LE AFFINITA' ELETTIVE, e l'intimo riconoscersi

pubblicato da: admin - 23 Settembre, 2010 @ 7:56 pm

scansione0015Quando possiamo parlare di affinità elettive? Quando andiamo d’accordo su tutto oppure su alcune cose che noi reputiamo le più  importanti della vita? Oppure quando ci troviamo bene con qualcuno su un piano formale, ludico o intellettuale , nonostante  intime discordanze?  Certo che abbiamo abusato di questo concetto usandolo spesso con leggerezza. Ma ripensando al rapporto di complicità fra sorelle o amiche, come ci dice Raffaella, e leggendo i diversi pensieri  di Miki e  di Cinzia, si può provare a soffermarci sul grande romanzo di J.Wolfgang Goethe.

Goethe parla di affinità elettive per quanto riguarda la coppia, proprio nel momento in cui già anziano, si innamora della giovane Minna Herzlieb. Il suo romanzo che sembra attingere alla scienza per quanto riguarda l’attrazione quasi chimica di persone affini, è comunque tragico.

I suoi personaggi, Carlotta, Edoardo, il Capitano, Ottilia, l’azione stessa nell’ambiente  neoclassico diventano simboli spirituali e universali. Per Goethe il trapasso alla vecchiaia significò una crisi profonda, un’affievolirsi della sua titatnica, olimpica maturità raggiunta e questa sua opera sembra quasi un’operazione catartica alla sua improvvisa  ferita passionale.

Il suo amore per Minna, quasi un canto di distacco e di commiato, lo porta a confrontare il mondo del matrimonio –  quello dell’ordine e della morale – , con il mondo della forza naturale dei sentimenti, la forza elementare dell’amore. Infatti nel concetto dell’affinità elettiva, mutuato dalla terminologia chimica, si legittima qulla forza cosmica che spinge la vegetazione  a fecondarsi spontaneamente, il rapporto fra gli animali a soggiacere per necessità alla legge di natura. Egli vede riflessa, proprio nella sua improvvisa passione per Minna, quella forza cosmica che però negli uomini si attua in modo diverso da quello in cui si attua nel mondo della natura.

Più armonia nel mondo della natura perchè non si può scegliere, tra noi umani invece, nella scelta, un elemento di squilibrio che talvolta si rivela tragico.

Fra le quattro persone che vivono insieme già  in coppia grazie a una precedente armonia , prepotente sorge la forza della affinità elettiva che inesorabilmente faranno attrarre Carlotta e il Capitano, Edoardo (marito di Carlotta) e Ottilia.

Romanzo che suscitò grande scalpore nel 1808, qundo apparve. Goethe non voleva nè difendere il matrimonio, nè il libero amore, ma solamente rappresentare per simboli – e i personaggi vivono come simboli -, il comportarsi ed il reagire dell’uomo di fronte a quella “demonica forza della natura” che qui nel romanzo ha preso la sostanza ed il potere dell’amore fra i due sessi.

Chi ha letto la storia  saprà delle intime riflessioni dolorose dei quattro protagonisti, saprà che Carlotta concederà il divorzio ad Edoardo affinchè sposi Ottilia, ma anche che quest’ultima non riuscirà a conciliare amore e legge morale. E la tragedia suggellerà la storia.

Un  altro capolavoro da rileggere.

 E che oggi è stato lo spunto per riflettere su che cosa intendiamo  veramente per affinità elettive.

E tornando all’incipit del post, può una persona amica avere più affinità con noi che gli stessi consanguinei?

Con chi vi sentite “affini” e in quanta parte?

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10 commenti
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  1. Ciao Mirna, grazie per tutte le emozioni che ogni giorno ci regali. Sei fantastica! Ci hai presi tutte per mano e, dolcemente come è tuo costume, ci hai condotti verso nuovi orizzonti a contatto con il nostro “guardarci dentro”. I tuoi suggerimenti di lettura sono per me motivo di sempre maggiore riflessione, conditi dalla curiosità di provare le vive impressioni di cui parli. E mi ritrovo, come faccio ora, a meditare su ricordi di letture fatte quando ero più giovane e sicuramente ancora “malmatura”. Ho letto molti anni fa il libro “Affinità elettive” è splendido e molti concetti mi hanno messa in condizione di riflettere su ciò che i sentimenti e le amicizie rappresentano per me. Riandando con il ricordo a tutte le persone con le quali ho condiviso la mia vita, ritrovo la grande importanza che hanno avuto nel mio procedere, a volte faticoso, lungo il cammino dell’esperienza. Il mio Alberto ne è stato il cardine più importante, colui che mi ha tenuto sempre la mano stretta tra le sue, anche e soprattutto quando la nostra strada era costellata soltanto di sassi. Ci siamo aiutati vicendevolmente a trasformare quei sassi in profumati petali di rose. La musica è stata sempre con noi e con lei abbiamo condiviso le nostre albe e i nostri tramonti. Ci ha aiutati e spronati nei momenti difficili.
    La musica, questa stupenda arte che sempre trasforma in un’unica persona, mia sorella Micaela ed io. Quando suoniamo insieme il nostro rapporto, già bello e solido, si tramuta in un’oasi di pace, di serenità e dolcezza. Gli stessi intenti, le stesse affinità..
    Ecco….vedi Mirna come con te riesco sempre a sentirmi migliore? Grazie mia cara e ci sentiamo prestissimo.
    P.S. Finalmente sono quasi guarita e allora mi sto dando alla pazza gioia con alcuni libri da te consigliati, presi l’altro giorno in biblioteca.

