MIA CUGINA RACHELE, di Daphne Du Maurier

pubblicato da: admin - 12 Agosto, 2010 @ 5:55 pm

Mi accorgo che leggo molto meno qui dove  il mio tempo scorre lento lento. Mi manca  senz’altro la città con i suoi stimoli, le librerie, la biblioteca e dove lo spazio-lettura è un regalo prezioso, ritagliato, rubato ai tanti impegni. Una conquista.

Qui mi accontento di riguardare i vecchi libri, ora che ho finito quelli nuovi che mi sono portata.  E mi accorgo che riesco a leggere soltanto due o tre ore. Per scrivere il blog ci metto il doppio  perchè il portatile è lentissimo, e la casa mi impegna con le sue scale e scalette.

Ma che piacevoli scoperte ritrovare le storie  in parte dimenticate! Ho riletto con immenso piacere “Mia cugina Rachele” ritrovandomi nella Cornovaglia della tenuta di Ambrose e Philip  Ashley e nella villa fiesolana di Rachele.

Un’altra cugina letteraria dunque, più bella, più affascinante di Bette ma pur sempre dal comportamento ambiguo. Rachele è l’assassina di Ambrose, si chiede Philip? Lo ha avvelenato con i semi di cìtiso che cadono a fine estate dai baccelli di una pianta fiorita?

Le ultime lettere di Ambrose dall’Italia dove si è sposato improvvisamente con questa loro lontana cugina metà inglese e metà italiana sono preoccupanti. Brevi frasi in cui c’è scritto  “Rachele…il mio tormento.”

A nulla serve che il suo ventiquattrenne figlioccio Philips, straordinariamente somigliante a lui, si precipiti a Firenze…la villa di Fiesole è deserta, Rachele partita e Ambrose tumulato  nel cimitero inglese.

Ma com’è Rachele? Brutta, arcigna, vecchia, piena di  reumatismi?

Quando alfine Philip la incontrerà in Cornovaglia ,dove è stata invitata dal curatore dei beni degli Ashley, è stordito. Rachele non corrisponde per nulla a come se l’era immaginata. Ancora giovane, piccola e minuta, dai modi gentili e decisi. L’ inziale astio di Philip si trasforma ben presto in un amore tormentato, violento ed esclusivo. Ma Rachele come tutte le donne affascinanti della letteratura è enigmatica, misteriosa. Sa curare con le erbe, ha rapporti epistolari con un certo signor Rainaldi (un italiano suo coetaneo), ama spendere.

“Ci sono donne, Philip, anche brave donne le quali senza colpa loro sonoi portatrici di sciagura.” lo aveva ammonito il suo padrino.

Presto i sospetti si riaccendono quando Philip stesso si ammala;   dopo aver trovato nel boudoir di Rachele una busta contenente i neri semi di cìtiso teme di essere avvelenato…ma la fine rivela un’altra pissibile verità.

Ci credo che Hithcock amasse i romanzi di Daphne Du Maurier! Essi tengono sulla corda il lettore già dall’inizio   “Una volta gli assassini venivano impiccati a Four Turnings. Ora non più. …Vale a dire che, se la legge lo dichiara colpevole, è la sua coscienza per prima a ucciderlo”.

Le stesse parole che concludono il libro!

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10 commenti
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  1. Carissima, vecchi libri e nuovi libri, sempre cari compagni rimangono. Certo che qualche bell novità, di tanto in tanto, in tutte le cose, anche a tavola pr esempio, o nel proprio armadio, o un bel paio di scarpette, o…Ti ricordi di Elizabeth Strout? La grande scrittrice americana (del Maine, e non è così secondario questo stato)premio Pulitzer dell’anno scorso, con “Olive Kitteridge”, autrice (per le traduzioni italiane) di altri due splendidi romanzi “Amy e Izabelle” e ” resta con me” ha recentemente ispirato un bell’articolo dello scrittore Paolo Giordano (corsera 11 agosto u.s., pagina Cultura) dal titolo L’INNOCENZA DEI GENITORI. Partendo da : responsabilità dei genitori e colpe dei figli, e dall’antitesi di un celebre studioso e psichiatra americano, Richard Friedman,Giordano esamina molto brillantemene i tre romanzi della E. Strout che “anticipano la tesi dello studioso”. Infatti nei romanzi di Strout le vicende dei genitori e le loro eventuali “colpe educative” se si può dire così, non hanno nulla a che vedere con le reali vicende dei rispettivi figli…..”Elizabeth Strout, però, non si rassegna a contemplare il fallimento………..per non congedarci con un inutile senso di sconfitta. Quando l’impalcatura delle certezze è rovinata sotto la spinta della vita, ecco germogliare nel terreno ammorbidito dalla disperazine una nuova consapvolezza, più tersa, umile e disarmata. Ha a che fare con un senso profondo di umanità, con l’accettazione e l’amore autentico ed è impalpabile quanto la meraviglia dei primi istanti di luce dopo un acquazzone estivo……”tutti noi faccianmo del nostro meglio”.
    Insomma, quanto incide nella vita dei figli l’intezione educativa dei genitori?

  2. Interessante l’analisi dello psichiatra americano sugli intrecci genitori-figli nei romanzi della Strout. Soprattutto toccano noi madri questi temi, perchè noi donne spesso ondeggiamo in sentimenti contradditori, subito pronte a sentirci in colpa per qualche défaillance dei figli. Noto che Camilla è particolarmente sensibile a proposito, attenta a questo delicato, universale e portante rapporto.
    Forse noi genitori, che siamo anche figli e che, ormai “grandi”, abbiamo con tenerezza o tolleranza “perdonato” , accettato, compreso i nostri genitori come esseri umani, possiamo sperare di essere accettati quali noi siamo dai nostri figli. Sempre che tutto sia stato sostenuto, dettato, intrecciato dall’amore.
    “Tutti noi facciamo del nostro meglio.”

  3. Un abbraccio alle mamme!!

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