JEZABEL, ovvero la dannazione dell'eterna giovinezza

pubblicato da: admin - 28 Febbraio, 2010 @ 8:09 pm

scansione0012scansione0013Appena conosciamo il personaggio principale di questo romanzo di Irène Némirovsky ne rimaniamo catturati. Pur accusata di omicidio Gladys Eisenach incuriosisce morbosamente per la sua bellezza che si sta sgretolando. Perchè Jezabel? Perchè come l’antico personaggio biblico, immortalata da Racine nell'”Atalia”, Gladys simboleggia non solo l’immoralità, ma soprattutto l’idolatria per la bellezza e la giovinezza da conservare per sempre a tutti i costi.

Si ripercorre la vita dell’imputata tornando ai suoi primi balli nella stagione londinese, alla fine dell’Ottocento. E’ bellissima, giovane e l’ammirazione di tutti la rendono felice, la fanno sentire invincibile e potente. Nella cintura porta infilato un mazzolino di roselline rosso scuro, ne sente il profumo, danza ebbra alla musica dei valzer : ” Che felicità. O meglio no, non era ancora la felicità, ma un’attesa, un’inquietudine divina, una sete ardente che le faceva battere più forte il cuore”

Credo che tutte noi “ragazze” ricordiamo  queste speranze e questa gioia provate ai tempi della prima giovinezza quando ci sentivamo euforiche e piene di energia. Ma la “dannazione” di Gladys è di essere troppo bella, di essere adorata da tutti gli uomini, invidiata dalle donne e questo le procura un ‘enorme voluttà che la imprigiona nel suo narcisismo. Vuole essere soltanto amata, non vuole amare.

E qui credo che la nostra somiglianza si distacchi dal suo ritratto. La sua vita sarà esclusivamente vissuta al mantenimento della giovinezza anche anagrafica, perciò bugie, sotterfugi, drammi per non rivelare la propria età.

Naturalmente può farlo, è molto ricca,  vive a Parigi,  ha abiti eleganti, gioielli,cosmetici,  ma questa ossessione per il tempo che passa non la farà più sentire sicura come durante i primi balli dei suoi vent’anni.

Per noi è senz’altro una figura anacronistica, ma l’invecchiare non è certo un piacere neppure per noi femministe…Gladys sottolinea purtroppo la limitazione dell’essere donna, destinata solo a piacere  e a piacersi quando è giovane ?  Da quando è cominciata questa esigenza? Dopo il Neolitico…? E sono stati gli uomini a far sì che una donna non più giovane  diventasse “trasparente” e brutta?

O siamo noi che talvolta rifiutiamo la serenità e la pace della “vecchiaia”?

In questa avvincente storia della Némirovsky, ci sono molti colpi di scena che non svelerò,  difficili rapporti familiari, e purtroppo c’è anche la crudeltà dei giovani verso i vecchi…Domani scriverò un post su un altro suo libro.

In una trasmissione di Arbore, c’era il “filosofo” Catalano che pontificava:

é meglio essere ricchi che poveri

belli che brutti,

giovani che vecchi… Che abbia ragione?

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9 commenti
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  1. Bè, direi una figura non troppo anacronistica invece ultimamente. In una società dove il ricorso alla chirurgia plastica è quasi frequente come una visita dal dentista… E lo so che è un luogo comune ma stiamo vivendo in una società sempre più basata sull’apparire che nasconde ansie e fragilità dietro ad un velo di belletti…
    E meglio essere belli, ricchi o giovani , anzichè brutti, poveri vecchi? Io non direi, piuttosto direi meglio essere sereni, qualunque sia la nostra condizione. La serenità , ancor di più della felicità che è effimera, è il mio scopo quotidiano… Ed è una ricerca continua…
    Sul libro : mi sembra bello e Mirna…grazie ancora di averci presentato un’autrice che non conoscevo…Sei una fonte costante di spunti e stimoli…

  2. Certo che la bellezza è sempre stata affiancata alla giovinezza, per cui la perdita della seconda automaticamente esclude la prima. Ma chi l’ha detto? Ci si dimentica spesso che la giovinezza è solo una stagione del nostro esistere, peraltro molto breve, su questa terra. Essere belli, come la protagonista del libro, può sicuramente diventare un’ossessione, quando da questa bellezza si sono sempre ricavati applausi e conferme, ma voler mantenere qualcosa che cambia è pura utopia. Infatti penso che ogni età abbia una sua bellezza innata, tutto sta nel volerlo riconoscere. Forse può essere utile, nel corso della vita, usare spesso lo specchio per non ritrovarsi improvvisamente di fronte ad una persona sconosciuta. Si puo però correre il rischio che non sempre quello che si riflette sia quello che si sente di essere, qui allora subentra la consapevolezza che solo la maturità non solo anagrafica può offrire.

  3. Ho letto tutti i suoi bei romanzi, partendo ovviamente dalla suite, ma Jezabel mi è piaciuto particolarmente. Eterno mito, eterna giovinezza. Guai a cascarci dentro.Per l donne e per gli uomini. Forse per i maschi, il Faust insegna, è più difficile. le donne rinascono attraverso i figli, a volte. Nel caso di questo romanzo magnifico al folle altare della propria bellezza eterna tutto viene sacrificato. E la verità non perdona.

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