COME UN ROMANZO di Daniel Pennac

pubblicato da: admin - 5 Febbraio, 2010 @ 4:30 pm

scansione0005200px-Daniel_PennacStamattina ho riportato in Biblioteca i due libri che avevo preso in prestito alcune settimane fa, l’autobiografia di Jung e un altro, un romanzo di uno scrittore austriaco che una mia cara amica, appassionata lettrice, mi aveva consigliato, ma che io non sono riuscita a finire. Mentre camminavo nell’aria gelida mi chiedevo che cosa mi aveva spinto a interrompere la lettura. Forse non era il momento giusto per leggere una storia ambientata nel 1800 tra le Alpi austriache, nonostante il freddo comune. Non sono riuscita ad entrare in sintonia con il ragazzo sfortunato, un genio musicale, dagli occhi gialli. Certi avvenimenti e personaggi mi hanno fatto sentire a disagio. Insomma, mi sono appellata al III emendamento di Daniel Pennac, cioè al diritto di non finire il libro.

Io sono una di quelle lettrici che deve identificarsi  o partecipare totalmente; ho diritto al bovarismo, che come descrive Pennac è:

“la soddisfazione immediata ed esclusiva delle nostre sensazioni: l’immaginazione che si dilata, i nervi che vibrano, il cuore che si accende, l’adrenalina che sprizza , l’identificazione che diventa totale …”

Da ragazzina lo praticavo intensamente: dopo la lettura agivo e parlavo come i protagonisti del libro, sotto lo sguardo di compatimento di mia nonna Bianca. Ora in tono minore, lo pratico ancora.

Non sempre si mette in atto il bovarismo, lo si fa soprattutto quando ci sono personaggi a noi simili, ai quali vorremmo assomigliare o verso i quali abbiamo una totale empatia.

Che altro ci suggerisce Pennac, il cui vero nome è Daniele Pennacchioni, classe 1944, in questo saggio?

Innanzitutto di leggere, leggere,leggere.

                                                 “La lettura è una compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe sostituire”

Pennac ha insegnato lettere in un Liceo parigino dove ha compreso la disaffezione alla lettura da parte degli adolescenti. Affronta quindi anche il problema di come si possa stimolare i giovani non tanto alla lettura in sé e per sé, quanto al piacere di essa.

Come ex insegnante di lettere ricordo le ore dedicate a parlare di libri con i ragazzi e i risultati che spesso ottenevo.

Ripenso a Luigi, bravissimo studente ormai pronto per la maturità classica, (che ogni tanto partecipa al blog)  ora appassionato di documenti e reperti della I guerra mondiale, che si offrì coraggiosamente di leggere “Cime Tempestose”, mentre le ragazzine si erano rifiutate. Gli piacque molto.

Anche il luogo in cui si legge può influire sul modo di assaporare un libro: in estate sotto un albero frondoso è magnifico, sul divano di una caldo soggiorno con una tazza di tè accanto, a letto la sera, o in un luogo affollato per crearsi una sorta di nicchia. Ognuno ha il suo luogo privilegiato…

Qual è il vostro?

Ecco in calce i diritti imprescrittibili di Pennac. Siete d’accordo, con tutti, con alcuni?

I diritti imprescrittibili del lettore

I.  Il diritto di non leggere

II. Il diritto di saltare le pagine

III.Il diritto di non finire il libro

    IV. Il diritto di rileggere

V. Il diritto di leggere qualsiasi cosa

VI. Il diritto al bovarismo (malattia testualmente contagiosa)

VII. Il diritto di leggere ovunque

VIII. Il diritto di spizzicare

IX .Il diritto di leggere a voce alta

X.  Il diritto di tacere

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10 commenti
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  1. Pennac insegnava in un liceo parigino assieme alla cugina di un mio attuale collega, prof di musica, che ha avuto la fortuna di conoscerlo personalmente… Anzi Pennac è intervenuto nella scuola dove Sergio lavorava, in quel di Levico Terme. Per i ragazzi è stata una bellissima sorpresa …Sarebbe piaciuto conoscerlo anche a me anche se, aihmè, devo ammettere di non aver letto nulla di suo. ma provvederò…
    Un luogo che amo per le mie letture? Sul divano davanti al fuoco scoppiettante l’inverno o sul terrazzino all’ombra l’estate… Anche a letto qualche volta, anche se ultimamente tendo ad addormentarmi subito…

  2. Io amo leggere soprattutto in giardino, sulla mia poltroncina ben imbottita e sotto l’ombra del nespolo. I merli, che ogni anno nidificano abbondantemente, ormai mi conoscono e tollerano la mia presenza. Così mi rilasso tra le amene letture e le parole crociate dell’Enigmistica. D’inverno, invece, mi piace leggere in salotto dove ho sempre a portata di mano carta e penna per buttare giù pensieri e riflessioni che mi passano per la testa. Ho provato a leggere anche a letto ma anch’io mi addormento in un attimo.
    Mi procurerò presto questo libro di Pennac, autore che non conosco e che mi incuriosisce, come molti altri di questo splendido blog. Sei forte Mirna!

