L'ETA' DELL'INNOCENZA, di Edith Wharton

pubblicato da: admin - 13 Maggio, 2010 @ 9:17 pm

scansione0014E poi c’è il fascino rassicurante della borghesia con le sue regole, i suoi riti, i conformismi. Se ne è schiavi, ma si ha davanti una strada già tracciata. Altri decidono per te. Per essere liberi di scegliere autonomamente occorre avere molto coraggio. Spesso nella mia giovinezza un po’ girovaga sentivo dei cedimenti e mi rifugiavo negli ambienti letterari borghesi per riposarmi da me stessa e per provare un tranquillo affidamento in consolidate regole di vita. Adoravo leggere i romanzi inglesi naturalmente dove era quasi un imperativo categorico bere il tè delle cinque, cambiarsi per la cena e seguire il codice “scritto” per  ogni  classe sociale. Per appartenere all’alta borgesia , oltre al patrimonio, bisognava non cambiare nulla.

Certo oggi i tempi sono diversi, ma talvolta mi accorgo che il conformismo che io sento obsoleto esiste ancora . Ricordo tanto tempo fa quando con alcune signore si discusse del L’età dell’innocenza mi meravigliai che alcune di esse parteggiassero per May, la moglie di Newland Archer anche se lui  era innamoratissimo di madame Olenska. Naturalmente io e poche altre (romantiche? anticonformiste?) ritenevamo più onesto, giusto che l’amore appassionato tra Ellen e Newland avesse buon fine. In fondo pensavamo che May sarebbe stata consolata dalla sua grande e ricca famiglia aristocratica. E che nella vita di ognuno, che sappiamo essere breve e unica, si dovessero cogliere i doni preziosi che ci vengono offerti.

Ellen Oleska mi piaceva molto di più che l’apparente remissiva May che pur sapendo della sofferenza del marito riesce a riportarlo in seno alla famiglia, ricattandolo proprio nel suo essere leale, “Non serviva a nulla cercare di emancipare una moglie che non aveva il più pallido sospetto di non essere libera…Ma con una concezione del matrimonio così scevra di complicazioni e di curiosità come quella di May, una crisi simile  si sarebbe ormai potuta verificare solamente se provocata da qualcosa di veramente offensivo nella condotta del marito… Newland Archer sapeva che qualunque cosa potesse accadere, May sarebbe sempre stata leale, coraggiosa e priva di rancore, e questo lo obbligava all’esercizio delle stesse virtù”

Quella rigida  società newyorckese  non consentiva di affermare la propria personalità e individualità soprattutto alle donne, anche se volitive e libere. Madame Olenska è un’eccezione, ma in questa bellissima storia è l’uomo che è incapace di affrontare la dura realtà dell’ostracismo sociale per raggiungere la sua felicità. Il mondo dorato dell’aristocrazia di fine secolo ci viene raccontato in modo sublime da Edith Wharton che con questo romanzo, nel 1921, vinse il Premio Pulitzer. Certamente in questi racconti si sente la  solitudine dorata della stessa autrice che prova a svelare “la pena della propria malinconia di donna innamorata di un amore impossibile, in una società che tace quando vuole fingere di non capire e parla inesorabilmente quando intende proibire.”

May è la rigida rappresentante di quel mondo privilegiato, ma soffocante; è l’orgogliosa portabandiera del suo ceto. “Non voglio che pensino che vestiamo come selvaggi” dice con disprezzo mentre sceglie il guardaroba. E Newland rimane colpito “dal rispetto delle donne americane, anche le meno mondane, per i privilegi sociali  che derivano dall’eleganza nel vestire“. “E’ la loro armatura” pensa “la loro difesa e la loro sfida contro l’ignoto

Però come sarebbe stato riposante vivere tranquilli e prigionieri in quel mondo!  Almeno per un po’! …Prima di scappare come Madame Olenska!

 Ora ho meno velleità di fuga, sto diventando come Dorian, il bellissimo gatto di Maria Teresa, tanto che farmi muovere anche solo per un week end diventa faticoso.

Ogni cosa a suo tempo?  Non saprei dire;  a volte non so neppure io cosa farò. La conoscenza di sè non è una strada chiusa…si va sempre avanti …si può pensare una cosa e poi l’esatto contrario. Insomma …un “fastello di contraddizioni” come diceva Anna Frank nel suo diario. Ma lei aveva 14 anni!

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  1. La grande avventura della vita, anche invecchiare è un’avventura, la più aspra, la più difficile, la vera prova di forza, senza salvagenti,forse ci porta a stare sempre dalla parte dell’amore ma anche, per le donne, a pensare che la rinuncia, nel caso di questo magnifico romanzo, ha lasciato intatto il sogno, l’indicibile dello statu nascenti dell’amore. quel lieve senso di perdita che rimane in ellen è ampiamente compensato dal saper di essere stata immensamente amata e desiderata. Newland , invece, rimane mutilato, per sempre. Se si fossero uniti, lui avrebbe rimpianto, inevitabilmente, non tanto, forse, la famiglia, ma l’eterna illusione del maschio , sempre alla ricerca di quello che non combacia quasi mai, per lui (ma non per le donne!)con l’incarnazione del suo ideale femminino. Quindi rinunciare , a volte, per una donna, lascia intatte le più luminose, magnifiche illusioni, che ci riscalderano fino alla fine. E niente delusioni.

  2. Ho sempre avuto la sensazione che gli ambienti cosiddetti borghesi siano stretti e poco illuminati anche se l’apparenza non li rivela per tali. Persino l’amore, che è ciò che di più rivoluzionario ci si possa permettere, non riesce a cambiare qualcosa!
    Può succedere che, invecchiando, il ricordo di ciò che sarebbe potuto succedere, a volte, sia un prezioso alibi per un’ eventuale momentanea sensazione di fallimento della propria vita. Adesso mi sto accorgendo che l’età cosiddetta matura non esime dai turbamenti del cuore giovane, senza che essi mi sembrino segnali di senilità, ma se così fosse che importanza avrebbe?

  3. Di Edith Wharton ho appena finito il racconto Xingu. Riporto perchè sono pigra la trama della copertina “Nel quadro dei ricevimenti organizzati dal loro esclusivissimo “club”, alcune signore della migliore società americana hanno invitato il romanziere Osric Dane, quello, cioè, che bisogna assolutamente aver letto. Preziose e ridicole, queste signore circondano il romanziere con le loro attenzioni e con i loro commenti insipidi, tanto che lo scrittore non si perita di punzecchiarle. Ma, in maniera del tutto inaspettata, ecco che una di esse rovescia la situazione e mette a mal partito il celebre romanziere domandandogli cosa pensa di Xingu. Chi è dunque questo Xingu che tutti sembrano conoscere?”. Ovviamante Xingu non esiste…Edith è in questo racconto una maestra d’ironia…

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