adolfo Siguan, con un debole per le giovani prostitute, rimane vittima di una coppia diabolica, che lo narcotizza per svaligiargli l’appartamento e finisce per ucciderlo sfondandogli la testa. Con l’arresto di Julieta, la ragazza che ha adescato Adolfo, e la morte violenta del suo protettore, il caso pare ormai chiuso, anche se la ragazza giura che non è stato il suo uomo a commettere il delitto ma un misterioso italiano scomparso nel nulla. Passano cinque anni. L’ancor giovane vedova della vittima, che non è mai stata persuasa dall’esito delle indagini, ottiene la riapertura del caso. “
Insomma si tratta di un cold case che viene affidato alla nostra ispettrice Petra  che ormai, chi  legge questa autrice, conosce bene.
Donna autonoma, libera da conformismi e pregiudizi, forte (Petra), ma sensibile (Delicato).
Così oltre ai thriller ben congegnati che avvincono c’è il gusto di osservare come si comporta Petra, non solo come poliziotta, ma come donna. E’ ormai al suo terzo matrimonio, matrigna ben accetta di tre adolescenti, sempre stanca ma aperta al sapore della vita.
E la trasferta a Roma è un’occasione particolare, quasi “vacanze romane” per far luce sul complicato caso che sta seguendo coadiuvata in loco  dall’affascinante ispettore italiano Abate.
C’entra la camorra? E le tre figlie di Siguan c’entrano?  Paragonate spesso alle figlie di re Lear per le loro carattersistiche caratteriali.
Ma sopratutto in questi deliziosi romanzi  ci sono i dialoghi da commedia brillante che intercorrono tra Petra e il suo viceispettore Fermìn Garzòn “il ruvido e tenero suo Watson“. Talmente travolgenti, divertenti da farti dimenticare spesso la ricerca dell’assassino. Vorresti sempre “ascoltare” le loro schermaglie, la loro visione del mondo.  Insomma nei romanzi della Giménez-Bartlett è come ci fossero due generi: il giallo e l’umoristico.
E che piacere tenere in mano questi libretti blu: le dimensioni giuste per portarli in borsetta, per sfogliarli con facilità
…chissà se Grazia che tiene  in perfetto ordine nella sua biblioteca tutti  libri di questa autrice (e che ne è un po’ gelosa!) mi permetterà di leggerli la prossima estate!!!

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LIBRI, SEMPRE LIBRI, FORTISSIMAMENTE LIBRI…al Controvento

pubblicato da: Mirna - 30 Aprile, 2014 @ 9:19 am

Gruppo di lettura eterogeneo con gusti e generi letterari diversi.  Ribadisco che gli uomini prediligono la saggistica, la storia,  la ricerca gruppo lettura 28 aprile 14 007filosofica e  spesso anche teologica. Dai paragoni di Erodoto e storici greci e latini alla nostra politica odierna. Insegna la storia? Da qui dibattiti e discussioni interessanti guidati da Riccardo, Giovanni e Alfonso.

gruppo lettura 28 aprile 14 009C’è chi ama la musica come Maria Bona che ci presenta – e mi presta –  un interessante volumetto di Giuseppe Calliari, autore trentino, su Ferruccio Busoni, musicista e musicologo. Biografia avvincente perchè ci porta a percorrere i sentieri dell’arte musicale di fine Ottocento, inizi Novecento. Ma non solo , si parla della Nuova estetica, della Nuova Commedia dell’arte, del Secessionismo viennese ed altro.

Ferruccio Busoni – Trascivere in musica l’infinito – ed. Il Margine

Elvira, qui in posa Pensatori con Riccardo, ci parla de “Il muro invisibile” di Henry Bernstein

Harry è un ragazzino di quattro anni, il più piccolo di cinque fratelli. Il padre, un ebreocop[1] (2) immigrato dalla Polonia, lavora alle manifatture tessili, sperperando gran parte del suo salario al pub e sfogando sui figli la rabbia per una vita di stenti. La madre manda avanti la famiglia come può, ricorrendo a mille espedienti. La loro povera casa si allinea con altre simili su una strada di ciottoli di una cittadina industriale nel nord dell’Inghilterra. Una strada come tante, ma solo in apparenza, perché al suo centro scorre un muro invisibile: gli ebrei da una parte, i cristiani dall’altra. Due mondi con usanze, credenze, pregiudizi diversi si fronteggiano, quasi non fossero parte di un’unica realtà, quella della miseria. La Prima Guerra Mondiale incombe, e con essa eventi che cambieranno per sempre la vita della famiglia, e quella della strada. Ma solo l’amore contrastato di Lily, la sorella maggiore di Harry, per Arthur, un ragazzo cristiano, sarà in grado di aprire una crepa nel muro, lasciando filtrare un raggio di luce. “

