NEL SEGNO DELLA PECORA, e la lunga ricerca

pubblicato da: admin - 11 Luglio, 2010 @ 6:43 pm

scansione0006scansione0005Eccomi nella mia postazione mattutina per parlare del libro di  Murakami  Haruky, finito ieri sera.  Mi piace avere  questo impegno quotidiano quasi inderogabile perchè scandisce il ritmo della mia giornata, mi dà un piccolo scopo (scopetto, lo chiamo io)  e dopo mi lascia soddisfatta per aver compiuto “qualcosa”.

Inoltre appena apro il blog ho la bella sorpresa dei commenti dei visitatori. I complimenti di Maria Teresa, il post di Raffaella, il ritorno di Camilla dalle fresche e adamantine montagne dell’Alto Adige e la sua voglia di Proust. Di Proust non se ne potrà mai fare a meno, io penso.  Egli ci conferma ed esaudisce le nostre  intrinseche aspettative del cuore… Prima o poi Proust doveva nascere. Come la musica di Mozart, la prosa poetica di Marcel  esisteva nel nostro spazio-tempo ed era destinata all’umanità…Per raggiungerci ci volevano però  gli  intermediari.

Sensazione di fresco  “Nel segno della pecora“, non deve spaventare il peso o il caldo del vello di questo particolare ovino cercato da molti, perchè  arriviamo persino nel nord di Hokkaido, tra le sue gelide regioni pur di trovarlo. Ma di che pecora si tratta? Una particolare, bianca, con una stella marrone sulla schiena. La vogliono ritrovare alcune persone, un ricchissimo uomo politico  in fin di vita, un agronomo, il professore Pecora e lo stesso protagonista per poter salvare il proprio lavoro ma soprattutto per riempire la solitudine e l’alienazione provata in un Giappone che sembra staccarsi dalle sue radici più vere. 

E’ la sua gelida e  asettica solitudine che sembra fare da lente deformante alla realtà per cui tutto acquista un sapore surreale e magico. In fondo l’ordine di trovare una pecora è per il protagonista la ricerca di qualcosa, ma soprattutto l’aver capito che cosa. 

Questo romanzo racchiude tutti i temi sviluppati poi da  Haruky nei successivi scritti:  “la solitudine dell’uomo, l’arroganza e lo strapotere della politica, la nostalgia per l’atmosfera esaltante degli anni Sessanta, l’irrompere del surreale nella prosaicità della vita quotidiana.”

Pubblicato nel 1992 “Nel segno della pecora” è diventato un libro cult per gli amanti di Murakami, cercato da molti ed infine ripubblicato quest’anno dalla Einaudi con una traduzione di Antonietta Pastore ( che  mi sembra proprio adatta!)

Storia complessa, quasi detective story, un po’ fantapolitica, un pò filosofia,  misticismo, un po’  sogno. E’ entrare in una strada tortuosa piena di laterali, vicoli chiusi, improvvisi baratri, illuminazioni. Sempre però i nostri dubbi e le nostre ansie in primo piano, per conoscerle, analizzarle e forse dirimerle.

La vita è una lunga ricerca, la pecora, il viaggio  o qualsivoglia altro elemento ne sono sempre una metafora calzante.

Molta poesia anche tra le  descrizioni prosaiche di spuntini, abbigliamento, caratteristiche fisiche dei personaggi, descrizioni dei luoghi. Come l’immagine pittorico-filosofica della farfalla che si posa sul seno della sua ragazza  addormentata( ragazza misteriosa dalle bellissime orecchie e dai poteri soprannaturali).

 “Una piccola farfalla entrata da chissà dove svolazzava come un pezzetto di carta mosso dal vento. Alla fine le si posò su un seno, vi restò un momento a riposare, poi se ne volò via. Quando la farfalla la lasciò, lei sembrò un pochino più vecchia.”

