HOMER E LANGLEY, di Edgar Doctorow

pubblicato da: admin - 2 Ottobre, 2010 @ 6:36 pm

cop[6] Oggi lo spazio- post è di Raffaella che ci racconta la sua ultima lettura consigliata  appassionatamente già da tempo  da Camilla. Trovo che questo scambio di entusiasmi letterari non sia soltanto informativo, ma formativo soprattutto per il nostro gruppo che si sta allargando di consigli, proposte, curiosità. I libri che leggiamo, le emozioni che ci procurano, i rimandi,  sono un collante importante e prezioso. Parlare dei libri recenti o di quelli amati nel passato di qualsiasi genere è un piacere grandissimo per me e sono certa per tutti coloro che visitano il blog. Perchè allora coloro che non hanno tempo di lasciare commenti lunghi non ci scrivono almeno un piccolo saluto?

   Carissima Mirna,

come te mi rivolgo spesso alla biblioteca perché pur amando possedere i libri più belli, si tratta proprio di una questione di spazio, “ o io o loro” ! E proprio in biblioteca trovo ed inizio a leggere, grazie ai preziosi consigli di Camilla, “Homer & Langley” ( ed. Mondadori 2010) di Doctorow che divoro in meno di una settimana. E l’argomento spazio, spazio fisico e mentale, spazio di ricordi e pensieri, è proprio il perno di questo libro ma non solo. Doctorow romanza la storia vera dei fratelli Homer e Langley Collyer. Figli di un medico benestante, vissero in una grande casa ad Harlem ai primi del Novecento. Dopo la morte dei genitori, i due gradualmente si sottrassero al mondo e cominciarono ad accumulare cose nella loro abitazione. Avevano ammassato 180 tonnellate di oggetti, spazzatura, e cose senza valore quando le autorità scoprirono i loro corpi nel 1947. Langley rimase travolto da una valanga di oggetti, lasciando Homer, cieco e dipendente dal fratello, a morire di fame.

Ma è Doctorow che riesce a fare di questa drammatica storia da scoop giornalistico un capolavoro. Già l’incipit , come suggeriva Camilla, è potente :” Sono Homer, il fratello cieco”. E’ lui l’io narrante, colui che nonostante il suo handicap, vede meglio di chiunque altro, riesce ad andare oltre, lui,Homer, vittima della “pazzia” del fratello tornato semifolle dalla Grande Guerra ma che riesce a sopravvivere e ad aiutarlo a sua volta. Fino al tragico epilogo.

Il libro però non è tragico né triste, anzi. Mentre altri scrittori si sono interrogati su come siano morti i fratelli Collier, Doctorow si chiede come abbiano vissuto queste due figure emblematiche del XX secolo, e dipinge un grande affresco del Novecento statunitense, in una escalation di tensione. Mentre il ciarpame si accumula in casa Collier, si accumulano al pari eventi epocali che si susseguono al di fuori delle mura della loro casa. E che loro vivono in piccola parte. L’epidemia di spagnola che toglie loro entrambi i genitori, la Grande Guerra, che lascia una profonda cicatrice su Langley, l’immigrazione ( la loro dolce governante),la piaga dei gangster a New York ( ne conoscono uno che poi si trasferirà in casa Collyer, con risvolti tragicomici), l’avvento dell’automobile su larga scala. E poi la musica, il jazz che risuona nella casa sulla Fifth Avenue, dove vengono organizzati dei veri e propri tè danzanti, e gli hippies, altri ospiti inattesi e non invitati che rallegrano le giornate dei due fratelli.Quando questi ultimi lasciano la casa e Homer scrive nel suo diario “ Volarono tutti fuori come uccelli da una gabbia”, inizia a rendersi visibile anche al cieco il vero e proprio declino,la rovina della casa. “ La casa a quel punto della nostra vita, era ormai un labirinto di viottoli pericolosi, pieno di ostacoli e vicoli ciechi. Se c’era luce a sufficienza era possibile farsi strada negli zigzaganti corridoi di balle di giornali, o trovare un varco infilandosi di traverso fra mucchi di oggetti vari… Ma occorreva il dono naturale di un cieco, quello di percepire la posizione degli oggetti dall’aria che li circondava per andare da una stanza all’altra senza ammazzarsi”.

