PORTAMI A CASA, e la ricerca di un nuovo equilibrio

pubblicato da: admin - 19 Settembre, 2010 @ 7:31 pm

E’ il secondo libro di Jonathan Tropper che leggo, il primo è “Tutto può cambiare” ed entrambi si focalizzano sulla ricerca di “amalgamare”, come scrive Cinzia” i vari ingredienti della vita”. Riordinare con calma il disordine .

Sempre la famiglia al centro di tutti noi, quella d’origine, quella che abbiamo o non abbiamo creato… Questo microcosmo, cellula vitale della nostra società, può essere  terreno di perfetta, vera o presunta, armonia o terreno di rapporti conflittuali irrisolvibili. Nonostante tutto, con pazienza, prendendo un “ingrediente” alla volta si può capire, tollerare, perdonare o recidere, ma trovare alla fine un nuovo equilibrio.

In questo romanzo, ormai bestseller negli States, troviamo una famiglia in frantumi costretta a ritrovarsi nella casa paterna  per celebrare la Shiv’à, ultima volontà del capofamiglia defunto. La Schiv’à è il periodo di lutto prescritto dalla religione ebraica: per sette giorni consecutivi tutta la famiglia dovrà riunirsi sotto lo stesso tetto e ricevere le visite di condoglianze e ricordare episodi della vita dello scomparso.

Quattro figl, tre maschi e una femmina ritornano dalla madre in lutto, una famosa psicologa autrice di libri di consigli per l’infanzia. Una donna appena over 60 che mostra con orgoglio il suo seno rifatto, le gambe ancora belle e che  cerca di riagganciare  i fili spinosi, contorti, usurati dei rapporti fra i  fratelli.

Il racconto, scritto con acume, calore, realismo e umorismo graffiante  fa vivere anche a noi lettori  questi sette giorni di obbligata convivenza in cui riaffiorano vecchi rancori irrisolti, passioni ancora vive, segreti inconfessabili. Sembra di essere seduti su una polveriera.

Judd è il protagonista narrante, è lui che sta vivendo una drammatica separazione dalla moglie, ma è lui che ricorda gli avvenimenti che hanno disgregato la sua famiglia. Il lontano ricordo del rottweiler che ha dilaniato il braccio del fratello maggiore Paul, il preferito del padre, lo sportivo vincitore di borse di studio gli aveva già  fatto capire  allora“…che fosse rimasto menomato il fratello sbagliato. All’epoca non lo sapevo, ma quella fu la notte in cui andammo in frantumi, e negli anni a venire i frammenti dai contorni irregolari di noi tutti avrebbreo continuato ad allontanarsi sempre più gli uni dagli altri, pezzettini essenziali che andavano persi qua e là, finchè non rimase la benchè minima speranza di poterci mai rimettere insieme.”

Ma la vita è piena di sorprese, “tutto può cambiare”. La moglie fedigrafa può riservare delle sorprese, antiche amicizie ritrovate si possono rivelare la spinta ad abbandonare la commiserazione, il perdono  regala imprevedibile forza,  sepolti ricordi fanno riaffiorare una tenerezza dimenticata.

E’ un racconto di un uomo, scritto da un uomo, che sembra  attingere alla nostra capacità femminile sottolineato da Cinzia, di “affrontare una cosa alla volta” di “aiutare lo zucchero ad amalgamarsi con il burro e il cioccolato…” di ritrovare la “nostra casa interiore.”

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1 commento
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  1. Avevo letto, con grandissimo piacere, DOPO DI LEI di Jonathan Trapper. Lessi anche gli altri due usciti in Italia ma mi sembrarono non all’altezza del primo, un poco ripetitivi, sull’onda del successo . Peccato perchè “dopo di lei” , storia di un giovane che rimane vedovo di una affascinante moglie, più grande di lui, divorziata e con un figlio adolescente, è un piccolo capolavoro. Il dolore del giovane è lancinante e la sua depressione e le sue reazioni sono furenti di fronte al suo mondo (molto simile a quello di “portami a casa”). In “dopo di lei” però c’è tutta la forza di uno statu nascenti dello scrittore, originalità e molta leggerezza e alcune pagine esilaranti. Il giovane vedovo, per esempio, scriverà a tutti un irresistibile decalogo (mi sembra un decalogo, o comunque delle ferree regole) di cosa NON si deve mai fare e dire a chi ha subito un grave lutto. Da questo regolamento c’è da imparare e si fanno delle risate un poco “verdoline” perchè ci si riconosce, inevitabilmente, in molti atteggiamenti e luoghi comuni che , a volte, abbiamo praticato, in buona fede.
    Ti avevo mandato una mail con poche righe su “Tutti i viventi” di Morgan E.T.Se è troppo striminzito e brutto fammelo sapere che cercherò di rimediare. Ciao a tutti e a presto