gruppo lettura 28 aprile 14 003Maria Tersa ci presenta del prolifico scrittore Andrea de Carlo  “Villa Metaphora” “… il suo romanzo più ambizioso, ironico, cattivo, avventuroso, polemico, raccogliendo la sfida di raccontare il mondo di oggi, con le sue virtù e i suoi difetti peggiori, i suoi vizi, le sue paure, le sue insostenibili contraddizioni. “
Raffaella ha terminato di leggere  Tuto quello che è la  vita di James Salter, molto bello, da comprare. Lo farò.
Ultimamente ho trovato tanti libri in biblioteca, ma mi sono avvalsa della facoltà di non terminarne alcuni, come suggerisce Pennac. Fra questi. L’Autobiografia di Edna O’ Brien, scrittrice che ho amato per le sue Ragazze di campagna. Ma in  queste pagine scritte recentemente da un’ottantenne  “costretta” dall’editore a ripercorrere la sua vita già narrata nei suoi romanzi  ho trovato poca anima, ma elenchi  di vicende, interessantissime certamente, ma per me poco coinvolgenti.  Riportato in biblioteca senza finirlo.
La fragile bellezza del giorno di Giorgio Montefoschi mi  aveva ha catturato per il titolo e per la rassegnazione dolorosa di uno scrittore sessantenne rimasto vedovo ed in crisi letteraria. Troppi dialoghi, molti per me noiosi. Riportato.
E poi finalmente affronto I Melrose dell’aristocratico  Edward St. Aubin. Libro ponderoso diviso in quattro romanzi che seguono le cop[6]vicende dello sfortunato Patrick. Prosa strabiliante, immenso talento. Ma immersa nel suo primo libro “Non importa” avrei voluto che il crudelissimo padre di Patrick che violenta e sodomizza moglie e figlio, morisse  o che qualcuno l’ammazzasse. Nel secondo spero in una rinascita di Patrick ormai ventenne, ma la disperata infanzia in cui per non percepire le violenze lo faceva trasmutare in geco e guardare dall’alto ciò che l’agghiacciante padre gli faceva, è ancora in cerca di annullamento. “Cattive notizie” parla di come ci si droga, si assume eroina, cocaina, psico farmaci, si beve. Verso l’autodistruzione.  Terrificante.
E la mia adorata Inghilterra qui viene descritta come un nido di serpenti, o meglio precisiamo, è l’upperr class che viene presentata come arida, snob, crudele, senza etica. Nel terzo libro “Speranza”, Patrick ha trent’anni, si è disintoissicato dalle droghe pesanti, ma l’infelicità e il nichilismo fanno parte del suo Io distrutto. Suo padre è morto già da 10 anni, ma ciò che ha perpetrato ai suoi danni è evidentemente incancellabile.  Qui viene descritto un party importantissimo al quale parteciperà anche la principessa Margaret. I personaggi si criticano, si odiano, vogliono essere superiori agli altri. Si salva soltanto Anne, la moglie di un filosofo, che da sempre è riuscita a rimanere staccata da quell’ambiente vedendone i limiti e le bruttezze. Devo ancora leggere “Latte materno”. Forse la madre di Patrick scappata dalle sevizie del marito tornerà?  Non posso lasciare la lettura di questo  romanzo fortissimo pur se mi sento disgustata . Mi succede la stessa cosa quando vedo certi quadri di Bacon: trovo che sia un artista eccezionale, modernissimo, profondo, ma non riesco a guardarlo troppo a lungo. Non vorrei tenere un suo quadro in casa.
Vogliamo discuterne anche virtualmente?

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I FATTI di Philip Roth, ed. Einaudi

pubblicato da: Mirna - 22 Aprile, 2014 @ 5:12 pm

Io adoro le autobiografie, specialmente quelle degli scrittori in crisi perchè riescono a dare al lettore lo sprone dell’autoanalisi, della riflessione, di mille Roth[1]scoperte dell’animo umano. E come nel libro di  Paul Auster ” Diario d’inverno” nelle pagine di Roth troviamo un uomo in crisi.

A 55 anni dopo un intervento chirurgico e un grave esurimento nervoso anche Philip Roth, vincitore del Pulitzer per Pastorale americana, ha bisogno di mettersi a nudo per capire e rigenerarsi.