Homer & Langley è un libro che vale davvero la pena leggere. I dialoghi tra i due fratelli sono di una semplicità ma allo stesso tempo di una profondità che sbalordisce. Chiudo con un esempio, una citazione della “Teoria dei rimpiazzi “ che inventa Langley ed espone al fratello.”Nella vita tutto viene rimpiazzato. Noi siamo il rimpiazzo dei nostri genitori, così come loro erano il rimpiazzo della generazione precedente…” “ Il progresso esiste ma non cambia mai niente. La gente costruisce le automobili, scopre le onde radio. E’ naturale… Ma il tempo è un’altra cosa. Avanza attraverso di noi mentre ci rimpiazziamo a vicenda per riempire i posti vuoti.” E quando Homer chiede al fratello se ci sia un posto anche per i ciechi, nonostante la risposta affermativa e rassicurante, Langley tace. “ Nei minuti successivi dovetti tendere l’orecchio per capire se Langley fosse ancora nella stanza, perché aveva smesso di parlare.Poi sentii la sua mano sulla spalla. A quel punto capii che la Teoria dei Rimpiazzi era il suo modo per definire l’amarezza, la disperazione della vita”.

Raffaella

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  1. Grazie per la catenta di libri e anima che si è creata. Rende gustose le giornate!
    Sembra di una bellezza disarmante questo libro di H&L. E’ nella mia lista.
    Ancora grazie, vi abbraccio,
    MIKI

  2. Uao, che curiosita’, che storia incredibile!!! Marco qui mi dice che, accanto all’articolo di un quotidiano letto recentemente che parlava dei due fratelli, c’era anche una foto che ritraeva una stanza della loro casa. Dentro c’era anche un organo!

  3. Dentro c’era una grossa automobile, anche. E decine di pianoforti adatti alla cecità di Homer, e mille oggetti per aiutarlo a scrivere e a leggere. C’è dentro,dentro il romanzo intendo, soprattutto, un amore tenerissimo: tra i fratelli ma non solo. Quando Homer, per es., trova lavoro suonando il piano per accompagnare i film muti, sorge il problema di come adattare la musica all’azione , allora a fianco di Homer, che è ancora molto giovane, siederà al piano, nelle fumose sale cinematogafiche, una fanciulla che gli raccconterà , inquadratura dopo inquadratura, ogni “azione” del film, sottovoce e con precisione e Homer troverà i giusti accordi col suo pianoforte. Non la dimenticheremo, neppure Homer la dimenticherà mai. Insomma, Raffaella vi ha dato un’idea di questo libro raro.Sono contentissima che l’abbia letto.E non è difficile, in certi momenti dove la fantasia fa voli pindarici, insinuarsi in quella grande casa padronale, un tempo tanto elegante e maestosa, zeppa di ogni immaginabile “cosa” ma soprattutto di una intelligenza e di una ribellione coraggiosissima da parte di Langly in totale protezine del fratello minore e di una sapienza dolce e enorme di Homer nei confronti della vita stessa , insinuarsi, dicevo, per stare con loro e stringere le loro mani.Oh che meraviglia poter leggere questo Doctorow. Ciao ciao

  4. Romanzo che mi cattura. Lo leggerò. Il rapporto con gli oggetti per me è sempre stato ansiogeno. Sapere dell’accumulo di Homer e Langley è rimettere in discussione la mia filosofia a riguardo.
    Gli oggetti PARLANO, e parlano tanto. Ricordi, sovrapposizioni di ricordi, voci…too much, come dicono gli americani, per me è troppo… In questa ricerca del SILENZIO interiore per leggermi meglio e confrontarmi con gli altri gli oggetti mi ostacolano un po’.
    Ma non è così facile disfarsi delle cose: tutte o nessuna? Alcune? So soltanto che vorrei avere una casa chiara con fiori, libri e tazze per il tè…ed invitare persone amiche… con le quali parlare, perchè no? proprio della tirannia degli oggetti!

  5. Care amiche, ho finalmente trovato – sotto una valanga di cose (come nella casa dei fratelli Collyer, argh) – l’articolo di Livia Manera sul Corriere dell’8 gennaio 2010. Effettivamente c’e’ la foto di una stanza della casa dei fratelli (con organo) come era apparsa a chi entro’ in casa nel 1947. Inquietante. Ci sono anche un paio di spunti interessanti, intanto l’idea di scrivere di questa vicenda. Doctorow dice che la scintilla gliela aveva data il progetto “Collyer Brothers Park”, iniziativa documentata sul Times per realizzare un parco sopra quella che fu la casa dei fratelli. Tutto il vicinato si era opposto come se ricordare questo evento avesse una portata mitologica. Doctorow ci dice quindi di aver tratteggiato la storia nei suoi risvolti piu’ mitologici. Anche se parecchi ne avevano gia’ scritto (Marci Davenport “My brother’s keeper”; Richard Greensberg “The Dazzle”; Franz Lidz “Ghostly Men” e Stephen King “Salem’s lot”. Curioso il fatto che la storia dei fratelli sia effettivamente entrata nel lessico quotidiano; le mamme americane direbbero ai loro figli disordinati: “Hai lasciato una stanza che sembra quella dei fratelli Collyer”! Incredibile no?

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