LA VISIONE DELL'ACQUA, a cura di Francesca Caprini

pubblicato da: admin - 28 Giugno, 2011 @ 9:11 am

scansione0006 Sono molto contenta ed onorata  di ospitare nel Blog la testimonianza di un lavoro appassionato che Francesca insieme ad altri giovani  ha svolto e continua a svolgere in Colombia. Da sua madre Daria, mia cara amica e collega, ho appreso del suo impegno, del suo duro lavoro, del suo entusiasmo ed anche dei successi raggiunti “nella difesa dei beni comuni e nella promozione dei diritti sociali”. Adoro i giovani che perseguono un ideale, un progetto di vita “alto”, una strada non comoda ma colma di attenzione per gli altri, un raggiungimento di un sogno che non sia soltanto il denaro per il denaro. 

Ciao Mirna, qui Francesca Caprini (figlia Daria).

Con molto piacere ti invio un po’ di materiale informativo sul nostro libro: sono alcuni comunicati stampa ed i links sia della recensione uscita recentemente su “Le monde diplomatique”, sia alcune schede che avevamo preparato per le conferenze stampa.
Al link qui sotto puoi trovare anche un rimando alla copertina del libro, nel caso ti servisse come immagine.
Per il resto…buona recensione e grazie.
Hasta pronto
f. 
http://www.yaku.eu/primapagina_articolo.asp?id=1723

                                                                                                 La visione dell’acqua

Dalla cosmogonia andina all’Italia dei beni comuni

 

 

“La Visione dell’Acqua. Un viaggio dalla cosmogonia andina all’Italia dei beni comuni” edito dalla casa editrice Nova Delphi Libri e curato da Yaku. E’ un lavoro di ricerca collettivo con l’introduzione e una poesia inedita che Eduardo Galeano, uno dei più grandi poeti e scrittori contemporanei, ci ha voluto regalare. 

  

 

  Il capitolo dedicato all’Italia è arricchito, oltre che dai contributi di Francesca Caprini sui processi in difesa dell’acqua in Trentino, e sul Monte Amiata di Enzo Vitalesta, da un saggio sul “dono” di Alberto Lucarelli e da un intervento di Alex Zanotelli.

 

 

   

 

Il Libro verrà presentato insieme al documentario De Agua Somos di Silvia Giammei, realizzato in collaborazione con la cooperativa Trasparenze. Un video che racconta, iniziando dalla guerra dell’acqua di Cochabamba del 2000, un decennio di lotte, di saperi, di pratiche collettive per la difesa e la gestione dell’acqua in sud america, per poi arrivare fino ai referendum in Italia. Splendide le immagini raccolte nel 2010 dei rituali di Berito Cobaria e Daris Cristancho del Popolo U’wa per onorare la sacralità del ghiacciaio della Marmolada e del parco dell’Adamello.

I libro e il video sono stati realizzati grazie al contributo dell’Assessorato alla solidarietà internazionale e alla convivenza della Provincia Autonoma di Trento

 

 

