BIANCA COME IL LATTE ROSSA COME IL SANGUE

pubblicato da: admin - 18 Ottobre, 2010 @ 7:50 pm

scansione0007Di Alessandro D’Avenia       –Edizioni Mondadori.

Un altro romanzo di formazione che ha come protagonista un ragazzo di sedici anni. Mi ricollego così volentieri alla intensa riflessione di Cinzia sul rapporto con i figli maschi. Il ragazzo in questione, Leo, ha rapporti sereni e di rispetto con i genitori, ciononostante sta crescendo e maturando con ansie e incertezze.

 E’ un ragazzo come tutti gli altri, critica la scuola, i professori, gioca al calcio,ascolta l’iPod, pensa alle ragazze;  ha forse una più acuta sensibilità che riesce ad esternare in un ampio monologo interiore.  Le sue paure si connotano in modo sinestetico: il bianco rappresenta per lui il silenzio, la solitudine, il vuoto. E ne ha paura “…il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica.” Ogni cosa ha un colore , pensa Leo. E il rosso è l’amore, è ciò che si vuole raggiungere, ciò che può rendere completi. Per lui è Beatrice una studentessa che frequenta lo stesso liceo. Lei ha i capelli rossi e gli occhi verdi. E’ lei che lo fa sentire forte come un leone, perchè il rosso è anche la passione, è il colore del sangue.

Vorrebbe dichiararsi, si fa aiutare in questo  dalla cara compagna di classe , Silvia, che è come la risacca del mare “anche se non la senti, c’è sempre”.  Scrive una lettera d’amore a Beatrice e annota  ” Ecco la mia anima comincia a venir fuori , si trasforma in nero su bianco…”Ma in agguato c’è la malattia di Beatrice. Arriva all’improvviso  quel bianco di morte  che tanto lo spaventa.

Leo soffre, si rinchiude in se stesso.  Ma un grande aiuto per scavare dentro di sè, per poter  “sanguinare e poi a rinascere”, verrà dal nuovo professore si filosofia, soprannominato Il Sognatore. Dapprima questi  lo esorta a sognare sempre il proprio sogno, poi lo conduce attraverso un percorso spirituale riuscendo a farlo avvicinare anche a quel Dio che Leo non riesce a capire. ” Anche Dio spreca il suo sangue: una pioggia infinita di amore rossosangue bagna il mondo ogni giorno nel tentativo di renderci vivi…mi sono sempre chiesto perchè amore e sangue avessero lo stesso colore…”

Rabbia, sofferenza costellano il percorso di Leo che alfine giunge a una consapevolezza e accettazione più comprensibile della vita, della morte.  Ed  un breve dialogo con la madre che riempie le ultime pagine. Questo per ricollegarmi alla fortuna dei rapporti preziosi con i figli.

“Mamma come si fa ad amare quando non si ama più?”

“Leo, amare è un verbo, non un sostantivo. Non c’è una cosa stabilita una volta per tutte, ma si evolve, cresce, sale, scende, si inabissa, come i fiumi nascosti nel cuore della terra, che però non interrompono mai la loro corsa verso il mare…”

“E allora che devo fare?”

“Amare lo stesso. Puoi sempre farlo: amare è un’azione.”

Alessandro D’Avenia, trentadue anni, insegna Lettere al Liceo ed è anche sceneggiatore.  Con questo suo primo romanzo prova, come il professore co-protagonista a darci qualche risposta che non può essere definitiva, ma neppure esitante e rassegnata.

Bildungsroman è  la definizione in lingua tedesca ormai adottata da tutto  per questo genere letterario. Il  nostro percorso esistenziale è una strada irta di scogli, di improvvisi precipizi, anfratti oscuri, ma anche di prati fioriti ed acque chiare e fresche. E’ giusto che noi adulti aiutiamo i giovani a percorrere questo sentiero, ma non dimentichiamo che anche noi stiamo sempre camminando…

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10 commenti
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  1. Sul corriere di ieri c’era una doppia pagina dedicata alla mostra “Carlo Michelstaedter- Fare di se stessi fiamma”, aperta a Gorizia fino al 27 febbraio 2011. Il giovane filosofo e artista Carlo Michelstaedter si uccise a soli 23 anni , nel 1910.In un belll’articolo di Claudio Magris , riferito a C.M. dice “ha saputo cogliere il rapporto falimentare che abbiamo con il tempo”.
    Tornando alle nostre piccole ma spontanee e sincere riflessioni sul post di Cinzia,e sul ragazzo Leo, protagonista del romanzo di D’Avenia (che non ho letto) pensavo proprio alla grande differenza che diversifica profondamente il rapporto con la vita tra le adolescenti femmine e gli adolescenti maschi. Pronti alla conquista di un mondo immaginifico,sono più facilmente frustrati dall’impossibilità di spiccare immediatamente il volo, i maschi.Ogni limitazione viene vissuta quasi come un’ingiustizia, certamente una sofferenza. Le femmine, alla stessa età, “sanno” che non tutto si esaurisce qui ed ora, perchè il loro corpo ha cominciato a scandire il tempo e ha legato il tempo al corpo stesso. L’immaginario della gravidanza (madri, nonne,amiche, sorelle più grandi, l’educazione, la cultura di anni di infanzia “femminile”) dà alle adolesenti la sapienza del
    ” tempo necessario”, il tempo che occorre, il tempo che serve, sempre e comunque , di fronte alla presa d’atto della realtà. alla stessa età, dunque, i maschi e le femmine hanno una profonda diversità di aspettative di fronte al tempo. Il tempo, per le femmine, non è mai, esclusivamente, qui e ora. Ma E’ il tempo necessario.Chiedo venia per la nebulosità. ciao ciao

  2. Ieri con Enza e Raffaella ho seguito la conferenza su Ingeborch Bachmann. Hans Hòller, l’autore de “La follia dell’assoluto, in un chiarissimo tedesco ha parlato della straordinaria personalità letteraria della scrittrice austriaca.
    Sono orgogliosa di averne scritto appena vidi il libro in biblioteca. Se lo volete rileggere potete cliccare il nome dell’autrice accanto a Search.

