SILENZI, di Emily Dickinson

pubblicato da: admin - 23 Febbraio, 2010 @ 8:08 pm

scansione0002scansione0001Una vita silenziosa, riservata, quasi da reclusa quella di Emily Dickinson, la poetessa di Amherst, Massachusetts, nata nel 1830 e morta nel 1866. Una vita giudicata frettolosamente e in modo superficiale dai posteri,  in quanto il fatto che una donna ancora giovane preferisse chiudersi nella sua camera  a meditare e a  scrivere, faceva pensare a timidezza, fragilità psicologica, sottomissione, insomma alla tipica condizione femminile ottocentesca.

E’ vero, Emily ama stare in casa dove si sente protetta, ama i suoi familiari, soprattutto il padre verso il quale ha una sorta di venerazione spaurita associandolo quasi alla figura del Fato o di un Dio lontano. Scrive di lui : “Il suo cuore era puro e terribile, e credo non ne esista l’uguale.” Nella sua sottomissione Emily prova anche  sentimenti di protesta e di rabbia, ma non può stare lontana dalla sua casa “fortezza” e da qualcuno che faccia da argine alla sua tempestosa emotività.

E’ una donna consapevole, sa di avere dentro di sè “un’inondazione, un diluvio“di sentimenti e pensieri, sa  che  tutto ciò deve essere  “servito in tazze“, a piccole dosi, per non esserne travolta.

 

Portami il tramonto in una tazza,        Bring me the sunset in a cup………….

Chi costruì questa casupola bianca

e così salde ne serrò le finestre

che al mio spirito non è dato di vedere?

Chi mi farà uscire un giorno di gala

e mi darà quanto occorre per volar via

più sfarzosamente di un re?

Emily si rinchiude per essere libera, per salvarsi , e  si maschera, per farsi accettare dalla società del tempo, come la fanciulla docile e trasognata destinata allo zitelaggio; ma quale vita intensa nella sua cameretta dove, alla sua morte, verranno trovati quaderni e quaderni di versi!

Viene descritta da qualche raro visitatore che riesce a incontrarla:  “Veste unicamente di bianco e dicono che abbia un cervello come un diamante”

In casa ero la più piccina

mi ero scelta la stanza più piccola

di notte la lampada, il libro

e un geranio

non parlavo mai…

e in quei casi, poche parole a bassa voce

“La vita è il segreto più bello. Fino a quando dura, ci tocca parlare sottovoce.” scrive ad una sua amica nel 1870.

 Dice anche  che la vita è talmente intensa che il solo atto di vivere riempie le giornate.

Viene associata ai poeti metafisici per i quali “tensione intellettuale e sensoriale, mentale e fisica si contrappongono e fondono” ci spiega  Barbara Lanati che ha anche scritto una sua stupenda biografia di cui parlerò un altro giorno.

Mi chiedo se una persona così ricca, completa, intuitiva fosse vissuta ai nostri giorni…che cosa avrebbe fatto? Si sarebbe lasciata irretire dai miraggi mediatici, o sarebbe riuscita coraggiosamente  a rimanere nella sua “stanza tutta per sè?”

Emily riesce a plasmare e ad arricchire la sua  parte più alta  grazie alla poesia e all’isolamento. Sa di essere un poeta:

Fu questo un poeta – colui che distilla

un senso sorprendente da ordinari

significati, essenze così immense…

Rivelatore d’immagini,

è lui, il Poeta,…

La sua grande ondata creativa è al massimo intorno ai suoi 27 – 28 anni. Non ancora “reclusa”definitivamente, farà qualche viaggio, incontrerà un uomo che sarà nient’altro che la proiezione del suo rapporto con il padre. Deve provare un sentimento di amore-venerazione per l’uomo. Si sente  di ricoprire un “ ruolo  statico di sposa-fanciulla, di anima-figlia”.

La mia docente di pisicologia Jole Baldaro Verde, di cui parlerò senz’altro, avrebbe molto da discutere su questo rapporto non equilibrato verso l’altro sesso, ma i poeti, fortunatamente, sono speciali e diversi dalla norma, in attesa sempre di qualcosa, aperti alle diverse possibilità.

Il poeta vuole l’infinito:

 Ebbrezza è il procedere alla volta del mare oltre le case, oltre i promontori – nell’eterno, profondo-…la mia piccola imbarcazione s’era persa!

Talvolta i suoi versi sono enigmatici, ma con attenzione e sensibilità si può arrivare al suo pensiero così complesso,moderno, eccessivo, grande.