Pur ritenendo che uno scrittore dovrebbe rimanere nell’ombra, ora a 55 anni, ( siamo nel 1988) vuole rendersi più visibile e cercare di rispondere alle domade esistenziali. Perchè scrivo?  Perchè ho sposato Josie?

Occorre ovviamente tornare indietro, tornare al puno zero quando tutto era iniziato.  Così nella solitudine di scrittore , che percepiamo nella bellissima foto della copertina , Roth decide di scrivere una lettera a Zuckerman, il suo alter ego, il protagonista di molti suoi romanzi. La sua vita prestata a Zuckerman sembra essersi consumata senza alcun divertimento, ma soltanto davanti alla macchina da scrivere.

Stanco delle maschere che ha indossato attraverso i suoi protagonisti, stanco delle esperienze personali che aveva abbellito e mitizzato, ora vuole smitizzare se stesso, dire le cose come stanno. Ridursi all’essenziale per guarire e recuperare la forza di scrivere.

Vuole aggredire il mito per distruggere la patologia.

L’approccio non romanzesco gli fa sentire l’esperienza più profonda.

Ed ecco naturalmente i genitori, l’infanzia nel quartiere ebraico di Newwark nel New Jersey, il conflitto con l’ebraismno e il suo sentirsi  soprattutto cittadino americano. Il college, i primi amori, il desiderio di diventare scrittore.

E poi – ed ecco l’anello debole della sua vita – la scelta di Josie, la tipica ragazza americana indipendente, così gli sembra. Invece Josie altro non è che una “vittima del mondo americano gentile”, è  disturbata , un’alcolista, una donna che diventerà per anni il suo peggior nemico. Si fa sposare con l’inganno, lo tormenta, finchè non morirà  in un incidente automobilistico lasciando Roth in uno stato di sgomento e sollievo. Troviamo la sua storia in “Quando lei era buona

images[7]Roth si chiede se l’attrazione per Josie con la sua forza autodistruttiva non fosse stata un inconscio riconoscimento della sua stessa aggressività. Ne aveva forse bisogno per scrivere?

La bravura dello scrittore risalta in questa incredibile confessione dove alla fine lo stesso Zucherman e quindi sempre se stesso, si risponde.

Da leggere soprattutto dagli amanti di questo scrittore.

 

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Ricordando Gabriel Garcia Marquez

pubblicato da: Mirna - 18 Aprile, 2014 @ 6:08 pm

 2170902[1]DODICI RACCONTI RAMINGHI

Questo libro di Marquez, Oscar Mondadori, stampato nel 2005 ,ha una lucida copertina con bellissimi fiori colorati. 220px-Gabriel_Garcia_Marquez,_2009[1]

Qualche volta, mi piacciono i racconti, anche se io tendo ad amare i  romanzi che mi tengono legata per giorni e giorni. Ma di questi “raminghi” mi piace parlarne per la loro particolarità. Lo stesso Garcia Marquez confessa che essi sono stati scritti per raccontare delle cose strane che succedono ai latino-americani in Europa, soffermandosi sugli eterni temi del sogno, della solitudine , della magia, dell’amore e della morte.  Sembra che per l’arte di Marquez  “il mondo non sia altro che un immenso giocattolo a molla con cui si inventa la vita”.

Gli spaventi d’agosto” mi ricordano un po’ Poe per il fantasma sanguinario che si aggira nel castello rinascimentale di Arezzo dove una famigliola sudamericana viene ospitata dal proprietario, lo scrittore venezuelano Otero Silva. Nessuno crede che il fantasma del folle Lodovico che pugnalò la moglie dopo una notte d’amore  e che poi si fece sbranare dai suoi cani da guerra, sia veramente presente nelle ottanta stanze.  Tranquillamente i due ospiti accettano di passare la notte nel castello…ma al mattino si risveglieranno nella stanza nuziale di Ludovico, l’unica a non essere stata ristrutturata,…e nello stesso letto ancora impregnato dell’odore di sangue dell’uxoricidio..

Ed ancora sangue nel delicatssino ultimo racconto che parla della sposa che si è ferita un dito con una rosa. Proprio il dito con l’anello matrimoniale. E’ Nena Daconte ancora una bambina”con certi occhi da uccello felice e una pelle di melassa che irraggiava ancora il solleone dei Caraibi nel lugubre imbrunire di gennaio“. Siamo in Francia, ma nessuno riesce a frenare questo sangue che continua a sgorgare e a lasciare tracce sulla neve. “A Parigi, il dito era una sorgente incontenibile, e lei sentì davvero che l’anima stava uscendole dalla ferita”.