SCHEDA
LA VISIONE DELL’ACQUA
Il primo capitolo parte dall’inizio: “La Visione andina dell’ac­qua” è la cultura ancestrale dei popoli
che vivono nella cordi­gliera andina, è il profondo legame che lega l’uomo all’acqua e alla natura.
Un viaggio nella cosmogonia, nel mito della creazione, di cui l’acqua è elemento generante e
regolatore. Credenze e tradizioni che si declinano nei saperi, nei rituali e nell’organizzazione sociale
di molti popoli indigeni andini, e che in parte ritroviamo nel secondo capitolo: “Yapuchiris. Saperi
andini e cambiamenti climatici”, curato da Luis Carlos Aguilar e Sergio Quispe di Agrecol Andes,
un’organizzazione boliviana che si occupa di rafforzare le pratiche agricole eco­logiche in uso nelle
comunità indigene. Gli Yapuchiris sono i depositari dei saperi antichi dei popoli delle Ande, il pun­to di
riferimento di ogni comunità per le questioni legate ai cicli agricoli e agli eventi meteorologici. Il saggio
analizza la profonda empatia che ancora sopravvive tra uomo e natura nella pratica quotidiana di alcune
comunità. Gli Yapuchiris riescono a prevedere i cambiamenti climatici semplicemente osservando gli
animali selvatici, le piante, i venti, il cosmo.
Chiude la prima parte dedicata alla Bolivia il saggio “Acqua per vivir bien” di Rocío Bustamante e
Vladimir Cossío del Centro andino per la gestione e l’uso dell’Acqua dell’Uni­versità di San Simon
di Cochabamba. Lo studio analizza in profondità gli attuali tentativi del governo di Evo Morales di
formalizzare, attraverso le leggi dello Stato, le pratiche co­munitarie che tradizionalmente regolano
la gestione dell’ac­qua in Bolivia. Come l’attuazione della nuova Costituzione potrà interpretare
e declinare nelle forme del diritto positivo le norme, gli usi e i costumi che da secoli regolano
la gestione comunitaria delle risorse idriche? Uno spaccato della Bolivia di oggi, che tenta con
difficoltà, e non senza contraddizioni, di dare seguito a quell’incredibile processo di emancipazione
sociale iniziato con i movimenti popolari indigeni e contadini di Cochabamba nel 2000.
Il primo capitolo, della seconda parte de­dicata alla Colombia, è del Popolo U’wa, indigeni del nord est
colombiano conosciuti come i “guardiani della terra”. Attra­verso una donna, Daris Cristancho, per la
prima volta hanno voluto donare al mondo, e per scritto, la loro visione dell’ac­qua. “Aba Ria. Acque
sacre del territorio U’wa” è la testimo­nianza di una cultura orale millenaria che, dalle acque del loro
ghiacciaio sacro, il Cocuy, svela i sentimenti primordiali delle origini. Altre popolazioni resistono alla
violenza di un Paese che li deruba di tutto. Alle culture anfibie delle sponde del fiume Sinù è dedicato il
secondo capitolo, “Ferite nel territo­rio. Le culture anfibie e la diga di Urrà” di Tatiana Roa Aven­daño,
dell’organizzazione ecologista colombiana Censat Agua Viva. È la resistenza orgogliosa e combattiva
di una cultura fondata sui cicli naturali dell’acqua e che è sopravvissuta alle inondazioni provocate
dalla diga di Urrà, uno dei tanti mega progetti costruiti in Colombia e causa di violenze e distruzioni
ambientali. La seconda parte di approfondimento si conclude con “Colombia crocevia delle acque.
Dalle privatizzazioni ai mega progetti” di Danilo Urrea, sempre dell’organizzazione Censat Agua Viva:
un’analisi dell’esperienza referendaria co­lombiana inserita nel contesto più ampio dei processi di sfrut­
tamento e privazione dei beni comuni in atto nel Paese. Un cammino, quello del movimento dell’acqua
colombiano, che non si arrende di fronte alla democrazia negata, al referendum assassinato, ma che apre
spazi di manovra a future alleanze e interconnessioni tra tutte le forze sociali impegnate in difesa dei
beni comuni e delle popolazioni indigene.
Nella terza parte dedicata all’Italia con “La montagna che sussurra al mare” di Francesca Caprini abbiamo
ricercato tra le Alpi del Trentino, le immagini di una visione dell’acqua che risuona tra i ghiacciai, ma
anche l’indignazione forte di un prete, il trentino Alex Zanotelli, che tuona contro la privatizzazione della
madre (l’acqua), con parole tanto si­mili a quelle del cantore degli indigeni U’wa della Colombia, che ci
chiedeva: “Ma voi vendereste chi vi ha generato?” (la Madre Terra).. In “Amiata. Madre delle Acque” sono
le parole e l’empatia delle comunità locali a indicare il cammino. Che noi abbiamo iniziato a percorrere
nel capitolo che chiude la terza parte, “La visione dell’Acqua”. Un piccolo granello di sabbia che abbiamo
voluto aggiungere al contributo di tutti coloro che sono in viaggio per individuare una via possibile e
immaginabile per un futuro migliore.
Abbiamo voluto concludere questo nostro cammino collettivo con “Dono, (dis­) interesse e beni comuni
nella società post­moderna” di Alberto Lucarelli, docente di diritto pubblico dell’Università di Napoli.
Qui sono racchiusi l’imma­gine e il significato che abbiamo voluto dare anche noi con questo libro.
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La Visione dell’Acqua
Dalla cosmogonia andina all’Italia dei beni comuni
“La Visione dell’Acqua. Un viaggio dalla cosmogonia andina all’Italia dei beni comuni”
edito dalla casa editrice Nova Delphi Libri e curato da Yaku. E’ un lavoro di ricerca collettivo
con l’introduzione e una poesia inedita che Eduardo Galeano, uno dei più grandi poeti e scrittori
contemporanei, ci ha voluto regalare.
Tra gli altri hanno contribuito alla realizzazione del libro, Daris Cristancho del Popolo U’wa,
Danilo Urrea dei movimenti colombiani, gli indigeni Yapuchiri per la Bolivia, organizzazioni
internazionali come il Censat della Colombia, e il Centro Agua dell’Univesrità di San Simon di
Cochabamba, Bolivia.
Il capitolo dedicato all’Italia è arricchito, oltre che dai contributi di Francesca Caprini sui processi
in difesa dell’acqua in Trentino, e sul Monte Amiata di Enzo Vitalesta, da un saggio sul “dono” di
Alberto Lucarelli e da un intervento di Alex Zanotelli.
Il libro sarà presentato a partire dal 26 maggio in Trentino, con la presenza, oltre agli esponenti
della cultura, delle istituzioni e dell’associazionismo trentino, del coautore colombiano Danilo
Urrea e dello sciamano Berito Cobaria,del popolo indigeno U’wa.
Il Libro verrà presentato insieme al documentario De Agua Somos di Silvia Giammei, realizzato
in collaborazione con la cooperativa Trasparenze. Un video che racconta, iniziando dalla guerra
dell’acqua di Cochabamba del 2000, un decennio di lotte, di saperi, di pratiche collettive per
la difesa e la gestione dell’acqua in sud america, per poi arrivare fino ai referendum in Italia.
Splendide le immagini raccolte nel 2010 dei rituali di Berito Cobaria e Daris Cristancho del Popolo
U’wa per onorare la sacralità del ghiacciaio della Marmolada e del parco dell’Adamello.


