GIRO DI VITE, e i fantasmi interiorizzati

pubblicato da: admin - 28 Dicembre, 2010 @ 8:10 pm

Eppure nella nostra anima ci sono delle zone buie, dei recessi del nostro rimosso che ci possono incutere paura, ma anche meraviglia e persino piacere perchè ci portano nel “viaggio” dentro noi stessi e ci conducono alla scoperta degli strani legami che irrazionalmente noi instauriamo con la natura circostante, le abitazioni della nostra vita e con alcuni oggetti che fan parte del nostro vissuto quotidiano.

Talvolta quando sono sola e con la “ragione” allentata mi sento scivolare accanto ombre e sento nello spazio, che mi sembra vuoto, fremiti vitali.

Capita anche a voi?

Ripenso a “Eclisse” di Banville  e ai fantasmi che egli vede all’improvviso nella passeggiata solitaria tra i campi e alla madre con bambino che appare spesso nella casa dei genitori.

Giro di vite“- The Turn of the Screw -, è esemplare nello scandagliare inquietudini interiori, misteri inspiegabili ma quasi attesi.

Giro di vite venne scritto in un momento difficile della vita di Henry James,  un periodo lavorativo pieno di incertezze e di delusioni. Forse lo scrisse  perchè le storie di fantasmi sempre attirano i Lettori, ma la sua perfezione strutturale e contenutistica ci rivelano  un’esigenza, una speranza, un timore e il disagio dell’insondabile. Il nostro Doppio, la nostra Piccolezza, il nostro non sapere tutto si accoppia con il nostro reale e il nostro immaginario.

 In James  più che convincere il Lettore dell’esistenza dei fantasmi di Quint e della Jessel c’è l’intenzione di dimostrare la consistenza “concreta” dell’esistenza dei due domestici defunti, e di descrivere il modo in cui l’istitutrice e i due bambini percepiscono, e poi reagiscono, a questa esperienza.

E’ un racconto gotico la cui genesi è da attribuirsi a una storia di fantasmi che fu narrata allo scrittore dall’Arcivescovo di Canterbury la notte del dieci gennaio 1895. James ne parla nei suoi Taccuini.  E’ la storia di due bambini orfani, mache vivono in una dimora di campagna sotto la tutela di uno zio che però vive lontano da loro. Prima dell’arrivo della nuova governante erano  accuditi da un’altra signora  e da due domestici perfidi e depravati che nel  romanzo di James  sono chiamati la signora Jessel e  Quint, il suo amante dai capelli rossi.

 La  prima governante e i malvagi  domestici muoiono, ma le loro figure tornano a infestare la casa e sembrano far cenni e  ambigui inviti  ai bambini.

Sono quindi soltanto i due bambini, piccole prede del Male e la giovane governante, Miss Giddens, che tiene un diario, a vedere le  due sinistre figure.

James fa di questo racconto orale una magistrale novella in cui nell’atmosfera quasi pastorale e luminosa della casa di campagna inglese si insinua una vaga atmosfera malefica, non percepita da tutti gli abitanti della casa . Non scende in dettagli  particolareggiati ma ricrea perfettamente quel “clima mentale” provato dall’istitutrice, quasi un sinistro strato di “trance”, o forse come alternativa interpretazione, una proiezione “isterica” dei desideri erotici inconsci di Miss Giddens stessa.

E’ l’istitutrice che tempo dopo narrerà a sbigottiti ascoltatori l’esperienza accuratamente annotata nel suo diario. Ed è proprio lei che, volendo “stringere la vite “per arrivare  a capire  il mistero,  forse scoprirà una sorta di complicità dei bambini con i malvagi spettri. E Miles – il fratellino – diventerà un’altra vittima designata.

Pur allacciandosi ai racconti gotici così di moda, persino un po’ a Jane Eyre, James se ne differenzia perchè ci offre un terrore psicologico che nasce dalla mente del narratore  dilatandosi infine  in quella del Lettore.

Scrive James a proposito:

“Lo straordinario è tanto più straordinario in quanto accade a voi e a me, ed ha valore  (valore per gli altri) solo in quanto visibilmente sentito da noi”

E Virginia Woolf nel suo articolo “Henry James’s Ghost Stories ” sottolinea che i fantasmi di James incutono paura non perchè trascinano catene arrugginite oppure perchè vanno in giro con la testa decapitata in mano bensì perchè ” hanno la loro origine in noi.”