Gabriel Garcia Marquez nell’introduzione ci spiega la genesi dei suoi dodici racconti raminghi: ricordi, notizie lette sui giornali, sogni, argomenti per sceneggiature…tutti “redenti dalla loro condizione mortale grazie alle astuzie della poesia“.

Racconti raminghi perchè nella mente e sulla scrivania dello scrittore andavano e venivano, ma poi tutto viene risolto. Il rarefatto capovolgimento stupefacente di antiche suggestioni, i fantasmi della memoria, diventano il puro piacere della narrazione, che “è forse la condizione umana che più somiglia alla levitazione.”

Chi li leggerà saprà cosa farne” conclude Garcia Marques, e noi lettori golosi lo sappiamo…per essere più felici.

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GRUPPO LETTURA AL CONTROVENTO, un pomeriggio d’aprile

pubblicato da: Mirna - 16 Aprile, 2014 @ 6:23 am

Controvento,  7aprile 2014 001E’ sempre un piacere ritrovarsi nell’angolo che il bar-libreria Controvento  ci riserva per i nostri pomeriggi letterari. E a seconda di chi partecipa la conversazione acquista sempre ritmi e contenuti diversi. Sempre di spessore sottile, scusate l’ossimoro, ma è così che, tra sorrisi e senza sicumera nè pesantezze,  parliamo delle nostre ultime letture o riletture.

Emma da neuropsichiatra, amante della vita , di Venezia, di Trieste e tanto altro ci suggerisce libri particolari, interessanti, che ti  fanno venire la voglia di leggerli subito.

Di Alberta Basaglia , psicologa infantile, ci consiglia “Nuvole di Picasso”, autobiografia della figlia di Bisaglia che ha vissuto fra infermi mentali:

Una sorta di “lessico famigliare” che rivela come la rivoluzione di Basaglia sia cominciata in famiglia, dove niente era considerato impossibile, «nessuna separatezza, nessun solco e confine impenetrabile » tra le persone. Maschi e femmine, matti e “normali”, malati”

Nasce una discussione su ciò che possiamo definire normale o no…

E poi tra le mani di Emma  appare un libretto blu “La lucina”  di Antonio Moresco dove si parla di solitudine, natura in un linguaggio profondo ed altamente poetico. Delizioso, ci dice .cop[1]

Lontano da tutto, tra i boschi, in un vecchio borgo abbandonato e deserto, un uomo vive in totale solitudine. Ma un mistero turba il suo isolamento: ogni notte, sempre alla stessa ora, il buio è improvvisamente spezzato da una lucina che si accende sulla montagna, proprio di fronte alla sua casa di pietra. Cosa sarà? Un abitante di un altro paese disabitato? Un lampione dimenticato che si accende per qualche contatto elettrico? Un ufo? Un giorno l’uomo si spinge fino al punto da cui proviene la luce. Ad attenderlo trova un bambino, che vive anche lui solo in una casa nel bosco e sembra uscito da un’altra epoca o, davvero, da un altro pianeta. Nuove domande affollano la mente dell’uomo: chi è veramente quel bambino? E quale rapporto li lega? Lo scopriremo a poco a poco, avvicinandoci sempre più al cuore segreto di questa storia terribile e lieve, fino all’inaspettato finale. Con questo suo “piccolo principe”, Antonio Moresco mette in scena una meditazione commossa sul senso dell’universo e della vita. In un dialogo continuo con gli esseri che popolano i boschi, radici aeree, alberi, lucciole, rondini, Moresco come Leopardi riflette sulla solitudine e il dolore dell’esistenza, ma anche su ciò che lega uomini e animali, vivi e morti.”

Un divertente libro è stato letto da Maria Teresa “La banda degli invisibili” di Fabio Bartolomei.  Un gruppetto di anziani progettano e realizzano un agguato nientemeno che a Berlusconi.

Angelo è un ex partigiano che tendeva agguati ai convogli della Wehrmacht, che sopravvive con la pensione minima, che non riesce più a far valere i propri diritti nemmeno con un impiegato del comune e che lotta quotidianamente contro una società che fa di tutto per farlo sentire inutile. E così, proprio quando sarebbe lecito disinteressarsi del mondo e pensare solo a trascorrere serenamente gli ultimi anni di vita, Angelo decide di reagire e di ottenere dall’uomo più potente del Paese ciò che secondo lui gli spetta di diritto. Insieme ad alcuni amici del centro anziani metterà a punto un piano incruento e geniale, che però sembra non tenere conto di una questione fondamentale: come possono sperare dei vecchi malconci di riuscire a rapire uno degli uomini più scortati al mondo?”

