Moby Dick o la balena, di Herman Melville

pubblicato da: admin - 9 Gennaio, 2011 @ 9:04 pm

00667301[1] E per rimanere in ambito marittimo non poteva mancare un libro sul mare presentatoci dal nostro  marinaio Riccardo.  Egli ci dice che parlerà soltanto della prima parte, ma credo sia più che sufficiente per invogliarci a leggere o rileggere questo capolavoro di Melville in cui la balena bianca rappresenta nel nostro immaginario l’odio per la paura o forse per la nostra debole umanità? Quasi una biblica sfida alla divinità, una sorta di Hybris?  Per cui anche questo capolavoro ci offre tanto tanto da scoprire e da riflettere. 

  Ed. Gli Adelphi

Traduzione di Cesare Pavese

 

Ed io che lo credevo un libro per ragazzi …

Lo confesso. Tanti anni fa ne avevo letto un estratto ed avevo visto il film. Era il 1956, avevo dodici anni e il capitano Achab era Gregory Peck. Oggi, sollecitato dalla curiosità degli accenni degli amici del blog sto leggendo il “libro vero”. Ho iniziato l’impresa senza avere la matita in mano. Dopo poche pagine me ne sono procurata una. Giunto a pagina 241, ho deciso di fare un pit stop e di riflettere su questa prima metà circa dell’opera.

Il racconto è come una sinfonia. Sulla melodia di base (o almeno quella che credevi sarebbe stata tale e cioè la caccia alla balena, anzi, ad una balena) si inseriscono altre scritture musicali, alcune parallele, altre trasversali, alcune che precedono ed altre che seguono il tema di base. La vita di un marinaio baleniere, piccole perle di saggezza, riflessioni introspettive, pezzi di teatro stile Shakespeare, tentativi di analisi scientifiche, elementi di marineria e di navigazione a vela, solo per citarne alcuni. So che anche Stefania, bravissima musicista, sta leggendo questo stesso libro. La vorrei invitare a tradurre in termini più corretti questa mia sensazione “musicale” che mi ricorda un po’ la tridimensionalità di “Fantasia” di Walt Disney …

La mia preparazione di base sulla materia specifica (caccia alle balene) è scarna. Potrei citare il libro di Joshua Slocum, “Solo intorno al mondo”, primo circumnavigatore a vela in solitario dl globo. Nato esattamente 100 anni prima di me e cioè il 3 febbraio 1844 e morto non si sa quando, visto che dopo aver salpato le ancore per l’ennesima (ultima, ma lui non lo sapeva) volta, non se ne seppe più nulla. Il particolare che cito di lui è che affermava che “fiocinare dalla barca certi squali procurava lo stesso piacere che ammazzare un leone”. Mi domando: perché fiocinare gli squali? Ed anche i leoni …

Una sera poi ero a bordo di una barca a vela di 14 metri che in assenza di vento procedeva lentamente, a motore, verso sud, al tramonto, in vista di Capo Corso. Io ero mollemente appoggiato all’albero, ed avevo in mano, quasi per una dimenticanza, la cinepresa. Improvvisamente un’enorme balena traversò pacificamente la nostra rotta 20 metri oltre la nostra prua. Riuscii a filmare la scena. Mi domandai e mi domando: cosa sarebbe successo se noi si fosse stati 20 metri più avanti?

Uccidere le balene … almeno 150 anni fa lo facevano con arpioni lanciati a mano da scialuppe a remi, non come oggi, con arpioni scagliati da cannoni posti a prua di moderne baleniere diesel …

Ma forse la contrapposizione Achab-Moby Dick è solo figurativa, voluta da chi, per vivere, deve crearsi un nemico, anche se non c’è. Quale vuoto infatti ai nostri giorni tanto per fare un esempio, ha lasciato la caduta del muro di Berlino! Ed ora, con chi ce la pigliamo? Con i “comunisti”? Con la magistratura? Con i Paesi emergenti?

