L'ALBERO DEI GIANNIZZERI, e i misteri della vecchia Istanbul

pubblicato da: admin - 24 Febbraio, 2010 @ 8:00 pm

240px-Yeni_Camiiscansione0003Si può viaggiare grazie a un libro, ma non solo nello spazio, anche nel tempo. E’ quello che si prova leggendo il thriller di Jason Goodwin, vincitore nel 2007 del premio Edgar Allan Poe per la mistery fiction.

Siamo nella Istanbul del 1830 e un fidato e intelligente eunuco di corte, Yashim, il Lala,  viene incaricato di scoprire i colpevoli di  una serie di omicidi che riportano ai temibili Giannizzeri.

Ma non solo, anche nel Palazzo del sultano sta accadendo qualcosa che fa pensare a un complotto.

A volte ci si dimentica di seguire le indagini, affascinati soprattutto dall’ ambientazione colorata, profumata, esotica della Istanbul imperiale. Entriamo nel palazzo del Topkapi, negli hammam, conosciamo le concubine, il sultano, sua madre, gli eunuchi. Si legge avidamente di usanze per noi così lontane e inconsuete.

Jason Goodwin è un entusiasta studioso della storia bizantina, ha visitato per la prima volta Istanbul arrivandoci a piedi. Ci regala quindi tutta la sua conoscenza storica parlandoci dei giannizzeri, giovani soldati forzatamente reclutati da famiglie cristiane e istruiti nell’Islam di cui divennero fanatici propagatori, di altri personaggi dell’epoca, come il mastro zuppiere, l’eunuco capo dell’harem, il kislar agha, i danzatori eunuchi vestiti da donna, ambasciatori ambigui…la valide, madre del sultano…

E ci presenta il personaggio principale, Yashim, come una persona intelligente e sensibile, colto lettore che ama soprattutto la letteratura francese e la buona cucina. Lo ammiriamo perchè è onesto, attento, un uomo dolorosamente incompleto, ma che apprezza e riesce ad amare con tenerezza le donne.

Dicevo ad Enza, che mi ha prestato il  libro, che ho  trovato il racconto  denso, ricco, appetitoso come la zuppa di trippe descritta all’inizio della storia.

E naturalmente, inframmezzati alla lettura, arrivano i ricordi dei miei due viaggi nella capitale turca, un tramonto indimenticabile sul Bosforo all’ora dell’aperitivo, il canto del muezzin dai minareti, il bazar pieno di suoni e colori, un otttimo  yogurth assaggiato sul traghetto, le ballerine di danza col ventree una fumatina con il narghilè nel caffè frequentato da Pierre Loti.

Ed ancora  rinasce il desiderio di tornarci, rivedere Topkapi, bere un tè alla menta, assaporare sempre di più questa affascinante città,  perchè più si “cresce”,  più si apprezzano gli aspetti e i doni della vita.

E il viaggio sia reale che per mezzo delle  pagine di un libro è stupendo. Viaggio, metafora dlela vita.

 

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  1. Ha proprio ragione, cara prof: sia il viaggio reale che quello attraverso la lettura è stupendo. Forse è ancor più stupendo se deriva dalla lettura non di un romanzo, ma di una poesia; viaggio, metafora della vita: ripenso a Leopardi, nel “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”, poesia per me superba e carica di contenuti.
    Ed è ancora più bello prima viaggiare attraverso le pagine di un libro per poi esplorare quei luoghi realmente (e qui ripenso a Saba, ed alla nostra gita a Trieste).
    Leggere, leggere, leggere e… viaggiare, viaggiare, viaggiare….

    Forse s’avess’io l’ale
    da volar su le nubi,
    e noverar le stelle ad una ad una,
    o come il tuono errar di giogo in giogo,
    piú felice sarei, dolce mia greggia,
    piú felice sarei, candida luna.

  2. E’ bello partire da un libro letto e spaziare nei momenti più belli della nostra vita. Non sapevo che fossi stata ad Istanbul anche se ti conosco viaggiatrice appassionata… Deve esser stupenda… E complimenti alla profondità di Luigi, che penso sia orgoglioso di averti avuta come insegnante. E’ davvero un grande privilegio…

  3. E’ proprio vero il libro introduce in un mondo da mille e una notte, che stordisce con i profumi dell’harem e i forti odori delle cucine e dei bassifondi della protagonista che è la città.
    Sono stata anch’io ad Instanbul durante un tour in Turchia, Paese da scoprire, dato l’avvicendarsi degli eventi storici che sono intervenuti, regalandogli così tesori che per fortuna possiamo ancora ritrovare come la biblioteca di Efeso. Instanbul comunque è unica e, come un classico, andrebbe “riletta” per riprendersi le emozioni di un tempo e soprattutto per riviverne di nuove

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