IL PRANZO DI BABETTE, dai racconti di Karen Blixen

pubblicato da: admin - 30 Dicembre, 2010 @ 8:10 pm

Ancora giorni festosi. Almeno io li percepisco in questo modo. Mi sembra di essere su una di quelle giostre lente e colorate, le vittoriane Merry goes round che talvolta si vedono nelle piazzette in occasione di qualche festività.

Mi piace osservare le persone sorridenti, incontrare amiche che vedo raramente, ricevere e-mails, bigliettini, regali, organizzare pranzetti con i miei cari, cinema e aperitivi con le amiche,  e sentire in fondo al cuore che se riusciamo ad avere momenti belli e lieti vuol dire che questi  potranno sempre  esistere ed essere ricreati.

La fine di un anno poi mi sollecita generalmente gioia perchè ho da ripensare a tante giornate vissute (scelgo naturalmente le più belle!) e assaporo con fiduciosa speranza le altre che mi si parano innanzi come in  una pagina bianca.

Penso ai preparativi per cenette e cenoni di fine anno e ricordo allora  il capolavoro del Pranzo di Babette.

 Il sapore prezioso del convivio.

Questo bellissimo racconto, tradotto in modo magistrale in un film che vinse l’oscar, è inserito nella raccolta “Capricci del destino” del 1958.

Siamo alla fine del XIX secolo in Norvegia (in Danimarca nel film)  dove due sorelle conducono una vita semplicissima e devota. Sono figlie di un Reverendo, ormai deceduto, che aveva fondato una piccola comunità religiosa improntata alla severità di costumi, alla preghiera e all’aiuto reciproco. Sono  ormai due lietamente rassegnate  signorine di mezza età la cui vita si volge al mantenere vivi i dettami del padre.

Quando erano ancora giovani e belle, circa trentacinque anni prima dell’arrivo di Babette, le due signorine erano state ardentemente ammirate una da un cantante lirico, l’altra da un affascinante militare. Ma la loro educazione, la loro purezza e il loro riserbo avevano troncato sul nascere i dolci sentimenti suscitati nei due giovanotti.

E poi arriva Babette, una vedova francese costretta a fuggire dalla Francia dopo i disordini della Comune di Parigi. Ha lasciato ogni suo avere, è disperata. Chiede alle due signorine ospitalità in cambio dei suoi servizi in casa.

La vita prosegue così nella parca semplicità di costumi e cibo tra molte riunioni religiose con i pochi abitanti del villaggio tra i quali talvolta serpeggiano malcelati e antichi rancori. 

Il destino capriccioso farà vincere a Babette una grossa somma grazie  a un vecchio biglietto  di una Lotteria acquistato prima della fuga. Babette non può ritornare in Francia pena l’arresto. Che fare dei soldi che riesce ad avere grazie a naviganti che fanno la spola tra Francia e Norvegia?

Babette che un tempo era una famosa cuoca in un elegante ristorante di Parigi vuole donare con tutti i suoi soldi (e li spenderà tutti) alle generose, semplici, pure signorine …la Gioia, il Piacere e il Gusto della vita cucinando per loro.

Chiede loro di organizzare un pranzo in ricordo del Reverendo Padre per tutta la comunità. Le due quasi ascete donne le danno carta bianca non immaginando ciò che la cuoca sopraffina ha in mente di cucinare. Questa si fa arrivare  ostriche, tartarughe, quaglie, champagne pregiato ed ogni altra preziosissima leccornia.

Regina nella piccola e povera cucina, aiutata da un “garzoncello scherzoso”, Babette in un’apoteosi di creatività cucinerà e farà servire un pasto pieno di meraviglie. Il caso, il capriccio del destino, fa sì che a tavola arriverà anche, come lontano parente, il giovane militare, ormai anziano generale, ammiratore di una delle due signorine.

