WIEN WIEN NUR DU ALLEINE…
pubblicato da: Mirna - 21 Aprile, 2016 @ 4:40 pmTornare a Vienna è tornare nel cuore della nostra cultura europea, risentirsi nel fluire eterno del grande fiume blu e della musica. La magia di 
una città che fu imperiale e che ora mantiene un’atmosfera cosmopolita e sempre elegante.
Chiese, piazze, carrozzelle al trotto  che accompagnano le passeggiate e i momenti seduti al caffè con l’immancabile Sacher. Sole, pioggerella  e vento sono la cornice di questa Windobona immutabile e diversa.
Cerco  mostre e musei.
Tanti e tutti intriganti. Dal mio albergo accanto alla Musikverein dove suonerà Stefania parto
sempre a piedi attraversando Karsplatz, la Staats Opera percorrendo  la effervescente Karntner Strasse fino a St.Stephan. Entro e sono accolta dalla meraviglia gotica delle sue navate, dalla musica dell’organo e da una deliziosa processione di bambine in attesa della Cresima.
Io cerco la mostra di Balthus e all’improvviso eccomi nella piazza prospicente il museo. Assolata di chiaro. Pregusto la
mostra mentre sorseggio il caffè. Mi sento libera e felice.  Cammino, ricerco i luoghi delle mie passate visite, il Graben,  l’Awelka Cafè,  l’Albertina Museo, Klimt ovunque.
E per pranzo Weiss Wurst o Wiener Schnitzel. Birra gustosa e la sensazione di essere a casa.
Vienna mi dà sempre questa  sensazione, forse perchè ci sono venuta tante volte, forse perchè il Trentino è un continuum della Mitteleuropa, forse perchè, in ogni caso io mi sento bene nel momento in cui sto…
Incontro tante persone gentili a cui chiedo sempre informazioni per non sbagliare direzione e con le quali mi rapporto allegramente. Viaggiare
è anche questo: non solo monumenti, ma persone.
E poi la musica, ovunque. Nelle vetrine, nei caffè, nelle chiese.
Il concerto di Stefania nella Brahms Saal della Musikverein è lunedì. Suona da sola un’intensa “Tempesta” di Beethoven e La Fantasia di Schubert  a quattro mani con Malcolm Bilson. Successo.
In ogni sala un concerto: un labirinto magico di stucchi, ori, fiori e musica a perdita…d’orecchio. Un paradiso.
Ricordando Gabriel Garcia Marquez
pubblicato da: Mirna - 20 Aprile, 2016 @ 7:01 am
Questo libro di Marquez, Oscar Mondadori, stampato nel 2005 ,ha una lucida copertina con bellissimi fiori colorati. ![220px-Gabriel_Garcia_Marquez,_2009[1]](http://www.trentoblog.it/mirnamoretti/wp-content/uploads/2014/04/220px-Gabriel_Garcia_Marquez_20091.jpg)
Racconti particolari da cui si assorbono parole e pensieri del grande scrittore.
Lo stesso Garcia Marquez confessa che essi sono stati scritti per raccontare delle cose strane che succedono ai latino-americani in Europa, soffermandosi sugli eterni temi del sogno, della solitudine , della magia, dell’amore e della morte. Sembra che per l’arte di Marquez “il mondo non sia altro che un immenso giocattolo a molla con cui si inventa la vita”.
“Gli spaventi d’agosto” mi ricordano un po’ Poe per il fantasma sanguinario che si aggira nel castello rinascimentale di Arezzo dove una famigliola sudamericana viene ospitata dal proprietario, lo scrittore venezuelano Otero Silva. Nessuno crede che il fantasma del folle Lodovico che pugnalò la moglie dopo una notte d’amore e che poi si fece sbranare dai suoi cani da guerra, sia veramente presente nelle ottanta stanze. Tranquillamente i due ospiti accettano di passare la notte nel castello…ma al mattino si risveglieranno nella stanza nuziale di Ludovico, l’unica a non essere stata ristrutturata,…e nello stesso letto ancora impregnato dell’odore di sangue dell’uxoricidio..
