MARIO RIGONI STERN, un grande uomo di montagna

pubblicato da: admin - 16 Giugno, 2010 @ 11:00 am

stor_13219336_07490RigoniStern1 Scrive Luigi:

Continua, a sorpresa questa volta, la mia partecipazione attiva al blog. Spero che il risultato finale sia apprezzabile e soddisfacente, anche se il pezzo l’ho scritto velocemente e non con la calma e metodicità che sarebbero necessarie.

Oggi, 16 giugno, ricorre il secondo anniversario della scomparsa di un grande scrittore (parlo personalmente), ma soprattutto di un grande uomo: Mario Rigoni Stern. Consiglio preliminare: per chi non l’avesse visto, stasera verrà trasmesso su La7 alle ore 21 “Il Sergente”, ad opera di Marco Paolini. Il racconto de “Il sergente nella neve” in chiave “paoliniana”, che merita di essere visto.

Per questo intervento però, più che parlare di un suo libro -cosa che, a mio avviso, vorrebbe dire sminuire la sua grande produzione letteraria-, ho pensato di parlare appunto di Mario Rigoni Stern uomo. Scrisse molto (“Il sergente nella neve”, “Stagioni”, “Storia di Tönle”, “L’ultima partita a carte”, “Le stagioni di Giacomo”, “Il bosco degli urogalli” solo per citarne alcuni), ma quello che più mi colpisce è la persona: di origine montanara e di famiglia non ricca, però dallo spiccato senso della memoria, dallo stile di vita sobrio e semplice, molto saggio. Semplicità di famiglia, perché anche il suo bisnonno, come lui, volle dei funerali non sfarzosi: “I miei funerali siano semplici e modesti come quelli di un povero, non voglio che siano fatti sperperi né dimostrazioni di sorta…”.

Uomo di montagna che viveva con la montagna, cosa che probabilmente riuscì a salvargli la vita nella tragica Ritirata di Russia del ’43, riuscendo a riportare “a baita” anche parecchi suoi commilitoni, quale il tenente Nelson Cenci, diventato suo amico fraterno una volta ricongiuntisi a fine conflitto. “Sergent majùr, ghe rivarem a baita?” gli chiedevano gli ignari soldatini italiani sul fronte del Don.

Doveva scrivere anche per chi, per povertà di mezzi o morte prematura, non aveva potuto farlo , doveva ricordare anche per tutti i dimenticati. Anche lui aveva fatto suo il verso di Ungaretti “nel cuore nessuna croce manca”. Amava definirsi “narratore che racconta quello che ha visto e vissuto” più che scrittore. Amava comunque le arti e la musica, i classici latini e greci, Dante, Ariosto e Leopardi, i grandi russi dell’800, Hemingway.

Lo rendeva felice il pensiero che i suoi libri potessero tenere compagnia, invitare alla riflessione e a ragionare con la propria testa. L’amore per la storia, la volontà tenace di preservare memorie e ricordi si univano in lui a grandi curiosità e capacità di comprensione nei confronti di culture e mondi diversi dal suo. Cantore dell’altipiano sì, ma anche cittadino del mondo.

 

Mario Rigoni Stern, per me che abito in montagna, portava e porta avanti una cultura sana e giusta, che si deve a nostra volta fare propria per riportarla avanti e farla conoscere a chi non l’ha conosciuta direttamente. Cultura uguale a quella di un altro grande montanaro di cui condivido in pieno il pensiero, ed anche amico di Rigoni Stern: Mauro Corona. Nell’ultima lettera a Corona, gli scrive: “Me racomando, va en montagna anca par mi”. Andiamo in montagna, vado in montagna anche per lui, cultore di una mentalità che rischia di scomparire.

Poiché il tempo passa e quello perduto non ce lo restituisce nessuno, ai giovani amava ripetere: “Non perdete tempo in cose futili se non volete soffrire di rimpianti grandi. Rifuggite banalità e conformismi. Leggete libri e innamoratevi”. Poche parole, ma destinate a rimanere dentro per sempre.

 

Il 16 giugno 2008 Mario Rigoni Stern se n’è andato per sempre, ma non è scomparso. Quando ci fermiamo a guardare una meraviglia della natura o un duo piccolo sfuggevole dettaglio, quando siamo incerti su una decisione che mette in gioco il nostro senso morale, quando ci chiediamo quale sia davvero il senso del nostro vivere inquieto, ricordarlo, rileggere le sue pagine, può farci sentire meno soli. È questo il suo dono più grande.

(con spunti dall’articolo di Giuseppe Mendicino – Vita Trentina)

 Grazie  a Luigi Oss Papot del suo scritto pieno di passione.

