IL TEMPO RITROVATO, e le isole della memoria

pubblicato da: admin - 15 Marzo, 2010 @ 6:59 pm

carpi 2010 014 Marcel Proust è ormai il maestro delle “intermittenze del cuore”, quelle intense sensazioni  che proviamo  nel ritrovare il nostro  tempo perduto. Sappiamo tutto della Recherche, opera divisa in  sette romanzi , che ha l’intento di scoprire l’essenza degli eventi ricollocandoli nel “tempo dell’anima” e cioè in quel preciso istante in cui manifestano il loro “valore”, quando la realtà sembra formarsi soltanto inseime con la memoria. E un avvenimento è completo, comprensibile  quando evocato in un tempo di coesistenza di presente e passato. Il famoso episodio della madeleine, citato nel primo romanzo La strada di Swann, risveglia un intero microcosmo di sensazioni, emozioni, ricordi e tutto riappare più completo. Ma è proprio nell’ultimo, Il tempo ritrovato che il cerchio dei ricordi, del passato, si chiude in un momento di autocoscienza.scansione0015

Mi è venuto spontaneo parlare di Proust dopo il  recente tuffo nel mio passato  emiliano. La cittadina di Carpi, dove ho vissuto la mia prima giovinezza e rivisitata grazie alla”tournée” con Stefania e Maria Letizia, è sempre stata presente nel mio ricordo come un sogno dai colori caldi.  Ero pronta a confrontarmi con il mio tempo perduto e ad affrontare eventuali delusioni.

Il paragone tra la vita parigina aristocratica di Marcel Proust e la mia giovinezza a Carpi è un paragone insostenibile. A Carpi non c’erano nè Swann, nè i Guermantes; c’era una laboriosa comunità tesa a un benessere tranquillo e calmo come la campagna circostante. Persone care e preziose, pur senza il salotto di Madame Verdurin o Bergotte.

Ogni luogo ha il suo fascino se parte fondamentale del proprio vissuto.

Ho cercato con mia figlia le vie della mia infanzia e  adolescenza, non certo les Champs Elysées, ma antiche strade dai soprannomi rurali come Cantarana. E qui la memoria volontaria nel voler ripensare alla  mia vecchia casa , alle mie amiche, si è intrecciata a quella spontanea: ecco il muro color ocra che dava sul cortile dell’amichetta e improvvisamente mi sembrava di udire  i nostri bisbigli e  le nostre risate complici quando vedevamo il ragazzino della porta accanto.  Ecco la nonna sulla porta verde dal battacchio di ferro… e oltre la frescura dell’ingresso adorno di aspidistre.

Scrive Proust che le sollecitazioni del presente mescolate a ciò che è sepolto nel passato portano all’essenza preziosa della vita. Si ritrova in una circolarità extratemporale una propria identità che ci fa sentire completi.

Dopo il concerto nel Castello rinascimentale di Carpi mi sono soffermata con i miei amici e alcuni spettatori a parlare delle due straordinarie musiciste, della mia lettura dei sonetti di Petrarca (che sembra spingeranno  alcuni a riprendere in mano Il Canzoniere!!!). La notte era algida, stellata, ancora qualche mucchio di neve intorno alla chiesetta Romanica e al giardino.  Mi sembrava di essere in un sogno, ma forse era una realtà rotonda in cui confluivano il presente e il passato in modo armonico e finalmente conclusi.

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10 commenti
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  1. Adoro ascoltare le storie del passato, sia quelle che mi racconta mia mamma o mio papà, sia quelle che ascolto dalle altre persone…
    E non potrei vivere senza il mio passato, passato che non ricordo o che non ho nemmeno vissuto!
    Non sarei la stessa che sono senza i ricordi della mia nonna Letizia, che io non ho mai conosciuto ma che ogni giorno mi sembra essere vicino a me a cucinare il brasato. O del mio nonno Gioacchino morto quando mio padre aveva solo 9 anni… Mi sembra di vederlo sulla sua Topolino, andare su e giù per tutta la Valle dei Laghi o posare la prima pietra della casetta di Lagolo, dove poi io, grazie ai suoi sacrifici, ho vissuto tutte le mie estati fin dalla mia nascita.
    E ogni volta che passo per i paesi natali dei miei genitori ho l’impressione di ritrovare un tempo che non ho mai vissuto ma che fa parte di me.
    Sono così orgogliosa di quel passato e anche ambiziosa di essere in famiglia la detentrice di questi ricordi molto più dei miei fratelli che meno si interessano alla loro storia famigliare.

