HARRY, RIVISTO – E la possibilità del cambiamento

pubblicato da: admin - 11 Marzo, 2010 @ 8:27 pm

scansione0012Stiamo proseguendo sulla strada che ci eravamo prefissati? Siamo diventate le persone che volevamo essere? Forse sì, forse no, forse soltanto un po’.

Capita talvolta che un evento improvviso e traumatico, capovolga e rivoluzioni tutto il nostro modo d’essere. E’ ciò che capita ad Harry Rent, un radiologo californiano quarantenne, appena rimasto vedovo. La sua storia raccontata da Mark Sarvas coinvolge e diverte perchè anche nel dolore e nello smarrimento che Harry sta vivendo per la perdita della moglie Anna, ci sono momenti di grottesco umorismo ed eventi inaspettati. Chi si aspetterebbe che appena rimasto vedovo  egli si “innamori” di Molly la cameriera del Cafè-Rétro? Ma tutto ha un senso e un percorso “obbligato” per quest’uomo medio, “senza qualità“, ingenuo, sensibile e  un po’ incosciente. Mentre osserva la bellezza sensuale di Molly sente al posto della memoria un pozzo vuoto. Mangia per far piacere alla procace cameriera un “Montecristo”, un aborrito dolce fritto, che però diventerà il trait-d’union fra lui e la ragazza, ma non solo, fra lui e lo stesso Conte di Montecristo, Edmond Dantès. Si chiede, in questa specie di vita sospesa che si ritrova a vivere, come si sarebbe comportato proprio Dantès. Liberi pensieri, associazioni, fantasticherie assurde, ma anche improvvise azioni generose, come un consistente aiuto economico ad una grassa collega diMolly.

Lentamente si renderà consapevole di ciò che era e di ciò che vorrebbe diventare. In rapidi  flash Harry rivedrà e ricorderà con più chiarezza  e sensi di colpa gli anni dimatrimonio passati con Anna, rivivrà anche la sua inadeguatezza nei confronti di lei.

“…e infine scorge la moglie seduta sul balcone a leggere Madame Bovary. Harry si ferma un momento e la guarda..i capelli neri raccolti a coda di cavallo, la linea forte del collo. Anna ha sempre avuto fattezze regali – mento vigoroso, zigomi marcati, una faccia con un pedigree, un pedigree che a volte fa sentire Harry sminuito.”.

Harry ricorda quando Anna gli ha relegato tutti i suoi oggetti preferiti nel seminterrato, ma anche quando  lei decide di rifarsi il seno per piacere a lui che la tradisce con ragazze più giovani.

Matrimonio di incomprensioni e di cose non dette, ma anche di amore, questo è il punto di partenza da cui cercare con rabbia e nostalgia il bandolo della matassa per districare vecchi rancori e profonde emozioni. Ricominciare. Un cammino doloroso, faticoso che porterà  Harry a una rinascita consapevole e onesta. 

Si può “aggiustare il tiro” della propria vita anche senza eventi drammatici? Che cosa ci può sollecitare a cambiare e ad avere nuovi punti di vista?

Siamo le persone che volevamo essere? O almeno ci proviamo? Possiamo “rivedere” noi stessi qualche volta, come accade in Harry, rivisto?  (Harry, Revised)

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4 commenti
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  1. Proprio oggi, 12 marzo, pensavo al fatto di avere dei “black-out” nella coscienza. Tanti eventi, tutti intrecciati, mi ci hanno portato. E questo bel libro, letto quest’estate, mi ha fatto scoprire la possibilita’. Sono un rischio questi black-outs? Nella nostra civilta’ “razio-occidentale” ovviamente si’ e anche se non vengono definiti “amnesie” richiedono cure alla psiche di vario genere. Harry, si “spegne” per un po’, per un trauma, per stanchezza, per paura, per non-voglia di affrontare il nodo della sua vita, il suo matrimonio problematico e la fine tragica di sua moglie. Si spegne e vive in un universo parallelo che non “sarebbe” suo ma che pur lui abita per un po’. La catarsi per noi occidentali e’ SEMPRE dolorosa e ci riporta all’accettazione della realta’. Cosi’ per Harry. Beh, oggi mi sono chiesta: ma quale e’ la realta’? E’ necessario soffrire per evolvere? E questi “vuoti” di coscienza sono proprio pericolosi o necessari?

  2. Sicuramente la sofferenza ci porta ad una maggiore intimità con noi stessi: è l’altra faccia della gioia. Come quest’ultima può spingerci a cercare dentro e fuori di noi, magari sbagliando, ma finalmente vivi. C’è un detto che dice: “si chiude una porta e si apre un portone”, per cui a nulla vale ripiegarsi su noi stessi, si va avanti e il futuro può riservare nuove possibilità anche a chi di futuro non ne ha più tanto. Poi, nonostante tutto, non ci dimentichiamo della speranza…

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