FRIDA di Hayden Herrera ovvero Amor y Dolor

pubblicato da: Mirna - 28 Gennaio, 2015 @ 8:37 am

 

The-Broken-Column[1]Mi piace ripensare a FRIDA KAHLO, soprattutto quando non mi sento molto bene. Perchè? Perchè la sua vita è un esempio di coraggio caparbio, di avidità verso ogni emozione e passione. Una battaglia contro il dolore.

Ed ieri la conferenza sul dolore tenuta dalla dottoressa Annamaria Marchionne, presidente dell’ATMAR, associazione Trentina Malati Reumatici nella saletta della Dante Alighieri ha voluto dare importanza anche  a questa straordinaria  donna che dal dolore quotidiano è rinata artista. (Tra parentesi volevo dire che mi sento assai rassicurata dell’esistenza a Trento del Reparto Reumatologia e  di questa associazione proficuamente e appassionatamente presieduta da Annamaria Marchionne che ho il privilegio di conoscere personalmente)

Hayden Herrera americana, critica d’arte è la massima esperta di questa pittrice messicana che comincia a diventare famosa alla fine degli anni’90, e ci presenta una biografia completa sulla sua vita e la sua arte.E’ un lavoro durato molti anni, conosciuto ormai  in tutto il mondo.

Come sono i suoi quadri? Coloratissimi, inquietanti, spesso dipinge se stessa nei momenti di maggiore sofferenza. “Pensavano che fossi una surrealista, ma non lo ero. Non ho mai dipinto sogni” dice la Khalo “Ho dipinto la mia realtà”.

Nasce nel 1907 a Coyocàn, da padre tedesco e madre messicana.  A sette anni viene colpita dalla poliomelite; a 18 un terribile incidente automobilistico la condanna a uno stato di seminvalidità e a  sofferenze fisiche per tutta la vita.  Durante la convalescenza  comincia a dipingere, con fatica, in posizioni impossibili.  In certi periodi deve indossare un busto rigidissimo di metallo. Riesce  però ad esprimere con colori vividissimi i suoi incubi  e il suo dolore.

Appassionata militante di sinistra sposa  nel 1929 il grande muralista Diego Rivera di cui rimane innamorata per tutta la vita. “Non lasciare che patisca la sete l’albero di cui sei il sole, che fece tesoro del tuo seme. E’ Diego nome d’amore” gli scrive  nel 1939, per il suo cinquantatreesimo compleanno. E’ una strana coppia, lui enorme e maturo, lei più giovane, minuta, elegante, con folte sopracciglia e peluria sul labbro, che  la rendono più seducente nella sua particolarità. Si veste secondo l’antica tradizione messicana con gonne lunghe, scialli colorati, fiori nei capelli, gioielli di turchese.

Nel 1937 vive a Città del Messico e nella sua casa azzurra approderà Leon Trockij, il leader della rivoluzione russa in esilio. Ma di questo periodo parlerò in un altro post.

Per oggi voglio ripensare a Frida Kahlo come un simbolo di grande forza di volontà e  di ribellione contro le circostanze più crudeli della vita.  (Così i miei doloretti di stomaco e i pensieri neri mi sembreranno più sopportabili. )

Dopo aver letto questo libro di Hayden Herrera ho approfondito la conoscenza di questa pittrice cercando foto dei suoi dipinti. Tra i suoi th[6]ricorrenti  autoritratti il più famoso è quello delle “Due Fride” dove si vede in entrambe il cuore scoperto, poi nature morte sensuali, visionarie, antropomorfiche. “La sua pittura è una bomba avvolta da un nastro di seta” dirà di lei Andé Breton.

Alla morte di Frida, nel 1954, ricorda un’amica, il viso grasso e generalmente pieno di energia di Diego Rivera si afflosciò e ingrigì.” In poche ore diventò un vecchio, pallido e brutto.”

 


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