ODE AL VINO di Pablo Neruda

pubblicato da: admin - 3 Febbraio, 2010 @ 6:37 pm

Pablo_Neruda_(1966)“Ode al vino e altre odi elementari”, è una parte della raccolta “Odas elementales ” composta da Neruda a partire dal 1954  e scansione0002che io vorrei presentarvi oggi come trait d’union al libro “Il pane di ieri” di Enzo Bianchi. In queste poesie vengono  cantate le cose più semplici e fondamentali della nostra vita. Si privilegia la materialità: i cibi innanzitutto, i sapori, gli odori, i fenomeni naturali, gli animali, le piante, le parti del corpo. Neruda usa parole semplici per farsi comprendere da tutti e sfida i lettori  a trovare la poesia proprio nella quotidianità solitamente e storicamente ritenuta banale e prosaica.  

Pane, / con farina  / acqua  / e fuoco / lieviti.   / Spesso e leggero, / coricato e rotondo, / ripeti / il ventre / della madre,/ equinoziale / germinazione  /terrestre. Pane, / che facile / e che profondo sei! /

(Pan, con harina, / agua / y fuego/ te levantas.)    …………………………..

…il pane, il pane / per tutti i popoli, / e con esso ciò che ha / forma e sapore di pane/ divideremo: / la terra, / la bellezza, / l’amore / tutto questo / ha sapore di pane, /forma di pane, / germinazione di farina, / tutto / nacque per essere diviso, / per essere consegnato, / per essere moltiplicato……

Sappiamo che Pablo Neruda oltre a bellissime poesie d’amore scrive le sue opere con intenti sociali per denunciare l’ingiustzia, la dittatura, l’imperialismo statunitense. Si impegna in una lotta politica contro la sofferenza. Secondo lui l’intellettuale è moralmente obbligato a porsi al servizio della causa civile nel processo etico-formativo della società. Un poeta-vate dunque.

 Pablo Neruda, pseudonimo riconosciuto legalmente di Neftalì Reyes Basoalto, nasce in Cile il 12 luglio 1904.

 Nella sua formazione, importantissime  sono la letteratura e la scrittura. Abbandona l’idea di diventare insegnante per dedicarsi principalmente alla poesia. Ricopre incarichi diplomatici e politici nel Sud-est asiatico, in Argentina, in Spagna. E ‘console a Madrid dove conosce  Garcia Lorca.  Dopo il divorzio dalla prima moglie, conosce Delia del Carril, più anziana di lui di 20 anni, fautrice del comunismo, che lo indirizzerà verso l’ideale marxista. Dopo l’uccisione di  Garcia Lorca da parte dei franchisti, Neruda appoggerà totalmente il fronte popolare.  Scrive “Espana en el corazon”.

Nel 1945 è senatore in Cile. Quando però egli accuserà con il suo famoso “Yo acuso” il presidente Videla della violenta repressione contro i minatori in sciopero, è costretto ad esiliare. Si rifugia in Argentina, poi grazie anche a Picasso, raggiunge Parigi. Nel 1952 è a Capri in una villa messagli a disposizione da un amico importante. Questo periodo è immortalato per sempre nel bellissimo film “Il postino”.  Quando in Cile viene eletto il socialista Salvator Allende, Neruda torna in patria.

Gli viene assegnato il Nobel per la letteratura nel 1971.

Muore nel 1973, poco dopo il colpo di stato di Pinochet.

Ci sarebbe tanto da raccontare sulla sua vita intensa e appassionata e tanto da leggere, soprattutto in spagnolo, questa bellissima lingua che gli spagnoli hanno definito “es (o esta) l’idioma por ablar con Dios” ( chiedo aiuto a Raffaella  per l’eventuale correzione) !

Deliziamoci  ora con le sue succose odi, questi canti distesi, solari che emozionano.

ODE ALL’OLIO      

Accanto al frusciare / del cereale , tra le onde / del vento sull’avena, //   l’ulivo / dal volume argentato….