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10 commenti
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  1. Anch’io voglio ringraziare Luigi per questa bella pagina. E questa sera certamente saremo, mio marito ed io, sulla 7 per seguire il bravo Paolini.
    E’ incredibile come Luigi, così giovane, “senta” e viva così intensamente il messaggio di Rigoni Stern!

  2. Mi immagino Luigi che passeggia serenamente nei boschi delle sue montagne o con gli amici o in solitudine pensosa. Gli sono grata di essere com’è perchè è confortante vedere giovani sani e pieni di entusiasmo costruttivo.
    Mario Rigoni Stern è l’affidabile, onesto, chiaro uomo di montagna, uno scrittore da leggere e rileggere.

    Ieri Luigi, Enza, Maria Teresa ed io ci siamo incontrati per un caffè al bar Mazzini ( mi sembrava il bar giusto per un appassionato di storia!) e per un’ora e mezzo abbiamo conversato piacevolmente e allegramente.
    Noi signore abbiamo poi commentato che Luigi non solo è un bel ragazzo, ma una persona speciale e per noi già…matura!

  3. Bravissimo Luigi…. Un passione la tua da coltivare con orgoglio. Un piccolo aneddoto. Uno dei miei scrittori italiani preferiti è Eraldo Affinati che ti consiglio di leggere. E’ un amante della storia contemporanea anche lui. Nel 2003 ha curato il Meridiano dedicato a Rigoni Stern . Affinati afferma che ” L’incontro con Mario Rigoni Stern è stato molto importante, siamo diventati amici, siamo andati insieme ad Asiago, mi ha portato sulle trincee dell’Ortigara, mi ha fatto conoscere il territorio. “Quasi ogni volta che sento interviste ad Affinati, c’è un richiamo a questa amicizia speciale…Eraldo è venuto a Trento, Levico ecc. perchè ama molto le nostre montagne. Mi auguro venga anche quest’estate in Trentino. Tra il resto è una persona molto alla mano con il quale ho anche scambiato varie email nel passato….

  4. Non posso che affermare la mia ammirazione nei confronti di Luigi, che, sicuramente anche grazie alla sua giovinezza, riesce a trasmettere la sua passione con tanta generosità. Mi sono sentita privilegiata per averlo incontrato e di questo devo ringraziare Mirna per avermene offerto l’opportunità. Sarò sicuramente più stimolata a ricercare anche questo tipo di letteratura.

  5. Vi ringrazio per l’apprezzamento. Ringrazio anche Raffaella per il consiglio di lettura: sicuramente finiti gli esami avrò più tempo per dedicarmi alle mie letture.
    Sono rimasto poi molto contento e soddisfatto del caffè in compagnia dell’altro giorno, e speriamo si possa ripetere presto!
    Devo poi dire, cara prof, che ha proprio azzeccato il mio profilo di montanaro: contento se con gli amici, ma ancor più felice di andare da solo, per boschi o magari meglio su qualche cima, e, una volta giunto in cima, non fare altro che sedersi e contemplare il panorama ed ascoltare il silenzio della natura. Ancora meglio se tutto questo si può fare all’alba o al tramonto, per poter godere dello spettacolo della vita che riprende (se si è da soli ed in silenzio, si possono scorgere i caprioli ed i camosci, le marmotte ecc.) o della vita che va a riposarsi, lo splendere delle stelle (visione che non si può avere dalla città, ahimè) in contrasto con le luci artificiali: emozioni che segnano il cuore.
    Per chi poi abbia avuto occasione di guardare “Il sergente” di Paolini, devo dire che ogni volta che lo rivedo mi commuovo. Mi fa commuovere anche, alla fine, il vedere Mario Rigoni Stern con l’amico inseparabile, il ten. Cenci, con gli occhi lucidi, lasciare alle telecamere quello che io considero una sorta di suo testamento: “Finché vedo giovani seguire questa storia ed applaudirla, allora c’è ancora speranza”. Io continuo a sperare.

  6. Caro Luigi, vedo solo oggi il 3D e mi piace quello che dice di sè e il modo in cui lo dice. Altro che speranze per lei! Quello che possiede, che ha già, è quel famoso “statu nascenti” che, se si fa molta attenzione, può anche durare nel tempo, come fu per Rigoni Stern e se si continua ad amare l’avventura di vivere , può durare per tutta la vita. altro che “speranza”. Mi scusi tanto, oggi sono in vena di prediche. Sarà che sono ancora sotto l’influenza dell’ultimo romanzo della Elizabeth Strout, “Resta con me” parole tratte da un inno sacro, e che racconta, il romanzo intendo, la storia di pastore di anime, talmente…talmente.Grazie tante, caro Luigi e buone arrampicate.

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