DIARIO, di Anna Frank

pubblicato da: admin - 28 Marzo, 2010 @ 6:16 pm

2779567[1]200px-Anne_Frank_stamp[1]Questo blog ha senso per me, e mi risulta più facile e spontaneo scrivervi,  se seguo le “intermittenze” del cuore. E con questo intendo ciò che l’esterno da me o il mio sgomitolamento interiore porta immediatamente ai  miei  pensieri.

Ieri sera in Tv ho visto  “Ulisse”, la trasmissione di Alberto Angela, in cui si parlava di diaristica. Naturalmente l’ho seguita con interesse soprattutto la parte riguardante Anna Frank. Ho rivisto con emozione e partecipazione spezzoni del bellissimo film e mi sono ancora commosssa  per la sua storia. Tutti abbiamo letto e riletto il suo diario. E si continua a proporlo alle nuove generazioni perchè la sua vicenda drammatica ed intensa va di pari passo con la sua sensibile analisi dei  turbamenti dell’adolescenza. Sappiamo che Anna nasce a Frankfurt am Mein  in una agiata famiglia di ebrei tedeschi. Dopo le leggi razziali del 1933 i Frank emigrano ad Amsterdam, ma con l’invasione dell’Olanda da parte di Hitler, sono costretti a nascondersi. Si rifugiano nella soffitta dell’edificio dove il padre di Anna lavorava. Riescono a viverci, insieme ad altre persone, dal 6 lugli0 1942 al 4 agosto 1944 , quando la polizia tedesca fa irruzione nell’alloggio segreto. Tutti i rifugiati sono condotti nei campi di concentramento dove moriranno. L’unico sopravvissuto è  il signor Frank il quale, terminata la guerra, ritrova il diario della figlia e lo fa pubblicare.

Per Anna scrivere di sè, delle sue giornate è un aiuto fondamentale, una via di fuga, non solo per riuscire a trovare anche in una vita di clausura motivi di interesse, riflessioni e critiche, ma per crescere con consapevolezza, e volontà di diventare una persona giusta. Attraverso le sue pagine possiamo ripercorrere non solo la storia di una  reclusione obbligata, ma  il percorso, anche se troppo breve,  di una crescita personale. Anna riceve il diario per i suoi 13 anni e lo concluderà appena quindicenne.

Per me fu così significativa la lettura di questo diario  che nel settembre del 1959  cominciai subito a scriverne uno tutto mio. Avevo 15 anni. Anna Frank era morta  nel mio stesso anno di nascita. Un abisso storico e sociale, fortunatamente, ci separava pur in un lasso di  tempo così breve. Ma dentro di me  c’erano le stesse sue emozioni e domande sulla vita in generale.  Come lei anch’io prometto nella prima pagina di essere sincera, e come lei mi sento sola. Proprio nelle ultime sue pagine Anna riflette e concorda  su una frase letta da qualche parte  “La gioventù, in fondo è più solitaria della vecchiaia.”  Concordo pienamente, mi sono sentita più sola da adolescente che adesso. Proprio la necessità di vincere la solitudine spinge molti di noi a scrivere un diario. Ieri sera ho riletto alcune pagine del mio primo quaderno ( ne avrò circa 20, 21..) ma ad un certo punto mi sono accorta che non ne avevo voglia, mi sembrava di leggere di qualcuno in cui non mi riconosco più. Preferisco rileggere i miei appunti più recenti perchè mi aiutano a ricordare gli avvenimenti recenti e a farmi comprendere la strada che sto percorrendo in questi anni. I quaderni del 1959 parlano di una ragazzina triste, un po’ sola, con tanti desideri che sembrano irrealizzabili. Inoltre mi accorgo che non ero sincera come promettevo all’inizio, scrivevo non di com’ero, ma di come sarei voluta essere.

E’ meglio che mia figlia li  raccolga  tutti in uno scatolone e li mandi direttamente  a Pieve Santo Stefano, provincia di Arezzo, alla Casa del Diario, dove vengono raccolti tutti i diari, anche quelli delle persone comuni. Chissà fra 100 anni qualcuno troverà interessante leggere che una quindicenne il 27 marzo 1960  scriveva: “Sono andata a fare un giro in bicicletta, sola, per mezz’ora. Mi sono messa la gonna a pieghe, le scarpe basse…pedalavo lentamente…”

Nascondo il quaderno nell’armadio bianco e mi ripropongo di immergermi nel presente e nel futuro immediato.

Chi scrive il diario sa che esite una Casa che li raccoglie con amore…

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9 commenti
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  1. Amo i diari anche se non ho avuto mai la costanza di tenerne uno per lungo tempo… Io credo che la forza e la bellezza di un diario stia proprio nel registrare le piccole cose, per esempio vedere Anna Frank come qualsiasi ragazzina della sua epoca, con gioie, dolori , primi amori, vissuta troppo poco nel mezzo di una tragedia epocale. Trovo interessante leggere di Mirna e la sua gonna a pieghe svolazzante su una bicicletta… Mi intenerisce e credo sia bello leggere queste apparentemente insignificanti descrizioni…sono parte della nostra vita che è anch’essa fatta di piccole cose…

  2. E invece non credo che spediro’ i diari di mamma al “ricovero” per diari, ma li terro’ gelosamente!
    Ovviamente anch’io ho tenuto e tengo tutt’ora un diario, spinta dalle nobili convinzioni di mamma sulla auto-analisi e il prendere appunti su eventi e pensieri. E devo dire che le do’ ragione. Proprio oggi, dopo un periodo molto faticoso, ho ripreso in mano il mio quaderno rimasto bianco per un mese e ho scritto. Mi sono sentita di nuovo in pista, padrona del mio divenire, non piu’ osservatrice passiva ma protagonista della mia vita. Mi ha aiutato in questa e molte altre crisi. Il libro che vedete in foto e’ in realta’ la mia copia del diario di Anna Frank, libro che ci aveva fatto leggere la nostra prof.ssa di italiano in seconda media. Era stata una lettura molto istruttiva per noi bimbi fortunati e viziati e ci aveva fatto crescere parecchio. ringrazio la mia prof. per questo e mia mamma per avermi regalato il mio primo diario a 8 anni.

  3. Non ho mai tenuto un vero diario. Solo qualche quaderno, dovrei verificare da quando, dove ho scritto qualcosa e non tutti i giorni. Ora mi pento di non aver scritto sempre e da più tempo, ma ero troppo presa dal voler vivere e non di vedere scritta la mia vita, che in alcuni momenti non mi piaceva troppo. Ho scritto invece molte lettere, alcune forse avrei dovuto non spedirle, perchè senza risposta, altre invece hanno avuto risposta, alcune eliminate, altre le conservo ancora, ma forse prima o dopo le eliminerò.
    Scrivere sicuramente fa bene, aiuta a capirsi, sempre se si è sinceri con se stessi – e ci vuole coraggio. Intanto mi piace leggere quello che scrive Mirna, mi serve da stimolo per scrivere anch’io il mio piccolo diario legato ai 365 libri di cui lei ha intenzione di parlare.

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