Canada” del premio Pulitzer Richard Ford, storia intensa dove  “Il Canada è il metaforico territorio dell’esilio. È una distesa spopolata, dove non c’è casa, non c’è famiglia, non c’è futuro. Non fosse che il futuro è la vita stessa, giorno dopo giorno dopo giorno. Il Canada è un luogo dove tutti, prima o poi, passiamo (o finiamo). È la terra delle incertezze, dove rimettere insieme quel poco che ci resta alla fine del tornado”
Ed ancora riletture come “Emma” di Jane Austen, come sta facendo Paola
 Annamaria ci consiglia:”Vita di Henry James” , “Ritorno di Casanova” di A.Schnitzler.
Controvento,  7aprile 2014 007
L’Addio di Elfriede Jelinek , la giornata di delirio di un leader popilista,  una pièce teatrale, messa in scena a Bologna da Edoardo, figlio di Maria Teresa e Riccardo.
Ma proprio come auspica Grazia… perchè i 250.ooo  annuali visitatori del blog non ci suggeriscono altri titoli da condividere ? Mi raccomando leggete anche i preziosi suggerimenti a lato.
Non si legge mai troppo.
Mi scrive Grazia
Ancora tre giorni fa, giornata splendida, sono partita per Camogli, ho fatto
tappa in libreria, trovando un piacevole libricino di circa 80 pagine, si legge
in un baleno. L’ho iniziato su una panchina del porto, pasteggiando con focaccia
al formaggio. Si tratta di “Viva la vida!” edito da Feltrinelli, di Pino Cacucci, che racconta, in un monologo da recitare in teatro, della grande Frida Kahlo.”
Scrivete dunque, condividiamo!

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LASCIANDO CASA di Anita Brookner, Neri Pozza

pubblicato da: Mirna - 13 Aprile, 2014 @ 10:06 am

Lasciando-casa-Brookner[1]Quando si inzia un libro di questa scrittrice si è rapiti e avvolti dalla “Brookner experience“, come dicono gli inglesi ,  e cioè ci si ritrova in  un viaggio interiore  dentro l’isolamento e nell’incapacità di staccarsene. Solitudine e malinconia. Così Anita Brookner ci ha incantato con i suoi romanzi che altro non sono che monologhi interiori  sulla difficoltà di misurarsi con la società, con gli altri.

E così la protagonista di questa raffinata storia, Emma Roberts,  ormai anziana, ritorna con la memoria  ai suoi ventisei anni, all’età delle decisioni, della consapevolezza di sè.

Vuole staccarsi dalla madre e dalla sua casa per sfuggire a quella strana solitudine che avvolge entrambe. La madre le appare inattiva e incapace di fondere la propria esperienza con quella degli altri. Di questo Emma ha terrore e fugge a Parigi per finire la tesi sui giardini frencesi.

Qui conosce una coetanea Francoise , all’apparenza  dissimile da sè, più estroversa, audace, ma in fin dei conti suo alter-ego  nel legame indissolubile che ha con la casa materna. Una bella casa in campagna, stile manor inglese. Emma vi è invitata, conosce la madre autoritaria, vivace, siede alla loto tavola, percepisce il senso di appartenenza nel mangiare tutti insieme, ammira la bellezza e il conforto della Casa.

Conosce anche un ragazzo con il quale condivide lo stesso senso di solitudine e in fondo di estraneità verso il mondo.

Emma ora desidera tornare a Londra e poi di nuovo a Parigi.  Si ritrova sempre nella ricerca di un equilibrio precario tra ciò che è, è stata, e vorrebbe essere. Un’altalena di pseudo desideri perchè veri e propri desideri non appaiono. Mancano in Emma l’entusiasmo, la progettazione sicura. E’ un personaggio più cervellotico che sensibile per il quale la solitudine è uno spauracchio indefinito e nello stesso tempo qualcosa di conosciuto, sperimentato e quindi sicuro.

E’ una ricercatrice, non solo per studio e lavoro, ma analista razionale dei suoi sentimenti contradditori.

Riconosce infine di non avere il talendo di salvarsi la vita.

Quando sua madre muore lei cerca un altro appartamento e di nuovo ricomincia la spola fra  Londra e Parigi. Conosce un uomo, riprende l’amicizia con Francoise dalla quale si era staccata ed infine  si ritrova anziana alle prese con le sue memorie e con la  “catalogazione” del suo irrisolto  dilemma interiore dei limiti dell’autonomia.

