CANTO DI NATALE, di Charles Dickens

pubblicato da: admin - 24 Dicembre, 2010 @ 10:42 pm

300px-Charles_Dickens-A_Christmas_Carol-Title_page-First_edition_1843[1]Poteva mancare oggi questa storia di ordinaria magia come A Christmas Carol di Dickens? 

Fare l’originale e distaccarmene? No, non è possibile. Il Natale iconografico occidentale si aggira, come un’entità colma di amore e di gioia, per le strade di città innevate, fredde ma luccicanti di simboli festosi. Ripenso a York visitata da me in estate, ma raffigurata in cartoline e quadri  tra un turbinio di larghi fiocchi di neve che ricoprono le medievali case a traliccio, piccoli negozi d’antiquariato e chissà…piccole fiammiferaie desiderose di entrare nell’alone del caldo buono di una casa piena di gioia.

Retorica?

 E il messaggio religioso?

 Dall’attenzione verso gli altri che in questo periodo si fa più tangibile  - la scelta di un piccolo o grande dono, gli auguri che nell’etere volano e si incrociano, il tenace desiderio di una “zona franca” del nostro cammino esistenziale in cui fermarsi e riagganciarsi al nostro Io bambino,  ai nostri ricordi, ai nostri cari - al messaggio insito nel voler stare più vicini e condividere.

Per le strade di York, Londra, Trento – e ovunque noi uomini riusciamo a staccarci dal nostro piccolo Io –  ci sentiamo avvolti nella coralità che suggerisce letizia, affetto, gioia, solidarietà.

Charles Dickens nel 1843 pubblica questo Canto di Natale e da allora ogni anno milioni e milioni di persone lo leggono.

Nella mia scuola media era abitudine leggerla insieme ad altre storie natalizie  agli alunni, divisi in gruppetti,  talvolta raccolti in angoli poco frequentati dell’edificio. 

 Ascoltavano , questi preadolescenti dai jeans a vita bassa, i capelli irti di gel, le ragazzine con il lipgloss e le unghie nere o violacee,  con diffidente ma concentrata attenzione  i preparativi  che tutta la città inglese  ottocentesca organizzava durante la vigilia di Natale quando le strade risuonavano di allegri saluti e gioiosi auguri, i bambini si preparavano per andare a cantare le Christmas Carols davanti alle porte delle case e  i negozi brillavano tra rami di agrifoglio e golose merci. Tutto in attesa della notte più magica dell’anno: quella in cui la nascita del divino Bambino avrebbe portato la speranza della redenzione degli uomini.

Ma l’arcigno Ebenezer Scrooge, l’uomo più avaro e indifferente agli altri si allontana senza sorrisi verso la sua solitaria casa.  Nonostante suo nipote, con il viso arrossato dal freddo  e dall’aspettativa della vigilia gli auguri  allegramente “Felice Natale, zio. Dio ti benedica“ .

Scrooge, seccato, risponde “Bah! Sciocchezze!”

E nella notte più magica dell’anno tutto può accadere. Nonostante Marley, il socio di Scrooge,  sia morto “come un chiodo infisso nella porta” ecco che  durante la notte  egli appare in veste di uno dei tre benevoli Spiriti del Natale.  Quello del Passato.

Scrooge torna quindi indietro nel tempo e rivede i giorni tristi della sua infanzia, ricorda gli errori commessi da giovane e un amore perso.

E dagli altri due Spiriti, quello del Natale Presente e quello del Futuro,  si renderà conto, allora, del vuoto e della solitudine della sua vita attuale scoprendo anche ciò che il futuro gli riserverà se non cambierà atteggiamento verso gli altri, se non aprirà il cuore a chi gli è vicino.

Sappiamo che  ci sarà una  veloce crescita morale del personaggio che lo renderà consapevole che la propria gioia può essere soltanto quella che può condividere con i propri simili.

Tiny Tim , il piccolissimo figlio del suo povero impiegato sarà poi  curato  proprio da Scrooge che per lui diventerà un secondo padre.

Eduardo Sanguineti definisce questo racconto una “fiaba costitutiva” nella quale la speranza di redenzione degli uomini è al di là delle barriere sociali, politiche e addirittura religiose e si materializza grazie al fantastico e al magico.

Vigilia di Natale, tempo di attesa e sospensione.