Ed ancora sangue nel delicatssino ultimo racconto che parla della sposa che si è ferita un dito con una rosa. Proprio il dito con l’anello matrimoniale. E’ Nena Daconte ancora una bambina”con certi occhi da uccello felice e una pelle di melassa che irraggiava ancora il solleone dei Caraibi nel lugubre imbrunire di gennaio“. Siamo in Francia, ma nessuno riesce a frenare questo sangue che continua a sgorgare e a lasciare tracce sulla neve. “A Parigi, il dito era una sorgente incontenibile, e lei sentì davvero che l’anima stava uscendole dalla ferita”.
Gabriel Garcia Marquez nell’introduzione ci spiega la genesi dei suoi dodici racconti raminghi: ricordi, notizie lette sui giornali, sogni, argomenti per sceneggiature…tutti “redenti dalla loro condizione mortale grazie alle astuzie della poesia“.
Racconti raminghi perchè nella mente e sulla scrivania dello scrittore andavano e venivano, ma poi tutto viene risolto. Il rarefatto capovolgimento stupefacente di antiche suggestioni, i fantasmi della memoria, diventano il puro piacere della narrazione, che “è forse la condizione umana che più somiglia alla levitazione.”
“Chi li leggerà saprà cosa farne” conclude Garcia Marques, e noi lettori golosi lo sappiamo…per essere più felici.
Ci mancherà , ma come  i grandi lascia  a tutti la sua eredità .
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OLIVE KITTERIDGE, Agatha Raisin e GILEAD…lettura come carburante della vita
pubblicato da: Mirna - 6 Aprile, 2016 @ 5:20 pmEcco il romanzo di cui abbiamo parlato nel salotto di Cristina.
Vincitore del premioPulitzer 2009, questo romanzo di Elizabeth Strout si fa leggere rapidamente e con piacere. La protagonista, Olive, è un’insegnante in pensione di mezza età che vive in una cittadina del Maine, affacciata sull’Atlantico.
Si tratta in realtà di una raccolta di 13 racconti, tenuti insieme dal filo conduttore della presenza di Olive in ognuno di essi. Talvolta lei ne è la principale protagonista, altre volte appare fugacemente o viene soltanto ricordata.
Olive Kitteridge influenza la vita dei suoi concittadini. E’ un tipo asciutto, talvolta irascibile, oppressiva con il marito e il figlio, ma il suo sguardo severo, da ex – insegnante, è molto attento su ciò che accade. I suoi consigli lapidari e di buon senso aiutano più di una volta ex-studenti, donne abbandonate, aspiranti suicidi.
La sua sembra un’esistenza banale, trascorsa fra casa e scuola, anche un po’ malinconica proprio nel lento e inesorabile invecchiare, con l’abbandono dei figli, le persone care che muoiono, ma tutto è  illuminato dalla consapevolezza che si “cammina” insieme e che ogni persona è importante, così com’è, e per una piccola comunità , e per la famiglia.
E’ un libro non retorico, si parla di vita verosimile, con le sue luci e le sue ombre: insoddisfazioni, rancori, amore, attenzione, malinconia, amicizia,  solitudine. Una vita come la nostra, come quella di tutti noi, ma sempre degna di essere vissuta.
Elizabeth Strout riesce a far “vedere” nitidamente in  immagini gli squarci di vita narrati, sembra far sua la luce dipinta da Edward Hopper, quella  che entra dall’esterno a illuminare un attimo fermo dell’esistenza di qualcuno.
E proprio nell’ultimo racconto Olive, ormai settantenne, si ritrova in una stanza piena di sole a pensare “che il mondo la confondeva. Non voleva ancora lasciarlo.”
Ma altri libri sono intorno a me. Sento che la lettura è il carburante della mia vita. Pur di spessori diversi. Come il delizioso racconto di
M.C.Beaton “Agatha Raisin e il caso del curioso curato”. ed. Astoria. Siamo sempre nei Cotswolds tra ameni cottages fioriti e feste di beneficenza in parrocchia. Ma Agatha, volitiva signora di mezza età è sempre alla ricerca dell’amore e degli…assassini, sì perchè anche nella pacifica campagna inglese ne succedono di tutti i colori.
E poi c’è GILEAD di Marilynne Robinson, scritto precedentemente a LILA di cui ho parlato pochi post fa. Un romanzo sorprendente che ti accompagna come un padre spirituale. E di un reverendo eccezionale si parla: di John Ames diventato marito di Lila. E’ strano come il fatto di aver letto prima un romanzo postumo mi faccia apprezzare maggiormente  l’ambiente e i personaggi.