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6 commenti
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  1. E no, non è affatto facile parlare Haruky , cara Mirna. Sei veramente capace di cose mai viste. Allora mi piacerebbe che tu parlassi ancora di qualche romanzo giapponese
    ( perchè io la tua riflessione su Murakami, questa sintesi davvero bella e compiuta, me la stampo e la ficco dentro il libro), per esempio un romanzo che mi ha incantata ma di cui non saprei parlare così, come riesci tranquillamente a fare tu, io sono logorroica, mi perdo in mille viotttoli e anfratti e vicoli , un romanzo che , come dicevo, mi ha davvero coinvolta e che non mi è più uscito di mente, anche se il suo mistero, che credo di avere capito e che non mi sembra più misterioso, tuttavia , ecco, sono già in confusione. Insomma il romanzo è”Grotesque” di Natsuo Kirino. Le sorelle Hirata hanno qualche somiglianza con altri fratelli, grandi classici, lontanissimi dal Giappone. Se per caso potrai farlo avrei bisogno di una tua paginetta nel merito di Kirino. Da infilare nella mia copia di Grotesque. Spero di vederti presto.

  2. Questo titolo mi fa venire in mente una delle più note ed affascinanti narrazioni della mitologia greca: il mito del vello d’oro e così mi lancio in una ricerca!
    Come si sa “il mito racconta una storia sacra, riferisce un avvenimento che ha avuto luogo nel tempo primordiale, il tempo favoloso delle origini. È dunque sempre il racconto di una creazione”.
    L’impresa degli Argonauti quindi, alla ricerca del vello del prezioso ariete volante, sacrificato al posto di un ragazzo. Il vello rimase intatto e fu tenuto in conto come un grande tesoro dagli abitanti della Colchide. Il mito sembrerebbe rifarsi ai primi viaggi dei mercanti-marinai greci alla ricerca di oro, di cui la penisola greca è assai scarsa e sembra che tuttora nelle zone montuose della Colchide vivono pastori-cercatori d’oro seminomadi che utilizzano un setaccio ricavato principalmente dal vello di ariete, tra le cui fibre si incastrano le pagliuzze d’oro.

    Il viaggio per trovare la pecora o il vello si trasforma allora in ricerca, che si trasforma man mano in scoperta e conoscenza. Mi vien da pensare allora come un mito legato alla nostra cultura mi abbia fatto avvicinare alle riflessioni di uno scrittore giapponese. E questo è il miracolo della letteratura!

  3. Ciao Mirna,
    rieccomi per un fugace attimo!! Anche se ultimamente non ho partecipato attivamente al blog appena posso mi ritaglio un’agolino e mi ci butto!!
    Mi è successa una cosa molto carina e, trattandosi di libri, te la voglio raccontare.
    Alcune settimane fa ero in vacanza al mare, a Jesolo. Emma stava giocando sulle altalene della spiaggia e, mentre aspettavo, mi sono seduta su una panchina.
    Notai subito un libro, solo soletto, appoggiato sulla panchina ma non c’era nessuno; pensai che qualcuno lo avesse lasciato lì per andare alla toilette, ma, dopo una mezz’oretta, non vedendo arrivare nessuno, ho creduto fosse stato dimenticato, così l’ho preso in mano e con grande sorpresa ho visto che aveva un’etichetta sulla copertina con la seguente dicitura “LIBRO VIAGGIANTE”. Allora ho aperto la prima pagina e così ho scoperto che quel libro non era stato dimenticato ma messo lì a disposizione di chi avesse voluto leggerlo e farlo viaggiare per il mondo.
    Ho scoperto essere un gioco ideato dai creatori del sito “salottoletterario.xoom.it” che hanno fatto partire 15 libri “viaggianti”.
    Il libro che ho trovato è “La traccia del Serpente” di Thomas Thompson, non sò se l’hai mai letto.
    Io ancora non l’ho fatto, l’ho prestato a mia mamma in quanto sta organizzando un viaggio in India con le sue amiche e, in buona parte, il libro è ambientato in questo meraviglioso paese.
    L’ho trovata un’iniziativa molto carina …. un bel modo per diffondere l’amore per l’arte e la cultura!!
    ….

    p.s.: complimenti per le tue poesie, sono delicate e piacevolissime!!

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