Ancora va e viene , i suoi piccoli viaggi, le sue partenze sono tutte uguali. Si reca negli stessi posti che conosce bene. Vede pochi amici, “sopravvissuti ormai alle loro vite separate” “figure dello stesso paesaggio” . Non si lamenta. Ha la sua tranquillità economica, la sua casa, il suo lavoro di scrittrice.

Che vita tranquilla, sicura, ma che freddezza nella mancanza della realizzazione degli infiniti e indistinti desideri giovanili, che tristezza la perdita delle emozioni.  Emma è come un gomitolo quasi sempre avvolto in se stesso senza aver mai povato l’ebbrezza di un emozionante disfacimento.

Tutto ciò raccontato nell’incantevole linguaggio ricamato un po’ proustiano di Anita Brookner.

 

Ma che differenza tra Emma e la emotiva Miss Brill, felice delle piccole cose, di una panchina al parco, di una fetta di torta al miele con la sorpresa di una mandorla Da rileggere sicuramente I  Racconti di Katherine Mansfield

 

 

 

 

 

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EDIPO A HIROSHIMA, un urlo di pace al… S.A.S.S.

pubblicato da: Mirna - 10 Aprile, 2014 @ 7:06 am

Trento offre molto a chi sa ascoltarla e leggerla. I suoi luoghi sembrano invitare registi, attori, artisti a rappresentare ciò che è urgente da comunicare, ciò chemarzo a Trento 2014 006 è bello ed emozionante da condividere. Prendiamo per esempio lo spazio archeologico sotterraneo del Sas: una  strada romana ampia e rosa che ti riporta immediatamente all’antico passato racchiudendoti in uno spazio e tempo  indefiniti,  avulsi dal presente particolare .

Anche Alfonso Masi ci regala spesso la sua esperienza  sia di “fine dicitore”, sia  di ricercatore e  di regista.

Questa sua rielaborazione e regia del testo di Luigi Candoni è una vera “chicca”, ci fa raggiungere momenti di pathos immediati e forti, certamente  anche per la scelta di questo luogo.

Scrive Alfonso Masi:

“Edipo a Hiroshima – Un urlo di pace

Il 6 agosto 1945, nel cielo di Hiroshima, un uomo premeva un pulsante e qualche istante dopo una città di 300.000 abitanti esplodeva in un bagliore solare esalando un mostruoso fungo di ceneri e morte.

Nel presente dramma il protagonista esige di essere processato per tale strage, ma sia l’accusa che la difesa tentano di convincerlo della bontà dell’impresa militare compiuta, senza capire i rimorsi e la voce della coscienza dell’imputato, che alla fine si toglie la vista; come Edipo aveva ucciso chi non conosceva, Alan Darnell uccise degli uomini senza sapere che gli erano fratelli.

La rappresentazione, sebbene ricordi un episodio di quasi settant’anni or sono, mantiene ancora la propria attualità perché la produzione di armamenti nucleari si è estesa in potenza con la produzione di bombe capaci di una devastazione cento volte superiore di quel primo ordigno sganciato su Hiroshima; inoltre alle due superpotenze USA e URSS (ora Russia), che nel dopoguerra detenevano il monopolio delle armi nucleari, si sono aggiunte Gran Bretagna, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Inoltre la presenza di basi nucleari si estende anche a paesi alleati e, per quanto riguarda la nostra Italia, vi sono 90 atomiche degli USA, 50 dislocate nella base militare di Aviano (PN) e 40 in quella di Ghedi di Torre (BS). Sono di tre modelli con potenza di 107, 80 e 45 Kiloton; si pensi che 107 kiloton corrispondono a una potenza distruttrice superiore 10 volte alla bomba che colpì Hiroshima.  Questi ordigni attualmente devono essere adattati per poter essere montati sui bombardieri F35, quei costosissimi aerei che l’Italia sta acquistando dagli USA.

L’attualità della rappresentazione teatrale deriva inoltre dal primato della coscienza morale esaltata al di sopra di qualsiasi ordine umano, che non può in alcun modo giustificare uccisioni e tanto meno stragi; proprio per esaltare il primato della coscienza è stata affidata ad una attrice il ruolo di interpretare la figura del pilota Alan Darnell, che viene così ad personificare la coscienza umana e la sua importante funzione.”

marzo a Trento 2014 007Bravissimi gli interpreti, sia gli avvocati che il giudice che con veemente scetticismo  vogliono convincere Alan Darnell della sua non colpevolezza.