Fammi un quadro del sole – che l’appenda in stanza….disegnami un pettirosso-su un ramo -che io l’ascolti, sarà il sogno, e quando nei frutteti la melodia tacerà che io deponga questa mia finzione.

Vive di riflesso la realtà degli altri, ma lo sa. E chiede, la realtà è proprio così?:… a mezzogiorno sono i  ranuncoli che si librano o le farfalle che fioriscono?

Grazie alla sua mente lucida come un diamante, alla sua sensibilità estrema, Emily Dickinson, borghese dell’ Americana puritana, non sposata, riesce ad essere una donna libera e a vivere una vita che la ricongiunge al Tutto, all’Infinito grazie alla ricchezza del suo pensiero.

Io abito la possibilità – una casa più bella della prosa – più ricca di finestre – superbe – le sue porte –

E’ fatta di stanze simili a cedri – che lo sguardo non possiede – come tetto infinito ha la volta del cielo –

La visitano ospiti squisiti – la mia sola occupazione – splancare le mani sottili per accogliervi il Paradiso.

Facciamoci consolare dalla poesia, soffermiamoci in questi grigi giorni invernali a scoprire la ricchezza dentro di noi, leggiamo Emily Dickinson.

 

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7 commenti
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  1. Grazie Mirna per queste splendide poesie di Emily Dickinson. Anche a me piace tantissimo e vorrei approfondirne la lettura. Quanti imput ci dai!
    Una sua poesia mi è rimasta particolarmente nel cuore e la rileggo spesso. Riesce a trasportarmi in alto, oltre le nubi, sulla vetta più alta e là restare ad assaporare la pace, immersa in un cielo cobalto. La preferisco sulle altre, anche se rileggendole, ritrovare “i ranuncoli a mezzogiorno” oppure “il tramonto in una tazza” mi ha colmata di nostalgia. Vorrei scriverla, anche se certamente la conoscerai bene, mi permetti? Però in questo modo mi sembra di condividere meglio l’emozione che mi suscita la Dickinson.

    IN UN GIORNO D’AGOSTO.

    Mi han detto che in paesi non mai visti
    da me, guardan sdegnose sulla terra
    le Alpi immortali.
    Toccano il cielo con le loro cime,
    e con le falde toccan le città.
    Le margherite giuocano a miriadi
    ai loro eterni piedi.
    In un giorno d’agosto, mio signore,
    foste voi l’Alpe o il fiore?
    E qual dei due fui io?

  2. Che meraviglia….niente come una poesia puo’ in effetti consolare e richiamare la tua attenzione, a volte persa in meandri che non si dovrebbero neppure pensare. La poesia, con il suo vorticoso andamento e, nel caso di Dickinson, con la sua “violenza” di immagini, ti afferra, ti tiene e ti libra in alto (o in basso, dipende). Il poeta e’ come un Diogene o come un demiurgo che estrae poesia da tutto il materiale esistente. Perche’ ovunque c’e’ poesia. Anche in una stanza.

  3. Leggendo della Dickinson mi viene in mente Virginia Woolf con il suo saggio “Una stanza tutta per sé”, pubblicato nel 1929, dove tra gli altri argomenti esamina la possibilità delle donne di essere in grado di produrre un lavoro della stessa qualità di quello di William Shakespeare, inventando un personaggio fittizio, quello di Judith “la sorella di Shakespeare”, per illustrare che una donna con gli stessi doni avrebbe visto negate tutte le opportunità date a lui di sviluppare il talento.
    Il titolo deriva dalla concezione della Woolf che, “una donna deve avere soldi e una stanza tutta per sé per poter scrivere”. La Dickinson era riuscita in tutto questo quasi cento anni prima, grazie alla sua nascita borghese, lasciando in quella stanza il suo mondo, che noi, figli di un epoca diversa, ereditiamo assieme al profumo di viole e la luce dei tramonti in una tazza di tè.

  4. Se mi ricordo bene, la Woolf definiva anche i geni della letteratura e dell’arte in generale come potenze creative che producono senza filtri (Shakespeare, Mozart). La Dickinson era ben conscia di quali condizionamenti avrebbe dovuto affrontare come donna nel mondo sociale. E ha fatto una scelta giusta e tutto sommato socialmente accettabile (per una donna, quantomeno). Un’altra grandissima, Jane Austen ha fatto per tutta la vita una certa fatica a tenere una “stanza tutta per se'” e ha dovuto rinunciare a parecchie cose per almeno conservare una certa liberta’ d’azione creativa. Ci immagineremmo una donna, madre di famiglia, che alla sera, se ne va nel suo studio a lavorare?

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