Francesca Caprini
Ufficio Stampa e relazioni
Associazione Yaku 


tel 348 7467493
e-mail: yakufran@gmail.com
skype: yakufran
 yaku.eu

 

Tra gli altri hanno contribuito alla realizzazione del libro, Daris Cristancho del Popolo U’wa, Danilo Urrea dei movimenti colombiani, gli indigeni Yapuchiri per la Bolivia, organizzazioni internazionali come il Censat della Colombia, e il Centro Agua dell’Univesrità di San Simon di Cochabamba, Bolivia.

 
 

 

 Il libro sarà presentato a partire dal 26 maggio in Trentino, con la presenza, oltre agli esponenti della cultura, delle istituzioni e dell’associazionismo trentino, del coautore colombiano Danilo Urrea e dello sciamano Berito Cobaria,del popolo indigeno U’wa.
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2 commenti
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  1. Riccardo, che con Maria Teresa si troverà mollemente adagiato sulla spiaggia dell’Adriatico, si è preoccupato di ricordare il seguente evento:

    Il 5 luglio allle ore 18.00 nelle Gallerie di Piedicastello, Trento, ci sarà la presentazione ufficiale del libro “A bordo della città di Milano” di Enrico Fuochi noto fotografo-scrittore.
    Verrà raccontata un pezzo di storia del dirigibile Italia, quello di Nobile vista attraverso gli occhi e le foto del suocero di Cristina Garbini, medico a bordo della nave appoggio Milano.
    Il 4 luglio di ritorno da Graz ( dove sarò per i concerti di Stefania ) spedirò il piccolo post di Riccardo per ricordare a tutti ora e data.

  2. L’acqua? Priivatizzare o non privatizzare, questo è il problema. Ai referendum ci sono andato ed ho votato “si”. Si, perchè da parte del settore pubblico non si può prima gestire male, non fare manutenzioni e investimenti e poi dire “ci pensino i privati ad investire: io garantisco loro tariffe tali da coprire il costo degli investimenti e da generare un utile per loro”. La forma poi, SpA miste con i privati in minoranza (al 40%) che però, quali gestori, devono investire (il 100%) …. ma insomma,. c’è già abbastanza caos nella disciplina (carente) delle spa miste pubblico-private e ne vogliamo creare ancora? Cosa ne sarebbe del nostro codice civile?
    Si dice: ma questa formula spesso funziona. OK, “quasi” questa formula, cioè una formula (diversa) laddove l’Ente Pubblico decide liberamente di cedere quote azionarie delle proprie spa ai privati a certe condizioni e dove gli investimenti sono decisi a maggioranza ed effettuati in proporzione del capitale investito nella spa. Non come si sarebbe voluto fare con questo “monstrum”. Qui si voleva imporre al pubblico di cedere obbligatoriamente azioni ai privati entro una certa data. E’ cosa ben diversa. In ogni caso, Brava Francesca. Salviamo l’acqua e non solo quella degli acquedotti, fermiamo la distruzione della foresta amazzonica, limitiamo le emissioni e salviamo i ghiacciai. Peccato che i politici non siano Politici, cioè peccato che abbiano sempre obiettivi di brevissimo periodo, peccato …