IN VIAGGIO SU UNA GAMBA SOLA, ovvero lo spaesamento

pubblicato da: admin - 26 Marzo, 2010 @ 7:50 pm

scansione0027Che differenza tra la scrittura pacata e rilassante di Jane Austen e quella di Herta Muller, premio Nobel per la Letteratura! Nelle pagine di “In viaggio su una gamba sola” le frasi giungono brevi e forti come martellate pneumatiche. E gli stessi pensieri rarefatti,  sono a volte incompleti, anch’essi spezzettati. Sensasione ansiogena mentre la si legge, ma simbologie,  similitudini e metafore poetiche: ” E i sogni, lunghi come le notti e le stagioni. Sogni al di fuori della testa, nei quali topi e conigli, talpe e uccelli usavano gli stessi passaggi”.

La motivazione del suo premo Nobel recita: “Con la concentrazione della poesia e la franchezza della prosa ha rappresentato il mondo dei diseredati”. E in questa storia, in parte autobiografica, la protagonista Irene è una rifugiata politica nella Germania dell’Ovest del 1987. Fuggita dalla Romania di Ceausescu perchè ha rifiutato di collaborare con la Securitate, la polizia segreta del regime, Irene cerca di ritrovare una nuova dimensione, ma riesce a farlo “su una gamba sola.” Vive un’estate slegata a metà tra la nostalgia dell’altro paese e la ricerca dell’adattamento al nuovo.

“Irene ebbe anche un altro sospetto. Quello di mantenere in testa una nostalgia piccola e dispersa, per non doverla ammettere. Di tradire la nostalgia nel momento in cui saliva. E per soffocarla di costruire edifici di pensieri sopra i sentimenti.” Franz, il suo giovane amante, la accusa “ Volevi di più? Volevi la nostalgia perchè tu eri piena della tua. Adesso sei qui, e io sono qui, in questa stanza. E la tua nostalgia è la stessa, come se tu ed io non fossimo qui.! Hai la nostalgia dei bambini …che non sanno quello che vogliono.”

Racconto di alienazione, spaesamento in cui le sensazioni fisiche scivolano o penetrano sulla pelle. Giornate in stazioni  squallide, immersi nel freddo interiore, vento che si insinua su alberi con “più legno che foglie“.

Sensazione di sdoppiamento: “Talvolta Irene aveva il sospetto di essere entrambe le cose: spiegazzata e stirata alla perfezione. “

Scarni dialoghi con domande senza punto interrogativo. Pensieri come pugnali, quasi avulsi dal sè ” chiari…ordinati…Irene li tirò fuori, per portarli davanti alla fronte. Poi li spinse indietro, nella parte anteriore della testa. Come fossero schedari. “

Qualche spiraglio di consolazione nelle violaciocche e speronelle profumate nella città che comincia a piacerle. “Irene si accorse per la prima volta che quella strada le piaceva e anche quella giornata. E la giornata di domani.”

Herta Muller è riuscita a tenermi avvinta con queste parole così dense di significati reconditi, mi ha ricordato che tante porte pericolose  che sembrano chiuse possono aprirsi e farci entrare in parti dolenti dell’esistenza umana. La vita è così: luci e ombre, gioie e dolori. Raccontare e condividere non può altro che far bene all’anima.

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6 commenti
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  1. Non ho letto questo libro ma gia’ il titolo mi intriga. “Su una gamba sola” e’ un’espressione che da’ voce a molte sensazioni che ho provato anch’io, sensazioni appunto di spaesamento, di incompletezza. Sospensione in diversi luoghi, in diversi stati d’animo, persino diverse personalita’. La “gamba sola” rappresenta l’instabilita’, il dimezzamento, la dicotomia.
    Alcuni uccelli “stanno” pero’ su una gamba sola e uno dei primi koan dello zen (domande attraverso la cui risoluzione si puo’ arrivare a compiere il cammino verso l’illuminazione) chiede: “quale e’ il suono di una mano sola?” Primo passo verso la ricongiunzione della dicotomia.

  2. Cito le parole tratte dall’ultima fatica del mio collega scrittore , Carmine Abate, sulla ricerca di un’identità. Tratto da ” Vivere per addizione”.
    Se per i tedeschi continuavo ad essere uno straniero,un italiano ; per gli italiani un meridionale o terrone ; per i meridionali, un calabrese ; per i calabresi, un albanese o ” ghieggiu”, come loro chiamano gli arbereshe ; per gli arbereshe un germanese o un trentino; per i germanesi e i trentini, uno sradicato, io per me ero semplicemente io,una sintesi di tutte quelle definizioni, una persona che viveva in più culture e con più lingue, per nulla sradicato, anzi con più radici , anche se le più giovani non erano ancora affondate nel terreno ma volanti nell’aria.A chi queste cose le sa teoricamente, le mie parole possono apparire di un’ovvietà sconcertante.Ciò che non è ovvio, che richiede un cammino faticoso, è indossarle come un abito,farle aderire al tuo corpo come una seconda pelle. Solo così riuscirai a vedere il mondo attorno a te con altri occhi e finalmente, con questo nuovo sguardo senza pregiudizi, potrai godere il meglio della vita qui qui e là e in ogni luogo, come se i tuoi occhi avessero cambiato colore, da marroni fossero diventati non dico azzurri, ma una via di mezzo luminosa.

  3. Leggendo il post mi è venuto in mente che nello yoga Vrksasana (Posizione dell’albero), deriva dalla desinenza vrksa che significa albero ed è un chiaro esempio di quanto possa essere difficile stare in equilibrio su una gamba sola. E’ questa infatti una posizione che richiede concentrazione, equilibrio e forza e che quindi può essere realizzata al meglio solo dopo una lunga pratica e un costante allenamento, sia fisico che mentale.
    Il viaggio della vita allora non può escludere l’indispensabile ricerca dell’equilibrio, ricerca peraltro del tutto intima e personale, condivisibile comunque con anime affini.

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