 E da togliere il respiro agli spettatori le “anime” degli uccisi quando raccontano della loro vita distrutta all’improvviso, della loro atroce sofferenza, della dolcezza dei loro affetti. Vestiti di neromarzo a Trento 2014 008 striscianti sulle lastre di pietra non lasciano scampo alla nostra empatia.

Un’ora intensa, una rappresentazione sicuramente da rivedere.

E quando infine una bambina si alza e parla dei suoi sogni, della sua infanzia distrutta, noi non possiamo fare a meno di riflettere, di fermarci con sgomento ed orrore  su ciò che ancora minaccia l’umanità.

marzo a Trento 2014 009La sensibilità attenta di Alfonso Masi non finisce mai di sorprenderci.

 

 

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EMMA WEDGWOOD DARWIN di Chiara Ceci, Sironi ed.

pubblicato da: Mirna - 8 Aprile, 2014 @ 6:49 am

Emma-Darwin-201x300[1]Che piacevolissima lettura! Entrare nell’epoca vittoriana e nelle grandi famiglie dei Wedgwood e dei Darwin. Fra l’altro strettamente imparentate tra loro e con spesso gli stessi nomi.

Chiara Ceci una naturalista che si occupa di comunicazione della scienza ci spiega però chiaramente tutte le parentele e soprattutto l’avventura umana di una straordinaria donna, compagna dell’autore della rivoluzinaria teoria dell’Origine della specie.

Concordo con l’autrice nel descriverci Emma Wedgwood con le parole di Jane Austen quando ci parla della sua Emma “Bella, intelligente, ricca, con una casa fatta per viverci bene e con un’indole felice, Emma W. sembrava riunire alcuni dei beni più preziosi della vita”

Nasce nel 1808 nella famiglia dei grandi ceramisti Wedgwood i cui prodotti erano ormai una presenza costante nei salotti dei ricchi inglesi  e addirittura  nelle corti europee. Famoso il servizio  color crema per Caterina II di Russia. (992 pezzi ognuno dei quali con un soggetto diverso, possibilmente un paesaggio inglese) . E il famoso Vaso Portland copiato images[10]dall’antico vaso Barberini. Un successo. Gli stessi Emma e Charles ne possedevano uno.

La vita di Emma è felice. Vive in una bellissima casa, riceve un’educazione liberale, viaggia spesso. A 16 anni parte con la famiglia per l’Italia e alla fine del viaggio parlerà perfettamente l’italiano. Ha tanti fratelli e sorelle e tanti cugini, fra questi Charles figlio dello zio Robert, medico. Charles non sa se seguirà le orme paterne, è più attratto dalle scienze naturali che dalla medicina. Accetta, grazie anche all’appoggio dello zio Josiah II (padre di Emma) di intraprendere il famoso viaggio sul Beagle che durerà cinque anni e che sarà la base dei suoi successivi studi.

Emma è molto religiosa, Charles è agnostico. Entrambi sono aperti, attenti e si vogliono bene. Si sposano relativamente tardi, ma avranno dieci figli!

Da questa straordinaria biografia basata su una cospicua bibliografia, su lettere, pagine di diari apprendiamo che Charles era forse ipocondriaco, certamente molto stressato sia per i suoi minuziosi studi e per la sua sconvolgente intuizione sulla selezione naturale. E’ anche spesso in ansia per le maternità della moglie.

images[1]Il loro è un matrimonio riuscitissimo. Si stimano, si amano, si comprendono. Emma ascolta tutto ciò che Charles scrive nei suoi saggi, ponendo soltanto un’attenzione critica alla tesi che  sembra negare il  creazionismo;  lascia circolare in alcune stanze  i vari cirripedi, bachi, ecc. che servono alle minuziose osservazioni del marito. Commovente la lettura finale dell “Origine della specie” perchè Emma si rende conto dell’inquietudine che Charles aveva provato nell’elaborare la sua tesi ardita.

Per rilassare Charles Emma gli legge romanzi di  Walter Scott, della Gaskell, ma soprattutto Charles adora i romanzi di Jane Austen e se li fa rileggere in continuazione “fino a consumarli”.

Emma è una grande lettrice, quando rimarrà vedova, con i figli già grandi, si accorge talvolta di  leggere un intero romanzo in un giorno.

Un lavoro eccezionale che ha portato Chiara Ceci in varie località inglesi, ultima Cambridge dove Emma Wedgwood passò gli ultimi anni della sua vita.