Il pastore John Ames sarà morto quando suo figlio aprirà la lettera che gli sta scrivendo. Siamo nel 1956, John ha 76 anni e sente che la fine è prossima. Dieci anni prima ha incontrato l’attuale signora Ames, molto piú giovane di lui. La donna aveva sofferto molto: il pastore se ne innamorò e in lui la ragazza ha trovato conforto e assistenza. Ora sembra proprio che siano felici, sotto ogni punto di vista. Il vecchio padre sente che il figlio di sei anni non potrà mai veramente conoscere la sua storia. A Gilead, Iowa, la città che non ha mai lasciato, Ames inizia cosà a scrivere una specie di testamento, la storia della sua famiglia. Racconta di suo nonno, un uomo impegnato nelle lotte contro la schiavitù, del padre pacifista durante la guerra di Secessione. E poi si chiede: cosa ho imparato io da tutti voi?
Da leggere con attenzione e grande piacere. C’è tutto l’amore per la vita e per il creato. Come dimenticare le descrizione di una notte d’estate colma di lucciole? O l’allineamento del sole che tramonta con la luna che sorge? Emozionante.
Vincitore del premio Pulitzer  nel 2005.
Marilynne Robinson è ritenuta una delle più grandi autrici americane viventi.
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LIBRI …for ever
pubblicato da: Mirna - 30 Marzo, 2016 @ 5:53 pmPoco fa ho risposto a Miki che dice di voler leggere per la prima volta Il giardino dei Finzi-Contini di Bassani.
Io mi propongo allora di rileggerlo. La storia è intensa, avvincente.
Micol che giocava  tennis è  un personaggio entrato nel mio “empireo amicale”
come tanti altri protagonisti letterari. La prima volta che provai a tenere la racchetta in mano mi sentivo lei con la gonnellina bianca , i capelli raccolti, tanto che  scrissi ad un’amica “Oggi mi sono sentita Micol, sebbene la racchetta sia più pesante di quanto pensassi”
Ogni storia ci mette a fianco un amico che rimane più o meno impresso per sempre nella nostra mente e nel cuore.
Come farei senza i miei libri? I miei e quelli della Biblioteca Comunale!? Sebbene in queste ultime settimane non vi trovi nuove pubblicazioni.
Ma un libro è sempre una storia.
Ho finito di leggere un racconto autobiografico di Robert Leleux “Joann per sempre” dove si parla di Alzheimer. (Piemme Voci)  La sua adorata nonna di 74 anni si ammala di questo morbo dopo una pesante anestesia.  Ciò che è diverso in questo narrare le fasi del declino è il desiderio di trovare una grazia brutale dell’Alzheimer che  cancella i ricordi delle disgrazie. Così questa nonna
piena di passione, ma anche di acredine e rancori si ritrova, sì smemorata e vaga, ma sempre allegra. Tanto che farà pace con la figlia da cui si era allontanata da decenni.
E’ una bella storia, impariamo a conoscere il narratore , la sua famiglia benestante del Texas, i rapporti familiari.
Un omaggio toccante e delicato a una donna amata e indimenticabile.
Se ne parlerà al nostro caffè quando ci incontreremo ancora. L’ultima volta abbiamo ascoltato Fulvio Maiello che ci presentava  il suo racconto siciliano “L’ombra della mafia”.
Una tavolata di amici lettori che si  ritrovano  sempre con affettuosa partecipazione e desiderio di condividere idee, suggestioni, esperienze.
Libri…per ogni stagione.
PENSIERI E IMMAGINI DI PRIMAVERA
pubblicato da: Mirna - 24 Marzo, 2016 @ 8:25 am
Ci si ritrova all’improvviso dentro giornate luminose ancora inermi e arroccati ai nostri cappotti invernali, ma il desiderio di aria aperta, colori e profumi ci spinge a modificare abitudini e pensieri . L’inverno in una città del nord è soprattutto privo di odori, ha colori monotematici, si scordano farfalle e mimose.