Fra poco usciremo per visitare il Presepe nella chiesetta accanto alle Crispi – un Presepe che ti fa entrare nella sua gaia solennità fra stelle e angeli che volano, pastorelli e ruscelli che scorrono, luci che accarezzano il Bambinello sorridente nella mangiatoia.  So, per esperienza, che rimarremo incantate ad ammirarlo nel suo silenzio e nel suo millenario messaggio d’amore. So che il custode, artefice di tale lavoro, guarderà i nostri sguardi per catturare la nostra immancabile emozione.

Poi in piazza Duomo, all’imbrunire, accanto alla Fontana del Nettuno aspetteremo le luci dell’ultimo giorno dell’Avvento: il Palazzo Pretorio sarà inondato di auguri, stelle e colori in un tripudio di bifore  e trifore circondate di luminosità e di attesa.

Lo Spirito di Natale per me è sempre lo stesso di quando bambina aspettavo un cavallo a dondolo accanto all’albero,  di quando  costruivo il Presepe con carta argentata e muschio,  delle Messe di mezzanotte e di quando tutti insieme festeggiavamo un momento di quiete, di promesse, di speranze, di sorrisi.

Conserviamo questa nostra capacità di sollevarci un po’ dalle contraddizioni e preoccupazioni  della realtà quotidiana, cerchiamo  di vivere, come i bambini, l’atmosfera della fiaba.

E il vostro Natale?

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10 commenti
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  1. Cara Mirna, bello questo tuo invito a sollevarci dal concreto e a vivere l’atmosfera della fiaba, come i bambini. Voglio coglierlo, è importante: troppo spesso mi lascio travolgere da cose che mi appaiono priorità ineludibili e saturano il mio tempo e il mio spazio mentale.
    Il Natale per me è sempre stato bello. Ho nettissimo il ricordo di quando, da piccola, credevo fermamente in Gesù Bambino e trovavo nella mia testolina mille spiegazioni a movimenti furtivi, occhiate fd’intesa tra mia mamma e mio papà che evidentemente si accordavano e/o nascondevano i regali. Ma io VOLEVO credere alla favola bella.
    E questo Natale per me è meraviglioso, perchè è il primo con la piccola Sara!
    Spero che tutti i frequentatori del blog siano sereni, anzi felici: Buon Natale!

  2. Ieri sera tutti da mia figlia. E’ stata una serata piena di affetto . Ha cucinato e dato ordini per guernizioni e apparecchi la nostra piccola Lauretta, fragile come un vetro soffiato ma forte come il cristallo. Quante volte ci siamo abbracciati e baciati? Ma baciati, smak, smak, mica per aria. Non era mai successo che tutti ci volessimo ringraziare e abbracciare e baciare , ad ogni pacchettino scartato, e durante i saluti che non finivano mai: Baci veri ieri sera. E, per me, uno smisurato orgoglio: mi sentivo una capostipite e mi dicevo ecco i miei figli, con ammirazione, e i loro figli e il nonno Dario, sempre vezzeggiato dalle nipotine, commosso. Ma cos’è questa roba? E’ quello che dice Mirna. Un momento di vera tregua, di vera pace, di vera gioia. Impagabile, incredibile, luminosamente bello. Ho ricevuto tanti libri. Ho tossito pochissimo. Mi ero vestita di bianco ( i golfini, intendo, su pantaloni e stivali e scalda muscoli)e mi ero comprata una collana incredibilmente vistosa, montata su un nastro con gran pietre lucenti e leggere e grosse come uova. Un cosa di platica, bellissima. E nessuna malinconia. E grazie a tutti voi per essere così presenti in questi giorni di Natale. Ho regalato, tra l’altro, a mia figlia “Grandi speranze” che non aveva mai letto e assieme il magnifico “Mr. Pip” di Lloyd Jones , un grande scrittore giovane, neozelandese, che racconta la storia di un maestro rimasto vivo dopo le razzie in un’Isola di nome Buganville. tutto è stato bruciato, anche la piccola scuola di giunglae Mr Pip ha salvato solo unlibro Grandi speranze di dickens e da lì’ partirà per rimettere in piedi la scuoletta e insegnare ai suoi scolaretti , insegnargli tutto. A quasi 200 anni di distanza Grandi speranze e Mr Pip : vivi , vivi e perfetti.Auguri a tutti.

