MARGUERITE di Sandra Petrignani

pubblicato da: Mirna - 7 Agosto, 2014 @ 1:07 pm

MARGUERITE di Sandra Petrignani, Neri Pozza

Marguerite è naturalmente Nenè, Margot, Marguerite DURAS, unaGirasoli e Paola, Levaggi 012 scrittrice fino al midollo, una donna spregiudicata che si adora o si odia.

Sa di rappresentare “ l’incoerenza, l’orgoglio, la vanità, l’impegno politico ingenuo, la violenza disordinata, il rifiuto categorico, la maleducazione…” Dice “ C’è un essere-pilota dentro di noi che lavora costantemente all’integrazione dell’esperienza attraverso il racconto della nostra esistenza. Non si tratta di prendere coscienza, il mio essere-pilota, il mio essere-scrittore mi racconta la vita e io sono il suo lettore”

Come sempre , dunque, la scrittura cerca di risistemare le ferite di una vita. E Marguerite ha iniziato a soffrire molto presto in quella sua infanzia -adolescenza trascorse in Indocina con una madre amatissima ed odiata. Una madre dura, che ha sempre preferito il primogenito Pierre, scapestrato e debole. In questa bellissima biografia – romanzo si inizia proprio dall’annuncio della prossima morte della madre Marie.

Marguerite è in Costa Azzurra con il suo giovane amante Gérard ed il viaggio che la scrittrice farà con lui verso “il castello” della madre, ormai stabilitasi  in Francia, è l’occasione per rinvangare le sofferenze, la vita in Oriente, il passato e forse per risolvere finalmente quel nodo che sembra farle sempre male. Ma Marguerite sente che non si libererà di lei.

Lacan le aveva detto che quando è mancato lo sguardo innamorato della madre non basterà alcun successo a risarcirci. Soprattutto per una femmina la mancanza di quello sguardo si traduce in insicurezza profonda, irreparabile, per tutta la vita e nonostante tutto. Forse è per questo che Duras è una donna inquieta, assetata d’amore e di sesso, pronta a buttarsi in battaglie politiche importanti, a restare preda dell’alcool, a scrivere sempre e  a sentire mai  placato il suo male di vivere.

Lessi “La diga sul Pacifico” e ne vidi anche il film, bellissimo, con Silvana Mangano ( Marguerite) e Toni Perkins nel ruolo del fratello minore Paul. E’ però la storia della madre , della sua forza di voler installare una risaia in un territorio difficile, del suo rapportarsi con gli altri e con la vita. Ed anche in questo romanzo come in tanti altri c’è la denuncia sul bieco colonialismo. Comunista nel midollo, Marguerite è sempre dalla parte dei deboli. Ma il suo comunismo, come le dice Sollers “è pura poesia, totalmente impraticabile, la sua sensibilità è al limite del comunicabile. La definisce una nichilista attiva, estatica.

Una vita ricca, eccessiva. Tornata dall’Oriente frequenta gli intellettuali del tempo, da Elio Vittorini a EDGAR MORIN di cui ho letto proprio in questi giorni LA MIA PARIGI, I miei ricordi (Raffaello Cortina Editore )

Molto interessante perchè la sua vita e la sua esperienza politica si intersecano con quelle non solo di Sartre, Mitterand, ma anche con quella di Marguerite Duras alla quale lo lega un sincero affetto. Libro che consiglierei soprattutto agli uomini che, ho notato, preferiscono leggere di storia, politica, società . Ed Edgar Morin è una delle figure più prestigiose della cultura contemporanea, l’inventore del “pensiero complesso”

A me è piaciuto soprattutto ripercorrere le strade e i boulevard della città, entrare nei vari bistrot frequentati dagli intellettuali e seguirlo nei suoi tanti traslochi da Montmartre a Place des Vosges. A ogni trasloco infatti corrispondono tappe diverse della sua vita amorosa e intellettuale.

E che vita! Ancor oggi a novant’anni è pieno di progetti.

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