Il primo giorno di Primavera è dedicato alla Poesia , poesia che dovrebbe essere vissuta da ognuno di noi non solo nella dolcezza della nuova stagione, ma dalle capriole che il cuore si sente di fare nel ritrovare luce scordata, ma puntualmente riaccesa, desideri sopiti ma ancora giovani e curiosi. Andar per laghi e  fiumi, in mancanza del mare per
ora, è gratificante. Rapportarsi con papere, svassi, germani e altri interessanti volatili è  divertente.
C’è una paperetta single o vedova ? che percorre la stradina del lungo Adige ( è una papera on the road) che io vedo spessissimo.  Non ha paura di nessuno. Anzi…ti chiede del cibo…allora ogni volta che faccio la mia passeggiata le porto un craker o un biscotto. Ho chiesto alla signora del negozio degli animali se posso portarle del muesli. Sì, lo apprezzerà . mi ha risposto.
Sul lungo lago di Caldonazzo avevo notato sabato scorso uno strano uccello dalla testa rossa…l’ho aspettato per fotografarlo. Non so se abbia gradito, ad un certo punto mi sembrava avanzasse in modo minaccioso…chissà chi è. Ho chiesto a una signora che passeggiava assorta lì accanto se sapeva che tipo di volatile fosse. Ha soltanto detto che lo
conosce ma non sa…il nome.
Primavera dunque. Voglia di vincere sfide. Perchè non riprovare con la torta di riso che avevo sbagliato nelle dosi? Seguo la ricetta per filo e per segno, dosi giuste, attrezzi pronti all’uso. Ma che avrò mai fatto?
Doveva stare in forno 40 minuti. Dopo venti sento la voce di Stefania dallo studio che dice “Sento odore di bruciato”. Controllo: una patina
marrone si solleva sulla mia torta. Ma perchè?
La estraggo e la guardo sconsolata. Provo a tagliarla. Sembra sbriciolarsi…il sapore è buono…la mangiamo come fosse cous cous.
Ho capito infine perchè ho sbagliato nuovamente.
Ho aggiunto le uova quando il riso era ancora caldo e il tutto, chiare montate a neve comprese, hanno formato la
cupola tipo soufflé!!!
Ritenterò ancora una volta!?
O mi dò per vinta?
LE COSE CHE TI HO NASCOSTO, di Nancy Richler, Piemme
pubblicato da: Mirna - 22 Marzo, 2016 @ 7:31 amUn bellissimo romanzo dall’impianto narrativo solido e dal contenuto ricco.
Una madre che scompare dopo la nascita della figlioletta Ruth. Una madre che era giunta in Canadà dall’Europa appena liberata passando attraverso la Palestina con un’identità rubata. E non solo. Si deve sposare per procura grazie a un’orafa ebra che fa da sensale con Sol Kramer. Si fa chiamare Lily Azerov.
Ma sposerà invece il fratello e avrà una bambina. Non rivelerà nulla di sè se non a qualcuno prima si scomparire spiegando bene la sua storia.
Sapremo dunque del diamante grezzo che ha con sè e del diario scritto che spesso rilegge.
Scopriremo perchè alla figlia rimasta  a Montereal con il padre, la nonna e  gli zii Lily Azerov manderà talvolta bellissime pietre raccolte nello stato dell’Alberta.
Perchè avvince questo romanzo? Perchè il mistero dell’abbandono di un figlio colpisce sempre. Perchè le identità scambiate portano a intrecci di vita e di sentimenti paricolari, perchè sembra sempre non ci sia nulla di concluso e fermo. Soltanto le pietre stanno ferme nella loro algida bellezza.
Seguiamo la vita di Ruth, la bimba abbandonata, che cresce però serena nella grande famiglia paterna e che si pone poche domande all’inizio sulla madre, ma ovviamente crescendo, fidanzandosi, sposandosi e mettendo al mondo un figlio  sente l’urgenza di conoscere la verità . Da dove viene .
Siamo in una benestante comunità ebraica stabilatasi finalmente in un luogo di pace dopo la diaspora causato dal Nazismo.
La storia della finta Lily Azerov sembra sottolineare il destino di tante persone che hanno vissuto gli orrori della seconda guerra in Europa, quando scrollarsi dalle spalle la propria identità dava l’illusione di poter dimenticare. “La propria identità non è scritta nella pietra, se essa venisse strappata dal proprio mondo e scaraventata in altro, si cambia”
Questo pensa la mamma di Ruth.