  3. Carissima Mirna, dopo tanti anni, Maria Teresa ed io, per una fortunata serie di coincidenze, ci siamo goduti una meravigliosa vigilia di “solitudine”. Siamo andati alla Messa di mezzanotte nella chiesetta dei Francescani, qui, a pochi passi da casa, la chiesetta dove si è sposata Valentina e che pertanto sentiamo molto “nostra”. E poi mi ricorda la mia parrocchia d’origine, S. Francesco d’Albaro, sulla precollina residenziale di Genova, a ridosso del Lido … Una Messa semplice celebrata da un frate semplice, accompagnata da un coro di giovani di giovani anziani, diretti con bravura e tanta natturalezza da un direttore supplente, una ragazza con una bellissima voce …
    Al rientro abbiamo collocato Gesù Bambino nella mangiatoia, recitato una preghierina e poi a nanna. Oggi avremo a pranzo Daniele, Valentina e la piccola Sara: sarà come accendere un grande caminetto che inonderà di calore, colori e dolci suoni il nostro già bel Natale, il primo da nonni veri …

  4. E’ la mattina di Natale. Mi affaccio alla finestra e sento giungere il suono festoso delle campane di San Lorenzo. Vola una cornacchia nel cielo grigio chiaro; preferirei un gabbiano o un altro uccello di mare che volasse sull’onda dell’aria fresca. Ma è sempre Vita. Alcuni passanti camminano lentamente: mi sembra spesso di scorgere da lontano mio padre con il papillon e il bastone, e talvolta mi arriva col vento la risata scintillante di mia madre.
    Ah, leggere delle tavolate che un tempo furono le mie suscita dolci ricordi. Che suggestione calda ed estetica pensare a Camilla vestita di bianco tra figli e nipoti, a Maria Teresa e Riccardo che attendono trepidante Sara, forse con la tutina rossa come indossava il pomeriggio del tè a casa loro?
    Ma io e Stefy, come già detto, abbiamo “preso in mano ” la nostra Vigilia a due” e la abbiamo avvolta in sorrisi e risa. La abbiamo modellata e resa stellata.
    Ieri siamo uscite, nel tardo pomeriggio, sotto la pioggia con la voglia di immergerci nel cuore del Natale. Visita a un presepio, ammirazione del calendario dell’avvento, e foto, tante foto che sottolineassero il ricco momento di un altro giorno della nostra Vita. Un giorno speciale che ci ha portato a catturare angoli luminosi o silenziosi di questa città amica.
    Ed eccomi che corro con l’ombrellino rosso davanti alle finestre chiare di stelle del Palazzo Pretorio. Ecco Stefania davanti a vetrinette colmi di doni e leccornie. E le nostre risate che ci siamo portate fino a casa, nel nostro salotto illuminato e colorato.
    Cenetta , Beethoven, telefonate, doni, anche per Mimilla (una cuccia che lei ha gradito). E alcuni pacchetti in attesa di essere aperti da Marco appena arriverà.
    Dentro di noi la capacità di trovare la gioia, il ricordo dei Natali passati così pieni di volti e voci sono impastati in noi.
    Che piacere lasciare fluire i nostri pensieri con libertà e amore, e comprensione e stima, come tanti pacchetti d’argento e d’oro pieni di promesse. Momenti preziosi questa sintonia tra madre e figlia che continua Natale dopo Natale, giorno dopo giorno, vicine o lontane la nostra magica linea femminile.
    Amore.

  5. Sul mio tavolino “Grandi speranze” di Dickens. Ma sai Camilla chi me lo fece riprendere in mano? Il nostro Stelzer che conobbi durante un nostra supplenza in una scuola.
    Lui lo stava leggendo alla scolaresca. Mi sembrò un’idea fantastica da imitare.

    Perchè oggi, Natale, le visitatrici e i visitatori del Blog non trovano il tempo, il coraggio, la voglia di lasciare qualche riga?

    Sarebbero graditissime.

  6. Belissima la serata di Vigilia per la commozione del cuore, di vera gioia. Il nipotino Gabriele perplesso ed allegro nell’incontrare, lui di un anno e mezzo, per la prima volta Babbo Natale (in carne edossa, suo papà camuffato), e noi tutti complici e sorridenti. Lacrime di gioia dei nonni e profondità tra tutti negli sguardi carichi di una luce e consapevolezza nuove.
    Per me il ricordo del Natale alla vigilia va indietro di tre anni velocissimo a quando eravamo tutti insieme e con Emanuela ancora in vita cantavamo noi cugine e sorelle tutti i canti di natale e quelli che ci piacevano tra cui John Lennnon, Simon e Garfunkel…. Ogni anno ricordo quelle emozioni e il mio dolore esiste e diventa Vicinanza- Amore sempre accanto.
    Buon Natale cari amici,
    MIKI

  7. Eccomi con le mie due righe… Innanzitutto Buon Natale a tutti…. Il mio è un Natale un pò così, papà ammalato ( anche se pare solo influenza, passerà) e nipotino che attendeva di scartare i pacchetti di Gesù Bambino al Pronto Soccorso…Febbre alta da molti giorni. Così il nostro pranzo verrà posticipato,ma non importa… Stamattina sono stata a Messa. Ho visto la mia amica che vive in Svezia con il suo maritino e il loro piccolo Robert Olof che ieri ha compiuto un anno. Sono venuti a trovare famiglia e amici italiani… Laura ha cantato accompagnata dal marito Magnus una Stille Nacht da brividi e l’intera comunità era commossa. Un bacione a tutti e soprattutto alle nostre care Mirna e Stefy. E Mimilla!

