COME UN FUCILE CARICO di Lyndall Gordon

pubblicato da: Mirna - 7 Giugno, 2013 @ 8:01 am

Sono una lettrice recidiva, non solo perchè leggo pomeriggi interi dimentica di altri impegni  ma anche perchè se un argomento mi piace vorrei sapere tutto tutto. Così sto facendo con la vita e l’opera di Emily Dikinson. Mi sembra ormai una parente tanto conosco ogni  minimo dettaglio della sua vita. Almeno quelli che si possono evincere dalle sue 1789 poesie, dalle sue lettere, diari, testimonianze di chi ha vissuto accanto a lei.

Già nel blog avevo parlato di “Cercando Emily” di Alessandra Cenni, molto bello che poneva l’accento sul rapporto Emily- madre.

Ma in questo voluminoso “Come un fucile carico” di Lyndall Gordon con prefazione di Nadia Fusini credo che si siano analizzate ogni ipotesi più o meno attendibili della vita di questa misterrriosa donna, poetessa grande, per me grandissima.

Beh, la poesia di Emily ormai riconosciuta da tutti come qualcosa che non accompagna le sensazioni sentimentali  personali o le speculazioni universali legate al pensiero dei grandi poeti…è qualcosa che dovrebbe essere chiamata forse in un altro modo…il navigare consapevole nell’eternità? Ogni parola un prisma dalle mille sfaccettature sfolgoranti. Le sue poesie occupano uno spazio intermedio tra esperienza e immaginazione, ma che immaginazione preziosa! La vera sfida in noi che le leggiamo non è trovare la poetessa Emily nei suoi versi, ma trovare noi stessi. Perchè siamo stimolati a completarla con i nostri pensieri e le nostre emozioni. I suoi trattini non sono casuali; sono un invito che porta il lettore a margine delle parole…In quanto donna “non modificata dalla presenza di un compagno” (non è interessante questa considerazione?) estranea anche al suo tempo e alla società – si è rinchiusa in una stanza per decenni – parla per coloro che non fanno parte del gruppo dominante…i trattini di Emily aprono un altro spazio…uno spazio senza linguaggio.

In questa accuratissima biografia ripercorriamo tutta la sua vita, dalla sua giovinezza alle sue passioni violente per le amiche, per la cognata Sue, per alcuni uomini, del suo sentirsi sempre vicina ad esplodere in sentimenti diversi da ciò che ci si aspettava nell’Ottocento puritano del New England dalle donne, sebbene già “Jane Eyre”, le sorelle Bronte, Elizabeth Barrett Browing, George Eliot avessero scavato il loro sentiero al di fuori della società.

Il mistero più grande è sempre la ricerca del motivo della sua autoreclusione nella casa paterna e del suo vestirsi di bianco. Lei stessa dice che chiudendosi nella sua camera si sentiva libera, ma  Lyndall Gordon dopo ricerche accuratissime è convintissima che Emily soffrisse di epilessia come altri due membri della famiglia Dikinson.

Ciò spiegherebbe molte cose, non solo la sua potenza  poetica, lei toccata dal grand mal, il male della caduta ma anche il perchè della reclusione. Come Dostoevskji e il suo principe Myskin, Emily viveva i momenti di spasmo “di schegge che sbandano scavando vie maestre da sole“. Ma quando arriva lo spasmo la coscienza non si estingue del tutto…il corpo perde la carne e diventa un’anima immortale. Un segno del favore divino, ecco perchè lei non lo cambierebbe per ciò che chiamiamo normalità. “In questo stato l’anima sembra abbandonare il corpo a una morte-in vita che chiama “languore” o “l’ora del piombo”; languore e visioni, spasmi e arte coesistono in forme che il cervello non può capire. Le parole di Emily Dickinson possono essere messe in relazione con lo straordinario documento sull’epilessia contenuto nell’Idiota di Dostoevkji. Entrambi  la definiscono uno strappo all’interno di ciò che Emily chiama Esistenza e Dostoevskji “un’esistenza più alta”, visione e razionalità supreme.  “Il momento precedente l’attacco si sente il cervello andare in fiamme e con un balzo tutte le forze vitali entrano in tensione. La sensazione di vita e  di consapevolezza si decuplica. Il principe Myskin si dice “Cosa importa se è una malattia se il risultato è una completezza mai sperimentata prima, una sensazione di equilibrio, di riconciliazione, di estasi” La sua “stupefazione” è ciò che Emily chiama “languore

Ecco dunqua la trascendenza della mia poetessa.

Ecco spiegato perchè non poteva allontarsi da casa per timori degli attacchi della malattia (che non si nominava a quei tempi) e del perchè si vestiva di bianco, l’igiene era importantissima.

Pur soffrendo, sia Myskin che Emily, potevano dire a se stessi “Sì, per un momento come questo, quello prima dell’attacco, potrei dare la vita intera”

Che libro questo della Gordon!

Per le amanti della Dickinson  e dei misteriosi meandri della psiche , da non perdere.

Edizioni Fazi

 

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2 commenti
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  1. Che bello questo parallelo tra Myskin e la Dickinson… accomunati da questo ” male” che eleva le coscienze e la percezione… Ti seguo sempre cara Mirna e spero che Mimilla stia sempre bene… Mi sono riammalata , tracheobronchite, a volte mi sembra di essere una di quelle eroine ottocentesche perennemente pallide e ammalate …. ma pazienza… ho i miei amati libri e devi riprendermi comunque per la fine della scuola e gli esami…Sto segnandomi i consigli di Camilla, a cui mi dedicherò quest’estate, e i tuoi naturalmente…Io posso consigliare Addio a Berlino di Christopher Isherwood, un pittoresco affresco della Berlino pre hitleriana ma che sta per cadere nel baratro nazista… un pò amaro, un pò divertente, un pò grottesco. Un abbraccio a tutti

  2. @Raffaella. Questo libro della Gordon è amplissimo. Le sue biografie hanno vinto vari premi. Qui oltre che della poetessa si parla della sua curatrice testamentaria Mabel Todd e del suo amore appassionato per Austin Dickinson, fratello di Emily…interessantissimo!
    @Camilla, comprerò senz’altro L’età del desiderio che sono certa mi piacerà moltissimo.