  2. E finalmente, e forse, ma forse, riuscirò a spiccicare qualche parola comprensibile a proposto del mio John Banville: uno dei suoi romanzi che appartengono alla triologia scientifica, dedicata a Newton, Keplero e Copernico, è stato riedidato, dopo oltre 10 anni, all’inizio di quest’anno, da Guanda. Si intitola “La lettera di Newton” e racconta di uno storico , un poco sui generis, che da anni sta scrivendo un saggio su Newton. Questo romanzo è qualcosa di straordinario, per la scrittura che non ha uguali , di B. , ma per non dilungarmi troppo, dovete sapere che i personaggi del romanzo hanno i nomi di quelli delle affinità elettive del grande Goethe. Infatti, oltre 200 anni dopo, il romanzo “Newton” è una sorta di A. E. dove tutti i personaggi si aspettano cose che non possono essere date o “offrono” cose che non possono essere accettate. L’ambiguità dei comportamenti è sempre presente. Il protagonista creato da Banville, potremmo chiamarlo Il Capitano, si trova a stringere tra le braccia Ottilia ma scopre di amare Carlotta, sebbene di un amore tutto mentale — come mentale fu la ritirata di Newton. E c’è la morte in agguato nel corpo di Edoardo, marito di Carlotta.Il nostro Capitano si dibatte tra la sindrome di Newton (abbandonare tutto) e l’amore per Carlotta e i dubbi , oltre alla relazione carnale con Ottilia, sul figlio di lei Michael che , forse, è figlio di Edoardo. Insomma questo capolavoro della letteratura contemporanea ( dove è necessario fare riferimento anche alla famosa lettera a Lord Chandos di Hofmannsthal : il silenzio della letteratura e l’incanto del disincanto) ha sapientemente usato le affinità elettive come falsariga e questo lo rende estremamente affascinante. tuttavia può essere letto anche senza nessun riferimento letterario simbolico.Ho fatto la solita confusione ma vi chiedo perdono. Se qualcuno leggerà John Banville,non i 3 gialli che ha recentemente pubblicato, ma la sua grande letteratura, prima me lo deve dire perchè , insomma c’è un perchè.
    Senza disturbare Goethe, credo che tutti noi proviamo sim-patia per alcuni e anti- patia per altri, indipendentemente dai legami di sangue. le affinità elettive , invece, sono attrazioni fatali, da brivido.
    Mi è molto piaciuto il piccolo autoritratto di Riccardo.

    E sto in pensiero per Raffaella che è sull’orlo di Acciaio e non vorrei che si sbucciasse il nasino. A tutti un saluto .

  3. Prima del post serale, ma da che cosa sarò sollecitata oggi? desidero commentare le belle righe di Cristina e Camilla. Innanzitutto sono contenta che i consigli di lettura siano validi e servano veramente ad unirci anche nelle letture, a prescindere da affinità elettive o meno. Mi colpisce e condivido una frase di Cristina, in questo caso rivolta a me (e ti ringrazio) e cioè che il blog solleciterebbe la tua parte migliore. Ebbene questo per me è stato sempre un punto importante nel rapporto con gli altri. Io adoro le persone che riescono a far uscire da me la parte migliore, ma non perchè mi lusinghino o mi diano ragione, bensì’ perchè si scatenano affinità elettive, (o sim-patia, empatia). E’ quando non devo fare alcuno sforzo per entrare in sintonia con l’altro, non devo cammuffarmi o da intellettuale o da borghese o da che ne so? camaleonticamente adatta alla situazione? quando c’è la trasparenza, la verità,l’accettazione reciproca , quando ci si guarda e ci si comprende, ci si “annusa” e ci si riconosce. Mentre si ammira un quadro, o ci si trova avvolti in un tramonto al mare, si apprezza lo stesso film ricavandone le stesse sensazioni, e così via.