E’ anche per via di Emma se alla fine mi sono trasferita definitivamente in Inghilterra”  swcrive l’autrice

Da leggere per conoscere Emma, la sua famiglia un secolo di storia.

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RAGAZZA NERA RAGAZZA BIANCA di Joyce Carol Oares

pubblicato da: Mirna - 3 Aprile, 2014 @ 7:12 am

Perchè mi piace tanto Joyce Carol Oates? Perchè ogni cosa che racconta comprende la gamma completa dei sentimenti della vita di una persona, non solo  i suoi personali, ma quelli di un’intera società che crede di aver analizzato razionalmente il proprio percorso, il proprio miglioramento mascherati da un effimero politacally correct . La Oates con quel suo particolare narrare non ci fa sfuggire nulla e ci mette sotto gli occhi il nascosto e l’irrisolto.

In questo suo magistrale romanzo del 2006, edito solo ora in Italia da Mondadori, la voce più importante della letteratura americana ci avvince e ci “spiazza” volutamente per farci riflettere.

E’ un romanzo sul razzismo? O sui sempre tortuosi rapporti familiari e di formazione personale? Tutto. Perchè nulla è semplice nella vita: nulla è bianco o nero.

Siamo nel 1975 in un college progressista dove la filosofia è proprio l’integrazione razziale. College fondato a suo tempo dall’antenato di Genna Meade, la dicottenne protagonista narrante. Genna è figlia di una coppia di ex hippy, cresciuta in una sorta di trascuratezza, mascherata da libertà, infarcita soprattutto dal padre strabordante  di alti ideali sui diritti civili.

In fondo Genna si è sempre sentita sola e spaventata dai genitori distanti e tutto ciò che ha assorbito è essere premurosa con i più deboli, con gli emarginati, soprattutto  con i neri.

E’ un caso che Jenna sia attratta immediatamente dalla sua compagna di stanza, Minette Swift, una ragazzza nera figlia di un pastore protestante?

La bravura della scrittrice per poter “scendere” nell’intimo del nostro vero sentire è presentarci una Minette Swift scostante, antipatica, bruttina che non cede alla richieste di Genna.

Che cosa vede Jenna in Minette? Senz’altro  vorrebbe assorbire un po’ della sua famiglia attenta e unita inotorno a lei, offrire  una legittimazione al suo non essere “razzista”  al padre odiato-amato  .

Ma in questa sua insistenza nel volere conoscere pienamente una persona non c’è forse una forma di appropriazione e di “sfruttamento”?

La fragile Jenna, brava a scuola, figlia di genitori non “materni” invidia la sicurezza di Minette , la vuole fare sua.

Ma Minette non è sicura, vive male il suo inserimento  alla Schuyler, questo  prestigioso college di arti lberali, modello di integrazione.  Perchè si sente vittima di molestie razziali…scritte offensive  sulla porta, dispetti verso i suoi oggetti e Jenna non riesce e non può aiutarla, osservatrice semi-passiva del suo malessere. Perchè Minette sa che essere neri sarà sempre percepito come stato di inferiorirà e aggredisce, si isola, per non essere ferita.

Il padre di Jenna aveva scritto  negli anni Sessanta ” ci sono delle distorsioni dovute alla coscienza di pelle: di come ciò che vediamo sia ampiamente determinato  dalle strutture linguistiche all’interno delle quali nasciamo.”

L’anno scolastico alla Schuyler è per entrambe un anno importante e terribile: per Minette una sconfitta totale, per Jenna un periodo che la segnerà profondamente.Ne scriverà la storia per il suo senso di colpa verso Minette e  per far emergere dall’ombra  quella figura paterna di cui, si capisce, non può fare a meno.

Che romanzo!

Scrive Massimiliano Parente:  “È questa la delicata e spietata grandezza di “Ragazza bianca ragazza nera”: come lettori siamo colpevoli anche noi, e ci troviamo di punto in bianco all’interno di una rappresentazione inedita dell’osceno: il nostro stesso sentimento. Un osceno dalla Oates ribaltato rispetto alla definizione classica di invisibilità, di essere appunto fuori dalla scena e fuori dalla pornografia (che rappresenta, al contrario, l’eccesso del visibile). Un osceno che diventa «ciò che, nell’istante in cui lo vedi, non puoi non averlo visto. E continuerai a vederlo. E continuerai a vederlo anche se ti cavano gli occhi».

Un magnifico romanzo antirazzista e per niente retorico che, volendo, sarebbe pure la scusa buona per un meritato Nobel. Meditate, svedesi, meditate.”

 

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