(Cerca del rumoroso / cereal, de la olas /del viento en las avenas,  // el olivo…”

Io amo / le patrie dell’olio, / gli uliveti / di Chacabuco, in Cile, /al mattino / le piume di platino / forestali / contro la rugosa / cordigliera, /ad Anacapri, là su/ nella luce tirrena, /la disperazione degli ulivi, / e nella carta d’Europa, / la Spagna,/ cesta nera di olive /sploverata di fiori d’arancio /come da una ventata marina….

Ed ancora odi  al carciofo, al cocomero, alla lattuga, all’ape, al pomodoro, persino alle patate fritte, tutte in un tripudio di versi pieni di amore e gioia  sensuale per la vita, senza mai dimenticare l’invito alla solidarietà, alla condivisione, alla giustizia,  come nell’Ode al Pane o in quella al Mais, alimento primordiale e mitico dell’America.

 “America, da un grano / di mais t’elevasti/ fino a riempire / di terre spaziose / lo spumoso /oceano. /Fu un grano di mais la tua geografia/ …….

Morderti ,/ pannocchia di mais, vicino all’oceano / dalla cantata remota e dal valzer profondo./ Bollirti / perchè il tuo aroma / s’effonda / sulle azzurre montagne./ Ma dov’è / che non giunge il tuo tesoro? / Sulle terre costiere / e calcaree, / pelate, sulle rocce / del litorale cileno, alla misera tavola / del minatore…”

ODE ALLA MELA

Te, mela,/ voglio/ celebrare /riempendomi/ la bocca /,col tuo nome / mangiandoti…

( A ti, manzana / quiero/ celebrarte / llenàndome / con tu nombre / la boca,/comiéndote….”

Io voglio/ un’abbondanza/ totale, la moltiplicazione/ della tua famiglia / voglio/ una città, una repubblica,/ un fiume Mississipi/ di mele,/ e sulle sue sponde / voglio vedere/ tutta/la popolazione/ del mondo/ unita,riunita, /nell’atto più semplice che ci sia: / a mordere una mela.

ODE AL LIMONE

Da quei fiori/ sciolti/ dalla luce della luna,/ da quell’/odore d’amore/ esasperato,/ immerso nella fragranza, / sorse /dall’albero del limone il giallo, / dal suo planetraio |discesero i limoni sulla terra…

E per concludere questa lettura,  da fare ad alta voce, mi raccomando, ricopio la prima Ode, quella al vino

Vino color de dia , vino colr de noche

Vino color del giorno,

vino color della notte,

vino con piedi di porpora

o sangue di topazio,

vino,

stellato figlio

della terra,

vino,liscio

come una spada d oro,

morbido

come un disordinato velluto,

vino inchiocciolato

e sospeso,

amoroso,

marino,non sei mai presente in una sola coppa,

in un canto, in un uomo,

sei corale, gregario,

e,quanto meno, scambievole……

Amo sulla tavola,

quando si conversa,

la luce di una bottiglia

di intelligente vino.

Lo bevano

ricordino, in ogni

goccia d-oro

o coppa di topazio

o cucchiaio di porpora

che l-autunno lavora;

fino a riempire di vino le anfore,

e impari l-uomo oscuro,

nel cerimoniale del suo lavoro,

a ricordare la terra e i suoi doveri,

\a diffondere il cantico del frutto.

 

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5 commenti
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  1. Ho avuto la fortuna di leggere Neruda in lingua originale perchè conosco lo spagnolo, come Mirna ben sa 🙂 Adoro le sue poesie d’amore e la sensualità e la musicalità dei suoi versi.

  2. In queste parole c’è il colore e il sapore del Mediterraneo e allora penso che sarebbe il massimo poter leggere i poeti e gli scrittori nella loro lingua originale.
    Lode al traduttore che ancora una volta avvicina a tante, sensuali e dolci parole, attente alla presenza di alimenti, che diventano così presenze vive nella nostra esistenza, parte della nostra vita.

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