Il marinaio baleniere Melville – che strano cognome, francese? Ma il nome Herman sembra tedesco … eppure si imbarca a Liverpool … ma allora era inglese? – dicevo, il baleniere Melville ha una morale, e nemmeno mica male:

“Su questa terra il peccato che paga può andare in ogni luogo e senza passaporti, mentre la Virtù, se è povera, viene fermata a tutte le frontiere”.

“Gioia a colui che nella verità non dà quartiere … e distrugge ogni peccato, anche se tratto di sotto le toghe di Senatori e di Giudici”. Come è attuale, non vi pare?

“L’anima non si nasconde”.

“Aveva l’aspetto di chi non aveva mai strisciato dinanzi a nessuno e mai avuto un creditore”.

Il nostro marinaio ha anche una fede: “Adorazione è fare la volontà di Dio, cioè fare al prossimo ciò che vorresti fosse fatto a te”.

E poi “Al mondo non c’è qualità se non c’è contrasto. Nulla esiste in se stesso. Il caldo esiste perché esiste il freddo”. Ma allora io, mi chiedo: anche l’odio di Achab verso la balena esiste in quanto c’è chi ama le balene …

Ancòra: “Oh ambizione giovanile, stai attenta, qualsiasi grandezza mortale è solo malattia: tutti gli uomini tragicamente grandi sono tali attraverso qualcosa di morboso”. Qui mi pare proprio attuale, politicamente attuale, intendo io (e voi?)

E poi si interrompe, manzonianamente, e ti racconta la vita di un selvaggio diventato fiocinatore.

Riprendendo il discorso “Un uomo totalmente privo di paura è un compagno molto più pericoloso di un vigliacco”. E qui mi tornano alla mente i miei tanti compagni di scalate giovanili …

“E’ cosa dolorosissima e ripugnante metter in luce il crollo del valore di un’anima”.

“La dignità dell’Uomo si mantiene intatta anche quando sembrai perduto ogni carattere esterno”.

“ Di fronte a quel negro, un uomo bianco pareva una bandiera bianca venuta a chiedere una tregua ad una fortezza”.

“Ogni cosa umana creduta completa deve per questa stessa ragione essere certo difettosa”.

“Qualunque sia la superiorità intellettuale di un uomo, essa non può mai assumere una supremazia sugli altrui senza l’aiuto di qualche artificio basso o meschino”.

“Chi ha offerto un pranzo ad amici ha assaporato cosa significhi sentirsi Cesare”.

“Ciò che si dice nell’ardore, si disdice da sé”.

Quando poi viene a parlare della “testa d’albero” cioè della sommità degli alberi dei velieri, Melville supera se stesso. Le prime “teste d’albero” infatti per lui sono state la Torre di babele, le piramidi d’Egitto, le colonne degli stiliti, le posizioni occupate da personaggi che stanno in alto, molto in alto, i moderni abitatori delle teste d’albero, uomini di ferro o di pietra che mai risponderanno ad un richiamo dal basso: non vi sembra qui che Melville stia descrivendo una certa nostra classe politica?

E il capitano Achab, che impiega ben 191 pagine prima di entrare in scena: “Le onde invidiose si gonfiano ai lati per sommergere la mia traccia: facciano pure., ma prima io passo”. Il monologo di Achab è un po’ come quello di Amleto: essere o non essere, o come quello di Fazio e Saviano; restare o andare via …

L’immortalità … della balena o di Achab? “L’immortalità è soltanto l’ubiquità nel tempo”.

“Tra i Romani una pietra bianca segnava un giorno felice”. Albo signanda lapillo, giornata così bella (e rara) da contrassegnarsi con un lapillo bianco (raro, in quanto normalmente è nero. Ma non era un semplice marinaio Melville?

Stante le morti che la caccia alla balena procurava fra i marinai, Melville ci invita a risparmiare l’olio delle lampade che se ne ricava, se non altro per rispetto di quelle morti. E che dire dei nostri giorni … quanti minatori devono morire prima che noi ci decidiamo ad usare con parsimonia le risorse che essi producono?