    Che dire della simpatica presentazione del libro di Banville? Camilla sei forte. Contenta comunque che ogni grande libro ne solleciti sempre un altro.

  4. Una pausa e …… via si va a leggere il blog. Un’intima affinità fatta di parole e passioni questa, che mi ravviva. Grazie cara Mirna, spero di conoscerti/vi, o a Roma o a Trento un giorno!.
    P:S: per Camilla, grandiosa, sto per iniziare a leggere Il MARE di Banville, ti avverto…
    Un abbraccio,
    MIKI

  5. Carissima Camilla,
    niente Acciaio per ora… Ne ero incuriosita ma sinceramente dopo Homer & Langley, un minicapolavoro ( avevi ragione!) e il tuo mettermi in guardia penso che farei meglio a lasciarlo da una parte…Ora sul mio comodino sta La versione di Barney di Richler. Lo inizierò presto. So che ne è stato tratto un film presentato a Venezia e poi Adelphi come casa editrice è di solito una garanzia…
    Le affinità elettive, stupende queste due parole accostate… Io mi ritengo un pò empatica, forse l’aggettivo che più mi definisce, oltre ad altri ( sensibile, dolce mi dicono ma anche alcuni negativi, distratta, disordinata, permalosa…), quindi per me il ” connubio di anime”è qualcosa da cui non si può prescindere per vivere…

  6. Devo dire qualcosa su questo 3d : l’immagine di Cristina e Micaela che suonano insieme è qualcosa di compiuto, di perfetto. Per lunghi attimi queste due sorelle sono un unico, momenti della vita tra i più appaganti. Insieme all’unisono.
    A MIKI . Il mare puoi leggerlo perchè, fin’ora, è un romanzo , e intendo uno, che si intitola IL MARE. La scrittura, benissimo tradotta, è tipica. Ma se mai leggerai altri J.B. ad esempio “Athena”, dovresti sapere che è il terzo di una triologia superfantastica. E che leggere Athena senza aver prima letto “La spiegazione dei fatti”, seguito dal fantastico “Isola con fantasmi” sarebbe come vedere un grande quadro classico, diciamo La Gioconda, partendo da un pezzo , magari visto da solo, metti un pezzo di vestito e basta, sarebbe un disastro. Poi vedere un altro pezzo con la faccia della Gioconda, ma senza la cima della testa eccetera. Ma la nostra editoria se ne impippa di questi dettagli con la letteratura.Sono contentissima che tu legga il mare.Ciao bella Miki.
    A Raffaella : sono sicura che tu sia empatica, mi è parso di sentire la tua empatia persino dalle scarne righette del blog.L’ Acciaio è duro e sono contenta che, almeno per ora , lo lasci stare. Certo che la versione di Barney quanto a empatia…Appena potrò ho già un bel libretto che …ti ci vedo “Mister Pip” del neozelandese Lloyd Jones. Naturalmente sto scherzando, ma non tanto. ciao a tutte splendide donne.

  7. L’amore è una componente importante della nostra vita, ma non l’unica e non quella con cui dobbiamo confrontarci nella maggior parte dei momenti delle nostre giornate e della nostra vita. Vi è una infinita serie di altri rapporti, meno “drammatici” se vogliamo, ma sicuramente più “frequenti”, nel corso dei quali possiamo cogliere noi stessi “negli altri”: lo stesso modo di immaginare, intuire, pensare, organizzare logicamente, dedurre, valutare, apprezzare, desiderare, rifiutare. A me piace ricercare e riscontrare – o meno – questo tipo di “affinità elettiva”.

  8. Pienamente d’accordo con Riccardo, l’aspetto più sconvolgente per me del trovare “affinità elettive” con altre persone – beninteso nell’aspetto più ideale e meno chimico/naturale/ormonale, quest’ultimo che risponde ad altre variabili ancora – sta nella scoperta delle stesse tracce sinapsiche. Quasi più che riscontrare la stessa sensibilità, notare gli stessi procedimenti mentali miei in un altro mi ammutolisce e mi riempie di meraviglia.
    Trovo ciò sia distribuito casualmente nell’universo e ciononostante credo non sia casuale l’incontro delle anime “gemelle”. Credo tutti siamo d’accordo sulla vertigine che il “riconoscimento” con l’altro – che in questo senso avete tutti ammesso – ci procura. La forza della comunicazione profonda e im-mediata senza la necessità di dover spiegare le proprie ragioni.

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