LE TIGRI DI MOMPRACEM, e il ricordo di mio padre

pubblicato da: admin - 12 Luglio, 2010 @ 7:13 pm

240px-Salgari_mompracem[1]Notti seminsonni dal caldo, pensieri pesanti come l’afa che stritola. Penso allora a mio padre che riusciva a stare ore e ore nel letto a “immaginare” avventure. Gli chiedevo nei suoi ultimi  anni  “Ma come fai a stare così  tranquillo a letto senza dormire? Che cosa pensi?”. E lui, con un po’ di pudore, rispondeva ” Ah, io sono sempre in Malesia con Sandokan e Tremal- Naik.”. Inventava infatti, mio padre, avventure della Tigre di Mompracem o riviveva  come co-protagonista quelle già lette, un’attività immaginifica così forte da renderlo una persona senz’altro particolare ed affascinante.

Ecco che allora un autore mi riporta mio padre lettore. Non solo Emilio Salgari, ma  anche Dostojevskij,(“Il Giocatore” era il suo preferito…perchè anch’egli amava il gioco!), e poi  Emile Zola (citava sempre “La bestia umana” perchè l’aveva colpito tantissimo), e Curzio Malaparte dove nel suo “Maledetti toscani” si ritrovava con orgoglio, poi Oriana Fallaci ecc. Amava leggere testi geografici, a tavola si parlava di luoghi lontani, dei fiumi più lunghi, delle capitali…Non fece molti viaggi  all’estero mio padre, qualche puntata in Austria e Germania per lavoro, ma  riuscì ad appagare il suo desiderio di conoscere altri mondi  attraverso la lettura attenta, lo studio, l’interesse per chi viaggiava  e naturalmente la fantasia.

 Amava particolarmente  Emilio Salgari  proprio perchè anch’egli  pur non viaggiando,  riuscì a raccontarci   avventure magnifiche ambientate in luoghi esotici e lontani  documentandosi  soltanto su atlanti e libri.

Emilio Salgari non riuscì a conseguire il diploma di Capitano di marina che tanto avrebbe desiderato e navigò soltanto  per tre mesi lungo le coste dell’Adriatico. Non riuscì mai ad andare oltre il Mediterraneo, è l’Oceano indiano  la cornice delle sue mille avventure. I suoi romanzi ebbero un grande successo di pubblico, doveva scrivere a ritmo continuo senza ricevere in cambio  un gran tornaconto economico. Come in una catena di montaggio ogni giorno, fumando cento sigarette (anche mio padre era un  gran fumatore), scriveve pagine e pagine sul principe- pirata che in  Malesia  combatte contro la potenza coloniale britannica e olandese aiutato dal fido Yanez de Gomena.  Il nemico per antonomasia riveste i panni di James Brooke, rappresentante della Compagnia delle Indie e simbolo dell’oppressione straniera.

Sandokan è coraggioso, forte, è una vera tigre, e riesce a sollecitare la fantasia dei lettori di ogni età e tempo. C’è anche la parte sentimentale: l’amore per la bellissima Marianna, la dolce Perla di Labuan.

Naturalmente anch’io ho letto questi libri e po  li ho regalati a Stefania. Ma se nomino Sandokan subito mi appare mio padre che paragono a Salgari per la sua immaginazione vivida e intensa,  per il suo desiderio di avventure lontane, di andare in un altrove forse più consono alle sue caratteristiche. Lo accosto anche a  Sandokan stesso, leale, combattivo, dominatore e soprattutto libero.

Spontanea mi sorge l’osservazione: dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei…

Interessante  sarebbe anche parlare, oltre che delle nostre letture, anche quelle dei nostri genitori …leggo che Claudia ha prestato il “libro viaggiante”trovato su una panchina alla mamma che presto andrà in India! (Non ho ancora letto “La traccia del serpente”…perchè, cara Claudia, non ci scrivi tu qualcosa quando l’avrai finito?)

Bellissima  l’iniziativa di far circolare più libri possibili…la lettura collante di esperienze, emozioni, scoperte…

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8 commenti
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  1. Le tigri di Mompracem, e il ricordo del mio padrino.
    Ho inaugurato il fonte battesimale della Doria (Genova) nel febbraio del 1944. Ovviamente sono sandoriano. Il mio padrino della Comunione, Dante Vannucci, mi regalava solo libri. Tutti quelli per ragazzi, a cominciare da Salgari. Ricordo la dedica che su ognuno di essi mi scriveva alto a destra, con la stilografica, calligrafia fluente … Una volta riuscii anche a “scoprire” quanto costavano: 500 lire l’uno, prezzo mal cancellato dal donatore … Io li “bevevo”, letteralmente … questi libri … e quando i miei genitori venivano a spegnere la luce “dormite, domani c’è scuola” io proseguivo la lettura, pila alla mano, sotto le coperte. Sandokan ed il suo praho (veliero). Anch’io ebbi il mio praho, costruito con i pezzi delle cassette della frutta d’un tempo, che erano di legno. I prismi degli angoli erano gli scafi (già, perchè in realtà realizzavo dei trimarani, cioè “velieri” a tre scafi paralleli). Dalle assicelle più lunghe ricavavo i ponti di congiunzione degli scafi, l’albero ed il picco della vela (quadra).Un fazzoletto (quadrato) per vela, e via, a far navigare (cioè scorrere) questo praho sul pavimento del balcone della mia cameretta, a Genova, orientato nord-sud, vista mare, quando spirava forte la tramontana … vento in poppa …
    E i tigrotti altro non erano che i tappi rossi dei tubetti del dentifricio (ne ometto la marca perchè non devo fare pubblicità occulta).
    Le letture dell’infanzia sono state molto importanti per me. Hanno stimolato creatività, voglia di viaggiare, di conoscere, di “intraprendere”, di creare, e fluidità nello scrivere. Altro che videogiochi!
    E poi, le varie squadre di ragazzi, all’oratorio, ognuno con la propria bandiera e simbolo .. ed io con la testa di una tigre dipinta su di una bandierina triangolare capeggiavo il gruppo dei tigrotti … Sembra ieri. Ma se i ricordi sono così vivi, forse vuol proprio dire che certe “cose” lasciano il segno, che ne dite?
    Ho voluto regalare tutti questi libri alla biblioteca di una scuola media, sperando di contruibuire ad un ritorno ad un passato, per tanti aspetti migliore dell’attuale presente. Tuttavia me ne sono tenuto uno, quale simbolo dei miei ricordi: Il Corsaro Nero, di Salgari, ovviamente.
    Grazie, Mirna, per la citazione delle Tigri di Mompracem!
    Riccardo Lucatti

  2. Che papà fantasioso! Le origini non smentiscono e penso proprio che la vena della poesia è propria della tua famiglia.
    Salgari era considerata una lettura per ragazzi e per noi ragazze erano dirette altre letture tipo quelli di Delly, che ho sempre pensato fosse una donna e che ho poi scoperto essere lo pseudonimo dei fratelli francesi Jeanne-Marie (1875-1947) e Frédéric Petitjean de la Rosière (1876-1949), che insieme hanno scritto un centinaio di romanzi d’amore.
    Devo dire che non ero attratta da tutte quelle avventure che mi apparivano fosche e abbruttenti, col tempo però, grazie alla serie televisiva, che si guardava con tutta la famiglia, che immergeva in quel mondo esotico ed affascinante ed anche alla storia d’amore della Tigre con la Perla, mi ha fatto trovare quelle vicende sicuramente più avvincenti di quelle melense dei romanzi rosa.
    Sandokannnnnnnnnnnnn!

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