LA PRIGIONE DI NEVE, di Jan Elizabeth Watson

pubblicato da: admin - 26 Giugno, 2010 @ 5:54 pm

scansione0023Libro cominciato ieri e finito poco fa. Raccontato magistralmente tanto da far entrare il lettore in un universo particolare, spaventoso e meraviglioso al contempo. L’arte del narrare è padroneggiata in pieno da Jan Elizabeth Watson che proprio dell’affabulazione fa il perno principale della sua storia.

Inverno nel Maine, fine anni ’70. Due fratellini vivono in una casa dalle finestre oscurate tenuti prigionieri  dalla madre Loretta che ha creato per loro un mondo parallelo a quello reale, più sicuro e protetto secondo la sua fissazione maniacale. Crede di salvarli dalla malattia, dai contagi, dai pericoli, e sebbene Asta e Orion soffrano fisicamente sia  la fame sia la mancanza di luce e movimento sono però circondati da un mondo magico che si rifà al cinema, allo spettacolo, alla letteratura.

Nella prefazione Diego De Silva sottolinea l’enigma della maternità e la mancanza di giudizio etico della scrittrice. Davanti a comportamenti che sembrano deviare da quelli ritenuti “buoni” per essere definiti “patologici” siamo  quasi propensi ad accettare un  amore autentico, pur che sia amore.   

 Proprio alla fine della storia, quando i bambini si libereranno dalla reclusione e la madre sarà ricoverata in un istituto per malattie mentali, saremo coinvolti nell’appassionato attaccamento dei piccoli per la madre e il suo sincero, anche se malato, amore per loro.

Ormai affidati alle cure di altre persone i due fratellini sono già ingrassati e stanno fisicamente bene, ciò che colpisce è che entrambi sono intellettualmente più ricchi dei coetanei. Questo è ciò che la loro madre è riuscita a donare: un mondo da palcoscenico, un divano su cui svenire, il grande libro del cinema, gli stessi loro nomi  dovuti a vecchi  film famosi. Asta è la cagnetta del film “L’uomo ombra” con Myrna Loy. ( Alla quale io devo il mio nome! Pure mia madre era una fan  dell’Uomo ombra)!

 Appena Asta e Orion riescono a uscire dalla casa e si avventurano tra la neve…io  avrei tanto vouto rifocillarli, scaldarli, accoglierli… non hanno nulla con sè tranne  il patrimonio affabulatorio della mamma.

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9 commenti
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  1. Cra Mirna, hai fatto una recensione perfetta di “La prigione di neve” Hai una capacità di sintesi, una chiarezza e,soprattuto, una intelligenza dell’..anima (come la chiama Galimberti)stupefacenti. Potresti lavorare nell’editoria. Laprigione di neve è un bel libro e, se non altro, ci ricorda che il nutrimento dei piccoli, come dei grandi, e dei “grandoni” è , più di ogni altro, quello della mente, intesa in senso lato, affinchè non si chiuda mai, su pochi, magari perfetti, protocolli, ma continui , fino a che si vive, a spaziare nell’immenso e inesplorato universo del pensiero, del possibile, del nuovo e del diverso. Ed è, per me, davveo una grande avventura, un viaggio magnifico,passare da Elizabeth Watson a Magda Szabò, con un semplice gesto delle mani. Per capire o per ricordare, la magnificenza delle differenze e delle possibilità che la nostra mente ci permette, purchè lo si voglia.

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