STORIA DI IQBAL, per non dimenticare la speranza

pubblicato da: admin - 30 Ottobre, 2010 @ 8:57 pm

scansione0015Ho pensato a questo libro appena entrata nella mia “nuova ” classe di adulti stranieri. Quattordici persone gentili e motivate , di tutte le nazionalità. Tutte in regola, ma per il momento disoccupate. Molte signore dell’Est europeo, un serio autista russo, un georgiano, alcuni ragazzi  del nord Africa, due dolcissime signore pakistane avvolte in colorati scialli e veli e un ragazzo del Bangladesh che ho subito nominato mio “assistente”,  nel senso che mi dovrà aiutare a non fare confusione fra i registri, i libri, le mie due paia di occhiali, le penne che mi cadono spesso, insomma un aiuto nella gestione del mio modo un po’ confusionario di rapportarmi con gli oggetti.

Si chiama Amu e ha accettato  questo incarico con orgoglio ed efficienza. I Bengalesi sono persone d’indole mite e poetica. Ricordo un mio alunno del Bangladesh, Yousuf,  arrivato nella nostra scuola senza sapere una parola d’italiano e che è riuscito nelle mie ore di “Guida alla composizione poetica” a scrivere  con gioia dei versi bellissimi. So che ora con serietà e impegno frequenta un Istituto Professionale, vuole fare il meccanico. Mi aveva confidato: “Qui in Italia ci sono tante automobili, riuscirò a trovare lavoro!”

Iqbal Masih invece non è stato così fortunato. Nato nel 1983 in Pakistan venne venduto a quatro anni dalla sua famiglia poverissima a un mercante di tappeti, a “saldo”  di un debito. Costretto come uno schiavo, insieme ad altri bambini, a tessere tappeti dalla mattina alla sera,  veniva spesso incatenato al telaio.  Il suo guadagno era di una rupia al giorno, 3 centesimi di Euro. Per qualsiasi piccola mancanza i bambini venivano rinchiusi in fosse profonde  e lasciati senza cibo. La polizia scoprì questo orrore ed Iqbal ebbe  il coraggio di raccontare e denunciare le  atrocità subite. Aiutato da Associazioni  umanitarie, divenne presto il simbolo della ribellione e della libertà. Venne intervistato, andò persino  negli Stati Uniti, ma qundo tornò  a Lahore nel 1995 ,  fu assassinato  da sicari della mafia dei tappeti.

Lo scrittore Francesco d’Adamo ci racconta la sua storia attraverso le parole di  Maria,  un’immaginaria sua compagna di sventura, la quale  racconta la loro vita di schiavi,  ricorda avvenimenti, i loro dialoghi,  ci parla del carattere di Iqbal, della sua intelligenza, del suo coraggio e della sua speranza. Un libro che noi insegnanti abbiamo fatto leggere a tutti i nostri alunni, ma che anche gli adulti possono leggere per capire la disperazione di certe popolazioni sfortunate.

Per questo a scuola  mi sono spesso offerta per alfabetizzare i ragazzini stranieri. Adesso ho l’opportunità di insegnare agli adulti, persone  che con tenacia, impegno, fatica sperano in una vita migliore. La padronanza della lingua italiana sarà senz’altro  uno strumento vantaggioso.

Ieri in classe, a  un marocchino si sono illuminati gli occhi quando ho nominato la bellissima piazza Jama’a el -Fnaa di Marrakesh , da me  visitata molte volte, ma mi sono dispiaciuta nell’accorgermi che lui non conosce il nostro alfabeto…finge di non aver voglia di scrivere e cerca di supplire il suo vuoto con  qualche parola di francese.

Credo che presto porterò loro la poesia del mio caro  ex-alunno Yousuf, del quale vi mostro la foto. Ormai avrà 18 anni. E spero proprio lavori in qualche officina. Lo farà con senso di responsabilità  e serenità  come ha fatto sempre tutto a scuola.

Come  in Amu, il mio “assistente “, in lui c’era  però la nostalgia della sua terra, e soprattutto degli alberi di mango e dei campi di riso che ondeggiavano “come una mare verde.”

Oggi è primavera: / il cielo è azzurro / e bianco come un vaso girato. / Nel cielo ci sono gli uccellini che volano / come piccoli aerei che vanno verso un altro paese / pieno di miele.

Il sole è caldo /come un sorriso di fiori. / Ricordo che in Bangladesh io giocavo / felice sull’erba morbida./

Intorno a me  tanti alberi di mango profumato / . Vedevo grandi campo di riso ondeggianti / come un mare verde. /

Ho voglia di volare nel vento. “

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12 commenti
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  1. Dopo una notte in cui mi sono sentia in balia dei …non so quali maligni, mi sono sentita “sperduta e impaurita”, ecco il tuo post pieno di verità indicibili, di vite schiacciate, di dolore insopportabile anche nelle anine dei bambini, eppure sopportato…insomma. Mi sono sentita una vecchia scema. E tu pronta a fare tutto il meglio possibile, a dare identità ad ognuno a essere davvero quella dolcezza intelligente che sei. Ho visto che avevi letto “dopo di lei” un buon libro, poi Tr. mi sembra che si sia ripetuto sull’onda del successo.
    Aspetto con vera gioia il momento di incontrare “a pelle” qualcuna delle persone che nel blog si affacciano spesso. Oggi, dopo i primi anni di entusiasmo, i blogger più anziani ed esperti dicono quanto questo mezzo sia divenuto , oltre al bello e all’utile, anche una maniera per tenersi sempre più a distanza: Ad es. su facebook : vecchi compagni di scuola, felici di ritrovarsi dopo anni e anni–uno chiede”vediamoci, no? abitiamo ancora nella stessa città— ma no , tutto finito. Due coniugi con figli, che hanno fatto della rete un loro lavoro, si parlano attraverso intenet nello stesso piccolo appartamento, ognuno dalla sua postazione, per dirsi che è ora di mettere su l’acqua o di andare a far la spesa, ma anche per discutere e litigare eccetera. L’ho sentiti dalla Bignardi. Troppo triste.
    @Raffaella – sarei davvero contenta di conoscerti Raffaella. Davvero.
    Cara Mirna potrai solo fare bene con i tuoi studenti. Non credo ci siano molti come te. A tutti un saluto- torno a letto.

  2. Che bello leggere della tua magnifica esperienza Mirna… Coraggio, avrai sempre maggiori soddisfazioni! La storia di Iqbal quando la affronto in inglese con i ragazzi delle terze ( c’è un brano che la racconta, certo non ho i spazi di un’insegnante di lettere, magari! Ma cerco di parlare di grandi miti, Mandela, Gandhi, e ci metto sempre anche Iqbal) lascia i ragazzi sempre a bocca aperta, mi ascoltano, sembrano accorgersi per la prima volta della realtà dei bambini lavoratori, e accantonare per una volta i loro ” piccoli” problemi a confronto, quali la ricarica del cellulare… Dico loro che la scuola è un privilegio e per una volta se ne rendono conto ( anche se poi il giorno dopo se lo dimenticano già!).
    Bè, avanti…. Sì, sarebbe un piacere incontrarti Camilla … Appena Mirna ha un pò di tempo ed io non ho riunioni a scuola, un bel pomeriggio soleggiato potrebbe propiziare l’incontro… Vivo a Calliano ma in 20 min sono in città! Baci e buona domenica…

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