E’ proprio lui che lentamente, nel crescendo del pranzo riconoscerà delizie assaggiate soltanto in un famoso locale parigino. Dal brodo di tartaruga, alle “quailles en sarcophage,” alle ostriche, ai dolci, ai vini prelibati adatti ad ogni portata.  Lui è un intenditore ed asssapora con passione sensuale ogni boccone.

E gli altri non adusi a simili piaceri? Quasi diffidenti assaggiano le prime portate, lanciandosi ancora le piccole frecciate dei loro rancori, e poi… i sorrisi si allargano, le gote si arrossano, gli occhi diventano lucidi di piacere, di delizia, di tolleranza.

Tutto ciò che era compresso nella rigida vita quasi monacale si libera in emozioni e meraviglia.  E il Cibo, il Vino, questi doni della vita  operano il miracolo della gioia dello stare insieme. La condivisione del piacere.

Sappiamo che Babette ha speso tutti i soldi vinti ma, deus ex machina di un tale “miracolo”,  essa ha ottenuto un’altra vittoria. Ha regalato Felicità.

Pranzo di Babette on YouTube

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  1. Che film meraviglioso “Il Pranzo di Babette”! Da gustare come il cibo di cui parla. Non ho mai letto il racconto ma sarei curiosa. L’aspetto tenero della storia è proprio l’incontro fra due esperienze di vita diverse, non che l’esistenza ritirata del villaggio sia misera o inutile, anzi. Le due figlie del reverendo si spendono per conservare l’armonia nella comunità e tutto sembra improntato allo spirito. E’ proprio il vortice creato da un’altra cultura – quella cittadina/haute cuisine – che crea un rinnovato senso d’amore e di comprensione, quasi a dire che, anche con le migliori intenzioni, la ripetitività appiattisce gli afflati.
    Nel film, una delle scene più toccanti è il girotondo sotto la fredda notte stellata, dopo il pranzo di Babette. Buon ultimo dell’anno a tutti!

  2. Io invece ho letto il racconto ma non visto il film. Provvederò…Il cibo è uno splendido viatico d’amore…Chi ama il cibo ama la vita… Mi viene in mente la scena del film Chocolat. Anche lì un fantastico banchetto, ma a base di cioccolato… Mmm….
    Buon anno a tutti i frequentatori del blog, dal cuore….Che sia un anno ricco di gioie e soddisfazioni, e di serenità…
    Raffaella

  3. Su you tube ho visto qualche scena di un film che si preannuncia molto interessante nella sua semplicità armonica.Il cibo si fa mezzo per ammaliare nel profondo creando traits d’union tra le singole emozioni…. delizioso. Lo vedrò allora.
    Auguro a tutti un 2011 “scoppiettante” di gioie e serenità d’intenti,
    vi abbraccio,

    Miki

  4. Ho visto il film e letto la storia. Entrambi immergono in un mondo di profumi e sapori, di simpatia e amore. Sono convinta anch’io che lo stare a tavola può essere un buon veicolo per incontrarsi, non a caso si organizzano le cosiddette cene di lavoro e non dimenticando che “A tavola non si invecchia”!

    A tutti voi migliori auguri di buon anno!

  5. L’ uomo , già anziano in quei giorni, parlo di oltre 20 anni fa’,era un uomo interessante, un teologo, un filosofo, era un pastore protestante, calvinista , olandese. Amava follemente, davvero follemente, il trentino, e passava ogni sua vacanza qui, sui laghetti di Caldonazzo e di Levico, in giro. Fummo tanto , tanto amici Dario e io e mia madre e non c’era argomento che , con lui, non diventasse una sorta di splendida vendemmia. Tuttavia, in lui, era sempre presente un colore quasi unico, una forma di definizione del campo, una forma di cupezza, pur tra espressioni di grandi risate e allegria, ma come limitate. Qualcosa di poco definibile : un ormeggio invisibile ma breve e duro. E fu il pranzo di Babette a scatenare l’esplosione. Una metafora perfetta il<pranzo di Babette. E nulla fu più<come prima.