  8. “Mamma, però i biglietti sui regali li scrivi tu come se fosse veramente Babbo Natale, io faccio finta di non sapere niente”. Caro il mio Andrea, che ha voluto la “felpa da strafigo” e si rifiuta di indossare “quelle scarpe che hai comperato tu che se le metto a scuola mi dicono che sono sfigato”. Caro, dicevo, perchè cresce ma gli resta dentro una nostalgia di stupore che ha paura di lasciare. Forse ci manca questo, oggi, lo stupore. Ci manca poco o nulla, molti di noi, fortunatamente, possono permettersi anche qualche piccoo capriccio fuori programma e quindi non conosciamo più l’attesa e lo stupore dell’attesa soddisfatta.
    Un ricordo che non mi lascerà mai. Avevo circa otto-nove anni e desideravo con tutta me stessa una bambola stupenda, Titti, con il vestito rosa e i lunghi capelli marrone. Ma era costosissima, troppo costosa. E poi mi rosicchiavo sempre le unghie, non potevo proprio meritarmela. Così andavo con la mia adorata nonna Ida ai magazzini Nicolodi a guardarla, a desiderarla, ad amarla. Era consuetudine trascorrere la sera del 24 dicembre in compagnia dei nonni di Rovereto. Era bellissimo perchè mio papà si divertiva un mondo a farci aspettare Babbo Natale……..Insomma, per farla breve, da un pacco con la carta rossa e verde emerse Titti……non vi dico la mia felicità……dentro di me promisi perfino di smettere per sempre di rosicchiarmi le unghie…(ma lo faccio tuttora). L’attesa realizzata, materializzata , il desiderio di una bambina fatto “bambola”. Oggi mia madre era commossa perchè il pranzo di Natale è andato molto bene, niente tensioni con mia sorella, nessuna discussione o “frecciatina” . Mi ha ringraziata come non la ho sentita fare mai……come se fosse dipeso da me!!! Attesa realizzata, spesso basta poco.
    A tutti un affettuoso BUON NATALE, a te carissima Mirna, uno speciale augurio di veder realizzati tutti i tuoi desideri e le tue magnifiche idee.

  9. Ecco, alla fine di questa giornata posso davvero dire che è stato il Natale più tranquillo e bello che io ricordi. Non la grande tavolata rumorosa, non mille portate, non ore ed ore seduti a pranzo, ma noi 5 a tavola calmi e felici: la piccola Sara sulla sua sdraietta, la sua mamma, il suo papà e noi due nonni. Un Natale semplice e bellissimo. Telefonate di contatto con la mia mamma/bisnonna accudita da mio fratello e con mio figlio che quest’anno ha festeggiato il Natale in Toscana con la famiglia della sua ragazza (anche lei Sara!). Ma qui, in casa, assoluta tranquillità, arricchita nel tardo pomeriggio dalla visita di un’amica di mia figlia con la sua mamma: persone che non vedevamo da tanto tempo e che abbiamo ritrovato con gioia.
    E’ stato proprio un bel Natale. Abbraccio tutti gli amici del blog, con la solita assoluta precedenza alla mia cara amica Mirna!

  10. Mi piace leggere di tutti i vostri Natali, è una vicinanza preziosa, è come il volo della telecamera alla fine di un film, su realtà diverse eppur vicine. Il nostro sguardo partecipe e non invadente sulle cose nostre ma anche di tutti. Qualche miracolo la tecnologia porta avanti.
    Il Natale non so cos’è, forse è una cartolina con colori sgargianti che voglio rendere perfetta, curandola nei minimi dettagli. E’ un’ode al calore e alla disponibilità. Un canto alle memorie, un auspicio per il futuro. Il Natale è come vorrei essere sempre e come vorrei che gli altri fossero sempre, una zona come si è detto “franca”, di magia, di fiaba. La nostra zona ideale.
    Mille Natali di questi. A tutti.