  2. Ringrazio Mirna che con le sue note affettuose intorno a Carpi mi ha riconsegnato con immediatezza il paese che ha fatto da scenario a tanta parte delle mie estati di bambina. E’ Volpedo, in provincia di Alessandria, paese di origine del mio nonno materno. Sì, proprio Volpedo, quello del pittore Pellizza. Da bambina ho giocato con i suoi pronipoti ed ancora oggi una sua nipote di nome Maddalena, novantenne coetanea della mia mammma, è viva e vivace in paese.
    A Volpedo molti erano parenti della mamma ed io non sono mai riuscita ad avere in testa un quadro chiaro dei legami, ma tutti sempre mi salutavano quando, ad esempio, andavo a fare la spesa in bicicletta (la nostra casa era un po’ fuori). Fare la spesa per noi a Volpedo era già una cosa speciale, perchè si comperava tutto ma non frutta e verdura. Per queste la mamma mi preparava una lista a parte e mi dava un cestino apposito con un paio di forbici pure apposite. Ed io andavo “al prato”. Il prato era (e c’è ancora) un appezzamento di terreno coltivato in gran parte a pesche ed uva, con un grosso rettangolo in fondo, vicino al pozzo, coltivato ad orto. Avevo imparato a staccare con le mani o con le forbici, a seconda delle istruzioni della mamma, tagliando nel punto giusto la frutta e la verdura (ma anche ad estrarre dal terreno carote e cipolle), che in casa erano dunque sempre freschissime! Delle estati a Volpedo ricordo queste mie uscite in autonomia fin dai 6-7 anni, quando in città non erano pensabili perché abitavamo a Torino-grande-città, insieme a tante altre cose come la festa del paese a fine agosto, con i fuochi artificiali, le giostre (lo zio segretario comunale ci dava un bel po’ di biglietti omaggio), la lotteria sotto il portico del municipio, l’albero della cuccagna, i banchetti, un vestito nuovo cucito dalla sarta ogni anno…
    Ma l’estate era scandita soprattutto dalle giornate in compagnia dei bambini della casa vicina, figli di Pietro e di Eugenia Pellizza, rispettivamente fratello e sorella di Maddalena, che invece non ha avuto figli: grandi scorrerie nei campi, lotterie organizzate da noi e poi qualcosa che è rimasta una mia passione: il teatro. Allestivamo recite in cortile, per lo più di pomeriggio. Ma ricordo che una volta mio padre aveva accettato di illuminarci coi fari dell’auto e allora abbiamo fatto una replica anche la sera!
    Volpedo è per me una fonte di ricordi inesauribile, una di quelle miniere emozionali preziosissime, che dovrei prima o poi fissare su qualche pagina… Chissà se lo farò?
    Torno a ringraziare Mirna, che mi ha anche sollecitato la lettura del Tempo ritrovato. Sì, perché devo confessare che ho letto solo La strada di Swann…

  3. Il “mio” Volpedo e la mia “Carpi” si chiama Malosco, minuscolo paese dell’alta Val di Non. Lì nacque nel 1907 la mia amatissima nonna Ida, di cui ero spudoratamente la nipote preferita! Il nostro era un rapporto esclusivo, non c’era spazio per nessun’altro quando eravamo noi due. Avara di carezze, mi faceva sentire amata come solo lei riusciva a fare. Dai sei ai ventotto anni, fin quando cioè mi sono sposata, ho cenato sempre e solo con lei, nel suo appartamento accanto al nostro.
    Suonava la campana “dei frati” e io via, piantavo tutto e driiiiiinnn…..dalla nonna! Era sorda, portava l’apparecchio acustico per poter comunicare e qualche volta, quando era proprio arrabbiata (si, litigavamo pure!!!) non si metteva il suo apparecchio e mangiavamo in un silenzio totale, senza guardarci, anzi,l ei mi guardava di sottecchi piena di rancore e, immagino, di dolore…..e io poi me ne andavo, un po’ infuriata un po’ divertita dalla sua “furia” silenziosa e urlante al contempo.
    Cara nonna, quando torno a Malosco, adesso che mamma e papà hanno un piccolo appartamento lassù, respiro la tua essenza, mi sembra di guardare tutto quel verde con i tuoi occhi, riconosco i tuoi fiori preferiti…..come potrei dimenticarli.
    Cara nonna, mi hai voluto talmente bene che ne sono ancora carica, il tuo amore mi ha salvata tante volte …… mi hai lasciato in eredità la tua voglia di indipendenza, la tua curiosità per le cose nuove e…….il tuo terribile mal di testa! Pazienza cara nonna, faccio anche il mestiere che facevi tu……. il cerchio si chiude e io e te ci siamo dentro, insieme.
    Ciao

  4. E finalmente fu Proust! Che bello aver citato “Il tempo ritrovato” nel tuo nuovo tempo! E che fortuna! Io sono ancora alla ricerca del tempo perduto nella ricerca. Ho letto tutta la Recherche tanto tempo fa e, come altri classici, sarebbe da riprendere in mano, soprattutto adesso che sarebbe il tempo giusto per ritrovare un nuovo tempo. Grazie dell’aiuto dei tuoi ricordi!

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