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8 commenti
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  1. Non posso che pensare al magnifico The Others con la Kidman che è liberamente ispirato a questo romanzo di James… Devo dire che quella notte dopo averlo visto non ho dormito molto, presa da una strana inquietudine… Un effetto simile me lo ha fatto il film Il Sesto Senso… E’ una sensazione sottile, proprio perchè i fantasmi sono parte di noi, hanno origine dalle nostre paure, è il nostro inconscio che emerge…La psiche ci gioca brutti scherzi e qui ripenso allo splendido film di Scorsese Shutter Island…Accanto ai libri i film come avete capito sono la mia passione…

  2. H. James e O. wilde: due stupefacenti scrittori, coevi e…nemici. Il grande Maestro James non usava lo sberleffo, la risata liberatoria, il salto di “buon umore” , medicina ultima e decisiva per la nostra psiche sempre affacciata sulla scura possibilità del baratro. Oscar W. scrisse molto di fantasmi e di inconscio,eppure, malgrado il suo incredibile e moderno destino umano, colpito a morte dalla condanna infame, rimetteva la testa a posto, dei lettori intendo, con il suo umorismo raro e imprescindibile e la sua raffinatissima autoironia. Virginia Woolf , altra gigante della letteratura, forse, si sarebbe data pace se avesse tenuto sempre conto di quanto, infine, tutto sia anche abbastanza assurdo e casuale? Chissà. Certo che Oscar W. va tenuto sul comodino come scaccia fantasmi. Il cinema ha , forse, più difficoltà ad esprimere la qualità sublime dell’umorismo, e rimane spesso, almeno mi sembra, più legato ad effetti speciali.Ma non lo so.
    Come state tutti quanti? State aspettando le feste folli dell’ultimo dell’anno?A tutti un saluto buonissimo.

  3. Giro di vite è una delle opere più semplici e più complicate della grande letteratura mondiale.
    Che gusto le descrizioni dei giardini della manor house dove si svolge la vicenda, questo contrasto fra ambiente idilliaco (estivo, se non ricordo male) e inferno interiore, che inquietante la “caccia” di Miss Giddens a fantasmi che forse sono solo nella sua mente. se vi capita – difficile che “capiti” a dire il vero visto che da noi il massimo dell’esotico all’opera è Wagner – ma se vi capita di essere davanti ad un cartellone con l’opera da camera “The Turn of the Screw” di Benjamin Britten, cercate di accaparrarvi un biglietto, non ve ne pentirete.
    Personalmente, devo dire che do all’entità “oltre me” pieno stato di esistere “nonostante me”. In poche parole, credo a entità non spiegabili dal raziocinio. Complici esperienze di vita e una propensione al metafisico in senso letterale… è così, e mi piace che sia così! Buoni preparativi a tutti!

  4. CHE PIACERE RICEVERE UN COMMENTO DA UNA NUOVA LETTRICE!
    RICOPIO IL SUO COMMENTO NEL POST DI OGGI AFFINCHè VENGA LETTO DA TUTTI SENZA DOVER ANDARE A CERCARE IN ARCHIVIO “LA CONTROVITA”

    RITA says:

    Dicembre 29th, 2010 at 16:53 e

    Ciao! Ma che bella scoperta questo blog!
    Ti lascio un messaggio sotto questo post non solo perché sto leggendo La controvita proprio in questi giorni ma anche – e soprattutto direi – perché considero Philip Roth uno dei più grandi autori viventi. Consentimi di consigliarti altri suoi eccezionali romanzi, in particolare: Pastorale americana (che considero il suo capolavoro), La macchia umana, Il teatro di Sabbath, Everyman.
    Sono anche io una lettrice appassionata, soprattutto di classici, sia italiani che stranieri.
    Recentemente sono stata molto “toccata” da Il giardino dei Finzi – Contini di Giorgio Bassani, romanzo che mi ha lasciato dentro un mondo intero, fatto sì di personaggi – indimenticabili – e di luoghi ma soprattutto intriso di una particolare atmosfera che credo mi rimarra “appiccicata” addosso per molto tempo… per sempre forse. In particolare ho apprezzato la grazia, le levità, la pacatezza nell’affrontare – sullo sfondo – un tema tanto grave e tragico quale quello delle leggi razziali emanate in Italia dal regime fascista, lasciandone appunto appena un accenno qua e là e preservandone tuttavia l’ingombrante presenza, quasi fosse un’ombra che pian pian si ingrandisce sempre più, fino a divorare quella luce che aveva illuminato i personaggi nel calore di quell’ultimo tiepido autunno.
    Credo che lo si possa definire un vero e proprio romanzo di formazione in quanto il protagonista, alla fine, preso atto del proprio fallimento amoroso, si troverà costretto, suo malgrado, anche ad aprire gli occhi sulla realtà circostante, realtà che fino a quel momento, tutto preso dalla sua passione per Micòl, era rimasta esterna a quell’enclave fuori dal tempo e dello spazio che era il giardino. Il giardino dei Finzi – Contini, inteso come luogo fisico ma anche simbolico, e la passione del protagonista per Micòl rappresentano infatti uno scudo di protezione contro l’orrore del mondo reale che si profila all’esterno, ma anche, in ultima istanza, il mondo incantato dell’infanzia, non ancora scosso dai traumi e dalle responsabilità della vita adulta. Crescere, sembra dirci l’autore, significa accettare i propri fallimenti, voltare pagina ma anche saper preservare nella memoria un passato che si è amato, restituendogli vitalità e calore attraverso la prospettiva della maturità.
    Non dimenticare quindi ma continuare a voler bene anche a coloro che non sono più.
    Quel giardino – così carico dunque di una valenza polisemantica – è anche però estremamente reale, descritto minuziosamente, con dovizia di particolari, luogo reale e simbolico insieme, perfetto esempio di come sempre la letteratura dovrebbe essere.
    Buon proseguimento