Da leggere.
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LA DONNA CHE COLLEZIONAVA FARFALLE di Bernie McGill, Bollati Boringhieri
pubblicato da: Mirna - 17 Marzo, 2016 @ 7:35 am
Romanzo che prende spunto da una tristissima storia vera: nel 1892  a Cromore House, residenza della famiglia Montagu, sulla costa settentrionale dell’Irlanda una bambina di tre anni viene trovata morta nella stanza in cui era stata rinchiusa e legata per punizione. La madre della piccola testimoniò che aveva usato una calza per legare le mani della bambina a un anello infisso alla parete, poi  l’aveva rinchiusa a chiave  per tre ore.
La giuria condannò la madre a 12 mesi di reclusione.
Bernie McGill, commediografa che nel 2008 vinse un prestigioso premio, attorno a questi fatti ci dà due interessanti ritratti: quello della madre severissima, fredda, perchè lei stessa da piccola non era stata amata, e quella della servetta Maddie che sarà testimone di tutto ciò che accade nella residenza.
Che dire? Una storia che cattura come un feuilleton d’altri tempi, con sfumature gotiche e intenti psicologici.
Perchè questa giovane madre bella e altera è così severa con i propri numerosi figli? Perchè ama tanto collezionare farfalle?
Interessante il parallelismo tra le bellissime farfalle inchiodate  nello stipo e l’educazione ricevuta da Harriet da un’altra madre poco amorevole e punitiva che l’obbligava a portare il bustino anche di notte.
La narrazione è a due voci: quella di Harriet ormai in carcere a scontare la sua pena che scrive un diario per spiegare forse anche a se stessa la sua vera  natura, quella di Maddie ormai novantenne che scrive lettere  proprio a una pronipote della sua antica “padrona”.
Oltre a rabbrividire su come i bambini venivano trattati ci si può addentrare con curiosità  nella vita quotidiana  dei privilegiati e dei loro domestici e soprattutto nei meandri oscuri della psiche.
Non manca il segreto che sarà svelato verso la fine.
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VERONA la dolce
pubblicato da: Mirna - 13 Marzo, 2016 @ 5:04 pm
La primavera nascosta nei venticello di Marzo ti sprona ad …andare.
E dove se non in una dolce città colorata di rosa e
oro in cerca di post impressionisti, amiche e poeti vaganti tra arche scaligere e balconi di amanti?
(Maria…non ricordo il nome del poeta veronese alle mie spalle!)
Le giornate da incartare e scartare in una aurea di piacevolezze. E poi da serbare.
Al Palazzo della Gran Guardia:  Van Gogh, Seurat, Mondrian e altri dipinti della collezione dell’olandese  Helene Kroller-
Muller.
Colore, tecnica, Â percezioni diverse per l’occhio abituati alle pennellate degli Impressionisti qui frammentati in puntini. Visioni marine di Seurat, celebre la sua Domenica a Port-en -Bessin dove si vorrebbe “naufragare” in pace e luce.
I colori vorticosi di Van Gogh ci accolgono già all’inizio della scalinata del palazzo ed è un piacere “entrare” nei suoi  luoghi vissuti e trasfigurati.
Ed ancora Signac e  poi un  Theo van Rysselberghe, il maggiore rappresentante del puntinismo in Belgio.  Si deve assolutamente “entrare”  nel suo Famiglia in un frutteto in una mattinata di luglio.
Per assaporare le estati passate e future, il desiderio della luce del sole, del verde delle piante e di quell’inesorabile leggerezza voluttuosa che il caldo ti dona. Che piacere immedesimarsi nelle signore con cappello di paglia che ricamano o oziano e passeggiano. Io vorrei essere quella vestita di rosa che sembra non far niente se non ammirare la bellezza del momento. ![family-in-the-orchard-1890-by-Theo-van-Rysselberghe-1024x724[1]](http://www.trentoblog.it/mirnamoretti/wp-content/uploads/2016/03/family-in-the-orchard-1890-by-Theo-van-Rysselberghe-1024x7241-150x150.jpg)
Ma i piaceri non sono terminati perchè all’uscita incontriamo le care amiche Giuliana Savelli  e Maria Cannata.
