SIDDHARTA, e la sete dell'Assoluto

pubblicato da: admin - 1 Agosto, 2010 @ 5:54 pm

Un libro cult in una domenica trascorsa in un paese  che non è nè città, nè campagna ma delle quali  ha solo i lati negativi. Cioè traffico e confusione, niente librerie, nè cinema…

Fra l’altro questo Pc fa i capricci…è colpa anche questa del paese circondato da monti che si chiamano Cucco e Prato Mollo?

Scriverò in fretta di Siddharta un po’ per timore che questo aggeggio si disconnetta e un po’ perchè credo che quest’operra di Hermann Hesse sia universalmente nota. E soprattutto perchè dovrei rileggerlo. Pubblicato nel 1922, in Italia divenne   il libro da portare sotto braccio negli anni Settanta. (insieme a Marcuse o al Libretto rosso di Mao). Noi poi, pseudo figli dei fiori  facevamo di Siddharta il  nostro nuovo vangelo.

Siddharta è “uno che cerca”, cerca la Verità , soprattutto cerca di vivere intera la propria vita. Dalla sensualità  al misticismo, dagli affari alla meditazione trascendentale. Non si ferma presso nessun maestro perchè non considera definitiva  nessuna nuova acquisizione. Cerca il Tutto che ha mille varianti.

Siamo sempre nell’India misteriosa  dove la sete dell’Assoluto è alla base di ogni concezione religiosa. Bellissimo sarebbe addentrarsi nel pensiero della speculazione brahminica, e nell’edizione Adelphi del 1979 ( che ho trovato dietro pile di libri in mansarda) c’è una travolgente e impegnativa nota introduttiva  di Massimo Mila, stupenda quanto lo scritto di Hesse. 

Questo è un volumetto consunto, letto da tante persone, familiari, amici , ma che a tutt’oggi mantiene un’aura di dolce illusione di serenità. Perchè non riusciamo a raggiungere l’Illuminazione? Perchè continuiamo a essere tormentati da quisquilie contingenti ( secondo i concetti della samsara e del nirvana).?

Vorrei mettermi in posizione yoga, a fior di loto (ma le anche e la schiena  mi fanno male ) e vorrei pulire la mia mente dai pensieri- corvi neri che mi frullano in testa. Decisioni da prendere, cambiamenti da fare…,in realtà tutti materialistici…ed allora perchè non abbandonarsi alla pace contemplativa? Abbandonarsi ai grandi fiumi che scorrono lenti lenti , come il Gange, il Brahmaputra, l’Indo…

Siddharta  sembra più saggio del Buddha e in un certo modo lo completa: egli non si tiene cautamente ai margini della vita: ci si immerge ed arriva alle stesse conclusioni del Buddha attraverso una coraggiosa e completa esperienza umana.

Non posso certo pensare neppure lontanamente di riassumere o giudicare una filosofia. Posso rileggerla e consigliare ai giovani di tuffarsi nel mare dei libri, soprattutto in quelli che hanno arricchito i genitori, i nonni.

Siddharta… ritrovato oggi, in una domenica che sembrerebbe “flinga”, senza spessore, nè sapore…ma  che sempre  vita è . “Si tratta di “vivere” in sè questa beatificante esperienza, non solo con la mente, ma con tutta l’anima e il corpo”.

Credo quindi che fra poco andrò in giardino per sottrarmi anche ai continui “doni” che Mimilla porta in casa: uno scarabeo dorato,( qui chiamato Bòbullo d’oooo“) un grillo…proverò a sedermi sotto la palma e mi lascerò andare…come vorrei “essere assorbita nel seno di un Dio universale!”

Che cos’è stato o che cosa sarà  Siddharta per voi, care  amiche visitatrici?

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  1. Siddharta siamo noi. Come sostiene il buddhismo, tutti abbiamo natura di Buddha, grande differenza con le religioni rivelate. Siamo dei potenziali e abbiamo, vivendo, la chance dell’illuminazione. Ci sono vari tipi di illuminazione: quella perenne, quelle piccole ma ricorrenti, diverse intuizioni. Credo che tutti conosciamo le intuizioni. Quando improvvisamente tutto ha colore o silenzio, quando le convulsioni dell’esistere sembrano un sogno lontano, quando ci sentiamo respirare, quelle sono intuizioni illuminanti. Provate una volta, possiamo estenderle a periodi piu’ lunghi attraverso la meditazione o attraverso una disciplina spirituale. La posizione di loto e’ difficiletta ma ci sono posizioni “surrogate” per i piu’ arrugginiti sempre con la circolazione sanguigna rallentata nelle parti basse e concentrata al cervello. Mentre si medita si e’ in uno stato di veglia pronunciata. Il punto e’ proprio iniziare il persorso mollando una ad una le zavorre mentali e fisiche. Allora via il mal di schiena, accettato,”lavorato” ed eliminato, respirazione costante e profonda, via i pensieri, visti, accettati e lasciati andare. Siddharta che si illumina sotto un albero e’ molto significativo, ai piedi delle radici ma con la mente in alto, sopra tutto. Che bellezza, quando parlo di illuminazione “m’illumino d’immenso”! Diceva un grande saggio in risposta alla domanda sul “satori”: per illuminarmi faccio finta di essere Buddha. Provare per credere. Grazie per il post!

  2. Per me siddharta è …una malinconia. E’ in quell’angolo della memoria dove vanno, spontaneamente, nel senso che non mi ricordo di aver deciso nulla del genere,vanno gioie,dolori, amori, dispiaceri, , sensazioni che non ho assimilato, che non fanno parte di me, che non mi hanno lasciato che un ricordo fugace. Tutto H. Hesse, se ci penso, è fuori, neppure coperto da un telo perchè non si sciupi. L’India , come la immaginavo ai tempi in cui lessi S., è una cosa che non c’è e non c’è stata mai. Un’illusione perduta, una cosa di “gioventù”. L’India, come tante cose di cui mi innamorai fugacemente, per me sono atopie, non luoghi, stradine abbandonate e scavalcate.
    Mi commuove il tuo modo di descrivere questa domenica, del cucco, dove la splendida prefazione di Mila non basta a portare un poco di allegria . Anche Mila, a quel tempo, forse si era un poco esaltato con quella storia di illuminazioni a comando. Spero che Mimilla abbia fatto il suo dovere di gatto e ti abbia tenuto buona compagnia. Un bacio.

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