SOSTIENE PEREIRA, di Antonio Tabucchi

pubblicato da: admin - 2 Gennaio, 2011 @ 8:30 pm

Riccardo ci invia un post dedicato ad un bellissimo libro tradotto in un altrettanto magnifico film.

Feltrinelli Editore

Prima Edizione 1994 – Trentacinquesima edizione, 2010

 

1993, viene scritto il libro, che poi esce nel 1994.

1995: il film diretto da Roberto Faenza, l’ultimo di produzione italiana con Marcello Mastroianni.

Antonio Tabucchi ha conosciuto il personaggio nel 1992, a Parigi dove era esule un giornalista portoghese sfuggito alla rappresaglia del dittatore Salasar. Il nome Pereira è una creazione di Tabucchi. Significa “Albero di pere” e in Portogallo è indice di origine ebraica, come da noi lo sono i cognomi di città.

Quasi “un borghese piccolo piccolo” (Film di Mario Monicelli, 1977) che si convince di possedere una confederazione di anime, gestita di volta in volta dall’ “io egemone” che prende il sopravvento, per azione improvvisa o per lenta corrosione, sull’io egemone precedente. E come il borghese piccolo piccolo Alberto Sordi, alla fine l’ultimo suo io egemone si ribella all’ingiustizia, sia pure in modo non altrettanto cruento ma sicuramente molto più efficace e coraggioso di quanto non abbia fatto il personaggio del film di Monicelli.

La prosa è come il carattere del personaggio: mite, un po’ grassoccio, abitudinario, un po’ qualunquista, forse, all’inizio, teneramente innamorato della sua moglie morta da tempo, che colloquia con la fotografia della consorte. La prosa, dicevo, è semplice, intervallata da quel “sostiene Pereira” o semplicemente Pereira “sostiene”, che è diventato parte del lessico familiare di noi lettori. E Pereira quel “sostiene” lo proclama di fronte alla Storia e a ciascuno di noi.

Con delicatezza, con colori diafani, vediamo Lisbona e respiriamo l’aria dell’oceano, beviamo insieme a Pereira una limonata fresca, mangiamo con lui al tavolino di un caffè ristorante, crediamo che la storia e la Storia possano finire in modo incruento, semplicemente perché – insieme a lui – la ignoriamo. Sotto questo aspetto il libro è anche un piccolo giallo, anche perché, alla fine, nel poscritto dell’autore, capiamo che forse il romanzo non è poi tanto tale, quanto piuttosto una storia vera.

La ribellione alla dittatura, al “ti dico io cosa devi pensare e scrivere”, al “non preoccuparti, pensa a tutto Lui, il regime, il sistema” …la ribellione, dicevo, a cose che sembrano – ma non sono, ancor oggi almeno in certe zone del pianeta – d’altri tempi …

La morale che se ne trae è che ognuno di noi, per quanto “piccolo” può e deve ribellarsi all’ingiustizia, alla sopraffazione, all’omologazione, alle organizzazioni fondate su grandi numeri, su eserciti ben organizzati, su gestioni politiche fondate su troppo consenso, se non altro perché, almeno statisticamente, il male può facilmente annidiarsi all’interno dei grandi numeri organizzati, molto più facilmente di quanto non possa nascondersi all’interno di sistemi diversificati e dialettici.

Poco più di 200 paginette, da leggere, da gustare, sulle quali riflettere. Di queste paginette, Lalla Romano scrive: “ E’ possibile che un libro metta a disagio perché e troppo bello? Troppo, non perché sia sospettato di “voler piacere” ma proprio nel senso che si fa amare senza riserve …”

Riccardo

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  1. Grazie Riccardo per averci donato un altro post su Tabucchi che è un grande autore…Leggendo il tuo commento al post precedente, volevo dirti che condivido la tua opinione… Dovremmo dare più spazio alla cinematografia anche nelle scuole…Il cinema è un’arte e magari potremmo parlare anche di film nel blog, che ne dici Mirna ? Quando dopo il 19 gennaio la sfida sarà terminata ma il blog continuerà a vivere…

  2. Ricordo lo stupendo film tratto da questo romanzo di Tabucchi. Il bravissino Mastroianni dall’aria dolente e malinconica è stato un Pereira straordinario.
    Che incanto vedere scorci di Lisbona, città nostalgica e affascinante, ammirare los azulejos degli interni…insomma un piacere per lo sguardo e per l’anima.
    Così como lo è stato il film “Il pranzo di Babette” e tanti altri .
    Perciò, cara Raffa, sono d’accordissimo con te di dare spazio anche ai buoni films che ci emozionano, ci fanno riflettere, denunciano, ci insegnano, ci rallegrano e dei quali vogliamo condividere le suggestioni.

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