Pranziamo insieme e ci aggiorniamo sulle nostre letture e  impegni culturali,  su cagnolini bianchi  come Albachiara e gattini neri come Mimilla e tanto altro.
Gli gnocchetti del sel-service di piazza Bra sono gustosi e noi ci sentiamo bene.
E brindiamo al calore colorato dell’amicizia.
L’OMBRA DELLA MAFIA di Fulvio Maiello
pubblicato da: Mirna - 11 Marzo, 2016 @ 8:50 amE’ già la seconda volta che Fulvio Maiello ci chiede di presentare un suo libro al nostro gruppo di lettura e noi volentieri lo accogliamo per sentire parlare della sua bella Sicilia. Se nell’altro romanzo “Parlava agli animali” ci aveva portato in un mondo arcaico e quasi fiabesco qui invece restiamo ancorati alla realtà dei giorni nostri dove  tra la bellezza della terra siciliana serpeggia l’ombra della mafia. Una delusione un po’ fatalistica che attanaglia i siciliani che temono  l’irraggiungibile sconfitta della mafia da parte delle istituzioni.
Fulvio Maiello ha la capacità però di portarci in Sicilia come luogo  geografico privilegiato e luogo per lui di eterna nostalgia.
Così la storia d’amore tra Nino Puglisi, giovane avvocato deluso da un matrimonio appena finito, e la bella Eleonora che lavora nel villaggio turistico diretto dallo zio, è avvolta dal respiro dell’isola. Siamo a Noto, la capitale barocca  e sul mare, le descrizioni ci portano direttamente tra fichi d’india,  profumi di fiori, zagare,  erbe, sale , fruscii, canti di cicale. Una etrra dove sembra non sia mai inverno percorsa com’è da una vita rigogliosa e fremente.
L’autore è ancora “dentro” la sua terra: ci fa sentire il sole bianco e abbacinante del pieno dell’estate, ci fa percorrere le strade di Noto e vedere le sue chiese (sono 33), ci fa consocere la  cucina piccante dai sapori antichi,  gustare  il sapore fresco delle granite  a colazione.
Tutto ciò avvolge l’inizio di una dolce e giovane storia d’amore piena di timori, sorprese. La descrizione dell’innamoramento è fresco, giovane, molto bello.
L’ombra della mafia si annuncia all’inizio della storia quando  Nino Puglisi proprio nei pressi dello stabilimento turistico dove lavora Eleonora è testimone di un occultamento di cadavere. Che fare? Tacere? Per la sua pace individuale? O tentare di scuotere  la rassegnazione e l’assoggettamento di molte istituzioni? Il dubbio lo assilla, ne parlerà con il suo superiore, qualcosa farà per aiutare il proprietario del mandorleto che subisce minacce. Ma è sufficiente?
Seppur la regione di Siracusa sia detta ” a provincia babba” per via dell’assoluta assenza di famiglie e fenomeni mafiosi,  cio che  Nino ha visto Nino,  fa nascere dei sospetti.
Sembra che l’ombra della mafia si allunghi.
Ne parleremo con l’autore Lunedì 14 marzo alle ore 17.00 al Caffè Galileo
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IL QUADERNO DEL DESTINO DI MARTINA DEI CAS
pubblicato da: Mirna - 9 Marzo, 2016 @ 5:33 pm“Cara Mirna,
come va? Spero tutto bene.
Le scrivo perché ormai è ufficiale, Il quaderno del destino diventerà un cortometraggio.
Le mando il link della campagna di raccolta fondi che il regista Luca Sartori ha lanciato via internet:
https://www.produzionidalbasso.com/project/il-quaderno-del-destino-short-movie-project/
Le sarei davvero molto grata se poteste diffonderla, magari anche attraverso il suo blog!
Grazie mille di cuore,
a presto,
Martina”
Martina ci dà l’impressione con le sue immediatezza e spontaneità di stare bene ovunque: il mondo è la sua casa, sia quando esplora con i Nicaraguensi le piantagioni di cacao  o visita Managua sia quando si sposta dalla sua Ala dove risiede in varie altre città , sia quando si trova con noi, maturo gruppo di lettori e scrittori. Non esiste iato generazionale tra noi perchè Martina è caffeina pura, desiderio di entrare subito in contatto con gli altri, voglia di regalare la sua ricchezza interiore.
Che eccezionali ventiquattro anni!
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