Ecco, sono arrivato a pagina 241 del libro. Ho scritto, almeno così non mi dimentico i passaggi e le considerazioni che volevo sottoporvi..

Nel frattempo … averne … di marinai come Melville!

Riccardo Lucatti

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4 commenti
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  1. Mi riallaccio ai commenti su Ludvig. Il grande libro di Melville è un vulcano in continua attività. Gli eroi sconfitti, gli innocenti sconfitti eppure ancora sempre vividi per tutti :Billy Bud, Bartleby, Benito Cereno….E’ bellissimo il modo di Riccardo di parlarci dei libri che legge estraendo citazioni importanti, che, “messe in elenco” risultano incandescenti per l’anima pellegrina. In sordina, aggiungo un pezzettino che mi commosse molto quando lessi per la prima volta Moby Dick :”……….Di sotto il cappello calcato, una lagrima cadde nel mare dall’occhio di Achab. Tutto il pacifico non conteneva tante ricchezze che valessero quella misera goccia….”
    Furono davvero grandi gli interventi di Barbara Spinelli su La balena bianca all’interno della trasmissione di Gabriella Caramore “Uomini e Profeti” (rai3 sabato e domenica), l’anno scorso mi sembra. Credo che Maria Rosa abbia avuto in regalo le registrazioni. approfondirò.

  2. Anch’io sono una fan di Achab e del Leviatano bianco ma non ho ancora oltrepassato la meta’ dell’opera. Mi sembra che la forma musicale a cui possa far riferimento la struttura narrativa di Moby Dick sia il rondo. Il rondo alterna una stessa sezione contenente il motivo musicale principale con sezioni di volta in volta diverse. In lettere: A-B-A-C-A-e cosi’ via. La complessita’ di questa prosa -anch’io la sto leggendo in traduzione di Pavese- ma forse dovrei osare con la lingua originale accettando di avere costantemente fra le mani un dizionario – mi schiaccia e mi esalta allo stesso tempo. E si’ perche’ fra le pagine di elenchi vari e digressioni si puo’ nascondere un elemento chiave per l’interpretazione o una citazione potente come Riccardo e Camilla ci ricordano. Un altro libro da leggere seduti comunque… (se ne parlava con mamma l’altro giorno, non tutti i libri si possono leggere supini…).

  3. Bella queste espressione… un libro da leggere seduti… Io sto leggendo La versione di Barney di Mordecai Richler…Ma non so, per ora non mi convince. Il 19 gennaio si sta avvicinando… ogni tanto ci penso e mi mancherà questo appuntamento quotidiano serale…Baci

  4. Dopo aver fatto una pausa di raccoglimento (delle idee) a metà libro, riprendo la lettura. … Ecco, ora l’ho letto tutto e le citazioni sarebbero troppe.

    Sicuramente Melville è stato marinaio, e lo si capisce da come descrive le fasi della preparazione della nave, delle scialuppe etc.. Ma ciò che colpisce maggiormente è il Melville commediografo, moralista, umano, storico, letterato, classicista (Et tu Brute? Cioè, Tu quoque Brute?), sceneggiatore, in alcuni passi lirico (era una notte di luna piena, scriveva il Manzoni; Melville scrive:”Era una limpida giornata di un azzurro di acciaio”), solo per citare alcuni aspetti.
    Una nota sui personaggi: rispetto alla mole del libro, il Capitano Achab compare direttamente solo in pochi passaggi, così come Moby Dick. Tuttavia essi “permeano” di sé l’intera vicenda.
    Sulla struttura del libro, la divisione per singoli argomenti e capitoletti lo rende quasi un “manuale del giovane baleniere” alla ricerca di se stesso.
    Mi è stato detto: “Scrivi tu il post su Moby Dick, tu che sei un marinaio”. Ci vuol ben altro che essere un velista su moderne barche a vela rispetto alla marineria di Melville!
    Quale morale se ne può trarre? Forse … che il male, il rancore, l’odio cieco non premiano. Mai. Nessuno.