  3. Una nuova visitarice del blog: Mirella, mia simpatica compagna di corsia ospedaliera. Ragazza effervescente, dolce, allegra, mamma di tre gemelli…!!!
    RICOPIO IL SUO COMMENTO A UNO DEI MIEI PRIMISSIMI POST. “Principesse si diventa”, cliccate Search se lo volete rileggere.
    * * *

    Ho navigato nei giorni di convalescenza su Trento Blog e l’ho memorizzato tra i preferiti perchè sono veramente interessanti gli approfondimenti a cui è possibile accedere in merito a innumerevoli libri.

    Scorrendo velocemente il mouse sul video, quasi attratta dal filo conduttore delle nostre conversazioni mi sono imbattuta nella recensione del libro “Principesse si diventa” di Cinzia Felicetti, di cui, non solo sono già riuscita ad averne una copia a disposizione, ma ne ho anche letto più della metà.
    Con questo libro molto auto-ironico ho trovato la mia risposta sul perchè è necessario dare spazio anche alle passioni, senza sentirmi troppo in debito con gli impegni che una famiglia numerosa come la mia propone ogni giorno. La mia chiave di lettura è sicuramente la voglia di cominciare a volere un po’ più bene a me stessa per riuscire a donare il mio sorriso a chi mi sta vicino, considerato che ultimamente con gli impegni famiglia/lavoro/salute, lo avevo relegato in un cassetto nascosto.

    Ti ringrazio ancora per avermi contattato e sarò davvero felice di sentirti anche in futuro..!!!

    Mirella

  4. Leggerò senz’altro questo libro….sono affascinata dalla figura di questo ragazzo che si profila così vero, così adolescente ma anche così profondo e maturo nelle sue esperienze e riflessioni. Luca, mio figlio “spilungone” di cui ho scritto, è sempre stato un “pensatore”: ricordo quando, a quattro anni, cominciò a “torturarci” con la sua insistente (e inquietante) domanda: DOVE FINISCE IL CIELO? Continò per anni, con mamma e papà un po’ divertiti, un po’ orgogliosi, un po’ disperati perchè nessuna risposta riusciva a soddisfare questa sua grande domanda di infinito.
    Non so se se lo stia chiedendo ancora, gli auguro di si, perchè sono le grandi questioni che ci tengono all’erta, sostengono la nostra attenzione e la nostra tensione verso qualcosa, o Qualcuno,”di più”, che sta sempre un po’ più in là non per farci un dispetto, ma per consentire al nostro pensiero, al nostro cuore, ai nostri bisogni più profondi di allargare il nostro orizzonte, di illuminare i nostri occhi e di far spaziare il nostro sguardo su ciò di cui ciascuno di noi ha più bisogno, (qualunque cosa sia).
    Qualche volta questa “tensione” la chiamano “ansia esistenziale”….ma se riusciamo a trasformarla in una domanda, in una ricerca di felicità possibile…sia la benvenuta!

  5. Assolutamente d’accordo con Cinzia! Colgo l’occasione di ringraziare Chiara, la mia cara amica, che mi ha regalato questo libro in occasione del mio compleanno. E ho visto come le si illuminavano gli occhi quando me ne parlava!
    AMORE e SOFFERENZA: i due grandi quesiti dell’umanita’. O forse uno solo?

  6. Finalmente ho letto il libro in questione… e mi sono piaciuti l’idealismo e il pensiero forte dell’autore che sento giovane e “sognatore”. Avere il coraggio dei propri sogni e’ forse la cosa piu’ difficile da ottenere perche’ sembra che non ci sia un sogno capace di oltrepassare il nostro tempo, la nostra scomparsa. Eppure la fede in Dio o in un principio metafisico aiutano, e molto. Leo e’ un ragazzo aperto e ancora “tenero” nella sua giovinezza. Si lascia convincere presto dalla fede e dall’amore sempre e comunque, nonostante la sua disperazione profonda. Mi sembra che sia un ottimo romanzo educativo, si’ un Bildungsroman, ma per me e’ stato difficile riconoscermi se non in qualche passaggio. Mancano a parer mio le profonde “ombre” dell’animo umano, quelle che costituiscono forse un altro grande mistero accanto all’amore. Tutti i personaggi sono saggi e totalmente positivi, tutti sono “maestri” ed e’ giusto che sia cosi’ nella categoria del romanzo. Talvolta pero’ ho avuto la sensazione che il rosso del sangue fosse piu’ una scelta simbolica che reale nella storia mentre il bianco assumeva contorni chiari e convincenti. Mi e’ piaciuto e me lo sono divorato, tutti gli adolescenti dovrebbero leggerlo e molti adulti con l’animo bambino.

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