  3. Il diritto a non finire il libro!!!Il mio preferito!!!A volte mi sento quasi in colpa per non riuscire a finire un libro, ci provo e riprovo, ma la lettura è sforzata, lenta e noiosa….e allora abbandono sfinita il libro…pensando che non tutti i libri sono per tutti….e che non sono tutti adatti allo stesso momento….io credo che i libri ci chiamino…..quando entro in libreria, o biblioteca, non vado mai con un titolo in tasca, ma passeggio tra gli scaffali in attesa che un libro mi attiri talmente tanto da tirarlo giù dallo scaffale e rubarne qualche frase qua e là..per capire che sia quello giusto…e allora, solo allora l’idillio è fatto!Quel libro sarà mio!;) ah che bello!!!

    Dove leggerlo?!Sopratutto a letto, la sera prima di dormire….non avendo giardino da sfruttare o camino da ammirare mi rivolgo al mio caro letto, che così soffice mi permette di perdermi dentro al mio libro….e se il libro è appassionante, non rischio di dormire di sicuro, prima di averlo finito…un pò Firminio, divoratrice di libri!

    buona giornata!;P

  4. Sono più o meno d’accordo con Pennac, soprattutto con il diritto di non leggere. Può succedere infatti, per quanto per me il libro sia una delle migliori compagnie, che lo stesso non sempre sia il privilegiato. Ho però bisogno di sapere che i libri scelti siano sempre a portata di mano, salvifici e disponibili. Ho letto qualcosa di Pennac del ciclo su Benjamin Malaussène, letture divertenti, un po’ demenziali, anche se raccontano storie truculente.
    Il mio posto privilegiato per leggere, in inverno, è naturalmente la nicchia che mi sono creata nel divano, mentre in estate, sdraiata o seduta in piscina, o al mare, comunque all’aperto, cercando un posto poco disturbato, sempre se possibile.

  5. il mio è decisamente il diritto a rileggere. rivedo, risfoglio e rileggo i miei libri preferiti, per scoprire ogni volta qualcosa che mi ero persa, qualche emozione, qualche imprevedibile e imprevista connessione con la mia vita, che magari non era venuta a galla alla prima lettura.

    il mio luogo di lettura è decisamente il letto, ma, soffrendo di bulimia letteraria, ogni posto va bene:il treno (che, ahime, frequento spesso), il divano, una panchina…

    Pennac è meraviglioso, scrive con una facilità e scorrevolezza quasi inedite, impossibile non finire un suo libro (nonostante l’imprescindibile diritto a non finire i libri)!

  6. Questo pomeriggio ho incontrato Mirna e con lei abbiamo parlato del “famoso” libro che ha riportato in biblioteca senza riuscire a finirlo…
    Io ho letto quel libro. Si intitola Le voci del mondo ed è scritto da Robert Schneider. Ambientato in un paesino alpino dell’Austria alla fine dell’800, narra le vicende di un ragazzino Elias additato da tutti come un imbecille ma che in realtà possiede un’intelligenza superiore e un dono straordinario, quello cioè di percepire,quasi visulaizzare, qualunque suono. I suoni della natura, i suoni degli animali e i suoni dell’anima. Insomma il suono del’universo.
    E riflettendoci oggi mi è venuto in mente un esercizio che ho fatto la scorsa settimana con i miei bambini del coro: li ho fatti sdraiare, chiudere gli occhi e ascoltare con attenzione qualunque rumore essi sentissero… Perchè il frastuono della vita moderna nasconde spesso gli splendidi suoni che ci circondano. E così un bambino di 6 anni mi ha detto “Io sento il mio cuore” Ma quale risposta più bella potevo avere???
    Domani li rivedrò e ho dato loro il compito di ascoltare i rumori che sentono nel letto quando vanno a dormire o quando si svegliano… Sono curiosa di sentire cosa mi diranno.
    Il protagonista del libro ad un certo punto si innamora di una fanciulla (sua cugina) e solo con lei riesce a sentire il suo cuore battere all’unisono con quello di Elisabeth… Solo per lei la musica che sgorga dalle sue mani di organista dal talento straordinario ha veramente senso. La musica è il tramite al cuore della ragazza.
    L’amore per la ragazza lo porterà al sacrificio estremo. Un giorno incontra un viandante che gli dice che chi dorme non ama intensamente, dacchè spreca il proprio tempo nel sonno piuttosto che nell’amare… Convintosi di ciò decide che il suo amore per Elisabeth è troppo grande per non amare anche di notte e si toglierà la vita in quanto deciso a non dormire più.
    Ma esiste davvero un amore così grande? Oggi che l’amore è consumo, veloce, rapido, una sorta di fastfood, c’è ancora qualcuno che concepisce l’amore come un’esperienza totalizzante e simbiotica?
    E’ vero che è un libro un po’ strano e pieno di particolari macabri che potrebbero anche dare fastidio, ma io l’ho trovato davvero commovente e consiglio Mirna di superare queste difficoltà e di portare a termine la lettura… ne vale la pena!!!

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