    RITA

  5. Ciao, Rita! Tutti noi condividiamo il piacere provato da Mirna! Benvenuta!
    Il “buon proseguimento” che tu ci auguri è ovviamente un auspicio che coinvolge tutti noi, te compresa, ormai!
    Mirma dice che io sono il suo “gran collaboratore” … (“rara avis”, direi io, visto che di maschietti qui da noi ne intervengono pochi … per ora). Solo per questo mi permetto di unire il mio invito al suo, ben più significativo ed importante …
    Del resto, il post sul Giardino dei Finzi Contini l’hai già fatto, ed è molto bello e significativo. Ed allora …?A presto, dunque! Invia i tuoi post al Blog.
    Riccardo
    P.S.: Mirna, che ne dici se prima o poi facciamo una riunione di tutti noi, da qualche parte (anche casa di Maria Teresa e mia, se vuoi)

  6. Grazie Rita, di aver citato il bellissimo romanzo di Bassani. Da rileggere certamente. Ricordo la seduzione da esso esercitata su di me, allora appena ventenne. Lettura in cui come dici tu i giovani protagonisti e i Lettori possono formarsi …in un Giardino di simboli e di eventi drammatici raccontati con una pacata e seria lievità.
    Adoravo Micol, pensavo di chiamare così mia figlia (non come figlia di re Saul, ma proprio per la protagonista del libro).
    Un’estate ho costretto mio cugino Alfredo di Merano a portarmi al Circolo del Tennis per provare a giocare come Micol…io sono anti anti sportiva! Non sapevo neppure tenere in mano la racchetta! Ma mi ero vestita come lei, afferravo la racchetta pesantissima per i miei polsi sottilissimi, cercavo inutilmente di prendere qualche palla senza riuscirci… ma e mi sentivo…Lei.
    Ho fatto una gran confusione non sapendo fare nulla e mio cugino non mi ci riportò più.
    Però ho delle foto splendide….vestita di bianco e con lo sguardo “perso” dentro “Il Giardino dei Finzi-Contini”

  7. Micol…. Incredibile perchè è il nome che anche a me piacerebbe dare ad una bambina. E il mio lettore all’università, americano ed ebreo ( Stefy lo conosce bene), ha una figlia di nome Micol, che se non mi sbaglio significa “perfezione”, o ” regina”. E un giorno gli dissi, “che bello, come la Micol dei Finzi Contini”. La moglie era la mia professoressa ma io avevo più confidenza con lui… Io amo il cinema e mi sono vista lo splendido film con Dominique Sanda nel ruolo della bella Micol, Fabio Testi ecc…Ho anche tracciato un confronto romanzo-film in una tesina che mi ha dato grandi soddisfazioni. Mi sono poi letta tutto Bassani, autore delicato e grande, proprio grande con il suo Romanzo di Ferrara…

  8. Certamente una Riunione di noi Grandi Lettori è auspicabile.
    Anche il nostro Blog è diventato, come ormai ripeto, un Giardino fioritissimo di suggestioni, suggerimenti, riflessioni, conoscenza e sempre più amicizia.
    Ci organizzeremo. Persino Miki da Roma vorrebbe unirsi a noi per un coffee…
    Grazie a tutti e un abbraccio (Maria Teresa permettendo) a Riccardo, mio carissimo amico e Gran Collaboratore.